Conflitti
FERMIAMO LA RWM – Domusnovas 1° marzo 2022 – MANIFESTAZIONE CONTRO LA FABBRICA DI BOMBE E I MERCANTI DI MORTE – FOTO e VIDEO
FERMIAMO LA RWM – 1° marzo 2022, ore 11 MANIFESTAZIONE CONTRO LA FABBRICA DI BOMBE E I MERCANTI DI MORTE
FERMIAMO LA RWM
1° marzo 2022, ore 11
MANIFESTAZIONE CONTRO LA FABBRICA DI BOMBE E I MERCANTI DI MORTE
I COBAS SARDEGNA aderiscono alla Manifestazione.
CHIEDIAMO IL BLOCCO DELLA PRODUZIONE E LA DEMOLIZIONE DEGLI IMPIANTI
I nuovi reparti realizzati dall’azienda RWM per triplicare la produzione di bombe della sua fabbrica di Domusnovas-Iglesias sono abusivi, lo ha stabilito il Consiglio di Stato con la sentenza del 10 novembre scorso.
L’azienda non è però affatto disposta a rinunciare ai suoi piani, e, come sempre, può contare sull’appoggio incondizionato e la complicità di politici, amministratori e sindacalisti confederali, tanto che l’amministrazione comunale di Iglesias si è immediatamente dichiarata pronta a “sanare” gli abusi edilizi per far riprendere l’espansione del lucroso business di RWM.
La cosa purtroppo non deve stupire visto che la produzione di ordigni procede da anni in assenza di un valido piano di sicurezza per le aree esterne, che dovrebbe proteggere la popolazione dal rischio di incidenti catastrofici!
Le amministrazioni locali e la prefettura da anni tollerano questa scandalosa situazione e si rifiutano di bloccare la produzione di bombe ed esplosivi.
DRONI KILLER ISRAELIANI
Ma cosa dovremmo aspettarci da un’azienda che fa profitti vendendo bombe a paesi in guerra?
Sino a luglio 2019 le bombe di RWM erano destinate ad Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti che le hanno impiegate per massacrare la popolazione Yemenita, poi, dopo che il governo italiano ha bloccato questo business e la magistratura ha aperto una inchiesta sulla concessione di quelle scandalose licenze di esportazione, l’azienda ha continuato a fornire bombe alla Turchia e ha stretto accordi con un’azienda israeliana (la UVision) per la produzione e la commercializzazione in Europa dei famigerati Droni Killer, l’ultimo grido nel campo degli ordigni letali.
L’apertura dei nuovi reparti e l’avvio della produzione dei Droni Killer era addirittura prevista per novembre 2021, ma qualcosa è andato storto nei piani di Rheinmetall-RWM: abbiamo vinto il ricorso legale contro gli l’ampliamento della fabbrica, per effetto della sentenza del Consiglio di Stato i nuovi reparti e il nuovo poligono per test esplosivi sono abusivi e dovranno essere demoliti!
Sappiamo che quest’azienda di regola agisce in aperta violazione di tutte le norme, nazionali e internazionali, per il controllo degli armamenti, per la gestione del territorio, per la tutela della salute e della sicurezza e la protezione dell’ambiente, con la complicità di tutti i poteri locali e del sindacalismo confederale.
Non ci illudiamo quindi che la sentenza di un tribunale possa di per sé fermare questo business osceno.
È per questo che dobbiamo tornare a manifestare, a essere fisicamente presenti di fronte agli impianti, a mettere i bastoni tra le ruote a questa produzione di morte, perché chi lucra sulla guerra non va lasciato in pace.
APPUNTAMENTO
Martedì primo marzo 2022 – appuntamento nel piazzale della stazione dei treni di Villamassargia alle ore 11:00 per raggiungere insieme la fabbrica RWM (non arrivate tardi, alle 11 formiamo la carovana di macchine e partiamo!!).
Raggiungiamo il “belvedere sul piazzale delle bombe” dove parcheggiamo le auto e manifestiamo lungo il perimetro della fabbrica, dal nuovo poligono abusivo per test esplosivi (abusivi) sino alla strada di accesso, di fronte al piazzale di ingresso alla fabbrica, dove sosteremo in un rumoroso e fastidioso sit-in di protesta.
Portate acqua, panino e scarpe comode.
CHI FA PROFITTI SULLA GUERRA NON VA LASCIATO IN PACE
STOP RWM
Operazione “lince”: un processo politico. Tutti rinviati a giudizio gli indagati attivisti contro l’occupazione militare
I COBAS Scuola Sardegna sono solidali con tutte/i le/gli indagate/i e insieme ad A Foras continueranno a lottare contro le servitù militari e contro l’occupazione della nostra terra.
COBAS Scuola Sardegna
Comunicato di A Foras
UN PROCESSO POLITICO. TUTTE E TUTTI GLI INDAGATI RINVIATI A GIUDIZIO AL TRIBUNALE DI CAGLIARI.
Il Tribunale di Cagliari stamattina ha disposto il rinvio a giudizio di tutti i 45 indagati e indagate, attivisti a vario titolo del movimento sardo contro l’occupazione militare, dell’operazione Lince. Per le contravvenzioni e i capi d’accusa meno gravi è intervenuto il non luogo a procedere, ma tutti gli altri sono stati confermati. Per 5 l’accusa più grave riguarda l’associazione eversiva e per gli altri 40 questo elemento rappresenta un’aggravante.
A Foras non è certo sorpresa da questa decisione, che conferma la natura politica di questa indagine e del processo che comincerà il 6 dicembre.
La contestazione del reato associativo, come se gli attivisti sardi fossero mafiosi e non militanti politici, indica come il vero obiettivo del processo non sia quello di far luce sui singoli reati che gli indagati avrebbero commesso, tutti da dimostrare peraltro.
L’obiettivo è quello di mettere sotto accusa e disperdere un movimento che gode di una diffusa simpatia popolare e che negli ultimi anni aveva rialzato la testa.
Proprio a partire dalla grande manifestazione di Capo Frasca di cui ricorreva ieri il settimo anniversario.
I 45 indagati e indagate sono stati scelti per spaventare tutti i sardi e le sarde che da decenni lottano contro le basi militari. Questo processo vuole spaventare i sardi con una chiara minaccia: chi lotta contro le basi è un terrorista eversore.
Il movimento sardo contro l’occupazione militare è un insieme di singoli e collettivi che lavorano, ognuno con le proprie modalità e senza un organismo direttivo, per liberare la Sardegna da una servitù odiosa. Lo Stato vuole sopprimere questo movimento, tanto che il ministero della Difesa si è costituito parte civile nel processo, mentre dall’altro lato fa di tutto per evitare di riconoscere risarcimenti alle vittime delle esercitazioni e per difendere gli ufficiali responsabili della sicurezza dei lavoratori, militari e civili, e della popolazione che vive intorno ai poligoni.
- Il movimento però non si farà intimorire e risponderà sul piano politico, a cominciare da quest’autunno con la ripresa delle esercitazioni e dal 6 dicembre, giorno per cui è stata fissata la prima udienza.
https://www.facebook.com/675211922644586/posts/2072441526254945/
NUOVI IMPIANTI A SALTO DI QUIRRA PER LE STAR WAR MADE IN ITALY
NUOVI IMPIANTI A SALTO DI QUIRRA
PER LE STAR WAR MADE IN ITALY
Altro che programmi di bonifica e disinquinamento, risanamento socio-ambientale e riconversione a scopi civili di una delle più devastate e devastanti infrastrutture di guerra della Sardegna. All’interno del maxi Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Salto di Quirra (PISQ), utilizzato da oltre 60 anni dalle forze armate nazionali, Nato ed extra-Nato e dal complesso militare industriale transnazionale per le “prove sperimentali” di sistemi missilistici e sofisticati armamenti, saranno insediati due nuovi impianti per testare motori a liquido (LRE – Liquid rocket engines) e realizzare componenti in carbon-carbon per i vettori aerospaziali.
Il progetto SPTF – Space Propulsion Test Facility è stato presentato ieri in Sardegna nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato i manager della società proponente, Avio S.P.A., e le maggiori autorità militari e civili dell’Isola. “SPTF prevede il coinsediamento degli interventi denominati Banco prova LRE e Impianto CC presso il sito Sa Figu, in un’area di 6,5 ettari posta all’interno del poligono sperimentale del Salto di Quirra, nel comune di Perdasdefogu (Nuoro)”, ha spiegato l’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo. “I due impianti, pur risultando coinsediati sotto il profilo squisitamente dell’occupazione del territorio, sono distinti dal punto di vista industriale e di processo, e non risultano tecnicamente connessi tra loro in quanto operano in ambiti tecnologici, di prodotti e di servizio differenti. La necessità di avere un tale impianto di prova entro i confini nazionali permetterà di ridurre i tempi di sviluppo dei motori e i rischi associati alla divulgazione all’estero di informazioni e dati di interesse strategico. Questa struttura diventerà uno dei punti di eccellenza e di riferimento del settore spaziale europeo”.
