LA SECONDA IMPOTENZA MONDIALE (l’informazione e il caso venezuela)

la prima impotenza mondiale è l’indifferenza, o l’ozio mentale o la beata ignoranza: niente e nessuno è in grado di sconfiggere una tale primigenia superimpotenza; la seconda impotenza mondiale è l’informazione, vantata dagli addetti come il cane da guardia del potere: ciò è vero nei due sensi, uno dei quali può dirsi nel seguente modo: il potere dispone di un grande cane al proprio servizio, una bestia obbediente istruita a fare la guardia a coloro che escono dai recinti dell’ozio mentale; le due superimpotenze, come è chiaro si alimentano a vicenda;

un settore sociale specificamente deputato all’informazione, ovvero a fare la guardia, dovrebbe essere in grado in ogni momento di sapere cosa bolle in pentola, soprattutto se ciò che sta bollendo è una nuova guerra umanitaria; tra l’una e l’altra di queste, nei periodi di tregua o di oscuramento o di non guerra aperta, dovrebbe rendere conto di come sono andate a finire le guerre umanitarie appena precedenti, e se il loro esito è stato tale da giustificare di nuovo il ricorso al medesimo mezzo di soluzione da un’altra parte del mondo;

il risiko abbietto delle guerre umanitarie vede oggi al suo centro il venezuela; l’informazione è costituita da immagini del presunto dittatore maduro alternate a immagini di piazza, immagini di bambini in stracci e immagini del nuovo aspirante capo sostenuto dalle democrazie umanitarie, un soggetto autoproclamatosi presidente; la barzelletta vede in cabina di regia il presidente degli stati uniti trump, noto per aver “perso” le sue elezioni e per avere conquistato di un soffio gli stati chiave nel suo paese attraverso maneggi illegali su cui rifiuta di rispondere ai giudici; la barzelletta vede il presidente italiano mattarella ammonire il governo, perché riottoso alla chiamata alle armi da parte dei partners: quel mattarella che non ha disdegnato di andare in visita di stato in arabia saudita, solo due anni fa, con la ministra pinotti in veste di garante della fornitura di armi destinate alla guerra umanitaria in yemen;

l’elenco dei paradossi, degli ossimori, delle contraddizioni e dunque delle menzogne sarebbe senza fine; ma possiamo pazientemente disporci a ipotizzare che questa volta è la volta buona, e che tutte le imputazioni contro il presidente venezuelano sono vere e che il suo antagonista guaidò non è un fantoccio; possiamo disporci ad ascoltare tutte queste asserite buone ragioni: ebbene, ti disponi invano ad ascoltare se nessuno risponde alle tue domande; come nei capitoli precedenti infatti anche il tracollo dell’economia venezuelana è “derivato” da un sistema scientifico e capillare di embargo: l’embargo è sempre l’origine del tracollo, e non una semplice ritorsione punitiva, ed è in questo qui pro quo che il cane da guardia tradisce la sua missione: scodinzola e ringhia, ma non ricerca e non risponde;

allora proviamo a mettere in fila il macabro rosario: iraq 1991, jugoslavia anni novanta, afghanistan 2002, siria 2011, e tutto intorno ruanda, timor, somalia, libia, birmania,ucraina ecc.; si rifletta appena sulla vicenda birmana che rappresenta un vero caso di scuola: chi non ricorda l’indomita pasionaria aung san su chi, che fu capace di piegare l’esercito efferato e crudele? bene, che fine ha fatto costei e per quale ragione con la sua umanitaria leadership il genocidio rohinga si incrementato fino alla pressochè completa deportazione dei sopravvissuti? e chi non ricorda gheddafi lo sbruffone, preso in trappola come un topo e sfigurato per farne un trofeo di caccia, per poter fare a pezzi la libia e trasformarla nell’inferno? e quale umanità, quale pacificazione, hanno potuto avere davanti le generazioni di bambini che si sono susseguite all’atto della “importazione” della democrazia nei paesi in cui sono nati, si sono cimentati a sopravvivere e hanno imparato a sparare?

io sono qui ad ascoltare: perché il cane scodinzola, e perché l’informazione parla tanto senza dire niente?

Gian Luigi Deiana

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