DIS-INTEGRAZIONE (risposta a un post di Joyce mattu sul problema migranti)

il post in questione ha il pregio di essere consequenziale (requisito necessario per l’individuazione dei punti di disaccordo) e di fare perno su argomenti ricorrenti, tali da poter essere affrontati come caso di scuola.

1. joyce, al netto della tua dichiarata irritazione, il problema non è che tu, o io, o lui si sia velatamente razzisti o imputabili di fascismo: se anche fosse, la situazione generale non cambierebbe
di una virgola; il problema sta piuttosto nel fatto che in italia è al potere un governo di destra nel quale la componente che ha imposto il più marcato peso specifico sta utilizzando retoriche e pratiche razziste;

2. il ricorso a retoriche razziste in una situazione di questo genere, mirato a far lievitare un consenso di massa, corrisponde a giocare coi fiammiferi in un deposito di carburanti;

3. tali retoriche enfatizzano essenzialmente due filoni argomentativi: il primo assimila indifferentemente ong, centri di accoglienza e cooperative come collettori di speculazione se non anche come promotori del fenomeno migratorio; il secondo evoca una plutocrazia pianificatrice strategica di sostituzioni etniche; il terzo dichiara nullo il tema dei diritti umani nella presunta impossibilità di integrazione in termini di diritti civili;

4. le tesi che tu proponi non solo non contraddicono queste retoriche, ma essendo proposte come tesi e non come retoriche necessiterebbero di dimostrazione: es., soros o chi per lui è un erede di ideologie demografiche naziste; oppure, le seguenti ong sono strumenti della strategia di soros o chi per lui; oppure, la pienezza dei diritti civili è la precondizione per la presa in carico dei diritti umani, ecc.;

5. le mie obiezioni sono rispettivamente: come non sono i vigili a provocare il traffico così non sono gli scafisti o le ong a provocare le migrazioni; le dinamiche demografiche non dipendono da strategie ideologiche ma da contesti e trasformazioni socio-economiche endogene; in linea di principio nessun uomo può imporre a un altro uomo più limiti di movimento di quanti ne accetti lui;

6. Il problema davvero epocale non sta nella difficile integrazione dei migranti, ma nella facile auto-disintegrazione degli autoctoni

– ritengo possibile e auspicabile una maturazione di questo genere di confronto.

Gian Luigi Deiana

 

 

 

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