Guerre passate e guerre presenti (prima parte) – di Angelo Cani

La Germania tra guerra anglo-boera e colonizzazione della Cina
Lo scrittore Gore Vidal ha denunciato, più volte,  l’inganno semantico insito nelle guerre moderne. Egli afferma che: “Le parole vengono usate per mascherare l’azione, non per illuminarla; si libera una città distruggendola”. In questo senso le guerre cosiddette “umanitarie” d’oggi sono un capolavoro.
Parlare di guerre che hanno avuto luogo più di cento anni fa può aiutarci a comprendere tanti fatti che accadono sotto i nostri occhi. Le dinamiche non sono molto diverse dalle attuali. Fare ricorso alle analogie storiche credo sia  indispensabile, lo hanno sempre fatto i grandi storici a cominciare da Tucidide. Ma qualcuno può giustamente affermare che tutti i momenti storici hanno sempre delle novità inedite.  E’ vero,  ma è anche vero che fatti simili, avvenuti nel passato, ci aiutano a comprendere meglio gli avvenimenti che accadono al presente .
In questo scritto, sulla guerra anglo-boera e la colonizzazione della Cina, diverse sono le analogie storiche, che il lettore potrà individuare, con le guerre tuttora in corso.
Le guerre che segnarono l’inizio di una nuova epoca, l’epoca dell’imperialismo e del dominio del capitale finanziario, inteso, quest’ultimo, come simbiosi tra capitale industriale e capitale bancario, furono due: quella degli Stati Uniti del 1898 contro la Spagna, per la conquista di Cuba e delle Filippine, e quella intrapresa dall’Inghilterra, contro le due piccole repubbliche boere, il Transvaal e lo Stato libero d’Orange.
Nella storia del passato si erano combattute molte guerre, allo scopo di estendere il commercio e i possedimenti delle potenze imperialiste, ma mai gli interessi del capitale monopolistico e finanziario avevano avuto un ruolo così decisivo e determinante.
La guerra anglo-boera, scoppiata nel 1899, è stata la prima guerra imperialista.
La piccola repubblica del Transvaal, fondata nel 1837 dai discendenti dei contadini olandesi, che erano emigrati al Capo di Buona Speranza  alla metà del XVII secolo, aveva goduto di una relativa pace fino al 1886,  anno della scoperta dei giacimenti d’oro.
Dei 300 mila kg. d’oro, che a quei tempi si estraevano ogni mese in tutto il pianeta, 80 mila provenivano dalla piccola Repubblica. La sola Inghilterra, ogni mese, estraeva dalle proprie colonie 80 mila kg. e se si fosse impadronita della repubblica boera, come era sua intenzione, sarebbe diventata padrona di più della metà della produzione mondiale di oro. Per questa ragione i dirigenti inglesi, subito dopo la scoperta del metallo prezioso, si attivarono per la conquista della Repubblica del Transvaal. L’impresa, che appariva abbastanza semplice, venne affidata a Cecil Rodes, fondatore e direttore della “Chartered Company”, capo del potente sindacato “De Beers”, che forniva il 90% della produzione diamantifera mondiale, primo ministro della Repubblica del Capo e padrone della Rhodesia. Egli preparò  molto accuratamente un grandioso piano per creare un impero inglese che avrebbe dovuto estendersi da Città del Capo fino al Cairo. La conquista della Repubblica boera faceva parte di questo piano. I mezzi per raggiungere tale obiettivo furono i più svariati:
in base a un trattato imposto ai boeri nel 1884, l’Inghilterra aveva il diritto di esercitare il controllo sui rapporti di questa Repubblica con l’estero;
essi potevano esercitare una costante pressione sul governo boero agendo sugli immigrati inglesi che avevano ottenuto la cittadinanza della piccola Repubblica
e speravano di prevalere sui boeri;
3) infine, la Gran Bretagna aveva cercato di accerchiare e isolare il Transvaal con i suoi possedimenti. Quest’ultimo tentativo fallì perché la Repubblica boera si era unita direttamente con una ferrovia con il porto portoghese Laurenco Marques situato sulla costa della baia di Delagoa.