“Oggi siamo qui per testimoniare la rilevanza di un progetto che nasce da una forte sinergia tra la Difesa, l’industria nazionale e le istituzioni locali”, ha spiegato il generale dell’Aeronautica militare Michele Oballa, comandante del PISQ di Salto di Quirra. “Si tratta di un progetto di altissimo valore tecnologico che punta a sviluppare, nel pieno rispetto degli standard ambientali, significative finalità nel campo della ricerca che potranno essere utili per lo sviluppo di motori spaziali e componenti a propulsione liquida, ma potenzialmente anche per numerose applicazioni in campo civile con interessanti ricadute occupazionali”.
Per l’insediamento industriale destinato alle attività di Avio S.p.A. saranno investiti 30 milioni di euro. “Nei primi tre anni di attività è previsto l’impiego di 21 persone che arriveranno, a regime, fino a 35 unità; parte integrante del Progetto SPTF sarà anche l’attività di ingegneria che continuerà ad essere svolta nella sede di Villaputzu”, spiegano i manager della società aerospaziale. Quando lo Space Propulsion Test Facility era stato presentato alla stampa la prima volta, il 6 giugno 2018, si era parlato invece di un investimento di 26 milioni di euro. “Come stabilito dal Ministero dello Sviluppo economico, il finanziamento pubblico è pari a poco più di 8 milioni e 700mila euro (la Regione Sardegna parteciperà con 790mila euro, ovvero il 3% dell’investimento complessivo, mentre il Mise con il resto”, riportò allora l’agenzia Ansa. “L’infrastruttura sarà realizzata da Avio, azienda leader nel settore, in partnership con Asi (Agenzia Spaziale Italiana), Dass (Distretto Aerospaziale della Sardegna), Regione e Comune di Villaputzu. Nell’infrastruttura, oltre a portare avanti ricerca e test di prodotti spaziali, saranno prodotti scudi termici interni ed esterni per la famiglia dei lanciatori Vega, lanciati in Guyana Francese per portare nello spazio satelliti”. Allo sviluppo del Progetto SPTF contribuiranno inoltre le ricerche avviate nell’ambito del programma Generazione E per la “sperimentazione di materiali, sistemi diagnostici e di controllo ambientale per i veicoli di trasporto spaziale di generazione evoluta”, coordinato dal Dass – Distretto aerospaziale della Sardegna, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell’Università di Cagliari, il Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira), la società Innovative Materials S.r.l. di Sestu (Cagliari), il Centro ricerca aerospaziale dell’Università la Sapienza di Roma, il Distretto tecnologico nazionale sull’energia (Ditne) dell’Università del Salento, la Sophia High Tech S.r.l. di Sant’Anastasia (Napoli), il Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Perugia e, ovviamente, Avio S.p.A.. Generazione E ha una durata di 30 mesi e costi per 4 milioni di euro circa, due dei quali coperti dal MIUR, il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca, attraverso il bando di “ricerca industriale e sviluppo sperimentale aerospaziale”.
Tutta da verificare la sostenibilità degli impatti socio-ambientali che il progetto industriale di Avio genererà nell’area del Poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra, già ultracontaminato da centinaia di test militari di testate (anche all’uranio impoverito), propellenti chimici, ecc.. Per conseguire l’autorizzazione alla realizzazione degli impianti destinati a svolgere le attività di banco prova dei motori a liquido e produzione di componenti in carbon-carbon, nonché ad ospitare “le aree per lo stoccaggio pressurizzato di gas inerti (azoto, elio, ecc.)”, Avio S.p.A. dovrà acquisire dalle autorità regionali i pareri positivi di compatibilità ambientale, previa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. “Per la procedura di VIA è stato elaborato lo Studio d’impatto ambientale da parte del proponente, poi presentato alla Regione Autonoma della Sardegna con la comunicazione del 28 giugno 2019”. spiega Avio in un report sulla SPTF – Space Propulsion Test Facility, pubblicato il 5 settembre 2019. Il report, in particolare, sintetizza gli esiti dello studio sui presumibili impatti sull’ambiente e il territorio.
“Durante la fase di cantiere le emissioni in atmosfera sono riconducibili alla produzione di polveri per la movimentazione dei terreni e alle emissioni dei mezzi impiegati per la costruzione del banco”, scrivono gli estensori dello Studio ambientale. “Gli inerti necessari per la realizzazione dello strato di sottofondo delle pavimentazioni stradali nonché i materiali idonei alla formazione dei rilevati saranno reperiti presso le cave attive disponibili sul territorio circostante l’area di intervento, in un raggio compreso fa 35 e 70 km; tali materiali saranno trasportati via autocarro: serviranno complessivamente circa 784 viaggi in andata e ritorno, corrispondenti in media a 1,4 viaggi/giorno. Le emissioni prodotte durante la fase di cantierizzazione associati all’approvvigionamento dei materiali hanno un impatto trascurabile (…) La distanza del cantiere dall’abitato, sito a circa 3 km dallo stesso, e la posizione dello stesso in un’area priva di insediamenti sparsi consente di valutare come nulli gli impatti sulla componente atmosfera e salute umana”.
“I risultati dell’attività previsionale dimostrano che per i diversi inquinanti le concentrazione in aria associate alle ricadute derivanti dalle emissioni degli impianti in esame sono ampiamente inferiori (tutti i corsivi sono nostri, NdA) ai limiti normativi previsti per la qualità dell’aria”, aggiunge lo Studio. “Le ricadute associate alle emissioni inquinanti dello scenario di progetto, comunque già estremamente contenute nell’intorno immediato, risulteranno trascurabili a distanze superiori a 300 m dal sito (…) Il principale impatto generato sulla componente suolo e sottosuolo riguarda l’impermeabilizzazione di una superficie attualmente vegetata corrispondente a circa il 20% della superficie d’uso totale, per complessivi 15.300 mq. L’impatto cumulativo in termini di modifiche morfologiche che si stima sulla componente suolo e sottosuolo è di valore medio, circoscritto all’area di intervento e caratterizzato da un ambiente naturale scarsamente popolato….”.
Tutt’altro che inesistenti anche gli impatti potenziali sull’ambiente idrico. “Essi sono riconducibili a modifiche del drenaggio superficiale ed emissioni di inquinanti e polveri in atmosfera che, per ricaduta, potrebbero alterare lo stato chimico-fisico dei corpi idrici superficiali”, ammette Avio S.p.A.. “Le opere civili previste per il progetto comporteranno una modifica del drenaggio idrico superficiale correlata alla realizzazione di rilevati e alle pavimentazioni per complessivi 15.300 mq. La perturbazione sarà circoscritta alle sole aree di progetto e di entità limitata, generando un impatto sul naturale deflusso delle acque superficiali di valore medio, in quanto, seppur di natura irreversibile, le acque in uscita dalla rete di drenaggio saranno convogliate nello stesso punto di chiusura del Bacino”. Non certo migliore lo scenario per l’ecosistema, la flora e la fauna. “I principali impatti attesi sono quelli riferiti alle modifiche dell’assetto floristico-vegetazionale e al disturbo della fauna per emissioni sonore e vibrazioni”, spiega lo Studio d’impatto ambientale. “La realizzazione delle opere richiede la rimozione parziale della vegetazione presente, per una superficie complessiva di circa 44.679 mq. Le aree da sottoporre a decespugliamento sono state localizzate nella porzione più montana dove è prevalente la presenza del Cistus monspeliensis, specie arbustiva non di pregio. Al fine di tutelare e garantire la conservazione delle specie di pregio quali fillirea, olivastro e lentisco, il Progetto prevede la rimozione e il trapianto in un’altra aerea all’interno del lotto. Durante la fase di cantiere le emissioni sonore e le vibrazioni prodotte potrebbero costituire seppur limitati elementi di disturbo per la fauna e generare un temporaneo allontanamento di alcune specie faunistiche presenti nell’area immediatamente limitrofa, limitato a poche centinaia di metri dall’area del sito. L’impatto cumulativo sulla fauna connesso a tali fattori di perturbazione può essere considerato basso, in quanto di lieve entità, a breve termine, spazialmente esteso ad un limitato intorno dell’area di progetto. Durante la fase di esercizio dell’Impianto C-C lo studio previsionale d’impatto acustico ha evidenziato valori di immissione sonora contenuti e ampiamente inferiori ai limiti normativi (65 dBA). L’esecuzione dei test del Banco Prova LRE potrebbe comportare una modifica del clima acustico nei dintorni del sito tale da disturbare la fauna selvatica determinando un temporaneo allontanamento di alcune specie faunistiche presenti nell’area limitrofa per poche centinaia di metri dall’area del sito, fino a ritrovare le condizioni di non disturbo. Sulla base delle considerazioni sopra riportate, l’impatto sulla fauna connesso a tale fattore di perturbazione può essere considerato basso, in quanto di bassa entità, spazialmente esteso alla sola area di progetto”.
