SOLSTIZIO D’INVERNO (un volantino per Vincenzo Pillai)

ognuno di noi col tempo ha imparato a vivere quotidianamente molte vite, spesso persino indipendenti l’una dall’altra: la vita familiare e la vita sociale, la vita privata e la vita pubblica, la vita politica e la vita impolitica, il tempo libero e il tempo dedicato, gli hobby e le necessità, il mondo dei desideri e il mondo della realtà e mille altre varianti ancora; non ci si riflette quasi mai, ma questa incessante e simultanea variabilità di vite costituisce la vera eccezione di dio per la natura umana: consente a chi ne ha la fortuna di uscire da una e divagare in un’altra, e sfuggire almeno per poco la sofferenza, o la noia, di una strada unica, povera e obbligata; ma comporta anche il rischio di consumare la vita vera, che alla fine è sempre una sola, in una continua divagazione, priva di direzione alcuna;

vincenzo non ha ceduto all’ambiguo dono di dio di poter vivere quotidianamente diverse vite, ciascuna disponibile a ogni ora per sfuggire il peso di quell’altra, tra esse, volta a volta più incombente: egli di vita ne ha vissuta una sola; non ha evitato alcuna delle varianti che questa gli ha presentato, ma non ne ha mai fatto oggetto di divagazione e men che mai di riposo; e quella sola vita che ha vissuto ha tenuto ben stretto nelle mani, come si deve fare coi fiori, il mazzo di tutte le altre: vincenzo ha concepito la vita, la sua come quella di ogni essere umano, come una vita “integrale”, come una vita con “una” direzione; e in questo è consistita, nell’essenziale, la sua pazienza come la sua durezza;

ora noi compagni gli riconosciamo un titolo che per imbarazzo non gli abbiamo mai confessato, quello di essere stato un maestro; un maestro è un uomo a cui si riconosce la titolarità di un insegnamento importante ed insieme di un esempio inconfutabile; non si tratta di una lezione sofisticata né di un esempio eroico, ma dell’unica lezione e dell’unico esempio necessari all’umanità: vivere una vita integrale, darle una direzione e proporre questa come la misura di valore necessaria in termini di universalità;

una vita integrale, rispettosa di ogni condizione della vita in genere a cominciare dalla rigenerazione della natura e dalla cura per la terra; una direzione, e specificamente una direzione politica: la libera individualità e la costruzione del comunismo; un valore preliminare in termini di universalità: la responsabilità di ciascuno nei confronti di se stesso e nei confronti della verità e della pace;

quando senti nel profondo di avere avuto un fratello sai che nemmeno la morte te lo potrà più togliere; nelle mani di vincenzo, nel suo modo di dialogare, di rimproverare, di arrabbiarsi, di scuotere la testa, di guardarti senza parlare, il rapporto umano è sempre lievitato, silenziosamente e quasi senza contezza, come un rapporto di fratellanza; forse nella profondità del suo animo questa era una movenza inconsapevole: in fondo, come canta una antica canzone delle piantagioni, egli è stato fin dalla prima adolescenza un bambino senza madre, un figlio di un padre grandioso e tuttavia un orfano, animato da un profondo amore per il mondo;

a volte un orfano, proprio perché non potrà mai uscire da questa sua condizione di bambino, è in grado di trasformare l’incommensurabile che gli è negato in una incommensurabile ricchezza: vincenzo non sapeva spiccicare in sardo due parole di fila, eppure tutti gli riconoscono la strenua coerenza e la forza nella lotta per la dignità della lingua e per l’indipendenza nazionale della sardegna; non è mai stato un dirigente di burocrazie di partito o di sindacato, eppure tutti gli riconoscono quanto niente della sua vita politica e sindacale sia stato occasionale, opportunistico o effimero e dunque quanto abbia lasciato il segno; e infine, la sua malinconia di terza età tornava ora fugacemente, a volte, sull’origine occitana di sua madre; tua madre, fratello mio: ora capisco meglio perché ti sei fatto una ragione di venire da me, solo due anni fa nel giorno in cui morì la mia, in un luminoso pomeriggio di maggio; andiamo avanti, e gradisci la piccola canzone occitana che riporto ora qui in questo volantino che ho dovuto scrivere stanotte per te.

Gian Luigi Deiana

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