Parla la scuola

Una mattinata a scuola, tra carnevale e nuovi ministri. Le attività manuali e pratiche… di Andrea Scano maestro elementare

Una mattinata a scuola, tra carnevale e nuovi ministri

Le attività manuali e pratiche..

di Andrea Scano – maestro elementare

 

Una magnifica ed impegnativa mattinata a scuola trascorsa ad incollare, ritagliare, dipingere. Un tempo le chiamavano “attività manuali e pratiche”.

Una mattinata, per me, con il pensiero che vola dai bambini che ho davanti agli occhi e arriva ai nuovi ministri, al futuro della scuola, a ciò che sarà di noi…

 

… segue nel file allegato

 

 

Andrea Scano – Una mattinata a scuola, tra carnevale e nuovi ministri. Le attività manuali e pratiche…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lettera sulla scuola di un maestro elementare appassionato, ex iscritto PD

Ho la fortuna di essere un maestro felice che crede nel proprio lavoro e che lo svolge quotidianamente con piacere.
Tuttavia non ho il paraocchi e il panorama che vedo tutti i giorni osservando la scuola italiana è desolante.
Le politiche portate avanti dai governi degli ultimi vent’anni l’hanno resa sempre più debole e fragile e stanno minando la buona volontà dei più tenaci e appassionati tra gli insegnanti. Gli anni passati sono stato iscritto al Partito Democratico, dando corpo insieme a milioni di persone ad un sogno di rinnovamento del paese e della scuola.
Ma oggi la mia coscienza di insegnante e di cittadino mi impone di fare un passo indietro: non condivido nulla della visione sottesa alla legge della cosiddetta “Buona Scuola” renziana.
Non condivido nulla della visione che ritiene di dover applicare logiche tipicamente aziendali al mondo della scuola.
Ritengo che le politiche scolastiche attuate negli ultimi decenni non abbiano niente (o quasi niente) in comune con un pensiero che si voglia definire “di sinistra” o “progressista”.
E alla stessa maniera la pensano tantissimi insegnanti dell’area culturale del centrosinistra.
Insegnanti che sono oggi
delusi rispetto ai partiti che avrebbero dovuto rappresentarli.
Nella mia aula, con i miei alunni, ho la fortuna di sentirmi ancora soddisfatto e motivato. Ma non posso fare a meno di denunciare tanto degrado che vedo intorno a me.
I casi di insegnanti aggrediti fisicamente da alunni maleducati o da genitori prepotenti ed iperprotettivi non sono più casi rari, ma rappresentano la punta di un iceberg: l’iceberg della squalifica continua della scuola pubblica e del suo operato.
La squalifica del senso profondo della parola “educazione”.
Non credo che tutto ciò sia avvenuto per caso: la responsabilità è anche e soprattutto politica.
Con questo non voglio dire che dentro la scuola “prima andava tutto bene com’era”.
Voglio dire che c’era e c’è una sete di riforme diverse da quelle che abbiamo visto attuate sinora.
Riforme che segnino una
differenza netta, chiara, percepibile con le politiche del centrodestra.
Basta con la stupidaggine delle scuole in competizione tra loro. Basta con la stupidaggine degli insegnanti in competizione tra loro.
Non dico solo che questa logica è immorale: dico che questa logica NON FUNZIONA.
Non funziona nello stesso modo in cui non funzionerebbe un’automobile con le ruote quadrate e il freno a mano tirato.
Questa logica non serve certo a migliorare le scuole o la didattica: serve solo a far diventare anche le scuole delle squallide città – mercato, obbligate ad occuparsi in maniera spasmodica della vetrina e delle apparenze nel tentativo di guadagnare nuovi clienti – studenti.
La scuola – azienda deve cercare di “vendersi” facendo soprattutto “immagine”, insomma facendo soprattutto tanta, tanta gazzosa.
Con buona pace della qualità della didattica, che sembra non interessare più nessuno.
Con buona pace degli insegnanti seri ed appassionati.
Con buona pace delle migliori pratiche educative.
E’ ora di dire basta all’idea balzana del “preside manager” (che talvolta si trasforma in “preside sceriffo”) che dovrebbe (povera Italia!) valutare competenza e capacità degli insegnanti della propria scuola.
Ma avete un’idea, avete una vaga idea della preparazione media di un preside in fatto di pedagogia, metodologia e didattica?
Ma vi rendete conto che un preside ex professore di matematica o di filosofia alle superiori si ritrova paracadutato in un istituto comprensivo con il compito di giudicare insegnanti
dell’infanzia e delle elementari di cui non conosce praticamente nulla, se non (forse) in quale aula x del caseggiato y lavorano?
Non trovate ridicolo tutto questo?
E non lo trovate offensivo e poco dignitoso verso gli insegnanti e gli studenti?
Basta con l’idea che, quando si parla di scuola, tutti abbiano diritto di parola: giornalisti, ingegneri, giuristi, genitori, politici … tutti tranne gli insegnanti e gli educatori in genere.
Serve più educazione, serve più pedagogia, e chi ha qualcosa da dire in fatto di pedagogia (perché ha studiato e praticato a lungo) dovrebbe essere ascoltato in religioso silenzio dai politici che dovrebbero rappresentarci.
Ascoltato, e non umiliato e
messo all’angolo, come oggi di fatto avviene.
Quante volte il PD e l’intero centrosinistra si sono mostrati sordi, ostinatamente sordi rispetto alle legittime richieste provenienti dal mondo della scuola!
Richieste che avevano il solo scopo di aiutare a dare una rotta e a far raddrizzare una nave che rischia di affondare.
La richiesta non è in nome di una presunta “casta” (sigh!) di 800.000 insegnanti o giù di lì.
E’ in nome e per conto di 8 milioni di studenti, quasi tutti, oggi, senza diritto di voto.
Studenti che sono il nostro futuro, sono l’Italia del domani.
Sono l’Italia che dovremmo far crescere con cura, nel migliore dei modi.
Con una “Scuola Migliore” e non certo con una “Buona Scuola”.

