IL DITO ED IL POZZO (una manifestazione antifascista a torino)

la nauseante campagna elettorale di queste settimane lascia sulle cronache, alla fine, solo icone negative e generalmente vacue, dai sorrisi stampati di maria elena boschi agli stampi ghignanti di matteo salvini; che ci siano facce negli spazi elettorali o che essi restino vuoti e freddi con i loro rettangoli di lamiera numerati, è praticamente uguale; ma l’icona che ha conquistato le classifiche, in questa disperante discarica della pseudopolitica, è quella di una povera insegnante che si è lasciata andare a scomposti improperi nei confronti delle truppe, schierate a fare da interposizione tra un comizio fascista e una manifestazione antifascista nelle vie di torino;

è da un esame sommario, che è quello che offre la versione delle cronache conformate, che derivo come tutti questo giudizio altrettanto sommario, e quindi tutto da verificare sia per me, che per la pubblica opinione e soprattutto per la scuola nella quale questa maestra opera (alunni, genitori, colleghi, uffici superiori): il giudizio secondo cui la sua condotta è stata “scomposta” in senso lato e stridente rispetto alla sua professione; ma si tratta appunto di un giudizio sommario indotto da versioni “conformate”, generalmente “omissive” sul contesto specifico (per es. l’operato della polizia in assetto antisommossa) e generalmente acritiche e “acquiescenti” a riguardo del fenomeno dilagante per il quale la scena elettorale di una repubblica antifascista è diventata di fatto (nella modalità farsesca di questa fase di sprofondamento e discredito della storia italiana) la scena di legittimazione mediatica e politica di organizzazioni fasciste;

la fissazione dello zoom sugli improperi di una manifestante, in una situazione così fosca, corrisponde esattamente alla figura del noto aforisma per il quale se io ti mostro la luna tu fissi lo sguardo sul mio dito e ti ostini a non vedere la luna, e quindi nemmeno il suo orientamento nel cielo e la sua prossimità all’orizzonte; e per di più nella nostra situazione la luna non è nell’immensità del cielo stellato ma è solo appena riflessa nel buio del fondo di un pozzo mentre il resto del cielo e dell’orizzonte si oscura: e dunque, nel mentre che ci si fissa sul dito (proprio quel dito maldestramente alzato da una maestra di scuola sotto il naso di un poliziotto bardato di plexiglas) ci si dispone a stagliare questa immagine in una mente a tutti comune, stanca per la vuotezza del confronto elettorale e cieca e sorda per la crescente occupazione di questo vuoto da parte di un’onda razzista montante: is anybody out there?

poiché mi è capitato di fare l’insegnante, ho cercato di insegnare che quando si giudica è bene giudicare a ragion veduta, senza trascurare l’insieme del contesto e avendo cura di rapportare tra loro i singoli elementi nel loro ordine di rilevanza strutturale prima che nel loro ordine di sensibilità contingente: non è una trovata di me g.l.d., è una trovata di cartesio e di ogni persona di buon senso; ogni modalità di giudizio che non si attiene a questi criteri procede in modo “improprio” e fa sempre più confusione e più danni di quelli che trova: può pure fungere da giudizio sommario, ma appunto non è un giudizio, e basta immaginare che un medico o un giudice procedano in questo modo per capire che errori irreparabili ne possono derivare;

per tale ragione secondo me la maestra in questione ha proceduto in modo improprio nel puntare il dito accusatore sul primo poliziotto che le è capitato a tiro, in quanto non è detto che tutti i poliziotti se la facciano con i fascisti: anzi spessissimo è vero il contrario; ha anche proceduto in modo improprio nel dirgli che lo avrebbe voluto morto ammazzato, anche se è una cosa che si dice usualmente a roma quando attraversi le strisce pedonali o che si scrive nei bagni della scuola su un professore che ti mette quattro nel compito in classe;

ma non si tratta solo di lei, poiché quando il menù è improprio al suo inizio ne diventano improprie tutte le conseguenze: la prima conseguenza è la cucina della pubblica opinione, che improvvisamente viene riorientata da un trattamento elettorale freddo a una rabbiosa ebollizione di massa; la seconda conseguenza, che preluderebbe al licenziamento, è la sintonizzazione impropria della dirigenza scolastica sullo sdegno improprio della pubblica opinione generato appunto dall’improprietà della cucina mediatica e prima ancora dall’improprietà della contesa elettorale; e dunque?

e dunque, questa stupida stagione di finta guerra elettorale di tutti contro tutti e di finte coalizioni, con tutti programmi impropri e con la legge elettorale più impropria della storia delle democrazie e un futuro parlamento improprio già prima di nascere, questa stupida stagione ha trovato i suoi ormeggi e le sue icone ora più sconclusionati e più certi: organizzazioni fasciste che dispongono delle piazze e della protezione della polizia per “istigare all’odio razziale” (lo ripeto: per “istigare all’odio razziale”) e una maestra che inveisce scompostamente contro la polizia: c’è una antica e tragica coerenza in questa plastica opposizione;

può sembrare che sia troppo comodo declassare le espressioni di questa insegnante a “improprietà”: è vero; è altrettanto vero che la confessione che rese il presidente bill clinton nel mentire ai giudici ammise la sua relazione con monica levinski come “rapporti impropri” ed egli continuò tranquillamente a fare il presidente, accarezzare i bambini davanti alle chiese e lanciare in seguito la di lui moglie nella carriera politica suprema; è anche vero che le espressioni di parlamentari europei quali borghezio e salvini danzano fra la blasfemia sul vangelo e l’invocazione di barconi affondati; che un boss grassoccio e un po’ porco usava in interventi parlamentari indicare una ministra di pelle nera come “scimmia”; che un primo ministro italiano per anni ha fruito di servigi di prostituzione indicati come “cene eleganti”; che l’attuale ministra della difesa giustifica la vendita di bombe a un paese in guerra come rispondente alle leggi e definisce la guerra furibonda dell’arabia saudita in yemen come legittima; che tutti i dirigenti delle indimenticate operazioni di macelleria di bolzaneto, della scuola diaz e di piazza alimonda sono stati promossi, e che il loro comandante in capo gianni de gennaro è diventato niente meno che capo di finmeccanica; e che se si usasse lo stesso criterio “improprio” di avanzamento in carriera la maestra di torino potrebbe diventare seduta stante preside incaricato del liceo d’azeglio o consulente del ministero, eccetera…

insomma tutta questa brutta ma esemplare faccenda di torino necessita di una riflessione seria, misurata e priva di faziosità, e se possibile aperta rispetto a un vaglio della magistratura (piuttosto che degli opinion maker a gettone) per quanto riguarda gli eventuali elementi di reato; esattamente come se fossimo in una classe di scuola nella quale un insegnante deve rendere conto a se stesso, ai suoi allievi e ai loro genitori, che comunque sono quelli che alla fine pagano le tasse e di qui anche il servizio scolastico pubblico, siano essi di destra, di sinistra, o di sconforto generale; e poiché qui si pone i caso di un licenziamento vero e proprio, cioè della sanzione amministrativa più grave, a fronte di una espressione esasperata, è anche il caso che sia la scuola ad affrontare per prima questa situazione;

e se si può infine buttarla appena sullo scherzo, potess’annà tutti quanti a morì ammazzati

Gian Luigi Deiana

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