ALABAMA banjos playng through the broken glass

ALABAMA
banjos playng through the broken glass

di Gian Luigi Deiana

 

Forse tutto quello che io conosco dell’alabama si riduce alle immagini evocate da questa vecchia canzone: banjos suonano attraverso i vetri rotti; e il klan, e altre tristi canzoni che descrivono uno strano frutto annerito pendere da un albero;

dunque da oggi l’alabama è il diciassettesimo stato dell’unione a dotarsi di una legge che proibisce l’aborto anche in caso di stupro e in caso di incesto; è così tanto bello e sacro amare i bambini nella pancia degli altri, quale che ne sia la condizione? e poterlo fare sfregiando gratis le madri in questo modo?

stamattina io sono venuto a sapere che le milizie curde che hanno sconfitto l’isis hanno nei loro villaggi da mesi alcune migliaia di prigionieri: moltissimi tra questi sono foreign fighters cittadini europei e di conseguenza è stata avanzata alle rispettive madrepatrie la richiesta di prendersi in carico i propri cittadini detenuti laggiù e giudicarli: bene, solo la gran bretagna e la russia hanno risposto, commissionando sia l’una che l’altra cinque bambini nati da quella allucinazione: ma solo bambini, e solo cinque per ciascuna ‘patria’; non i padri guerrieri di un dio insensato, non le madri schiavizzate al loro servizio; solo i bambini, fino a cinque;

credo che sia ragionevole, soprattutto da parte dei maschi, farsi un’ idea e una disposizione dialogica onesta sull’aborto, improntate alla comprensione e al pudore; l’indirizzo normativo espresso dalla riforma legislativa in alabama e dunque vigente in un terzo degli states ha il triste pregio di mettere la cosa (la donna) a nudo:

proibire l’aborto anche in caso di incesto o di stupro è come innalzare una croce sul golgota per godere della sua pubblica vista; sacralizzare la gravidanza quale che ne sia la costrittività e la condizione e sputarci sopra ogni volta che si afferma di venerarla; significa imporre per legge a una donna di avere schifo di se stessa per tutti i giorni della propria vita; imporle di percepire il proprio corpo come la gabbia di una prigione e di odiare con ogni singolo respiro la povera anima che vi deve restare prigioniera, con fine pena mai;

in nome di quale dio o di quale morale si può giungere a una simile sopraffazione? c’è in realtà un dio: è la presunzione di onnipotenza di una maschilità sbandata, impaurita dalla femminilità e ormai totalmente fuori controllo nella sua presa predatoria sulla vita: la vita;

la proibizione di abortire è lo specchio dell’imposizione di abortire: è lo stesso medesimo delitto, commissionato alla donna perchè sia il sicario di se stessa; è grave in senso primordiale: esso affonda il suo artiglio in “sas intragnas”, e fatto ope legis ha la potenza di un linciaggio; preserva una strana memoria, l’alabama;

banjos playng through the broken glass

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