Il diritto di Concittadinanza

jus-soli-2(jus soli: una questione nobile dentro una sabbia mobile)

la questione dello jus soli è precipitata in una specie di palude morta, una cisterna dei veleni; è una questione nobile e soprattutto antica, ma ad ogni suo ritorno viene spacciata come mai vista prima e come pericolosa; in realtà è semplicemente mal posta, o più precisamente è posta ancora oggi negli stessi termini in cui era concepita dagli antichi romani duemila anni fa, e per di più con soluzioni giuridiche persino peggiori di quelle adottate ai tempi del loro impero; e ancora, in un’epoca di globalizzazione in cui sono di fatto saltate le sovranità statuali e i confini che invece erano presidiati metro per metro dagli antichi imperatori, quando persino maria e giuseppe erano considerati cittadini e si mossero per il censimento;

constatare che d’improvviso teste di legno spiritose e ignoranti si esibiscono in formule latine, inducendo in meno di ventiquattr’ore tutta la nazione a discutere sullo jus soli come sul dribbling o sullo jus sanguinis come sul common rail, rallegra il cuore se si considera la naturalezza con cui d’improvviso mastichiamo le lingue antiche e le lingue straniere; ma in realtà cosa si è capito, e cosa c’è da capire?

si dovrebbe essere capito che la cittadinanza vincola uno stato ai suoi cittadini per il tramite di un formale atto di riconoscimento; esso può essere costituito una tantum dalla discendenza (diritto di sangue) o dal suolo natìo (diritto di suolo), ma fuori dall’una tantum soprattutto dal pagare i tributi dovuti (dare a cesare quel che è di cesare); se queste condizioni sono soddisfatte tutti quelli che per lo stato sono “cittadini” diventano nei loro rapporti reciproci “con-cittadini”, nel senso che virtualmente contribuiscono tutti gli uni per gli altri,

se si affronta la questione a un livello più elevato (dare a dio quel che è di dio) ne viene che i membri che riconoscono un comune valore spirituale non sono semplicemente cittadini e nemmeno semplicemente con-cittadini, ma sono “fratelli”;

ovviamente non è compito dello stato coltivare la fratellanza, ma tanto meno è compito dello stato fare il contrario, cioè coltivare l’ostilità reciproca o la concorrenza sleale o l’indifferenza esasperata tra i suoi membri; rispetto a questo né lo jus sanguinis né lo jus soli appiccicano a niente, anzi come tali sono puro accecamento per gli occhi e puro veleno per la mente; l’unica comunanza che io riconosco ai miei simili è il diritto alla suola delle scarpe piuttosto che il diritto derivato dal suolo natio, cioè il diritto a camminare liberamente e a possibili rapporti di fratellanza che inevitabilmente sorgono tra chi si trova a camminare insieme; e quanto al tragicomico jus sanguinis, quale campione della stirpe rifiuterebbe in caso di necessità una trasfusione per il semplice fatto che la sacca di sangue viene dalla donazione di un somalo o di un bengalese?

ora, il punto chiave non è la cittadinanza (stato-cittadini) ma è la con-cittadinanza; quali devono essere i requisiti fondamentali che consentano agli individui di confidare in una mutualità dei diritti e dei doveri? che differenza fa essere nati a damasco o in sri lanka o essere nati in brianza o in versilia? zero, zero spaccato; la differenza la fa invece essenzialmente questo: dare a cesare quel che è di cesare, a partire dalla tassazione e a finire nel rispetto concreto delle leggi, e se proprio volete anche delle radici cristiane (ohibò, dare a dio quel che è dio ovvero coltivare il comune valore spirituale della fratellanza);

poiché rivendico come mio il mio diritto alla con-cittadinanza, io ripudio in primissimo luogo la mia concittadinanza con membri di questo stato che ne proclamano politicamente la negazione ad altri (salvini, grillo e circa metà degli italiani) e ripudio in secondissimo luogo la mia concittadinanza con membri di questo stato che ne impediscono economicamente ad altri la partecipazione (i grandi evasori, gli esportatori di capitali, i titolari di vitalizi e privilegi infami, gli sfruttatori di lavoro umano ecc.);

tolti questi, io sono concittadino di tutti gli altri: questa è “la repubblica”; ogni possibile idea di repubblica al di fuori di questa emana cattivo odore.

 

Gian Luigi Deiana

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