Il tentativo inglese di conquistare il controllo di questo porto e della ferrovia fallì per l’opposizione del governo portoghese dietro il quale agiva attivamente la diplomazia e il capitale tedesco che aveva già costruito la ferrovia che collegava Pretoria direttamente al mare. Inoltre, per dimostrare il suo appoggio a Pretoria e per dissuadere gli inglesi, il governo tedesco, nel gennaio del 1895, mandò dimostrativamente a Delagoa due navi da guerra. Sempre in questo periodo l’influenza economica e la penetrazione dei capitali e delle merci tedesche nella Repubblica boera si sviluppò considerevolmente. L’industria meccanica tedesca, i trusts elettrotecnici, le grandi ditte di costruzioni, la Società per l’industria dell’acciaio di Bochum, la fabbrica di vagoni Deutzer di Colonia, la Krupp e la Siemens trovarono in questo paese lo sbocco per la propria produzione.
Le banche tedesche non si limitavano a partecipare finanziariamente alla banca del Transvaal, ma di fatto la controllavano. Nell’ottobre del 1895 la Dresdner Bank aprì a Pretoria una succursale e grande interesse mostrò anche la Deutsche Bank. Il capitale tedesco investito in Transvaal raggiungeva in questo periodo la somma di 500 milioni di marchi.
Attratti dai fantastici guadagni e spinti dal governo tedesco, accorsero nella Repubblica boera numerosi avventurieri, industriali e commercianti. Solo nella città di Johannesburg i tedeschi immigrati erano 15000. Questi immigrati si consideravano il nucleo della nuova grande Germania nell’Africa meridionale. Il loro progetto era quello di instaurare sul Transvaal il protettorato della Germania e per questo era necessario eliminare il pericolo di un protettorato inglese. I circoli tedeschi dichiararono unanimi la loro disponibilità a difendere i boeri da un’eventuale attacco inglese.
Nell’aprile 1895 i tedeschi riuscirono, d’accordo con il Portogallo, a strappare agli inglesi il controllo sul servizio postale lungo la costa sudorientale dell’Africa. La reazione dell’Inghilterra non si fece attendere. Il 30 dicembre, con il benestare del governo, bande della “Chartered Company”, forti di oltre 800 uomini, armate di cannoni e mitragliatrici, al comando di Jamenson, stretto collaboratore di Rhodes, entrarono nel territorio del Transvaal e marciarono verso Johannesburg, dove si attendeva da un momento all’altro l’insurrezione organizzata da tempo sempre da Rhodes.
Il giorno dopo la notizia arrivò a Berlino. Il governo reagì: rompendo le relazioni diplomatiche con l’Inghilterra, inviando una unità militare a Pretoria, ordinando al comandante dell’incrociatore “Seeadler”, dislocato nelle acque della baia di Delagoa, di sbarcare un reparto di fanteria marina e di inviarlo nel Transvaal. Ma quando la tensione tra Londra e Berlino stava ormai per raggiungere un punto di non ritorno furono gli avvenimenti del giorno dopo a far allentare la tensione.
Le bande di Jamenson, che operavano in un territorio poco conosciuto e che non si aspettavano una tale determinazione, vennero circondate dai boeri e catturate assieme al loro capo. Anche il complotto organizzato a Johannesburg fallì miseramente. L’incursione delle bande inglesi smascherarono Rhodes di fronte alla popolazione e al governo del Transvaal che, pur contando sull’aiuto tedesco, cominciarono ad armarsi per potersi difendere autonomamente. Buona parte delle armi vennero acquistate in Germania. La ditta Krupp ricevette, proprio in questo periodo, grandi ordinazioni di cannoni e la ditta berlinese Lewe trasse grandi guadagni dalla vendita di un gran numero di fucili Mauser.
I boeri, con l’acquisto di armi belghe, fecero guadagnare molto denaro anche ad alcune ditte commerciali inglesi, le quali erano a conoscenza che tali armi sarebbero state usate contro i propri soldati. Gli ingenti guadagni, che essi traevano da tali vendite, servirono per aiutarli a superare, senza grandi sofferenze, i problemi di carattere: etico, morale e patriotico. Ma furono soprattutto le ditte tedesche a trarre i massimi guadagni fornendo ai boeri armi per la guerra contro l’Inghilterra e, contemporaneamente, fornendo all’esercito inglese armi e munizioni per la guerra contro i boeri. Interesse di queste ditte, era quindi, quello di mantenere, il più a lungo possibile, lo stato di tensione nei rapporti tra inglesi e boeri.
