SA DIE: la sarda rivoluzione, il suo giorno e la sua notte – di Gian Luigi Deiana

SA DIE: la sarda rivoluzione, il suo giorno e la sua notte

di Gian Luigi Deiana

 

28 aprile, questa è dal settembre 1993 la giornata istituzionale della nazione sarda.

È stata celebrata per la prima volta il 28 aprile 1994, a duecento anni esatti dalla rivolta popolare di Cagliari contro la dominazione piemontese.

La rivolta di Cagliari fu sia l’esito di un malcontento popolare diffuso in tutta l’isola che una eco intellettuale della rivoluzione francese ancora in corso.

Era una rivoluzione, e come avviene per tutte le rivoluzioni fu segnata da molte contraddizioni e da “una” contraddizione fra tutte, che ne caratterizzò la fine.

Infatti ogni rivoluzione approda a una vittoria o a una sconfitta e mentre la rivoluzione francese fu vittoriosa la rivoluzione sarda fu tragicamente sconfitta.

La rivoluzione francese attraversò vittoriosamente due passaggi fondamentali: l’abolizione dei diritti feudali (4 agosto 1789, venti giorni dopo la presa della Bastiglia) e l’insurrezione contro la monarchia (2 agosto 1792, nascita della Comune Rivoluzionaria).

Anche la rivoluzione sarda affrontò due passaggi fondamentali: la rivolta antipiemontese (28 aprile 1794) e la prima dichiarazione di abolizione dei diritti feudali (24 novembre 1795).

Il primo atto, sostenuto anche dalla nobiltà titolare di privilegi feudali, i “Baroni”, fu vittorioso.

Il secondo atto (24 novembre 1795) represso sanguinosamente proprio da questa nobiltà, fu sconfitto e segnato di sangue.

Ben pronta a rimettersi alla guida del giogo imposto dalla monarchia Sabauda, la classe nobiliare isolana che realmente dissanguava il popolo sardo casa per casa, conservò tutti suoi privilegi e tutto il suo monopolio di mediazione nei confronti del dominio piemontese: ne fu esecutore e garante, come tutti i ceti titolari di privilegio fino ad oggi.

Sul piano storico quindi si celebra oggi una manifestazione gloriosa di spirito nazionale e di volontà di giustizia, che tuttavia affidata a quelle mani era destinata a naufragare tragicamente in poco più di un anno.

Il glorioso 24 novembre 1795, il giorno dell’abolizione dei diritti feudali in Sardegna, è sconosciuto ai più, ignoto alle istituzioni e assente dalla cultura.

Ma anche il 28 aprile 1794, il giorno della rivolta vittoriosa, non trova oggi 2020 alcun riscontro sulle prime pagine dei due quotidiani sardi.

Quelli tra noi che sono intimamente legati a quel 24 novembre antifeudale, si trovano comunque oggi a onorare quel 28 aprile che avrebbe dovuto segnare l’inizio, e non l’illusione e l’inganno, della liberazione del popolo sardo.

Ci troviamo: perchè una condizione di condivisione popolare istituzionalmente riconosciuta merita di essere non solo rispettata, ma onorata in quanto espressione della nazione.

Aver chiaro quale è stata l’origine di questa lunga notte ci è necessario per chiamare i nostri giovani a combattere per la sua fine:

SA DIE, IL GIORNO CHE VERRÀ

 

 

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