(Andrea Scano, maestro elementare, ex iscritto al PD)

Il vaccino: dubbi sulla autocertificazione – Massimo Locci

RICORDERO’ o NON RICORDERO’
MI DOMANDO , SONO UN TESTONE o TESTARDO ?
AUTOCERTIFICAZIONE DOCENTI IN SCADENZA 16 NOVEMBRE 2017
DIVERSI PUNTI OSCURI RIMANGONO
IL DECRETO-LEGGE 7 giugno 2017, n. 73 scrive:
(( 3-bis. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, gli operatori scolastici, sanitari e socio-sanitari presentano agli istituti scolastici e alle aziende sanitarie nei quali prestano servizio una dichiarazione, resa ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, comprovante la propria situazione vaccinale. ))
Dal dizionario : comprovare
1. Provare, dimostrare efficacemente; si dice di solito di argomenti che si aggiungono ad altri o di fatti che confermino quanto già asserito per vero
1^ Obiezione
SE IO COMPILO IL MODULO CON TUTTI “NON RICORDO”, CHE COSA COMPROVO ? NULLA !
Il decreto parla di dichiarazione ai sensi del DPR 445 .
Ma nella documentazione ricevuta da tutti noi penso si cita l’art 47 .
2^ Obiezione
PERCHE’ NON CITARE ANCHE L’ART 43, 48, 49 ? ed invece solo l’art 47
( di cui nel decreto non si parla specificatamente ? )
ART 43 . ( NOTARE punti 1, 2, 3 )
Art. 43
(L-R) Accertamenti d’Ufficio
1. Le amministrazioni pubbliche e i gestori di pubblici servizi sono tenuti ad acquisire d’ufficio le informazioni oggetto delle dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e 47, nonche’ tutti i dati e i documenti che siano in possesso delle pubbliche amministrazioni, previa indicazione, da parte dell’interessato, degli elementi indispensabili per il reperimento delle informazioni o dei dati richiesti, ovvero ad accettare la dichiarazione sostitutiva prodotta dall’interessato (L). (12)