“I principali fattori di perturbazione generati potrebbero determinare un’alterazione della qualità del paesaggio, legate all’alterazione visiva del paesaggio”, conclude lo Studio. “La perdita della naturalità del contesto territoriale risulta mitigata nella sua percezione in quanto la destinazione d’uso dell’area non consente l’ordinaria fruizione alla popolazione. La realizzazione delle opere non comporterà impatti negativi diretti sulla comunità locale, poiché gli impatti indotti saranno circoscritti alle aree di intervento. Di contro, la realizzazione delle opere genererà impatti positivi al contesto economico locale, poiché in fase di cantiere potrà essere coinvolta la comunità locale per la fornitura di materiali e eventuale manodopera con ripercussioni positive sull’occupazione locale, ed in fase di esercizio sarà generato un indotto significativo sul territorio legato alla presenza di personale per servizi e altro”. Affermazioni del tutto discutibili e non solo dal punto di vista “scientifico”, paesaggistico e ambientale.
Avio S.p.A. è un’azienda aerospaziale che opera nel settore dei lanciatori e della propulsione applicata a sistemi satellitari. Oltre ad aver progettato e prodotto i lanciatori spaziali Vega, ha sviluppato i sistemi propulsivi a propellente solido e liquido per i lanciatori Ariane 5 e Ariane 6 e per diverse tipologie di satelliti ad uso civile e militare. In Italia Avio è presente nella sede operativa principale di Colleferro (Roma) e in altri insediamenti in Campania, Piemonte e Sardegna. Filiali sono presenti all’estero, in Francia (Parigi) e Guyana Francese (Kourou).
link dal blog di Antonio Mazzeo 30 gennaio 2020
http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/01/nuovi-impianti-salto-di-quirra-per-le.html
NATO…GASDOTTI E RIGASSIFICATORI – di Antonello Boassa
L’Italia dello stivale e delle isole limitrofe ha bisogno di fonti energetiche che non siano impregnate di scivolosi liquami o di flatulenze che provengano dall’Orso russo che, si sa, vuole abbeverare i suo car armati a Bruxelles.
Di contro al furore bellico che ci giunge minaccioso dall’oriente è bene che ci tuteliamo negli approvvigionamenti in modo da rimanere indipendenti.
Ragion per cui pare ai nostri capoccia europeisti indispensabile rifornirsi di gas dai vicini States e dagli ancor più vicini giacimenti dell’Azerbaijgian. Dico indispensabile ma in effetti non hanno deciso loro, povere pedine come sono di un gioco molto più grande di loro. La stessa imperatrice del vecchio (vecchio sul serio) continente, Angela Merkel, infiacchita dai suoi successi ordoliberali che minacciano ora il suo stesso Paese,
deve ormai inchinarsi davanti al suo Padrone che diventa sempre più assoluto, sebbene sia in fatale agonia.
La Nato, da decenni ordinatrice prudente e velata dello status germanico-europeo, ha definitivamente sciolto gli ormeggi.
E ha finalmente annesso l’Europa 1). Fortezza Europa non solo per la temeraria invasione dei facinorosi brutti,sporchi e cattivi ma anche dal punto di vista militare.
A dicembre, come annunciato dalla solerte ministra di guerra Roberta Pinotti, nascerà infatti la Pesco(cooperazione strutturata permanente) dell’Unione Europea nel settore militare 2), dipendente(è il caso di dirlo ?) dai vertici militari della Nato e veri capi politici dell’Occidente, sempre statunitensi.
Un’Europa che spende miliardi di dollari per gli armamenti e fonda gran parte della sua crescita sulla produzione di strumenti di morte si avviluppa in un’ideologia guerresca che la costringe a rifiutare il commercio e l’amicizia politica con i Paesi che “sono dall’altra parte”(Siria, Iran, Venezuela…) e a prepararsi ad una forma di autarchia, seppure in salsa globale.
E’ una preparazione alla guerra. Da una parte gli amici (Israele, Arabia saudita, Stati Uniti ovviamente, Gran Bretagna…)
Il gas perciò che poteva arrivarci dai Balcani e dall’Ucraina devono essere stoppati, per non parlare di quello iraniano, come si sa potenza terroristica, come affermato dalla credibile dirigenza sionista.
Che il gas sia considerato strategico anche dal punto di vista militare lo si è potuto constatare in Puglie nell’area tra Meledugno e la marina di San Foca. Due chilometri di recinto rinforzato(blocchi di cemento, griglia metallica, filo spinato sulla sommità) delimitano l’area dei lavori. Le zone adiacenti saranno presidiate e chiuse con otto cancellate. Centinaia di agenti di polizia creano tra l’altro un clima grave di tensione. Per gli abitanti sembra di essere in guerra. La popolazione non può avere accesso, neanche i proprietari dei terreni ( se non dietro autorizzazione apposita). L’ordinanza prefettizia, durissima con uno stile che ricorda i “vecchi tempi”(“territorio nelle disponibilità della polizia”)3) evidenzia come si intende operare in Puglie in modo non dissimile dall’eroica resistenza dello stato nella costruzione della TAV contro i terroristi valsusini.
La TAP(Trans Adriatica Pipeline), multinazionale formata dai giganti del settore (la Snam è presente con un 20%) arriva in Italia dopo aver percorso 3.500 Km., approda sotto la spiaggia di San foca presso Medelugno, vicino a Lecce. A nove Km dalla costa dovrebbe essere realizzato il terminale di ricezione che permetterebbe il collegamento con la rete nazionale.
Oltre al disastro ambientale (estirpati centinaia di ulivi) con vicina spiaggia bandiera blu, voglio ricordare che studi recenti hanno evidenziato “rischi estremamente rilevanti” per la formazione di miscele altamente esplosive nei terminali del gasdotto.
Tralascio di parlare del malaffare che accompagna tale progetto a partire dall’Arzebaijgian per arrivare alle cosche locali mafiose con la benedizione dei politici. Malaffare che pare sia sbarcato tenebroso anche a Malta.
Ma la popolazione ha reagito. Cortei lungo le vie cittadine a Lecce, contestazioni al Rettorato dove comiziavano i vari Soloni e naturalmente pestaggi presso il cantiere.
Messaggi di solidarietà dai NoTav per evidenziare i pericoli sul piano ambientale e sulla sicurezza, i danni economici nell’area interessata, nonché la scarsa lungimiranza del progetto.
Credo che all’ordine del giorno sull’affaire rigassificatore non sia la formazione di un’equipe costituita da esponenti dell’ISgas e delle cooperative rosse, da esperti in termini di valutazione ambientale e di sicurezza che vogliano valutare i rischi di “incidente rilevante”. Credo piuttosto che all’ordine del giorno sia la militarizzazione dell’area, con annesse forze di polizia e strumentazioni dissuasive. Come isolare la costruzione dai terroristi, quanti km quadrati devono essere resi inaccessibili, come rendere mediaticamente utile e sicuro il progetto.
Naturalmente sindaci dell’area metropolitana, Presidenza della Regione, giornali e televisioni e partiti locali non sardisti dovranno dare un contributo fattivo alla valorizzazione del progetto che restituirà competitività alle aziende sarde e alleggerimento dele spese per la bolletta del gas per i cittadini dell’area metropolitana e della Sardegna tutta(404 km. di rete).
Uno scempio di proporzioni immense è auspicato perché l’Europa lo vuole. Poco importa che uno straordinario compendio naturalistico come quello dell’oasi lagunare di Santa Gilla vada devastato con la perdita di un enorme patrimonio di vegetazione. Poco importa che una ricca avifauna vada dispersa. Poco importa che il borgo antico del villaggio dei pescatori, il polo industriale di Macchiareddu e la stessa area metropolitana siano a rischio rilevante.
Il porto commerciale, adibito al traffico passeggeri , al diportismo e al crocierismo e il porto container con un accesso in media di venti/venticinque navi al mese avranno da guadagnarci dall’arrivo delle gasiere proprio su una banchina del porto canale (tutti i lavori dovranno essere fermati per almeno 15 ore e la crisi attuale invece di essere scongiurata a causa della concorrenza con Tangeri sarà vieppiù accentuata)?
No, di certo. Senza dimenticare che una tale promiscuità di traffico non depone favorevolmente sulla sicurezza della navigazione. Abbiamo dimenticato l’orribile incidente nel porto di Livorno, la collisione tra la Moby Prince e la nave Agip Abruzzo e i più di cento morti?
Gli sponsor del progetto faranno di tutto per dimostrare non solo l’utilità per la Sardegna del rigassificatore e degli impianti, tra cui 18 silos con una capienza complessiva di 20.000 metri cubi di gas liquefatto( GNL)…magari trascurando di dire che di tale energia ben poco rimarrà nell’isola, pontificando che Barcellona con i suoi 450.000 metri cubi a ridosso della città non ha mai avuto problemi e che nulla ha da preoccuparsi.
Bisogna opporsi a questo progetto per ragioni ambientali e di sicurezza ma anche perché le motivazioni economiche non risultano convincenti. Il quadro concettuale entro il quale tale scelta di politica economica si inserisce è antiquato, conservatore. Come se si volesse investire nel treno a carbone invece che nel treno ad alta velocità (in Sardegna potremmo accontentarci di un normale e regolare servizio ferroviario).
Non sarebbe più utile investire nell’energia alternativa, fotovoltaica, geotermica, solare, eolica, idraulica… come sta facendo la Cina che usa ancora il carbone ma che è anche la nazione più avanzata nel settore dell’energia alternativa, preparando cioè il suo futuro energetico. Futuro molto più rassicurante.