Dopo la crisi del 1895-96 possiamo notare un graduale cambiamento del governo tedesco per quanto riguarda i rapporti anglo- boeri. Le ragioni del mutamento politico vanno ricercate nei diversi interessi del capitale tedesco.
Nella Repubblica boera oltre ai circoli della Deutsche Bank e della Darmstadt Bank, che deteneva un grosso pacco di azioni delle ferrovie del Transvaal, avevano grossi interessi anche le acciaierie Krupp, gli armatori di Amburgo e altri esportatori. Un ruolo importantissimo veniva svolto da uno dei più grandi gruppi del capitale finanziario tedesco: la Disconto – Gesellschaft. Soprattutto il capo di questa banca, il banchiere Hansemann, s’interessava proprio in questo momento della costruzione di una ferrovia che doveva collegare l’Africa orientale tedesca con l’Africa sud – occidentale tedesca. Il progetto prevedeva che la ferrovia attraversasse il territorio del Transvaal.
La Lega pangermanica, appoggiata dalla Disconto, si affrettò, attraverso la stampa, a sostenere tale progetto. Era però chiaro, fin dall’inizio, che questa banca da sola non avrebbe potuto assicurare il finanziamento di un’impresa così grandiosa. Il tentativo di avere l’appoggio della Deutsche Bank fallì, lo stesso avvenne con la City di Londra che era interessata alla realizzazione della linea ferroviaria, che da Città del Capo arrivava al Cairo, progettata da Rhodes.
Hansemann, assieme ad una parte dei commercianti anseatici della compagnia navale Werman e altri grandi circoli finanziari, chiedeva al governo tedesco di svolgere una politica più attiva nell’Africa del sud e una lotta più incisiva per avere un peso più determinate nel Transvaal. Ma per quanto questo gruppo fosse influente, il governo tedesco doveva tener conto anche degli interessi di un altro gruppo finanziario alla cui testa si trovava la Deutsche Bank: anche questo gruppo chiedeva al governo un impegno maggiore e una politica più attiva nella Repubblica boera, ma i suoi dirigenti, molto informati sugli interessi dell’imperialismo inglese e sull’atteggiamento dei boeri, avevano cominciato ad elaborare vasti piani verso l’Impero ottomano, l’Asia sud-occidentale e la Cina. Al centro di questo grandioso piano espansionistico stava il progetto della costruzione della ferrovia, che partendo dal Bosforo passava per Bagdad e giungeva fino al Golfo Persico.
Questi circoli, legati alla Deutsche Bank, dopo aver ottenuto la concessione dal governo turco per la costruzione della ferrovia, avevano incominciato, per l’impossibilità di fermare la crescente pressione dei capitalisti inglesi, a disinteressarsi degli affari del Transvaal. Infatti Siemens e gli altri dirigenti della Deutsche Bank si erano resi conto che sarebbe stato più conveniente, per il capitale tedesco, rinunciare alle mire espansionistiche nel sud Africa e sfruttare le posizioni politiche ed economiche di cui disponevano in quella zona, per costringere l’Inghilterra a scendere a patti. Essi rivendicavano, in cambio di un loro disinteresse sulla piccola Repubblica del Transvaal, grossi compensi finanziari e coloniali. Fu così che in questi gruppi del capitale finanziario cominciò a prendere forma una linea di ritirata, invece di una linea di politica attiva nella Repubblica boera. Questa politica coincideva con gli interessi delle classi dominanti: borghesia e junker.
Nella lotta tra i due gruppi del capitale finanziario tedesco, uno capeggiato dalla Deutsche e l’altro dalla Disconto, prevalse, grazie all’appoggio del governo, la tendenza che considerava più conveniente alimentare e accentuare la tensione nei rapporti tra l’imperialismo inglese e i boeri. Da un lato i circoli della lega pangermanica facevano credere ai boeri che la Germania non gli avrebbe mai abbandonati. Dall’altro lato, il Kaiser, il capo del governo von Bulow e l’ambasciatore tedesco a Londra, non rinunciavano a sondare il terreno presso il ministro inglese Salisbury , sui compensi per l’amicizia che la Germania avrebbe potuto concedere, a determinate condizioni, all’Inghilterra.