2. Fermo restando il divieto di accesso a dati diversi da quelli di cui e’ necessario acquisire la certezza o verificare l’esattezza, si considera operata per finalita’ di rilevante interesse pubblico, ai fini di quanto previsto dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 135, la consultazione diretta, da parte di una pubblica amministrazione o di un gestore di pubblico servizio, degli archivi dell’amministrazione certificante, finalizzata all’accertamento d’ufficio di stati, qualita’ e fatti ovvero al controllo sulle dichiarazioni sostitutive presentate dai cittadini. Per l’accesso diretto ai propri archivi l’amministrazione certificante rilascia all’amministrazione procedente apposita autorizzazione in cui vengono indicati i limiti e le condizioni di accesso volti ad assicurare la riservatezza dei dati personali ai sensi della normativa vigente. (L)
((3. L’amministrazione procedente opera l’acquisizione d’ufficio, ai sensi del precedente comma, esclusivamente per via telematica…. ( Continua …)
ART 48 ( Notare in particolare il punto 2 ed importantissimo il punto 3 )
(R) Disposizioni generali in materia di dichiarazioni sostitutive
1. Le dichiarazioni sostitutive hanno la stessa validita’ temporale degli atti che sostituiscono.
2. Le singole amministrazioni predispongono i moduli necessari per la redazione delle dichiarazioni sostitutive, che gli interessati hanno facolta’ di utilizzare.
Nei moduli per la presentazione delle dichiarazioni sostitutive le amministrazioni inseriscono il richiamo alle sanzioni penali previste dall’articolo 76, per le ipotesi di falsita’ in atti e dichiarazioni mendaci ivi indicate.
Il modulo contiene anche l’informativa di cui all’articolo 10 della legge 31 dicembre 1996, n. 675.

3. In tutti i casi in cui sono ammesse le dichiarazioni sostitutive, le singole amministrazioni inseriscono la relativa formula nei moduli per le istanze
NOTA IMPORTANTE IL DECRETO N° 675 E’ ABROGATO , MA NON E’ ABROGATO L’OBBLIGO COME SPECIFICATO AL PUNTO 3 che nel Modulo INSERISCONO LA FORMULA PRIVACY di cui si evince ART 10
NEL NOSTRO MODULO DA PRESENTARE E’ CITATA QUESTA FRASE
Ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, recante “Codice in materia di protezione dei dati personali”, i dati sopra riportati sono prescritti dalle disposizioni vigenti e, secondo quanto previsto dall’articolo 48 del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, saranno utilizzati esclusivamente per gli adempimenti richiesti dal decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73.
Secondo me è prescritta la legge ma non l’obbligo come al punto 3 : 3. In tutti i casi in cui sono ammesse le dichiarazioni sostitutive, le singole amministrazioni inseriscono la relativa formula nei moduli per le istanze

NON CHE SIA PRESCRITTA
CONFERMATO DAL GARANTE DELLA PRIVACY il 1° Settembre Nella giornata di ieri, sono giunte richieste da parte di alcune regioni che vorrebbero poter comunicare direttamente alle scuole, anche tramite le aziende sanitarie, i dati sulle vaccinazioni effettuate dagli alunni. Al riguardo, si ricorda che se il trattamento di dati sensibili non è espressamente previsto da una disposizione di legge i soggetti pubblici possono richiedere al Garante di esprimersi in tal senso solo dopo aver adottato una norma regolamentare – con parere conforme dell’Autorità – che specifichi i tipi di dati e di operazioni identificati e resi pubblici a cura dei soggetti che ne effettuano il trattamento, in relazione alle specifiche finalità perseguite nei singoli casi e nel rispetto dei principi indicati del Codice della privacy.
“Con il nostro provvedimento è ora consentita la trasmissione dei registri degli iscritti dalle scuole alle Asl. Al momento, invece, manca un’adeguata base regolamentare che consenta il flusso inverso, ovvero la trasmissione di dati sensibili dalle Asl alle scuole. Resta naturalmente ferma la nostra disponibilità a esaminare ogni soluzione normativa che possa eventualmente introdurre ulteriori semplificazioni”.
ANDIAMO A GUARDARE IL MODULO PRIVACY COME ART 10 e 13 DELLA LEGGE 675 /1996
Questo dovrebbe essere comunicato a NOI prima che Noi rilasciamo la autocertificazione
GUARDATE IL MODULO PRIVACY COSA A NOI DOVREBBE FARCI SAPERE Art 10 ed art 13 legge 31 dicembre 1996, n. 675.di cui informativa obbligatoria da inserire nel modulo ( punto 3 art 48 dpr 445/2000

