SCUOLE CONDANNATE A MORTE – dispersione e dimensionamento scolastico in Sardegna

SCUOLE CONDANNATE A MORTE

Dispersione e dimensionamento

scolastico in Sardegna

 

COBAS Scuola SARDEGNA

Dimensionamento scolastico, scuole in Sardegna e… dispersione scolastica.

Quando partirà la rivolta?

 

Il Corriere della Sera del 7 ottobre 2019 ha pubblicato un rapporto dell’Invalsi dal quale risulterebbe che la Sardegna ha il tasso di dispersione esplicita ed implicita più alta d’Italia.

Per quanto concerne i dati sulla dispersione esplicita e su quella implicita elaborati dall’Invalsi dobbiamo distinguere.

Infatti, i dati dell’Invalsi per quanto concerne in particolare la Sardegna sono “drogati” dal fatto che da sempre nella nostra Isola esiste il tasso di lotta contro i quiz più alto d’Italia (con il blocco e gli scioperi indetti tutti gli anni dai COBAS Scuola Sardegna con l’aiuto di genitori e studenti), e, quindi, decine di scuole e centinaia di classi non svolgono i cosiddetti test.

Comunque, è assolutamente acclarato che in Sardegna esista un gravissimo problema di dispersione scolastica ma bisogna intendersi su quali siano le cause, almeno alcune che riteniamo più rilevanti.

In primo luogo riteniamo che le/gli insegnanti dovrebbero essere tutte/i in classe fin dal primo giorno di scuola e, invece, così non è.

Quando si assentano per brevi (o lunghi) periodi dovrebbero essere nominati supplenti sostituti mentre spesso (anche per settimane o addirittura mesi di assenza) le/gli insegnanti non vengono sostituiti e le/gli alunne/i perdono decine di ore di lezione nell’anno scolastico che non recupereranno mai più.

Inoltre, in tantissimi Istituti della Sardegna, soprattutto nelle prime classi delle scuole superiori, il numero di alunni è altissimo (spesso incredibilmente più alto del massimo consentito dalla norma vigente), e questo è un fattore di dispersione in sé.

Noi chiediamo, da sempre, che venga ridotto il numero di alunne e alunni per classe perché solo così si può cercare di migliorare l’offerta formativa e l’attività didattica quotidiana e si può iniziare a ridurre la dispersione.

In Sardegna, a causa del selvaggio dimensionamento degli Istituti Scolastici degli ultimi vent’anni esiste un pendolarismo diffuso che è un’altra gravissima causa di dispersione (pendolarismo che addirittura in alcuni centri dell’interno inizia fin dalla scuola dell’infanzia ed elementare), perché i tempi per andare a scuola e rientrare a casa ed i tempi di attesa (anche per gli endemici problemi di trasporto in Sardegna), non consentono a decine di migliaia di studenti e studentesse di poter frequentare e studiare serenamente.

Anche quest’anno però (dopo la canonica pausa di un anno per le elezioni regionali), la Regione Autonoma della Sardegna ha varato una “bozza” di linee guida con le quali chiede a tutti gli Enti Locali (Città metropolitane, Province e Comuni), di ridurre ulteriormente il numero delle autonomie scolastiche (negli ultimi 15 anni erano già passate da 412 a 276), tagliando tutte quelle al di sotto dei 600 alunne/i (con la sola eccezione dei Comuni montani e delle piccole Isole dove il numero di alunne/i per mantenere l’autonomia è di 400).

Con la “bozza” delle “Linee guida per la programmazione scolastica e dell’offerta formativa della Regione Sardegna per l’anno scolastico 2020-2021” (e incredibilmente si applicano le bozze e non atti definiti e approvati dagli organi competenti), la Regione Sarda propone di fare “calare” ulteriormente il numero delle Istituzioni Scolastiche autonome in Sardegna a poco più di 250 poiché attualmente tra gli attuali 276 Istituti Scolastici autonomi vi sono ancora 22 autonomie cosiddette sottodimensionate (sotto i 600 alunni) che hanno diritto, secondo un’altra folle norma, ad avere solo un Dirigente Scolastico e un DSGA reggenti (titolari di altro Istituto) ed, invece, TUTTE, secondo la RAS, dovranno avere almeno 600 alunni.

Tutto ciò in ossequio ai numeri previsti a livello nazionale per i quali non esiste alcuna differenza tra le diverse aree del territorio governato dalla Repubblica Italiana (Sardegna inclusa), se non parzialmente nelle piccole isole e nei comuni di montagna.

Da sempre noi COBAS Scuola Sardegna rivendichiamo la peculiarità della Sardegna anche perché i numeri uguali tra situazioni diverse non sono indice di democrazia e parità di trattamento ma sono fattori che aumentano soltanto le differenze esistenti (è notorio, ed appare di solare evidenza, che numeri uguali tra diseguali aumentano esclusivamente, ed esponenzialmente, le differenze).

Infatti, ci appare assurdo che possano essere applicati gli stessi parametri di dimensionamento nei diversi territori italiani senza tener conto della specifica orografia degli stessi e delle enormi differenze di densità abitativa (come in Sardegna)

Invece i numeri per il dimensionamento sono identici in zone tra le più densamente abitate d’Europa e in Sardegna che è, invece, l’area con la densità abitativa più bassa d’Europa (esclusi territori totalmente montani e le zone più a nord del continente europeo).