Nell’estate del 1898, la diplomazia tedesca venuta a conoscenza che il governo inglese si accingeva ad approfittare della difficile situazione finanziaria in cui era venuto a trovarsi il Portogallo per mettere le mani sui suoi possedimenti coloniali, pretese dall’Inghilterra la propria parte, cioè avere libero accesso alla spartizione delle colonie portoghesi. Per rendere più convincente la sua richiesta il governo tedesco minacciò di intervenire a fianco dei boeri, di allearsi con la Russia e altre potenze rivali dell’Inghilterra, ma in realtà questo era solo un ricatto per poter aumentare le proprie pretese.
Alla fine, dopo lunghi contrasti e mercanteggiamenti, arrivarono ad un accordo per la spartizione delle colonie portoghesi. Tutti i partiti dominanti accettarono tale accordo, eccezion fatta per la lega pangermanica, che aveva a cuore gli interessi della Disconto, che lo qualificò come tradimento a danno dei boeri.
Nel marzo 1899 Cecil Rhodes, per assicurarsi della neutralità dei circoli tedeschi in caso di guerra contro il Transvaal, si recò a Berlino e si impegnò: ad esercitare pressioni sulle alte sfere inglesi per strappare concessioni coloniali, particolarmente nelle isole Samoa, che i circoli della marina tedesca consideravano una importante base strategica nell’Oceania, favorire la Germania nella costruzione della linea telegrafica e della ferrovia transafricana e appoggiare la Deutsche Bank nell’Asia sud – occidentale.
La linea politica, del non intervento, del governo tedesco poggiava sul sostegno della Deutsche Bank perché vi vedeva la condizione per il successo per la sua espansione sia verso l’Asia sud-occidentale, sia verso la Cina. I circoli collegati con la Disconto -Gesellschaft non erano entusiasti, ma aspettavano anche loro i grossi vantaggi, promessi da Rhodes, per la costruzione della ferrovia africana. I Krupp e gli altri grandi magnati dell’industria bellica avevano già ottenuto grossi profitti prima della guerra e se ne aspettavano altri ancora maggiori in caso di inizio guerra .
Il 22 settembre il governo inglese, dopo essersi assicurato la neutralità della Germania, proclamò la mobilitazione di un corpo d’armata. Alcuni giorni dopo una parte considerevole venne mandata in Africa del sud.
Il 9 ottobre il presidente del Transvaal, Kruger, presentò l’ultimatum al governo inglese chiedendo di ritirare le truppe a ridosso della frontiera. Il governo inglese le respinse. Kruger, dopo aver avuto l’appoggio del presidente della Repubblica d’Orange, prese l’iniziativa e occupò il Natal. La guerra era cominciata.
La guerra inizialmente fù sfavorevole per gli inglesi. I boeri in tre distinte battaglie sconfissero le truppe britanniche. E per tre anni, prima di essere sconfitti dal potente esercito inglese nel 1902, inflissero dure perdite alle forze britanniche.
La fine della guerra anglo-boera, con la vittoria degli inglesi, pose fine ai diversi tentativi tedeschi di realizzare un grande impero coloniale in Africa.

Più promettenti, per i tedeschi, erano stati invece i successi in Oriente. La penetrazione del capitale tedesco nell’immenso mercato cinese era incominciato fin dal 1870-80. I dati in nostro possesso confermano i grossi interessi economici della Germania con questo paese. Nel 1885 la Germania importò dalla Cina merci per una somma complessiva di 949 mila marchi; nel 1893 questa somma fu di 14 milioni di marchi. Negli stessi anni esportò in Cina merci rispettivamente per una somma di 16,5 e di 33,25 milioni di marchi.
In primo piano nelle esportazioni troviamo la ditta Krupp che vendeva in  Cina armi, locomotive, istallazioni ferroviarie e materiali per la costruzione di ponti. Al successo della Krupp in Cina contribuirono gli istruttori militari germanici, chiamati in quel paese per addestrare l’esercito cinese, e i tanti agenti tedeschi inviati in Cina, che fin dagli anni 80, grazie alla corruzione sistematica dei governatori vinsero la concorrenza della ditta inglese, Armstrong, e ottennero in questo modo, in molte province cinesi, il monopolio della vendita di armi.
Questo avvenne anche grazie al ruolo che ebbe, fin dal 1886, la compagnia di navigazione tedesca di Amburgo, il Norddeutsche Lloyd, che stabilì una regolare linea marittima con la Cina destinata a favorire  l’esportazione e l’importazione di merci.