Antonello Boassa
A FORAS
SIT IN MARTEDÌ 21 NOVEMBRE A CAGLIARI DURANTE LA RIUNIONE DEL COMIPA
Martedì 21 alle ore 10 saremo sotto il palazzo della Regione di Viale Trento a Cagliari, per portare la nostra contrarietà rispetto al calendario delle esercitazioni militari 2018, in concomitanza con la riunione del Comitato Misto Paritetico, che andrà a trattare proprio questo argomento.
Questo autunno la propaganda militarista è stata ampiamente intaccata da diverse inchieste, oltre alle testimonianze prestate nel processo sul disastro di Qui rra, e dai dati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale riguardo agli indennizzi.
Lo scenario appare sempre più chiaro e nitido: l’occupazione militare della Sardegna è tanto nociva, quanto opprimente e controproducente per sardi e sarde, e va solo in favore dei soliti interessi strategici di NATO, Italia e delle multinazionali degli armamenti e della logistica targati Vitrociset e Finmeccanica.
Proprio queste ultime società sono protagoniste dello scandalo Paradise Papers, una truffa miliardaria ai danni dell’erario, con la quale sono state costituite società offshore con capitali all’estero. Queste gestiscono gran parte dell’industria e della logistica bellica su commissione del Ministero della Difesa e sono ampiamente presenti in Sardegna. La Vitrociset in particolare è parte integrante del funzionamento dei poligoni, così come dei sistemi tecnologici di puntamento e radar, del quale usufruiscono anche gli aeroporti civili. Ha innumerevoli contatti con il mondo della scuola (grazie all’alternanza scuola lavoro), e dell’università, partecipando di fatto alla creazione del Distretto Aerospaziale della Sardegna. Una società di truffatori e sfruttatori nel quale sono frequenti le proteste dei sindacati rispetto alle condizioni di lavoro nell’azienda e lo spauracchio della cassa integrazione. Nelle ultime settimane continua anche il processo ai generali del Poligono di Quirra. L’ultima deposizione in tribunale da parte dell’ispettore di polizia Sechi, durata sei ore, conferma quanto detto da chi lo ha preceduto. Tra gli ordigni testati, ad esempio, c’erano anche i missili Teseo Mk3, fatti di una lega di tungsteno che con l’impatto col bersaglio provoca frammenti inquinanti. Ai test si aggiungevano poi i brillamenti di munizioni obsolete (bombe, proiettili e testate di missili N IK E), che arrivavano a Perdasdefogu con lunghi convogli militari provenienti dal deposito di Serrenti. Si parla di cifre come 12milioni di cartucce esplose, oltre 18mila bombe a mano e quasi 70mila mine. E ancora una volta si è parlato di missili Milan: “Negli studi veterinari della ASL erano emerse strane concentrazioni di torio nei formaggi -ha raccontato Sechi- e nel sistema di guida dei missili Milan c’è il torio, che veniva rilasciato una volta avvenuto l’impatto”. Una testimonianza accompagnata anche da un lungo elenco, 167 nomi, di persone che hanno gravitato intorno al Poligono e si sono ammalate di malattie tumorali.
Per chiudere il quadro roseo non possiamo che parlare di lavoro e indennizzi, cavallo di battaglia degli strenui difensori dell’occupazione militare della Sardegna e della sua integrazione con la società civile. Secondo la GAZZETTA UFFICIALE, la Sardegna (che detiene il 60% circa di tutto il demanio militare italiano) è la regione che incassa meno, con una differenza enorme nei confronti delle altre. Tali indennizzi (risorse da destinare ai comuni, che le reinvestono in infrastrutture di pubblica utilità) non vengono erogati dal 2010. Quello degli indennizzi non è che l’ennesima beffa perpetuata da un meccanismo atto a generare consenso e assistenzialismo, ma che ultimamente inizia a vacillare. Il nostro obiettivo ultimo non è l’aumento degli indennizzi, né un loro puntuale pagamento. Crediamo che i comuni militarmente occupati da oltre 60 anni, così come i privati che vedono pregiudicate le loro attività (pastori, pescatori) debbano avere riconosciuti tutti i risarcimenti dallo Stato Italiano e dagli altri eserciti occupanti, e non pochi spiccioli per continuare a rimanere gravati dalle servitù e non lavorare!
Chiederemo per l’ennesima volta lo stop delle esercitazioni militari, la chiusura dei poligoni, la bonifica dei territori inquinati, la restituzione al popolo sardo di tutte le aree militari occupate e il pagamento dei risarcimenti per tutti i danni causati e le economie mancate.
Ci siamo stancati di sentire le bugie di militari e personaggi compromessi con questo mondo; cogliamo l’occasione per affermare davanti a militari ed istituzioni che rinnoviamo l’impegno di A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna nel contrastare le esercitazioni del 2018 fino a quando non calerà neanche più una bomba dai cieli sardi.
A FORAS!
Libia: Macron umilia Governo Gentiloni – di Antonello Boassa
L’aggressione della Libia nel 2011 aveva per lìimpero francese almeno tre obiettivi 1) abbattere, secondo la Banca Mondiale, “il più alto tenore di vita in Africa” che faceva registrare “alti indicatori di sviluppo umano”, tra cui l’accesso all’istruzione primaria e secondaria ed un iter assistito a quella universitaria, e allo stesso tempo bloccare la nascita di tre istituti finanziari in Libia, in Nigeria, in Camerun che avrebbero dato vita ad una moneta africana, fondata sull’oro, che avrebbe travolto il Franco africano, moneta circolante nei Paesi francofoni, ma controllata dalla Banca cenrale francese 2) attraverso la distruzione dello stato libico sciamare nel sud, nella regione del Fezzan, dove addestrare bande terroriste per creare caos in Mali e nella repubblic centrafricana, giustificare così l’intervento dell’esercito con conseguente colpo di stato 1* e riappropriarsi di minerali preziosi quali l’uranio 3) strappare all’Italia i privilegi di cui godeva nelle relazioni commerciali e nelle concessioni petrolifere in Libia. Giustamente osserva Alberto Negri, brillante giornalista del Sole24ore ” Forse non è un caso che nel 2011, nella guerra contro Gheddafi, fossero inseriti dai nostri alleati i terminali dell’Eni in Libia tra gli obiettivi da bombardare ( come testimoniano l’ex ministro degli esteri Frattini e il capo di stato maggiore Camporini)”2*. Due alti rappresentanti dello stato italiano complici o silenti sulla distruzione di beni economici italiani! Del resto il grande statista Giorgio Napolitano non profferì”L’Italia aderisce al piano d’intervent della coalizione sotto guida Nato”? Anche il conte Gentiloni, successivamente, a linciaggio avvenuto, sentì l dovere di dire la sua “Gheddafi. Abbatterlo era una cosa sacrosanta”.
Una tragedia immane non solo per la Libia ma per tutta l’Africa che avrebbe avuto grazie alla spinta della Libia una crescita economica e sociale rilevante, il che non sarebbe stata una cosa buona per l’Unione Europea che preferisce un’Africa povera e disperata. Non ci sarebbero ora centinaia di migliaia di disperati costretti a rischiare la vita nel Mediterraneo e a subire umilazioni nei Paesi d’approdo. Ricordo che con Gheddafi lavoravano due milioni di Africani. Spariti dopo l’assassinio del colonnello.
Osserva puntualmente Alberto Negri ” La sconfitta(di Gheddafi) è stata è la più devastante debacle italiana del dopoguerra”3*
Ed io personalmente dico ” non sarebbe giusto allora incriminare per alto tradimento molti dei Papaveri che hanno voluto la guerra a favore della Francia e contro gli interessi italiani?”
Macron, che ora si atteggia a successore di Napoleone4) e non certo di Hollande e di Sarkozy, è intervenuto a gamba tesa contro l’Italia(ma direi anche contro la germanizzata Unione Europea) invitando a Parigi il 25 luglio Al Serray leader fantoccio inventato dall’Onu e dalla UE sotto la protezione del governo italiano( in effetti non controlla pienamente neanche Tripoli, nonostante le bande qaediste armate dall’Italia) e il potente generale Khalifa Haftar che controlla i più ricchi giacimenti (petrolio e gas) e gran parte della Cirenaica (ad eccezione di Misurata e di Derna), riconosciuto da Egitto e Russia 5* e con buoni rapporti ovviamente con la Francia.
Non invitare l’Italia all’incontro con i due leader libici non è solo “uno sgarbo” all’Italia che Macron vuole emarginare dalle succulente risorse della Libia ma a tutta la “comunità internazionale” che aveva indicato l’Italia pro tempore come supervisoreper lo meno della situazione a Tripoli.
Macron vuole invitare i due ad un governo unico( anche l’Onu è interessato a tale soluzione) ponendo però il suo sigillo. Soluzione difficile e Macron lo sa ma vuole evidenziare il suo impegno perché vengano tutelati gli interessi di entrambi i contendenti. Alfano, immediatamente, annusando l’aria, è corso da entrambi. Ma. povera stella, non sarà a Parigi(se non in qualità di osservatore). L’unico che potrebbe partecipare,se lo gradisse, è Donald Trump. Imperatore sì Macron ma non invasato. Mai contro gli States.
