LETTERA A VINCENZO MIGALEDDU – di Gian Luigi Deiana

Caro compagno,

questa è la lettera che mai avrei voluto scriverti e che tu non potrai mai leggere; dopo anni di lotte comuni, appuntamenti per ogni dove, messaggi, mail e comunicazioni disparate, ora ci lega la cessazione di ogni possibile parola. Questo pensiero e questo sentimento così muto, tuttavia, è talmente intenso in questi momenti nel cuore dei tuoi amici che non può contenersi nel silenzio di ognuno. In qualche modo noi siamo te, siamo quello che da te abbiamo imparato: non solo la lettura delle cose, ma anche come essere più profondamente noi stessi. Ogni vero medico non si limita a proporre una medicina, ma insegna la cura del mondo; ogni vero scienziato non si limita a fornire informazioni e dati, ma insegna a prendere a cuore la scala dei problemi; e ogni vero politico non si limita a diffondere interpretazioni in cambio di consenso, ma insegna un’etica.

Sei stato tutto questo, Vincenzo, un maestro; chi come tanti di noi ha passato le mattine della propria vita nelle scuole, e tanto spesso le sere nelle battaglie, sa che un maestro non muore mai, perché vive in ciò che ha insegnato. Ora sappiamo di dover essere noi ciò che è stata la tua vita, dolorosamente breve quanto intensa e amorevole. Ognuno dei tuoi amici in questi momenti è trascinato indietro al pensiero dell’ultima volta che ti ha incontrato: quell’immagine ricompare come una nitida visione, nell’animo di ciascuno con il suo luogo e la sua situazione: Nuoro, Cagliari, Gonnosfanadiga, San Quirico, Narbolia, La Maddalena, Porto Torres, Tossilo, Ottana, Carbonia, Portoscuso, Nuoro… e i tanti luoghi intristiti della nostra patria sarda. A ognuno di noi, nella visione di quello che non sapevamo essere l’ultimo saluto, torna l’immagine della tua disposizione a sorridere. Nel tuo delicato lavoro come nelle tue battaglie civili non hai mai distolto lo sguardo dal dolore: è per questo che in tutta la tua breve vita sei stato un uomo della gioia.

Vorrei dirti addio non solo per me, ma per questa mia casa, per il mio paese, per i comitati, per i Cobas della scuola, e per tutti quelli a cui non hai mai detto di no quando ti hanno chiesto aiuto.

Addio.

Gian Luigi Deiana

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