Questa compagnia, con l’acquisto di 27 navi della East Indian Ocean Steamship C. , assieme alla Bremer Lloyd, che comprò tutte le navi della Scttish Oriental SteamshipC. inglese e gran parte delle navi della Henry Holt Line, mise in discussione, in Asia Orientale, il monopolio marittimo inglese.
Il punto d’appoggio più importante, per la penetrazione del capitale tedesco, divenne la Deutsche -Asiatische Bank, creata a Sciangai ne 1889, che estese i suoi affari non solo in Cina, ma anche in Giappone, Indocina e India.
Dietro le spalle della Deutsche -Asiatische Bank stava il grande capitale
finanziario tedesco con a capo la Disconto – Gesellschaft spesso in competizione, ma certe volte anche in accordo, con la Hongkong-Shangai Bank che rappresentava i gruppi finanziari inglesi con a capo la casa bancaria Rothschild.
A dare l’avvio alla corsa per la conquista del mercato cinese sarà la guerra cino-giapponese del 1894-95, cioè quando il Giappone cercò secondo l’espressione di Lenin, “ di aprire una breccia nella muraglia cinese; scoprendo un boccone così prelibato che subito si precipitarono ad addentarlo i capitalisti dell’Inghilterra, della Germania, della Francia, della Russia e persino dell’Italia”.
Negli anni immediatamente successivi le potenze europee, in forte competizione fra loro, iniziarono la spartizione della Cina.
All’inizio della guerra cino-giapponese il governo tedesco, pur avendo dichiarato la sua neutralità, seguiva da vicino gli avvenimenti per precedere le eventuali iniziative delle altre potenze imperialistiche. Alla fine di aprile del 1895, le autorità cinesi, avendo estremo bisogno di un finanziamento per coprire le spese della provincia di Nanchino, si rivolsero a un gruppo di banche tedesche chiedendo loro un modesto
prestito di 30 milioni di marchi. Ma ciò che interessava in particolar modo
le banche tedesche era il prestito molto più consistente, che stavano trattando a Berlino con i rappresentanti del governo cinese, con il quale pagare i danni di guerra al Giappone. Le trattative procedevano lentamente poiché i banchieri non riuscivano a mettersi d’accordo sulle garanzie da chiedere alla Cina e i cinesi avevano i propri motivi per  ritardare la conclusione delle trattative per il fatto che stavano, in segreto,
contrattando contemporaneamente con inglesi, russi e francesi. A maggio,
mentre a Berlino le trattative andavano avanti, si seppe che prima Londra e poi Parigi e Mosca avevano concesso al governo cinese dei grossi prestiti. Nello stesso anno il capitale finanziario inglese aveva ottenuto la concessione della linea ferroviaria Sciangai-Nanchino. La stampa tedesca colta all’improvviso, e così le banche tedesche che ne determinavano l’atteggiamento, cambiò atteggiamento accusando apertamente il governo di non aver saputo impedire la stipulazione del prestito anglo-russo-francese e di aver fatto perdere la possibilità di un accordo tanto vantaggioso.
Per venire incontro alle richieste del capitale finanziario e calmare la stampa il governo tedesco elaborò alcuni progetti di conquista di uno o due punti d’appoggio in Cina. Bisognava aprire le ostilità e creare un pretesto per scatenare la guerra. I tentativi messi in atto furono tanti.
Cominciarono i marinai e gli ufficiali dell’incrociatore tedesco “Kormoran” ancorato nel porto di Wuciag che provocarono in tutti i modi gli abitanti del posto, che abituati a convivere con i soprusi degli occidentali, subirono passivamente, solo un cittadino, esasperato, lanciò un po’ di fango contro alcuni marinai tedeschi. Questo piccolo incidente, come i cinesi avevano pensato, sarebbe stato utilizzato come pretesto per
occupare un porto cinese. Mentre gli ufficiali tedeschi preparavano l’attacco giunse improvvisamente la notizia di un altro incidente molto più grave di quello che passò alla storia come il pugno di fango. Nello Sciantung meridionale furono uccisi, in circostanze oscure, due missionari cattolici tedeschi. Quando arrivò la notizia a Berlino il Kaiser, senza tener conto delle conseguente a livello internazionale, ordinò al comandante della squadra navale dell’Oceano Pacifico, ammiraglio Diederichs, di occupare immediatamente il porto di Kiaociou. Le autorità tedesche erano, da tempo, a conoscenza dell’esistenza nell’entroterra di ricchi giacimenti di carbone, ferro e altri minerali di cui le proprie industrie avevano particolarmente bisogno.