Art. 10. Informazioni rese al momento della raccolta
1.11L’interessato o la persona presso la quale sono raccolti i dati personali devono essere previamente informati oralmente o per iscritto circa:
a) le finalità e le modalità del trattamento cui sono destinati i dati;
b) la natura obbligatoria o facoltativa del conferimento dei dati;
c) le conseguenze di un eventuale rifiuto di rispondere;
d) i soggetti o le categorie di soggetti ai quali i dati possono essere comunicati e l’ambito di diffusione dei dati medesimi;
e) i diritti di cui all’articolo 13;
f)12il nome, la denominazione o la ragione sociale e il domicilio, la residenza o la sede del titolare, del suo rappresentante nel territorio dello Stato e di almeno un responsabile, da indicare nel soggetto eventualmente designato ai fini di cui all’articolo 13, indicando il sito della rete di comunicazione o le modalità attraverso le quali è altrimenti conoscibile in modo agevole l’elenco aggiornato dei responsabili.

2. L’informativa di cui al comma 1 può non comprendere gli elementi già noti alla persona che fornisce i dati o la cui conoscenza può ostacolare l’espletamento di funzioni pubbliche ispettive o di controllo, svolte per il perseguimento delle finalità di cui agli articoli 4, comma 1, lettera e), e 14, comma 1, lettera d).

3. Quando i dati personali non sono raccolti presso l’interessato, l’informativa di cui al comma 1 è data al medesimo interessato all’atto della registrazione dei dati o, qualora sia prevista la loro comunicazione, non oltre la prima comunicazione.

4.13La disposizione di cui al comma 3 non si applica quando l’informativa all’interessato comporta un impiego di mezzi che il Garante dichiari manifestamente sproporzionati rispetto al diritto tutelato, ovvero si rivela, a giudizio del Garante, impossibile, ovvero nel caso in cui i dati sono trattati in base ad un obbligo previsto dalla legge, da un regolamento o dalla normativa comunitaria. La medesima disposizione non si applica, altresì, quando i dati sono trattati ai fini dello svolgimento delle investigazioni difensive di cui alla legge 7 dicembre 2000, n. 397, o, comunque, per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, sempre che i dati siano trattati esclusivamente per tali finalità e per il periodo strettamente necessario al loro perseguimento.

Legge n. 675 del 31 dicembre 1996
Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali
Art. 13. Diritti dell’interessato
1. In relazione al trattamento di dati personali l’interessato ha diritto:
a) di conoscere, mediante accesso gratuito al registro di cui all’articolo 31, comma 1, lettera a), l’esistenza di trattamenti di dati che possono riguardarlo;
b) di essere informato su quanto indicato all’articolo 7, comma 4, lettere a), b) e h);
c) di ottenere, a cura del titolare o del responsabile, senza ritardo:
1) la conferma dell’esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati, e la comunicazione in forma intelligibile dei medesimi dati e della loro origine, nonché della logica e delle finalità su cui si basa il trattamento; la richiesta può essere rinnovata, salva l’esistenza di giustificati motivi, con intervallo non minore di novanta giorni;

2) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, compresi quelli di cui non è necessaria la conservazione in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati;

3) l’aggiornamento, la rettificazione ovvero, qualora vi abbia interesse, l’integrazione dei dati;

4) l’attestazione che le operazioni di cui ai numeri 2) e 3) sono state portate a conoscenza, anche per quanto riguarda il loro contenuto, di coloro ai quali i dati sono stati comunicati o diffusi, eccettuato il caso in cui tale adempimento si riveli impossibile o comporti un impiego di mezzi manifestamente sproporzionato rispetto al diritto tutelato;
d) di opporsi, in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento dei dati personali che lo riguardano, ancorché pertinenti allo scopo della raccolta;
e) di opporsi, in tutto o in parte, al trattamento di dati personali che lo riguardano, previsto a fini di informazione commerciale o di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta ovvero per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale interattiva e di essere informato dal titolare, non oltre il momento in cui i dati sono comunicati o diffusi, della possibilità di esercitare gratuitamente tale diritto.

2. Per ciascuna richiesta di cui al comma 1, lettera c), numero 1), può essere chiesto all’interessato, ove non risulti confermata l’esistenza di dati che lo riguardano, un contributo spese, non superiore ai costi effettivamente sopportati, secondo le modalità ed entro i limiti stabiliti dal regolamento di cui all’articolo 33, comma 3.