E’ difficile pronosticare gli esiti dell’incontro a Parigi.Certo è che Al Serray non si fida di Haftar e del suo esercito. Non dimentica che è stato a suo tempo un gheddafiano e che i gheddafiani hanno risollevato la testa e che molti di loro pensano di poter avere un ruolo politico nella futura Libia con Khalifa Haftar. Il generale,dal canto suo, ha voluto dimostrare fraternità e solidarietà offrendo a Tripoli il petrolio dela Mezzaluna strappato alle tanta bande che ne impedivano estrazione e trasporto. Un gesto intelligente che vuole dimostrare come il generale non voglia che il bene del popolo. Potremmo assistere a elezioni, a un referendum. Haftar è disposto- l’ha detto pubblicamente- a lasciare la divisa militare, a patto che sia lui a diventare il Presidente della Libia. Non gli mancherà l’appoggio interessato di Macron e, forse con il solito ritardo, quando i buoi saranno usciti dalle stalle, anche del governo(!?) italiano(!?)
Unificazione della Libia? Forse con l’aiuto dei gheddafiani (i militanti sono decine di migliaia)?6* Ma la somalizzazione della Libia che era stata tenuta sotto controllo da Gheddafi, è in stato avanzato, particolarmente nel Fezzan…Non so se il futuro
presidente della Libia riuscirà nell’impresa perché i più ostinati avversari di una Libia unita e forte sono molti, avidi, agguerriti e senza scrupoli e sono al di là del mare.
NOTE
1)Tre articoli del sottoscritto ” Mali, Repubblica centrafricana,ricolonizzazzione francese teleguidata dal comando usa Africom in “una parola contro le guerre” 22/27/30 dicembre 2013
2) Alberto Negri “Diplomazia del gas contro le guerre” Il Sole24 ore, 22/7/17
3) Alberto Negri, testo cit.
4) Macron ha voluto visitare la tomba di Napoleone assieme a Donald Trump come a indicare l’antica grandeur della Francia e la volontà di restituire alla Francia i fasti di un tempo, proprio con la sua persona, ora Presidente della Francia ed un giorno Presidente d’Europa con tutti i poteri
5) Senza dimenticare i progetti miliardari d’investimento, in particolare nelle aree portuali e aeroportuali della Cirenaica da parte dell’Impero celeste
6) Vedi in proposito sui gheddafiani e sulle loro divisioni politiche “Tunisie secret” 12/11/16 in “Aurora”
Manifestazione del 30 giugno a Cagliari – del Cagliari Social Forum
Al Prefetto di Cagliari
e p. c.
Al Questore di Cagliari
Al Sindaco di Cagliari
Agli Organi d’Informazione
Oggetto : Manifestazione del 30 Giugno a Cagliari
Premesso che :
• È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista; XII disposizione transitoria e finale , comma 1 della Costituzione;
• È reato l’apologia del fascismo ; legge 20 giugno 1952 N° 645, art. 4 , detta anche legge Scelba;
• È reato la discriminazione razziale, etnica e religiosa; Legge N° 205 25 giugno 1993 art.1, detta anche legge Mancino;
Il Cagliari SocialForum esprime indignazione per l’autorizzazione a manifestare il 30 giugno 2017 concessa al Movimento Sociale Sardo.
Dalle frasi riportate nella locandina della manifestazione, dai commenti su Facebook, doveva apparire evidente che la manifestazione avrebbe assunto il carattere che poi ha assunto: un carattere razzista, xenofobo, di odio etnico, nonché di esaltazione del fascismo in aperto contrasto con l’art. 1 della Legge N° 205 del 25 giugno 1993 ( recante materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa) e con l’art. 4 della Legge N° 645 del 20 giugno 1952 nonché con i Principi fondamentali della Costituzione.
Il Cagliari Socialforum fa inoltre presente che le manifestazione indette, regolarmente comunicate, contro le basi militari , la guerra, la fabbrica di bombe sono state negate e sottoposte a restrizioni intollerabili, tali da vanificare le manifestazioni stesse e mortificare e criminalizzare i partecipanti, con episodi di violenta repressione attraverso cariche ingiustificabili e mirate.
Vogliamo ricordare la vergogna dei fogli di via e i vari provvedimenti di restrizione della libertà delle persone, allo scopo di criminalizzare e vanificare la grande manifestazione a Teulada del 2015.
Vogliamo ricordare un sit-in in via Torino, in data 1 Aprile 2016 contro la guerra in Libia e contro le basi, regolarmente comunicata, ma non autorizzata con la ridicola motivazione dell’intralcio al traffico e alla circolazione. Per non essere di intralcio al traffico, sono stati transennati, con adeguata e blindata custodia, tutti gli accessi a via Torino con conseguente blocco di tutto il traffico nelle zone adiacenti.
Questi sono solo alcuni degli innumerevoli esempi. Da sottolineare che in tutti questi casi abbiamo manifestato in “difesa” dei principi costituzionali.
Chiediamo sino a che punto possa arrivare la vostra “ discrezionalità” .
Vi chiediamo, infine, quali sono state le motivazioni che hanno consentito lo svolgimento di una manifestazione che fin dalla sua “adunata” portava i germi del carattere razzista, xenofobo e fascista in aperto ed evidente contrasto con le leggi e i principi fondamentali della costituzione.
Restiamo in attesa di una risposta.
f.to
Il Cagliarisocialforum.
HISTORIA MAGISTRA MORTIS – di Gian Luigi Deiana
(i trucchi osceni della storia d’italia)
l’unione sarda di oggi 10 giugno riporta in pagine diverse due lezioni esemplari di contraffazione storica: dalla riflessione congiunta su queste due lezioni se ne ricava una terza, fondamentale per comprendere la pillola avvelenata del rapporto tra la sardegna e l’italia dal punto di vista storico;
– prima lezione: nelle pagine della cultura è riportata un’intervista alla scrittrice ebrea elena loewenthal, ospite in un importante evento programmato a cagliari; la tesi sostenuta dall’autrice è questa: il giorno della memoria è diventato per l’italia una comoda ricorrenza di omaggio agli ebrei, che non mette in conto la complicità italiana ed europea in genere nella programmazione del transito dei treni di deportati, e che ancora oggi consente all’italia di non assumere alcun atto formale e alcun impegno etico nel ripudio delle leggi razziali; l’olocausto è la copertura di questo sonno della ragione e di questa abdicazione della consapevolezza storica;
– seconda lezione: nelle pagine di cronaca nuorese è riportata la notizia secondo cui la prefettura di nuoro ha bocciato il programma di revisione della toponomastica cittadina recentemente approvato dall’amministrazione comunale di lanusei; il programma di revisione prevedeva che decadessero le intitolazioni di vie a umberto primo, vittorio emanuele secondo e luigi cadorna e che le nuove intitolazioni fossero attribuite a personaggi illustri di lanusei; la prefettura ha motivato la bocciatura con due argomenti: il primo, che vanno rispettate le scelte toponomastiche effettuate dalle generazioni precedenti; la seconda, che la commissione ufficiale denominata “deputazione di storia patria per la sardegna” giudica intangibile la salvaguardia del patrimonio storico rappresentato dal “risorgimento”;
– terza lezione: la terza lezione non sta nelle pagine del giornale, ma sta nella riflessione sui seguenti punti: che titolo “politico” ha una prefettura nel promuovere o nel bocciare le scelte di una comunità cittadina in materia di intitolazioni delle proprie vie? che titolo “storico” ha una cosiddetta “deputazione di storia patria” nel sancire i valori etici ufficiali da salvaguardare nelle intitolazioni di vie? che razza di repubblica è una repubblica nella quale questioni di tale genere vengono decise senza appello in un ufficio provinciale del ministero dell’interno che si avvale del parere di un misterioso consiglio notturno eletto da nessuno?