Subito dopo il vecchio cancelliere Hohenlohe, molto più riflessivo di Guglielmo, cosciente delle complicazioni con l’Inghilterra e la Russia, chiese a l’imperatore di inviare un telegramma a Diederichs per bloccare lo sbarco nel porto cinese. Cosa che il Kaiser, a malincuore fece, ma il telegramma arrivò con un po’ di ritardo, cioè quando, il 14 novembre 1897, le tre navi da guerra tedesche erano già entrate nella baia di Kiaociou e i duecento uomini con armi in pugno costrinsero la guarnigione cinese ad abbandonare le sue postazioni lasciando in mano ai tedeschi: armi, munizioni e fortificazioni.
La reazione della Russia e delle altre potenze fu di accettazione del fatto compiuto. Ciò che preoccupavano, in particolar modo, l’ammiraglio Diederichs erano invece i reparti cinesi che erano stati istruiti da ufficiali tedeschi all’uso di armi di fabbricazione tedesca. Lo stesso cancelliere Hohenlohe non aveva dubbi sulla loro vittoria se fossero stati impiegati contro i reparti tedeschi.
I cinesi invece di reagire intavolarono trattative chiedendo soltanto l’evacuazione di Kiaociou da parte delle truppe di occupazione. I tedeschi invece avanzarono il desiderio di ottenere in affitto la Baia, la concessioni ferroviarie e il diritto esclusivo di sfruttare le miniere dello Sciantung. Dopo varie discussioni il governo cinese si convinse dell’impossibilità di cacciare, con le proprie forze, le truppe tedesche e
fece, perciò, capire di essere disposto a riconoscere la conquista proponendo però di cambiare la baia di Kiaociou con un altro porto cinese situato un po’ più a sud.
Il capo del governo tedesco convinto che questa proposta fosse stata suggerita dal governo russo decise di rilanciare le proprie proposte e quando finalmente i cinesi accettarono di cedere in affitto la baia di Kiaiciou per 50 anni, i tedeschi non si accontentarono e chiesero e ottennero che il termine di affitto fosse portato a 99 anni e che il governo cinese desse a una compagnia tedesca una concessione per la costruzione di una linea ferroviaria da Kiaociou fino all’interno dello Sciantung. Il
governo cinese, lasciato senza alternativa, fu costretto ad accettare tutte queste richieste. Anche le altre potenze sulla scia della Germania ottennero dei contratti d’affitto di porti o punti strategici cinesi: la Russia ottenne dalla Cina il contratto di affitto per 25 anni di Port Arthur e Talienwan; l’Inghilterra affittò, dopo averla conquistata, Weihaiwei; la Francia riuscì ad avere in affitto una parte del territorio dello Yunnan (Kuangciou-wan). Questo fu il prezzo della punizione che i cinesi
dovettero pagare per aver ucciso due missionari e per un pugno di fango lanciato da un cittadino cinese, dopo pesanti provocazioni, contro un militare tedesco. Lenin spiegò subito il significato vero di questi fatti.“Uno dopo l’altro, i governi europei si misero con tanto zelo a saccheggiare, al “affittare” come dicono loro, terre cinesi che non senza ragione si levarono voci di una spartizione della Cina”.
Queste conquiste entusiasmarono i circoli finanziari, i grandi industriali, con i Krupp in testa, la casta militare della marina e i grandi proprietari fondiari junker, che già pensavano a come importare mano d’opera, quasi gratuita, per sfruttarla nelle loro proprietà.
Gli unici ad opporsi furono i socialdemocratici. Bebel smascherò i fini di classe perseguiti da questa politica, i sistemi provocatori che il governo aveva usato contro la Cina e come alla base di questa politica non ci fossero gli interessi dei lavoratori, ma solo gli interessi materiali del capitalismo tedesco.
