Il ministro Carrozza avvia la sperimentazione – Il liceo in 4 anni

collegio-san-carlo-milanoIl liceo in 4 anni.
Maturità con un anno in anticipo.
All’università o al lavoro prima dei diciotto anni.
l’obiettivo dichiarato è allineare i tempi d’ingresso dei ragazzi all’università e nel mondo del lavoro agli altri Paesi europei.
La sperimentazione, autorizzata dal ministro Carrozza (decreto 766 del 13 settembre) per tre scuole PARITARIE, una delle quali, il collegio San Carlo di Milano, avendo ottenuto il consenso parziale già tre anni fa della Gelmini, e poi con l’assenso di Francesco Profumo, porterà i suoi studenti alla maturità anticipata già il prossimo anno.
Non si nasconde ormai più il desiderio del ministro, “Si tratta di un’esperienza – ha dichiarato – che, a valle del monitoraggio che consenta di valutarne progressivamente i risultati, dovrebbe diventare un modello da replicare in tutta Italia anche per la scuola pubblica”.
Molti dubbi sorgono però sugli obiettivi veri della manovra. Secondo l’Anief il vero obiettivo del Miur sarebbe infatti quello di “creare un precedente per il quale nella prossima estate non potranno che essere tessute le lodi, per puntare dritto alla soppressione di 40mila cattedre”; Un risparmio di un miliardo e trecentoottanta milioni di euro
Don Aldo Geranzani, rettore del collegio San Carlo sostiene che “L’innovazione non ha impatto sull’organico, né sulle risorse. Nessun taglio, nessuna riduzione”, e ancora “il  metodo è esportabile anche con meno risorse”, riferendosi al fatto che la retta sostenuta dalle famiglie per la sua scuola si aggira sui novemila euro all’anno.
I ragazzi potranno sostenere l’esame di Stato già dopo il quarto anno di studi utilizzando un metodo che privilegia la didattica per competenze, laboratoriale e fortemente integrata.
Ma per chi ha insegnato per anni nelle scuole statali è facile convincersi della non attuabilità del metodo, basti pensare ai 30 alunni per classe e alla presenza di più studenti con disabilità per rendersi conto che una didattica laboratoriale non potrà mai  essere efficace, se non utilizzando il risparmio di un miliardo e trecento milioni di euro, frutto cioè del taglio dei quarantamila posti.
La sperimentazione giunge dopo che l’ex Ministro Profumo già nello scorso mese di marzo aveva indicato tra le priorità l’adeguamento dei percorsi di istruzione “agli standard europei”, Si riporta lo stralcio del suo atto di indirizzo finale, pubblicato dal Ministero qualche giorno fa.
Atto di indirizzo concernente l’individuazione delle priorità politiche del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’anno 2013
Priorità politica 5 – Sviluppo delle azioni di valutazione della performance del sistema scolastico con particolare riferimento agli apprendimenti e alle competenze degli alunni.
……
c) Adeguare la durata dei percorsi di istruzione agli standard europei.
Occorre superare la maggiore durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità e della quantità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione.