— conclusione: vediamo ora i personaggi che la repubblica italiana (nata dalla resistenza ma battezzata in compromesso con la monarchia e con tutte le sue istituzioni più autoritarie, corrotte e brutali: questure, prefetture, alta burocrazia centrale) considera di irrinunciabile statura etica per la sua storia nazionale, e che invece un piccolo comune come lanusei ritiene rinunciabilissimi per il loro oggettivo spessore storico (per es. vittorio emanuele secondo) o per la loro meschina o infame statura etica (umberto primo e luigi cadorna);
– vittorio emanuele secondo fu non solo il primo re d’italia, ma anche il re dei circa ventimila morti della guerra civile meridionale, condotta con l’occupazione militare, la repressione e le rappresaglie da parte di 110.000 soldati contro centinaia di villaggi contadini del sud alla fame (1861-1865); il capitolo sardo fu meno spettacolare, ma non meno tragico;
– umberto primo non fu solo il secondo re d’italia, fu anche il re dello stato d’assedio su campagne e città, fu il re delle prime spedizioni coloniali sciagurate e assassine, e fu il re che si compiacque di decorare il generale bava beccaris per avere usato i cannoni e la cavalleria contro una manifestazione di operai, donne e bambini a milano; per la sardegna fu il re della “caccia grossa” contro pastori e contadini, protrattasi tragicamente per molti anni; cadde vittima di un attentato portato a termine da un eroe anarchico tornato dagli stati uniti per assovere a un imperativo di giustizia, gaetano bresci (1901);
– luigi cadorna fu il comandante in capo delle truppe italiane durante la prima guerra mondiale; fu un personaggio cupo, militarmente irresponsabile, paranoico, cinico e umanamente vile; fu esonerato dopo il disastro di caporetto, e continuò la carriera slinguando riconoscimenti e favori per sé e per i suoi figlioli al cospetto del duce;
– è su questa fosca sequenza che si compì anche la lunga parabola di vittorio emanuele terzo, che fu il terzo re d’italia, che spianò la strada al fascismo e che compì proprio con la promulgazione delle leggi razziali il suo capolavoro sul medagliere della nazione, confortato senza dubbio dalle autorevoli “deputazioni” di storia patria che dominavano il mondo accademico di allora e ahimè, per certi versi anche quello di oggi;
— poiché la questione non riguarda solo lanusei ma è ricorrente in molti comuni sardi, sono del parere che si renda necessaria ora una campagna di solidarietà piena a lanusei, al suo sindaco e alla sua amministrazione.
gian luigi deiana, ardauli
IL CASO DI LUCIA A. – di Gian Luigi Deiana
(terrorismo e costruzione dell’isteria)
con “il caso di anna o.” sigmund freud tracciò il primo studio psichico della patologia isterica, e fu su quella intuizione rivoluzionaria che fondò la teoria dell’inconscio e la psicoanalisi; non rivelò il cognome della paziente per la condizione esemplare del caso, che fu da lui narrato con l’intento di farne appunto il caso di scuola;
“il caso di lucia a.” è un caso di scuola per un’altra ragione ed inoltre obbliga a rivelare il cognome, trattandosi di una nota figura pubblica del mondo dell’informazione e specificamente di quella lucia che si propone di far riflettere gli italiani la domenica appena dopo pranzo sui problemi della società; questa volta, ieri 4 giugno, lucia a. ha dedicato la sua trasmissione “in mezz’ora” proprio all’isteria, e precisamente alla sindrome isterica che secondo la sua tesi ha pervaso la psiche della nazione; la parola chiave di questa sua curiosa sociologia è “panico”;
freud aveva costruito la spiegazione della malattia isterica di anna o. sulla somma di due osservazioni decisive anche se apparentemente insignificanti: il legame della ragazza col genitore ammalato e bisognoso della sua presenza e un rapporto di fobia nei confronti dell’acqua: fece 1+1, e ci ragionò sopra;
annunziata costruisce invece la dimostrazione della sua tesi (che la gente in italia sia sull’orlo di una epidemia isterica) sulla somma di due vicende assolutamente significative, distanti l’una dall’altra ma praticamente simultanee, ovvero l’attentato terroristico di londra e il panico generatosi in una piazza di torino sul finire della partita juventus-real madrid; anche qui l’operazione proposta è stata 1+1, ma mentre il vecchio sigmund aveva correttamente sommato mela+mela, la grande lucia ha erroneamente e consapevolmente sommato mela+pera, e non si è affatto fermata qui;
annunziata si è circondata di autorità del ramo, e precisamente la star di al jazeera barbara serra, un decano di psicologia dell’università di torino e il lobbista italo-israeliano jonathan pacifici; nel bel mezzo di una tragedia reale (quella di londra) e di una quasi tragedia (quella di torino) l’opinione pubblica è stata trascinata da questa sacerdotessa dell’opinione pubblica in una avvilente commedia di costruzione immaginaria dell’isteria;
il copione prevedeva che barbara serra spiegasse che i londinesi a fronte di offese così gravi tutto fanno meno che cedere alla paura; prevedeva che il professore spiegasse che nelle sedute di psicoterapia è sempre più evidente che gli italiani sono sull’orlo di crisi di nervi a causa della dilagante minaccia terroristica; e prevedeva, dulcis in fundo, che il lobbista pacifici spiegasse come in israele il terrorismo non sia un problema in quanto la macchina della sicurezza è perfetta;
la conclusione, si direbbe, sta nell’auspicio in italia che ci si doti di un modello di sicurezza made in israele e di un modello di condotta made in england: imparare a convivere con la presenza della bomba pronta a esplodere senza cedere a fenomeni di panico quale quello di cui la vicenda di torino sarebbe la spia; e magari mettere il tallone di ferro sulle strade e l’intelligence di silicone sull’immigrazione islamica;
scomponendo le parti così grossolanamente assemblate, si deve almeno considerare che il panico provocato da un improvviso moto di folla (vedi stadio heisel) non ha niente a che fare col terrorismo ma solo con imperdonabili imprudenze organizzative; che gli inglesi di fronte al sangue non fanno una piega soltanto nella retorica letteraria e per il resto si comportano giustamente come tutti gli esseri umani; e che in israele l’esercito ha il pieno controllo della situazione in quanto è esso stesso l’agente di terrore più collaudato, più preventivo, più sistematico e più estremo;
sul mare luccica l’astro d’argento, placida è l’onda e prospero è il vento, venite all’agile barchetta mia, santa lucia santa lucia.
Gian Luigi Deiana
NEWROZ: UNA PRIMAVERA PER IL MEDIO ORIENTE – di Gian Luigi Deiana
IL NEWROZ fissa nell’equinozio di primavera l’inizio di ogni nuovo anno, fin dai tempi più antichi del mondo persiano e dei popoli che lo hanno abitato; è insieme una festa del popolo e della terra, identitaria e religiosa, profana e sacra, che individua la propria sacralità nella riforma religiosa di Zarathustra. Nella tragica storia medio-orientale il suo ricorrere stagionale ha segnato innumerevoli volte la catastrofe e la rinascita, il pericolo dell’annientamento e la speranza della liberazione. Questo nuovo anno di guerra, il 2017 dell’era cristiana ovvero il 1438 del calendario islamico, mostra nelle rovine dell’antica Mesopotamia e nella biblica via di Damasco lo scenario di una primavera che appare sempre più impossibile.
ABDULLAH OCALAN è stato fino al giorno della sua cattura, avvenuta in Kenia il 15 febbraio del 1999, il capo del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan; questa organizzazione, fondata appena venti anni prima nel Kurdistan turco, aveva raggiunto in breve tempo una dimensione di consenso e una capacità politica e militare tali da allarmare non solo lo stato turco ma tutti i governi occidentali interessati a preservare con ogni mezzo il controllo imperialistico di tutto il Medio Oriente: un controllo divenuto particolarmente precario negli ultimi decenni sia per l’evoluzione della politica iraniana sia per gli esiti della prima guerra del Golfo. Il complotto internazionale ordito per spegnere la voce di Ocalan ha visto all’opera per almeno quattro mesi governi e cancellerie, ambasciate, servizi segreti e apparati occulti di mezzo mondo agli ordini del presidente americano Bill Clinton; tuttavia la condanna a morte di Ocalan, pur sopraggiunta con una giurisprudenza a orologeria, è stata sospesa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nell’estate del 1999: il cappio non ha potuto spegnere quella voce. Essa, come del resto quella del suo popolo, resta comunque una voce prigioniera: e tuttavia, in sede storica, sono proprio le voci prigioniere quelle su cui si deve misurare la verità.
UN MONDO SENZA VERITA’. La lotta di Abdullah Ocalan per la verità è indirizzata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: potrebbe sembrare l’usuale ricorso di un imputato ad uno strumento di utilità processuale, ma non è affatto così. Attraverso la Corte Ocalan si rivolge al proprio popolo, si rivolge all’Occidente e si rivolge alla Storia: la sua lotta per la verità assume quindi la dimensione di una grande visione storica e di una concezione filosofica profonda: e di fatto è anzitutto su questo che si deve misurare una lotta per la verità. Questa sua opera fu consegnata alla Corte due anni dopo la sua cattura, nell’aprile del 2001. Pochi mesi dopo, con l’attentato dell’11 settembre, lo scenario era destinato a mutare radicalmente: con la plateale menzogna di Colin Powell alle Nazioni Unite sulle armi di distruzione di massa iniziava la guerra in Iraq. Quella che con tragica metafora Saddam Hussein aveva definito “la madre” di tutte le battaglie, e che con cieca stupidità George Bush aveva annunciato come “il Nuovo Ordine Mondiale”, ha disseminato in medio oriente in questi ultimi quindici anni decine di conflitti regionali, migliaia di bombe e centinaia di migliaia di morti, con tutto il corredo di mutilati, di profughi e di ricadute razziste nell’intero Occidente. Il Newroz di questo equinozio di primavera, nel 2017, conta sul terreno tra le case distrutte e i fiori disseccati le immagini di uomini, donne e bambini straziati dai gas. E come sempre in questi casi, inizia tra i mentitori il triste valzer delle accuse, ovvero il balletto osceno della “verità”.