La conquista dei territori cinesi non pose fine ai contrasti coloniali tra le potenze europee e la Germania, anzi, dopo l’accordo tra Francia e Inghilterra, firmato nel 1904, per la spartizione dell’Africa settentrionale, divennero irreversibili. Con questo accordo la Francia rinunciò alle pretese egemoniche nei confronti dell’Egitto e ne riconobbe l’influenza Inglese. l’Inghilterra si dichiarò a sua volta favorevole ad un ampliamento del dominio francese in Tunisia, Algeria e Marocco. Ma proprio in quest’ultimo paese le banche e le grosse imprese tedesche, già da tempo, avevano intrapreso una intensa e redditizia attività commerciale e non erano per niente disposte a farsi da parte. La Germania per superare i contrasti e far valere le proprie ragioni promosse una conferenza internazionale che si tenne nella città spagnola di Algesiras nel 1906.
L’incontro non eliminò nessun contrasto, anzi l’unico effetto che sortì fu l’isolamento politico e l’indebolimento economico dell’Impero tedesco. Ad esasperare ulteriormente i contrasti fu la crisi di sovrapproduzione industriale, incominciata 1907, che interessò tutti i paesi capitalistici, in particolar modo la Germania.
Nel luglio del 1911 le speranze tedesche di sfruttare i giacimenti di ferro, di piombo e manganese, in Marocco, vennero cancellate definitivamente con l’occupazione militare da parte della Francia. Venuta meno questa possibilità le industrie e le banche tedesche rivolsero l’attenzione all’area balcanica e al Medio Oriente. La Disconto fornì alla Romania, alla Grecia e alla Bulgaria prestiti per completare le loro reti ferroviarie ed elettriche mediante acquisti di materiale dalle industrie tedesche. Sempre la Disconto riuscì ad ottenere la concessione per lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio di Ploesti, vendendo in Germania tutto il petrolio estratto. La Deutsche Bank portò avanti lo sfruttamento dei giacimenti di cromo nell’Asia Minore e il collegamento ferroviario tra Istambul e Bagdad. L’ascesa al potere in Turchia dei “giovani Turchi” nel 1908 accentuò il legame con la Germania e le banche concessero grossi prestiti per rinnovare il suo armamentario con acquisti di materiale bellico dall’industria tedesca e in particolar modo dalla Krupp. Negli ambienti capitalistici tedeschi si fece strada l’idea di poter superare la crisi economica facendo di tutta l’area balcanica e medio-orientale un vasto mercato in grado di dare uno sbocco all’industria pesante tedesca e al contempo fornirle a basso costo le materie prime necessarie. Questo disegno del capitalismo tedesco creò però sempre più gravi tensioni internazionali.
L’Inghilterra premeva sul governo persiano per non permettere il passaggio della ferrovia nel suo territorio. La Francia cercava con tutti i mezzi di ridurre l’influenza tedesca in Serbia, Grecia, Bulgaria e Romania.
Le due guerre , combattute nel 1912/13, coinvolsero i paesi balcanici e portarono sull’orlo della bancarotta le nazioni che vi avevano partecipato.
Alla fine del conflitto la Serbia si rivolse per un grosso prestito alle banche tedesche, che non disponevano, per ragioni storiche, di capitali liquidi e quindi non erano in grado di concedere alcun prestito. La Serbia si rivolse allora alla Francia che, grazie alla disponibilità di capitali liquidi, non aveva difficoltà a concedere il prestito, ponendo, però, come condizione l’acquisto di merci francesi.
Anche la Romania chiese un prestito alle banche tedesche ottenendo, come la Serbia, lo stesso risultato negativo. L’unica strada percorribile, per la grande disponibilità di liquidità, era quella francese, che concesse il prestito, ma ponendo come condizione il controllo dei pozzi petroliferi già controllati dai tedeschi.
La stessa dinamica si svolse con la Turchia che prima chiese alle banche tedesche il denaro per riarmare il proprio esercito e costruire le fortificazioni nei Dardanelli, ma non avendolo ottenuto si rivolse alla Francia che pose, anche in questo caso, come condizione l’acquisto di armi dalle proprie industrie. A questo punto l’unico sbocco alle incessanti contraddizioni che la crisi capitalistica aveva generato, coinvolgendo tutte le potenze industrializzate, e in particolar modo la Germania che aveva l’esercito più potente del mondo, non poteva essere che la guerra.

Una risposta

  1. Andrea ha detto:

    mi piace questo sito perchè tratta altri argomenti interessanti come questo

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