IL COSTO CIVILE DELLA SLEALTA’ POLITICA (ovvero, la politica come diseducazione)

io vivo questa vigilia elettorale in una condizione di distrazione, con la tacita convinzione che si tratti del concepimento della nuova legislatura come un aborto programmato o comunque come una creatura malnata; tuttavia, in tutto questo personale scetticismo e in tutta questa distrazione, c’è un aspetto che quotidianamente mi crea fastidio, nausea e conati di vomito, ed è la totale assenza di misura dei protagonisti del discorso “politico”, la loro pretesa di franchigia nel ricorso alle menzogne, agli insulti e alla slealtà: quindi la loro totale assenza di rispetto non solo nei confronti dei loro interlocutori, ma anche nei confronti dei cittadini, delle istituzioni e della costituzione; secondo me, semplicemente, dovrebbero essere arrestati; si potrebbe persino fare per loro un’ isola dei famosi e farli giocare a tarzan e chita fino a che le nuove camere non siano di nuovo in normale attività;

come tutti sanno la politica, come filosofia e come pratica, nasce in grecia venticinque secoli fa, ma nasce con una sorellina gemella che i greci chiamavano paideia, cioè educazione dei piccoli cittadini; da questo punto vista, storico e filosofico, la politica e la paideia devono essere pensati e devono essere praticati come inseparabili, e devono essere pensati e praticati così proprio per la difficoltà e la contraddizione che sussiste fra politica ed educazione; è per questo che la democrazia è stata pensata come laboratorio migliore per questo difficile rapporto;

naturalmente dal barbiere o in cantina o in uno show satirico è scontato che la regola sia sospesa, in quanto in tali luoghi non si conduce un vero e proprio “discorso” pubblico vincolato a norme di educazione e di confronto: ma nelle istituzioni o tanto più in una campagna elettorale invece sì; se non ci si attiene a questo la slealtà diventa l’arma fuori controllo e soprattutto si autopropone direttamente come il modello di riferimento per tutti i cittadini: il modello cioè di una guerra civile virtuale, ora latente ora aperta, dove ogni offesa è lecita e dove non c’è arbitro alcuno;

una breve rassegna di questa giungla non può che iniziare, oggi, dal pronunciamento della corte di cassazione sulla legittimità della propaganda fascista come diritto di espressione (il manganello nella mano sinistra no, ma il saluto romano con la mano destra sì); a spianare la via a questo sciagurato e ignorante pronunciamento vi è stata la pluridecennale omertà dei partiti politici cosiddetti costituzionali e di qui la tesi secondo cui il fascismo è morto nel 1945 e comunque aveva fatto anche del bene; di qui ancora la tesi secondo cui chi spara su immigrati è indotto a farlo dal fatto che la patria è invasa da seicentomila clandestini di stirpe inferiore accuditi in hotel; ecc.

ma veniamo a ricadute ancora più gratuite ed ignobili: per es. il fuoco di fila contro la lista l.e.u., indicata spregiativamente da renzi come “il partito di massimo d’alema”; è ovvio che chiunque allora può replicare in un talk show che il p.d. è in quanto tale “il partito di licio gelli”; ma è anche ovvio che se invece di controbattere agli argomenti di bersani o di grasso ricorri a espressioni di disprezzo, autorizzi anche da parte tua tutta la nefasta potenza di contaminazione del web a scaricare le pulsioni più infami sulla figura di laura boldrini (che io qui, per inciso, difendo fermamente anche se non ne condivido posizione politica);

è da questa consuetudine che germoglia la persuasione infestante che la giustezza di sé debba poggiare sulla asserita bassezza del vicino, e che le proprie ragioni consistano, anziché nella loro dimostrazione, nelle asserite disragioni dell’altro: ma questa è una logica infantile, pericolosa per sè e per gli altri, e per di più armata;

insomma io g.l.d. chiedo che si ponga fine a questa guerra civile virtuale in quanto essa smantella pezzo a pezzo il patto civile reale; chiedo che i professionisti politici che si mostrano incapaci di immedesimarsi nel punto di vista dell’interlocutore siano cacciati via e mandati a giocare a tarzan nei sottoscala; a titolo di esempio chiedo a me di essere leale con la lega, che fu anche il partito di giorgio bocca; chiedo a salvini di essere leale con landini, e ad ambedue di essere veritieri quando trattano di pensioni e di privatizzazioni; chiedo ai miei compagni indipendentisti di essere leali con pagine italiane di importanza indiscussa, come la resistenza italiana e l’antifascismo; chiedo che chi sbeffeggia i mariuoli del movimento cinque stelle consideri se complessivamente l’esperimento di costituzione di un fondo per piccole imprese con tagli alle retribuzioni parlamentari abbia funzionato; chiedo ai manichei del movimento cinque stelle, a cominciare da di maio, di imparare un poco di educazione oltre che un saggio uso dei congiuntivi; chiederei persino al presidente della repubblica, quando parla, di formulare proposizioni che non siano delle ovvietà, del tipo che la pioggia è bagnata; ecc.

e anche se questo non c’entra segnalo ai cosiddetti esperti d’arte che anche se è lecito ritrarre madonne nude su un quadro non è lecito, come capita una volta sì e una volta no a vittorio sgarbi, fare la cacca fuori dal water sullo schermo davanti a vecchi e bambini; o come capita a tale philippe daverio, che anche se è lecito fare i saputelli intabardati in camicie a fiori e cravatte a farfalla forse è utile chiedersi che odore ha l’erba e cosa è una farfalla, e cosa è la brina e cosa la siccità o il parto di una pecora, e chiederne umilmente spiegazioni a un qualunque pastore di luras.

Gian Luigi Deiana

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