Comunicato del 21 agosto 2017 – Aggiornamento su situazione dei fuori sede

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LA DRAMMATICA SITUAZIONE DEI FUORI SEDE

nessuna novità dal MIUR da Roma, nonostante i diversi appelli inviati dai docenti trasferiti fuori provincia o addirittura lontano dalla propria regione. Di conseguenza, non ci sono novità dalla Direzione Scolastica regionale della Sardegna 

Si prospetta drammatica la posizione di chi è fuori provincia o addirittura fuori Sardegna. 

Senza la possibilità di essere impiegati su posto di sostegno per chi è privo di specializzazione, diventa improbabile tornare vicino alla propria residenza. 

Si teme ragionevolmente che solo poche persone possano ottenere l’avvicinamento, a partire da colori che fruiscono di una precedenza per motivi personali o familiari. 

Ma molte saranno costrette a restare fuori Sardegna. Ma ancora non hanno notizie della propria destinazione.

 

Il caso dei docenti specializzandi. 

Vi sono anche casi specifici a cui la direzione scolastica è chiamata a intervenire: il caso dei docenti titolari di altra provincia che stanno frequentando a Cagliari e Sassari il corso di specializzazione per sostegno. Per costoro si è richiesta la possibilità di utilizzazione su posto di sostegno (prevista da contratto) anche in altra provincia (non esplicitamente prevista da contratto). Non si è avuta ancora una risposta.

 

I ritardi degli uffici.

Intanto si prende atto della situazione di grande ritardo delle operazioni da parte degli uffici scolastici provinciali cui viene chiesto di gestire contestualmente un numero di pratiche superiori alle possibilità oggettive rispetto alla scarsità del personale. 

Gli impiegati e le impiegate a partire dalla primavera sono state coinvolte in orari di lavoro massacranti tra determinazione degli organici, valutazione delle domande di trasferimento, trasferimenti, rettifiche dei trasferimenti, immissioni in ruolo, sia da concorso regionale sia da graduatorie a esaurimento provinciali: un cumulo di impegni che non permette a nessuno di lavorare bene e senza moltiplicare gli errori (e perciò il lavoro necessario alle rettifiche).

Insomma il ‘palinsesto’ ministeriale richiede un lavoro a oltranza degli impiegati che sembra richiedere un impegno superiore a quello previsto dai regimi contrattuali, anche in ragione della cura dimagrante degli organici che i governi degli ultimi decenni hanno attuato sistematicamente nel pubblico impiego (la “cura” Tremonti spicca ma non è isolata). 

Intanto ad oggi, 21 agosto 2017, non sono state ancora completate le operazioni di mobilità delle scuole secondarie, che richiedono alcune rettifiche. 

Non sono state ancora completate le nomine in ruolo, che richiedono rettifiche e assegnazioni di sede attraverso la procedura della cosiddetta chiamata diretta. 

Le pratiche per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie appaiono ancora in alto mare. 

Riusciranno gli uffici a concludere i lavori entro il 31 agosto, come richiede il MIUR? 

Dagli uffici si risponde che deve essere fatto e perciò si farà ma il problema è: come? 

E chi è titolare fuori provincia, Come deve organizzarsi la vita? Deve prenotare il viaggio?  

Cercare casa? prenotare albergo, residence, pensione, bed and  breakfast? 

O deve aspettare? E con quale grado di probabilità? 

L’ansia dei docenti in questa situazione sale di ora in ora.

 

La chiusura dell’ufficio scolastico di Cagliari.

La situazione di crisi appare particolarmente evidente all’ufficio scolastico di Cagliari che quest’anno è stato chiuso al pubblico per oltre due mesi (ininterrottamente dal 29 aprile al 7 luglio) e, pur con qualche  interruzione, anche in questo mese di agosto quando l’apertura al pubblico (compresi dirigenti scolastici, rappresentanti sindacali) è stata garantita dopo le nomine in ruolo solo per un giorno. Così viene impedita continuamente la possibilità di interlocuzione con il pubblico. Anche perché gli impiegati impegnati al lavoro spesso non rispondono al telefono. E spesso chi risponde non conosce i problemi trattati da altri impiegati. 

Una situazione di chiusura che non ha precedenti nella storia recente delle nostre istituzioni scolastiche. 

 

La chiamata diretta dei docenti: un pasticcio nel pasticcio.

Oltre che politicamente perversa, la chiamata diretta dei docenti diventa un ulteriore passaggio burocratico complesso che si aggiunge a tutte le fasi previste precedentemente. 

Invece che essere direttamente assegnati alle scuole (come è sempre avvenuto prima di questa geniale innovazione autocratica  introdotta dalla legge 107/2015) ora i docenti vengono assegnati ad un ambito territoriale dove sono disponibili dei posti vacanti. 

A quel punto avviene la complicazione: 

  1. Gli uffici scolastici devono pubblicare i posti disponibili per le diverse tipologie e classi di concorso.
  2. I docenti devono preparare un curriculum vitae aggiornato e poi
  3. devono inserirlo online. 
  4. I dirigenti devono pubblicare i bandi per i posti disponibili per la chiamata diretta. Questa operazione non è obbligatoria e molti dirigenti (questo anno una parte significativa) si sono astenuti dal farlo. 
  5. I docenti possono candidarsi per un posto in una scuola dove sia stato emanato il bando.
  6. I dirigenti che hanno pubblicato i bandi esaminando i curriculum dei docenti che si sono candidati propongono il contratto triennale. 
  7. la scelta dovrebbe seguire criteri stabiliti da un contratto collettivo siglato dal MIUR con le organizzazioni sindacali di categoria e poi ‘scelti’ dal menù ministeriale con l’approvazione del collegio dei docenti. Insomma i dirigenti dovrebbero scegliere sulla base di criteri non autonomi, ma ministeriali – sindacali. 
  8. I docenti possono accettare o rifiutare. 
  9. Se un docente rifiuta il dirigente passa la proposta ad altro docente. 
  10. Se nessun docente accetta, o se il dirigente non procede con la chiamata diretta, la assegnazione del posto al docente viene determinata dall’ufficio scolastico provinciale che procede secondo i criteri tradizionali del punteggio per trasferimenti. ‘Much ado about nothing’, diceva qualcuno.

 

Intanto tutta questa procedura, opera del governo napoleonico del fare e dello spirito pratico, si sta rivelando peggio  delle più pessimistiche aspettative, tanto che una parte consistente degli stessi dirigenti non la appoggia più. A quando la sua abrogazione?

 

 per i Cobas Scuola Sardegna

Andrea Degiorgi

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