In questi giorni sono in corso le cosiddette preconferenze provinciali di organizzazione sul dimensionamento scolastico ed entro fine mese dovrebbero tenersi tutte le conferenze provinciali e delle città metropolitane che faranno alla Regione Sarda le proposte di dimensionamento.

Chiamarle “proposte” appare un ossimoro perché gli Enti Locali, secondo la RAS, devono fare le cosiddette proposte attenendosi ai numeri imposti per mantenere le autonomie scolastiche (600 alunne/i e non una/o di meno).

Se si rimane nella “cornice” dei calcoli aritmetici “imposti” dal MIUR, ed accettati dalla Regione Sarda, assisteremo ad una continua moria di scuole, classi ed Istituzioni autonome in Sardegna ed a sterili lotte di campanile, come avviene da sempre e come accade anche oggi, con richieste che arrivano dai singoli Comuni che tentano di salvare la propria autonomia che, ovviamente, verrebbe persa da un’altra parte o da più parti.

Il limite per mantenere l’autonomia di un’Istituzione Scolastica è di 600 alunne/i (tetto minimo, come detto con l’unica deroga per piccole isole e zone di montagna a 400), ma il LIMITE esiste solo per il minimo mentre non esiste alcun numero massimo (tetto massimo) o un meccanismo che preveda una COMPENSAZIONE tra questi numeri.

E quindi abbiamo Istituzioni Scolastiche autonome che verrebbero soppresse con 595 alunne/i ed Istituti Scolastici (soprattutto nelle aree metropolitane), con anche 1000, 1100, 1200, 1300 ed anche 1400 alunne/i.

La Regione Sarda (senza distinzioni di colore politico), invece che seguire diligentemente i “numeri” di tagli indicati da Roma avrebbe potuto e dovrebbe rivendicare la nostra specificità e decidere di applicare una media regionale ai numeri esistenti ma ciò non è mai avvenuto in passato e non avviene oggi.

Si prevede, infatti, un nuovo pedissequo “taglio” delle 22 Istituzioni Scolastiche cosiddette “sottodimensionate” ma non si tiene conto, invece, delle svariate decine di Istituzioni Scolastiche che hanno numeri di molto superiori (più che doppi) ai 600 alunni.

Si dovrebbe quantomeno, e l’abbiamo sempre richiesto, fare una media regionale con i numeri delle alunne e degli alunni di tutta la Sardegna e solo sulla base di quel dato decidere i numeri delle autonomie scolastiche.

In Sardegna, infatti, nel corrente anno scolastico abbiamo 199.747 alunne/i (scuole della Sardegna di ogni ordine e grado) il quale numero medio diviso per 600 (limite stabilito a livello nazionale per la singola Istituzione Scolastica autonoma) sarebbe uguale a oltre 332 Istituzioni Scolastiche autonome (senza valutare le deroghe per le piccole isole ed i Comuni di montagna) che sul territorio della Sardegna rientrerebbero nella media regionale di 600 alunne/i per Istituto.

Nel corrente anno scolastico, invece, con 276 Istituzioni Scolastiche autonome la media di alunne/i è di 723,72 (199.747:726) e per il prossimo anno se venissero “tagliate” ulteriori 22 autonomie scolastiche la media salirebbe a 786,40 (199.747:254).

Inoltre, esiste un gravissimo problema di quelli che vengono chiamati “punti di erogazione del servizio” (scuole e classi) che sono sempre più accorpati ed accentrati nei centri più grandi così come già oggi esistono Istituti Comprensivi su 7, 8, 9, 10 Comuni nei quali i Dirigenti Scolastici sanno, a malapena, dove sono ubicate le scuole.

Se per l’ennesima volta, invece, si seguiranno pedissequamente i numeri indicati dal MIUR per le autonomie scolastiche questo, unitamente al concentramento selvaggio degli Istituti superiori ed al conseguente pendolarismo diffuso, sarà un ulteriore elemento che, non paradossalmente, aggraverà nei prossimi anni la dispersione scolastica.

Non ci si venga poi a parlare di desertificazione dei territori, di “lotta” per le zone interne, contro lo spopolamento ed altre amenità di tale tenore.

Chiediamo a tutte le conferenze organizzative sul dimensionamento scolastico di tutti i territori della Sardegna di richiedere con forza alla Regione Sarda di applicare tali parametri nelle linee guida i quali consentirebbero di ottenere circa 80 autonomie scolastiche in più rispetto ai numeri che prevede la RAS.

La “ribellione” contro questo abominio dovrebbe, infatti, partire dal basso e tutti insieme comunità locali, scuole, organizzazioni sindacali e cittadini dovremmo fare fronte comune perché la Regione Sarda modifichi gli assurdi parametri delle linee guida per il dimensionamento scolastico anche perché le “politiche” di razionalizzazione e dimensionamento (leggasi tagli selvaggi) degli ultimi 20 anni hanno esclusivamente, come risulta dai dati, fatto aumentare la dispersione e, quindi, ai nostri governanti non viene in mente che, forse, qualcosa non funziona nelle scelte passate e presenti?

 

per i COBAS Scuola Sardegna

Nicola Giua

 

COBAS Scuola Sardegna – dimensionamento scolastico, scuole in Sardegna e… dispersione scolastica

 

SCUOLE CONDANNATE A MORTE

l’Unione Sarda 10 ottobre 2018

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