NASCITA DELLA CIVILTA’. La tesi fondamentale di Ocalan, fedele in questo alla lezione dello storico greco Erodoto sul concetto di “verità”, consiste nella necessità di non prescindere mai dalla conoscenza e dalla coscienza di quello che è stato l’inizio: e l’inizio, inteso come l’inizio di tutta la storia, consiste (secondo Ocalan) nella prima forma di vita sociale organizzata costituitasi nella Mesopotamia settentrionale circa diecimila anni fa. La rivoluzione neolitica, le prime confederazioni tribali, la nascita dell’agricoltura, la miscela demografica dei Sumeri, la prima formazione di classi proprietarie, il passaggio dalle forme animistiche di mitologia a una religione diretta dal tempio, la pianificazione schiavistica dell’economia, le guerre per i metalli, l’imperialismo militare di Sargon ecc. costituiscono l’orditura primaria di tutto il processo storico che ne sarebbe poi conseguito. E ogni volta, quando il carico di sopraffazione diventava insostenibile, l’Oriente ha saputo opporre come prima forma di resistenza un elemento etico irrinunciabile e radicale: il Profetismo.
PROFETISMO. Il profeta non è affatto un sacerdote, ne costituisce anzi una antitesi radicale; il suo rapporto col divino parte sempre dall’umano e specificamente dal ripudio dello sfruttamento e dalla necessità della liberazione. Il profeta è l’uomo che coltiva la speranza in tutto il popolo. In particolare Ocalan attribuisce alla figura di Abramo una rilevanza storica fondativa, per tutto il corso della civiltà, nella concettualizzazione liberante del divino; ed attribuisce alla figura di Zarathustra una rilevanza storica ugualmente fondativa, per la storia e per l’identità medio orientale fino ad oggi, nella concettualizzazione della libertà individuale. L’idea del divino come liberazione dall’oppressione e l’idea dell’umano come libera volontà sono il lascito del profetismo ed Abramo e Zarathustra, come Isaia o come Mani, ne sono le figure emblematiche. E’ per tale ragione che le grandi religioni universalistiche, nate all’inizio e alla fine dell’immenso ordinamento schiavistico rappresentato dall’Impero Romano, cioè la religione di Gesù e la religione di Maometto, non avrebbero potuto prendere forma altrove se non in Medio Oriente. La civiltà ha trovato nel profetismo la ragione antica del superamento della stessa schiavitù religiosa, come ha maturato essenzialmente nel profetismo il proprio orizzonte etico e la propria intelligenza storica. La civiltà trova nel Profetismo l’embrione stesso dell’Umanesimo; e nelle epoche di crisi (quale quella in cui è precipitato il mondo e soprattutto il Medio Oriente oggi) affida al Profetismo la salvezza estrema dell’Umanesimo stesso.
UMANESIMO. La tesi conseguente proposta da Ocalan pone il problema del perché il Profetismo sia rimasto un fenomeno storico essenzialmente orientale mentre l’Umanesimo si sia costituito come un fenomeno storico essenzialmente occidentale. In termini più estremi, perché l’Oriente abbia avuto un Profetismo che non è maturato come Umanesimo e perché l’ Occidente abbia maturato l’Umanesimo senza avere nel suo germoglio il Profetismo. Questa doppia contraddizione è di fondamentale importanza per la comprensione della dialettica storica, ovvero per la comprensione del carattere autoprogressivo delle contraddizioni reali. Ocalan spiega che la prima forma storica dell’Umanesimo si venne a costituire in Grecia, e specificamente nello stesso frangente storico della predicazione profetica di Zarathustra, il profeta della libera volontà e dell’identità individuale; e tuttavia il mondo greco non incontrò Zarathustra, e non lo incontrò in quanto la direttrice imperialistica del colonialismo greco nel Vicino Oriente entrava in diretto e radicale conflitto con il mondo persiano. I Greci presero tutto dall’Oriente, dai fondamenti della matematica ai propri dei, ma grazie alla struttura aperta della loro società ne realizzarono un superamento talmente forte e talmente originale da comportare nei confronti della madre orientale una irreversibile frattura. Qui, nell’umanesimo della prima filosofia greca e nella democrazia delle prime città greche, si pone il primo epocale divario tra Oriente e Occidente. A questo seguì il grande contributo della romanità, che non consiste tanto in una grande coltivazione umanistica, peraltro difficile in un impero a base schiavistica e militare, quanto nella genesi e nella giustificazione del diritto (il Diritto, inteso come la regolazione giuridica dei rapporti sociali relativamente alle forze sociali tout court piuttosto che alla tradizione o agli dei). E’ poi vero che le forme schiavistiche di organizzazione sociale e poi le forme servili di un interminabile Medio Evo frenarono anche in Occidente il processo espansivo dell’Umanesimo greco come anche il processo evolutivo del Diritto romano, ma è altrettanto vero che in Occidente il Medio Evo ha poi avuto fine: ciò che è avvenuto in Europa cinque secoli fa, cioè un mutamento generale del panorama delle forze produttive indotto dal progresso scientifico e tecnico, ha spalancato in Occidente il nuovo orizzonte del Rinascimento e della riforma generale di tutta la società. Il Medio Oriente invece, quanto più procedeva nella unificazione geografica indotta dall’Islam, tanto più sprofondava negli identitarismi dogmatici, sia religiosi che tribali, funzionali ad una perpetuazione della struttura servile dell’intera società al servizio di oligarchie: sprofondava cioè in un Medio Evo senza fine.
MARXISMO. La tesi conseguente di Ocalan riguarda la modernità e infine il mondo contemporaneo; riguarda quindi anche il futuro, ovvero la direzione verso cui indirizzare le possibilità di azione della politica. Per quanto la posizione di Ocalan nei confronti di Marx e soprattutto dello scolasticismo marxista sia estremamente critica, in termini di metodo e di costruzione teorica essa resta del tutto interna alla concezione rivoluzionaria propria del comunismo. Ocalan prosegue qui l’analisi della contraddizione Oriente-Occidente e osserva, in primo luogo, che il cammino storico progressivo indotto in Occidente dalla rivoluzione umanistica è stato bloccato dal capitalismo; per tale ragione i risultati reali della primavera dell’illuminismo, consistenti negli straordinari progressi della scienza e della tecnica, in forza del loro uso perverso si stanno rivelando ogni giorno di più nel loro potenziale mostruoso e antiumano. L’imperialismo, esito obbligato e cieco di questo autismo dell’economia e dell’organizzazione della vita materiale e spirituale, ha di conseguenza investito tutto il mondo di questa malattia, la malattia autoimmune dell’Occidente. In particolare ne ha investito il Medio Oriente, riaprendo a parti invertite la frattura epocale sopravvenuta venticinque secoli fa tra i Greci e i Persiani. Allora fu l’occidente greco a produrre il superamento di una condizione storica ormai ferma nel grande Medio Oriente; e così oggi, a parti invertite, il futuro chiede al Medio Oriente di rendere possibile, con la propria rivoluzione e con la propria salvezza, anche la salvezza dell’Occidente. Ocalan è persuaso che la corsa folle imposta dalla macchina del capitale non potrà essere fermata con un processo politico interno al mondo capitalistico stesso, o almeno che ciò non possa avvenire prima che eventi di carattere catastrofico sull’ambiente e sui popoli si siano realizzati; e dunque è la Storia stessa che nella sua logica impone il percorso necessario: è di nuovo compito del Profetismo costruire l’ancora di salvezza dell’Umanesimo. Vi è però una condizione: che il Medio Oriente di oggi sappia essere all’altezza del suo grande passato, sappia finalmente accendere il suo Rinascimento, la sua Riforma e il suo Illuminismo. Che il Medio Oriente, in tutte le componenti etniche che ne hanno segnato la storia, sappia superare le ancestrali consuetudini tribali, i dogmatismi confessionali e gli inganni dei propri nazionalismi; che sappia smascherare la connessione perversa tra gli interessi imperialistici del capitale e gli interessi di classe delle oligarchie nazionali locali. Che cioè sappia entrare realmente nell’epoca della democrazia.
IL POPOLO KURDO. In questa visione storica il compito del popolo kurdo è assolutamente particolare: non dovendo rendere conto alla ragion di stato, non avendo un proprio stato, il popolo kurdo è forse l’unica entità storica in grado di cominciare a sperimentare una democrazia sgravata del carico stesso dello stato e delle sue logiche autoconservative. Le varie componenti kurde devono saper essere leali nell’ambito di ciascuno stato nella misura in cui esse sono riconosciute, e nella misura in cui sono rispettate in condizione costituzionale di uguaglianza di diritti e di parità sociale. Questo impone loro da un lato di organizzare il diritto alla resistenza armata laddove i diritti fondamentali non vengano riconosciuti, e dall’altro di organizzare il progresso democratico di ciascuno stato di cui sono cittadini, a partire dall’organizzazione democratica della società civile. In questa unicità storica il popolo kurdo, che si trova nel centro della nascita della storia umana ed insieme nel centro della sua attuale catastrofe, è chiamato ad essere protagonista, in una volta, sia del profetismo che della rivoluzione.
