Considero casa pound una effemeride come tante, tra quelle innumerevoli che da sempre squarciano la psiche umana popolandola di allucinazioni: una effemeride del “fascismo eterno”.
Il fascismo eterno muove il suo respiro su lunghissime fasi di ammaliamento e brevissime fasi di scatenamento, esattamente come le ciclicità parassitarie e le patologie maniacali; per decenni si insedia silente e convive con l’organismo ospite, fa il simpatico e offre contributi intellettuali e organizza donazioni di cibo ai compatrioti poveri delle periferie; poi d’improvviso attacca, particolarmente quando l’equilibrio che lo ha nutrito si attenua e diventa più incerto; e quando l’organismo da cui ha preso alimento per tanto tempo reagisce, allora si scatena.
La scena rituale dello scatenamento è letteralmente primitiva: è il rogo; e le vittime privilegiate del rogo in cui si libera l’anima malata del fascismo eterno sono due: le donne e i libri.
Vi è un essenziale elemento comune tra le donne e i libri: la “coltivazione”; cioè la convinzione profonda del fatto che la natura umana non è semplicemente data, ma è il portato continuo di una paziente, tollerante e libera “coltivazione”: è cioè una natura “culturale”: essenzialmente femminile ed essenzialmente grafica.
Il rapporto tra il fascismo eterno e la cultura, cioè il rapporto tra il fascismo eterno e le donne e tra il fascismo eterno e i libri, non solo è un rapporto irrisolto, è un rapporto irrisolvibile; perché esso possa essere risolto il fascismo eterno deve acquisire l’etica della pazienza, della reciprocità e della libertà, cioè l’etica della coltivazione; deve cioè cessare di essere fascismo.
Dire a una donna “ti stupro” è come dire a un libro “ti brucio”: è la stessa identica azione, folle e assassina: ecco perché la casualità della cronaca ha potuto fotografare in simultanea la vicenda del salone del libro e la vicenda della casa popolare di casal bruciato.
Una bambina e una matita: questo è ciò che da sempre è intollerabile per i maniaci del fuoco purificatore.