Il ministro Profumo aveva istituito una commissione ad hoc, per studiare delle ipotesi al fine di decurtare di un anno il percorso di studi.
Le ipotesi sul tavolo prevedevano di anticipare l’inizio della scuola primaria a 5 anni (ma la scelta, spiegano i tecnici, ha diverse “controindicazioni” pedagogiche), oppure ridurre gli anni totali di scuola da 13 a 12 con la “quadriennalizzazione” delle superiori.
L’ultima opzione era quella consigliata, anche perchè la prima avrebbe liberato “meno risorse”.
Ma se da una parte il Ministro aveva preventivato l’investimento dei risparmi per potenziare la didattica, dall’altra sorgeva il grave problema delle 40mila cattedre e la gestione dei soprannumerari.
L’allora sottosegretario Marco Rossi Doria propose l’istituzione di un organico funzionale per far fronte al taglio delle 40mila cattedre e l’eventuale gestione dei soprannumerari.
L’istituzione di un organico funzionale che avrebbe permesso alle scuole di autodeterminare il numero necessario di docenti in base alla sua offerta formativa e alla necessità di sostituzione dei docenti, incidendo sui posti lasciati liberi dai pensionamenti, ma, purtroppo, anche sui posti a disposizione dei docenti precari.
Numerose le reazioni da parte delle forze politiche, sindacali e associative.
La Gilda, per voce del Coordinatore Rino Di Meglio, è stata critica. In ballo ci sono dai 30 ai 40mila posti di lavoro, con la possibilità di creare un nuovo esercito di soprannumerari e precari. Si rischia, ha detto Di Meglio, “di passare di taglio in taglio, creando caos”.
Di Menna, segretario UIL, ha chiaramente detto che un tale progetto non è una priorità. Priorità della scuola è un piano di investimento solido, la creazione di un organico funzionale stabile e, solo allora, si potrà prendere in considerazione la possibilità di rivedere il percorso di studi.
la FLCGIL è possibilista, ma all’interno di un piano che veda l’obbligo innalzato a 18 anni, con anticipo dell’obbligo alla scuola dell’infanzia. Un progetto che prevede la cancellazione dei tagli della Gelmini nella scuola primaria e nella secondaria di II grado e che, di conseguenza, necessita di un aumento di organico (soprattutto per l’aumento delle ore laboratoriali) e non certo di una riduzione.
Francesca Puglisi, responsabile scuola del PD afferma che la proposta del PDL di anticipare l’obbligo a 5 anni è un’idea non condivisibile, anzi, “distruggerebbe i modelli di eccellenza della scuola italiana”. Ugualmente contrario il Partito Democratico alla decurtazione di un anno delle superiori, “come già dimostrato durante i lavori per la legge di stabilità”.
Anche il governo Monti aveva quantificato un risparmio nazionale, attraverso la sparizione di altrettanti docenti oggi impegnati nelle classi quinte di tutte le superiori d’Italia, pari a 1.380 milioni di euro”. Un tentativo, dice Marcello Pacifico, presidente dell’ANIEF, che “fu fatto proprio da quel governo, prima tentando un improbabile sondaggio sulla riduzione di un anno della scuola secondaria superiore e successivamente provando a portare a 24 ore l’orario di insegnamento settimanale di tutti i docenti”.
Il Ministro Carrozza ha dunque deciso di seguire la strada dei suoi predecessori, avviando la sperimentazione che parte già in tempi non sospetti, quando il Ministro Berlinguer proponeva 7 anni di scuola di base e 5 anni di scuola superiore, con relativa scomparsa della scuola media.
E se fino ad oggi il liceo breve è sperimentato solo in tre scuole private, il via libera da Trastevere ora è arrivato anche per tutti gli altri istituti, compresi quelli pubblici che da Verona a Brindisi chiedono di poter iniziare la sperimentazione, scrive Federica Cavadini per il Corriere della Sera.
Comunque vadano le vicende nella formazione del Governo, questo argomento diventerà oggetto di dibattito tra le forze politiche.
L’obiettivo è chiaro, sopperire ai tagli dei fondi destinati alla didattica risparmiando. A quanto ammonterebbe il risparmio riducendo di un anno il percorso di studi? Come abbiamo detto circa 1.380 milioni di euro, che andrebbero al potenziamento dell’offerta formativa.
L’obiettivo è chiaro in ogni caso: il taglio di 40mila posti, tutto il resto …chissà !
Giorgio Canetto

2 Risposte

  1. Mariella Setzu ha detto:

    L’obiettivo l’hai detto: realizzare dei tagli, possibilmente travestiti da presunte riforme. Ed è una proposta pericolosa perché può trovare un certo superficiale consenso da parte degli studenti e delle famiglie. In realtà taglia una parte importante di diritto allo studio, proprio in una fase, l’ultimo anno di superiori, che ha molto peso nella preparazione dello studente, sia che consideri le opportunità di lavoro sia che si rivolga agli studi universitari. I cinque anni (anzicché quattro) son proprio quella differenza che rende più competitivo il diploma italiano rispetto a quelli che in Europa lo realizzano in quattro. Ma si vuole appiattire a quattro per fare cassa. Proporrei invece che nel quinto anno lo studente potesse accedere ad un sistema di classi aperte per poter meglio approfondire ciò di cui ritiene di avere più bisogno. E proporrei inoltre di rendere obbligatorio l’anno prescolare della scuola dell’infanzia

  2. antonella ha detto:

    Immagino folle immense di docenti incazzati. Immagino…

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