3. I diritti di cui al comma 1 riferiti ai dati personali concernenti persone decedute possono essere esercitati da chiunque vi abbia interesse.

4. Nell’esercizio dei diritti di cui al comma 1 l’interessato può conferire, per iscritto, delega o procura a persone fisiche o ad associazioni.

5. Restano ferme le norme sul segreto professionale degli esercenti la professione di giornalista, limitatamente alla fonte della notizia.
Dunque se volessero la nostra compilazione dovrebbe la Scuola prima comunicarci tutti i punti dell’arto 10 e dell’art 13
Questa INFORMATIVA non è presente nel modulo che dovremmo consegnare
INOLTRE MI SONO DOMANDATO
Cos’é la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà
Tutte le altre qualità personali, le situazioni e i fatti a conoscenza dell’interessato, e non contenute nell’elenco precedente delle dichiarazioni sostitutive di certificazione, possono essere attestati con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Mia risposta : SE NON RICORDO , NON PUO’ ESSERE A CONOSCENZA DEll’INTERESSATO
Cos’é l’autocertificazione – (dichiarazione sostitutiva di certificazione)
È una semplice dichiarazione firmata dal cittadino, senza firma autenticata e senza bollo, che sostituisce i certificati e documenti richiesti dalle amministrazioni pubbliche e dai gestori dei servizi pubblici.
Cosa non si può autocertificare
 Certificati sanitari e veterinari
 Certificati di conformità CE
 Certificati di marchi e brevetti
MIA RISPOSTA :
SE LA DICHIARAZIONE E’ UNA AUTOCERTIFICAZIONE DOVREBBE SOSTITUIRE UN CERTIFICATO MEDICO o SANITARIO , MA L’ART 49 LO VIETA E DUNQUE E’ UNA DICHIARAZIONE /AUTOCERTIFICAZIONE CHE NON PU0’ SOSTITUIRE UN CERTIFICATO ,
MA SE NON E’ o FOSSE UN CERTIFICATO , NON PUO’ESSERE UNA AUTOCERTIFICAZIONE , DUNQUE SOLO UNA DICHIARAZIONE , MA UNA DICHIARAZIONE ATTESTA COSE A CONOSCENZA NON DIMENTICANZE

Art. 49
(R) Limiti di utilizzo delle misure di semplificazione

1. I certificati medici, sanitari, veterinari, di origine, di conformita’ CE, di marchi o brevetti non possono essere sostituiti da altro documento, salvo diverse disposizioni della normativa di settore.

2. Tutti i certificati medici e sanitari richiesti dalle istituzioni scolastiche ai fini della pratica non agonistica di attivita’ sportive da parte dei propri alunni sono sostituiti con un unico certificato di idoneita’ alla pratica non agonistica di attivita’ sportive rilasciato dal medico di base con validita’ per l’intero anno scolastico.
Nel Modulo pero’ sono stati così solerti ad aggiungere l’ar76 che è citato al 2° punto dell’art 48 e non nel 47 da loro citato
Voglio farvi Notare un dettaglio , il punto 2
Dunque se io Oggi Compilo il modulo con tutti NON RICORDO e Domani mi tornasse la memoria e dunque per ipotesi perché magari trovo il libretto delle vaccinazioni di 40 anni fa , dovrei produrre una nuova autocertificazione che smentirebbe la precedente in quanto NON RISPONDENTE A VERITA’ ( punto 2 Art 76 )

Art. 76
(L) Norme penali
1. Chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso nei casi previsti dal presente testo unico e’ punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia.

2. L’esibizione di un atto contenente dati non piu’ rispondenti a verita’ equivale ad uso di atto falso.

3. Le dichiarazioni sostitutive rese ai sensi degli articoli 46 e 47 e le dichiarazioni rese per conto delle persone indicate nell’articolo 4, comma 2, sono considerate come fatte a pubblico ufficiale.

