LA PACE PER PROCURA – una illusione sempre gravida di guerra – di Gian Luigi Deiana

LA PACE PER PROCURA
una illusione sempre gravida di guerra

Guido Viale, in un articolo di due giorni fa, riconduce l’invasione turca nel nord della Siria alla categoria recente delle “guerre per procura”.

Si tratta di una terminologia ad effetto, molto efficace per spiegare le guerre della guerra fredda e le capriole mortifere degli imperialismi, almeno dal Vietnam al Ruanda. Ma anche l’invasione in atto in questi giorni nella Siria del nord, secondo Guido Viale, rientrerebbe in questa nefanda tipologia. L’esecutore è ovviamente la Turchia, ma il procuratore e mandante è di fatto l’Europa: la causa sta nell’enorme numero di profughi attualmente contenuti in territorio turco e il fine sta nello svuotamento di un immenso territorio siriano destinato al loro travaso.

Le complicità aperte e quelle non dichiarate stanno nell’accordo tra Germania e Turchia del 2016, nell’alimentazione della vendita di armi di tutti i produttori europei alla Turchia, ecc.;

Questa tesi, se assunta alla lettera, porta a concludere che Erdogan è solo l’esecutore, ma che in realtà tutti sono colpevoli.

Messa così, si tratta di una ovvietà valida quasi per ogni guerra, ivi comprese quelle di Hitler fino al 1939 per finire con la guerra dell’Isis medesima: tutti colpevoli, nessun colpevole? 

È evidente che non è così: la tesi della “guerra per procura” è per metà una tautologia, nel senso che ogni guerra presenta sempre molti predatori per una singola preda, ma per metà è propriamente errata.

Una guerra per procura è tale se lo è non solo oggettivamente, come può dirsi per quella attuale, ma se è evidente e consapevole la volontà dei soggetti che la provocano.

Nella situazione attuale non vi è dubbio che sono presenti fattori oggettivi, cioè la rimozione da parte europea (governi e opinione pubblica) della realtà dei profughi siriani, della loro condizione di vita e del loro numero, ma non vi è affatto da parte europea la volontà soggettiva di ritagliare la soluzione del problema dei profughi con una invasione della Siria del nord e con la cancellazione della presenza curda nel Rojava.

Stabilire questa differenza, tra l’azione della Turchia e la volontà dell’Europa, è importante, almeno sul piano del diritto internazionale e sulla definibilità di Erdogan come criminale di guerra.

Ma è importante soprattutto per l’indicazione politica che ne danno da tempo sia il presidente Ocalan che le linee di prospettiva del confederalismo democratico curdo, per i quali l’interlocuzione con le istituzioni europee oltre che con la società civile dei paesi UE resta fondamentale.

Rovesciare l’aggressione turca in un isolamento del regime tirannico e avventuriero che la governa è una necessità geopolitica, grande quanto lo è stata la guerra all’Isis fino ad oggi: questa fase odierna è solo un passaggio di testimone tra strategie assassine.

Ma se Erdogan è colpevole di guerra, l’Europa è colpevole dell’illusione della pace; come è già successo in Libia, e in altri casi ancora, finiti i tempi delle vere “guerre per procura”, i paesi europei nonchè le loro opinioni pubbliche più fatuamente progressiste, hanno puntato le loro fiches e le loro aspettative su rivoluzioni arancioni e primavere, non disdegnando la soddisfazione quando le conseguenti repressioni portavano l’ordine precedente a saltare del tutto.

Così le primavere diventavano guerre civili, le guerre civili producevano moltitudini di profughi e le moltitudini di profughi inducevano all’illusione della “PACE PER PROCURA”: la Francia che affida la pace libica all’Egitto, la Germania che affida la pace siriana alla Turchia, ecc: questo è il problema.

Conclusione: la pace non è uno stato di natura: più probabilmente la guerra è lo stato di natura: una guerra scoppia facilmente da sola, una pace invece deve essere costruita.

Con tutto il rispetto e l’ammirazione che io ho per Guido Viale, ritengo che l’intuizione di quello che fece tanto tempo fa il “discorso della montagna” affidando le possibilità della pace ai “costruttori” di pace sia molto più radicale e profonda; la pace non può essere appaltata ad un estorsore, cui pagare il pizzo a capriccio o a scadenza, e non può essere lasciata in balìa dell’illusione; la pace costa, e va costruita.

Questo ci riporta alla lezione di Ocalan: se le istituzioni e i governi, la commissione UE e gli stati, non sono in grado di garantire insieme la pace e i mercati, la protezione delle popolazioni civili e l’industria degli armamenti, è sul piano diretto della società che questa trama va intessuta.

L’Europa, come si esprime Ocalan nel suo appello alla Corte Europea di Giustizia, ha oggi molto da imparare dalla sua vecchia madre.

FERMARE L’AGGRESSIONE TURCA
ROMPERE L’ISOLAMENTO DEL ROJAVA
LIBERARE IL KURDISTAN

——————————————————Per chi legge questo post dalle parti di Oristano:

domani, venerdi 18 ottobre alle ore 18, si terrà ad Oristano in piazza Eleonora una manifestazione di solidarietà col popolo Kurdo.

La manifestazione è indetta dall’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani, e hanno aderito ad essa alcune decine di realtà associative; tra queste, delle quali il sottoscritto fa parte, la Rete Kurdistan Sardegna, il sindacato COBAS Scuola Sardegna, l’Associazione per Antonio Gramsci di Ghilarza, il Comitato Ardauli antifascista, il collettivo cittadino Furia Rossa, ecc..

Domani è la giornata mondiale dei diritti umani: per i dannati dalla terra, e per i costruttori di pace, invito chi legge queste righe a partecipare:

ORISTANO, 18 OTTOBRE

ORE 18, PIAZZA ELEONORA

 

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