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NEL GREMBO DELLA RELIGIONE. La riflessione storica e filosofica di Ocalan è contenuta nel primo dei suoi saggi carcerari, intitolato Gli eredi di Gigamesh. Essendo presentato come “appello” all’Europa nella forma giuridica di ricorso alla Corte per i Diritti dell’Uomo, già nella prima pagina Ocalan afferma che è come se la vecchia madre (il Medio Oriente da cui è nata tutta la storia della civiltà) si presenti a chiedere giustizia ai suoi figli da tanto tempo immemori di lei. Stando a questa dolorosa metafora, il seno di questa madre ha nutrito per millenni l’umanità, secondo Ocalan, non solo con la progressione dell’organizzazione produttiva e sociale ma anche con le sovrastrutture intellettuali e religiose: l’Europa è integralmente figlia del Medio Oriente sia dal punto di vista materiale che dal punto di vista spirituale. Ocalan, in modo evidente grande conoscitore di Hegel e grande estimatore di Gramsci, dedica la parte “essenziale” della sua riflessione proprio all’eredità spirituale che l’Europa ha ricevuto nel corso di tremila anni, cioè a ciò che nel lessico marxiano è indicato come “la sovrastruttura”. Giustifica questa opzione interpretativa, eretica per la scolastica marxista, in quanto ritiene che il legame sociale fondamentale che tiene insieme i gruppi umani è l’identità ideologica. Ora, da un punto di vista propriamente storico, la sostanza prima e ineliminabile dell’ identità ideologica (di tribù, etnie, nazioni, popoli e degli individui che ne fanno parte) è la religione.
LA RADICE RIVOLUZIONARIA DELLE RELIGIONI. Ocalan spiega che la transizione dalle mitologie animistiche del neolitico all’ istituzione cultuale dei templi (dalle deità femminili alle teogonie maschili ai re-dei ecc.) è avvenuta nella società dei Sumeri. L’irrigidimento della condizione schiavistica che si determinò nella fase apicale del sistema sociale sumerico, cioè nel periodo accadico e assiro, provocò la ribellione dei gruppi etnici ad esso marginali, e in specie la ribellione ai riti dei sacrifici umani e quindi la distruzione degli idoli: ciò avvenne nell’epoca di Hammurabi (1700 a.C.) e diede luogo a due varianti: la linea di profetismo di etnie ariane insediate nella montagna (che porta dal mito del fabbro ribelle, Kawa, alla predicazione di Zarathustra) e la linea di profetismo di tribù semitiche prossime ai deserti (che porta dalla distruzione degli idoli da parte di Abramo alle Tavole della Legge). Ciò che caratterizza ambedue i casi non è soltanto la radice sociale della rivoluzione religiosa, ma anche e soprattutto il salto psichico da una immagine degli dei configurata da attribuzioni concrete, ad una concettualizzazione di Dio in cui si astrae e si unifica ogni idea valoriale di salvezza (giustizia, misericordia, ecc.). Gesù e Maometto non faranno che replicare questo schema, accentuandone al massimo grado non solo la radice di rivoluzione sociale, ma anche l’astrazione monoteistica e la destinazione universalistica: Gesù in riferimento all’ordine schiavistico e all’occupazione militare romana in Palestina e Maometto in riferimento allo sfruttamento esercitato dalle oligarchie urbane sulle tribù beduine.
MOSE’, GESU’ DI NAZARETH E MAOMETTO. Ocalan mostra grande ammirazione per la predicazione di Zarathustra, in quanto massimo profeta della libera individualità e di un’etica fondata sull’amorevolezza; tuttavia la portata propriamente storica delle grandi religioni non si attua nell’ambito delle tribù ariane in cui visse Zarathustra, ma si realizza nell’ambito di popolazioni semitiche segnate da un retroterra storico di nomadismo, o di rapporto tra deserti e centri di società sedentaria. Per tali ragioni egli ritiene indispensabile la comprensione del rapporto tra il principio di scambio (connaturato al commercio) e il rapporto del dare e del ricevere rispetto a Dio. In Mosè è evidente la limitatezza del “dare” di Dio e la sua condizione obbligata (il riconoscimento dell’ unicità di Dio, l’ubbidienza alla “sua” legge, il sacrificio, il tempio ecc.) e quindi la sua limitazione a un popolo “eletto” per Lui ma perennemente esule all’interno di altri popoli. In Gesù (“chiedete e vi sarà dato”) l’orizzonte spirituale della beatitudine deriva invece “come tale” dalla condizione esistenziale del povero, che è chiamato a viverla nell’edificazione del prossimo e in una prospettiva di universalità. In Maometto il vincolo dello scambio è rimarcato invece nel principio assoluto della condotta, la “dedizione”, virtualmente senza limite nei confronti di Dio. (Peraltro Ocalan rimarca, in altre parti della trattazione, la forma umanamente più desiderabile dello scambio sociale formulata a suo tempo da Marx per la società comunista: “da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”: che vi sia anche nell’enfasi marxiana una eco del profetismo, è cosa abbastanza evidente).
L’ ISTITUZIONALIZZAZIONE CONTRORIVOLUZIONARIA DELLE RELIGIONI. Ocalan segue analiticamente la metamorfosi delle grandi religioni dalla loro fase profetica, sempre rivoluzionaria, alla fase della loro istituzionalizzazione, sempre controrivoluzionaria. In nuce questa valutazione fu già presente negli scritti filosofici giovanili di Hegel come anche del giovane Marx; ma Ocalan delinea un’ originale comparazione storica fra le tre vicende in esame, soffermandosi sia sui modi dell’istituzionalizzazione del Cristianesimo (da Costantino al Medio Evo) sia sui modi dell’istituzionalizzazione dell’Islam (da Muawia all’impero Abbaside): la stagnazione delle forme sociali dell’epoca feudale, la loro diversa forza e la loro diversa durata fra Oriente e Occidente sono esaminate con attenta cura, in quanto è da questa struttura istituzionale che viene impedito l’accesso all’Umanesimo, che resta la strada obbligata per rendere storicamente possibile una società universalmente umana. E in particolare per i popoli del Medio Oriente, afferma Ocalan, questo significa che il presupposto di ogni rivoluzione consiste, oggi più che mai, nella capacità di sferrare l’attacco contro la gabbia dogmatica e istituzionale della religione stessa.
IDENTITA’ IDEOLOGICA E LIBERA INDIVIDUALITA’. Posto che l’umanità ha impiegato “centomila anni” per rendere possibile la socialità umana, e che il legame sociale che da diecimila anni tiene in vita l’umanità è l’identità ideologica (cioè la consapevolezza collettiva di una appartenenza sociale); posto che la pienezza dell’essere umano sta soltanto per una sua parte nell’appartenenza, ma per una parte altrettanto essenziale sta nella libera individualità, il compito della Storia consiste nel giudicare quanto siano rispettate le appartenenze (in primis le etnie, le lingue madri ecc.) e quanto sia promossa l’individualità (la libera volontà, il rispetto ecc.). Il momento storico che stiamo vivendo oggi presenta un quadro drammatico nel quale l’Occidente è parassitato da un capitalismo al suo zenit e al suo prossimo declino, pervasivo al punto che nutre l’individualismo solo per renderlo sempre più obeso e asociale, mentre il Medio Oriente mutila l’individualità in nome di dogmi nazionalistici maniacali, tanto distruttivi nelle guerre fratricide quanto ridotti alla funzione di “manichini” nello stesso risiko imperialistico occidentale. Un mondo in cui il cerchio rischia di chiudersi, poiché forze imponenti convergono per fare della vecchia madre il manichino di un figlio cieco.
Nessuno creda di sapersi difendere tranquillamente dall’industria dello spettacolo del falso – di Antonello Boassa
Sceneggiate terroristiche e golpistiche , video e foto manipolati , depistaggi comunicativi , occultamento informativo , commenti giornalistici e degli opinion makers fuorvianti , testimonianze ingannevoli …
L’industria dello spettacolo del falso estende i suoi tentacoli attanagliando i colti e gli “incolti , gli esperti e gli “inesperti” , i politicizzati e i non “politicizzati” , riuscendo spesso ad ingannare chiunque . Nessuno creda di sapersi difendere con disinvoltura da un’industria completamente controllata dalla grande finanza .
Perché un modello di produzione avviato allo stato attuale verso la sua ultima fase (caratterizzata dall’egemonia della grande finanza) , la sua più degenerativa , possa essere ritenuto credibile da grandi masse , proprio ora che si sta rendendo sempre più feroce con le sue guerre criminali e con la devastazione ambientale , è assolutamente necessaria una spietata (altro…)
Nella sinistra italiana ora è il panico. Tsipras è un renzino greco – di Antonella Piras
Nella sinistra italiana ora è il panico. Tsipras è un renzino greco.
Non esiste una sinistra italiana. Almeno non esiste nel sistema istituzionale e parlamentare. Non può esistere. Penso che l’unica sinistra esista al di fuori delle istituzioni, sia altro da esse, si ricavi degli spazi antisistema in assoluta autonomia. Esista nelle forme autogestite di economia della sussistenza , nelle case occupate, nei movimenti antimilitaristi, nel No tav, no trivelle, no Muos. Esiste, paradossalmente, in una parte della chiesa cattolica, al cui interno si muovono pesanti lotte di potere. Quella parte rappresentata dall’attuale pontefice e da diversi vescovi, ha capito di essere ad una svolta. (altro…)