4. Se i reati indicati nei commi 1, 2 e 3 sono commessi per ottenere la nomina ad un pubblico ufficio o l’autorizzazione all’esercizio di una professione o arte, il giudice, nei casi piu’ gravi, puo’ applicare l’interdizione temporanea dai pubblici uffici o dalla professione e arte.
Come Confermato dal garante della Privacy che al momento non esiste legge sulla privacy per i vaccini e visto che le ASL sino al 2019/2020 non lo possono fare , perché dovremmo farlo noi senza sapere da chi , a chi e come i nostri dati vengano trattati ?
Privacy e vaccini: le scuole potranno inviare gli elenchi degli iscritti alle Asl
Approvato un provvedimento urgente per semplificare gli adempimenti e consentire trattamenti di dati non previsti dalla legge sui vaccini
Da oggi gli istituti scolastici e i servizi educativi per l’infanzia potranno trasmettere gli elenchi degli iscritti alle Asl competenti per territorio per consentire la verifica della regolarità vaccinale senza aggiungere oneri burocratici a famiglie e pubblica amministrazione. Questa la decisione del Garante che ha adottato un provvedimento urgente – con valenza generale – per consentire un trattamento dei dati non previsto dalla normativa sui vaccini se non dal 2019.
Tale decisione risponde alla richiesta dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana e di numerose altre amministrazioni su scala nazionale che hanno manifestato l’intenzione di effettuare uno scambio automatico di dati sulla regolarità vaccinale – anche in assenza di una specifica norma che lo consentisse – al fine di favorire il rispetto degli obblighi vaccinali nei termini previsti dalla legge.
In considerazione dell’esigenza segnalata e dell’imminente avvio dell’anno scolastico, il Garante ha adottato con procedura urgente un provvedimento a valenza generale che autorizza una comunicazione di dati personali non sensibili dalle scuole alle autorità sanitarie.
In particolare, alla luce delle finalità istituzionali perseguite e delle difficoltà operative evidenziate:
• Le scuole – sia quelli pubbliche, sia quelle private – e i servizi educativi per l’infanzia possono trasmettere l’elenco degli iscritti alle aziende sanitarie territorialmente competenti. Tali elenchi potranno essere usati per l’attività di verifica delle singole posizioni e per l’avvio delle procedure previste (ad esempio la convocazione dei genitori), nonché per la pianificazione delle attività necessarie a mettere a disposizione dei genitori la documentazione prevista dal decreto.
• Il Garante ricorda che le aziende sanitarie, di propria iniziativa, al fine di semplificare le procedure, possono già inviare alle famiglie i certificati o altre attestazioni vaccinali per consegnarli alle scuole, senza dover aspettare che siano i genitori stessi a richiederli, nonché inviare altre comunicazioni relative agli obblighi vaccinali, anche a seguito di accordi con gli istituti scolastici.
Nella giornata di ieri, sono giunte richieste da parte di alcune regioni che vorrebbero poter comunicare direttamente alle scuole, anche tramite le aziende sanitarie, i dati sulle vaccinazioni effettuate dagli alunni. Al riguardo, si ricorda che se il trattamento di dati sensibili non è espressamente previsto da una disposizione di legge i soggetti pubblici possono richiedere al Garante di esprimersi in tal senso solo dopo aver adottato una norma regolamentare – con parere conforme dell’Autorità – che specifichi i tipi di dati e di operazioni identificati e resi pubblici a cura dei soggetti che ne effettuano il trattamento, in relazione alle specifiche finalità perseguite nei singoli casi e nel rispetto dei principi indicati del Codice della privacy.
“Sin dall’inizio della vicenda il Garante della privacy ha offerto la massima collaborazione ai Ministeri competenti e a tutte le altre amministrazione coinvolte.” – afferma il Presidente Antonello Soro – “Per aiutare ulteriormente famiglie, scuole e regioni, abbiamo ritenuto ora necessario intervenire, nei limiti che ci sono consentiti dalla legge, per semplificare la vita alle famiglie e consentire un più celere flusso di dati. Ci auguriamo che questo provvedimento ristabilisca chiarezza e limiti i possibili rischi legati a uno scambio dati effettuato in assenza di una regolamentazione omogenea su tutto il territorio”.
“Con il nostro provvedimento è ora consentita la trasmissione dei registri degli iscritti dalle scuole alle Asl. Al momento, invece, manca un’adeguata base regolamentare che consenta il flusso inverso, ovvero la trasmissione di dati sensibili dalle Asl alle scuole. Resta naturalmente ferma la nostra disponibilità a esaminare ogni soluzione normativa che possa eventualmente introdurre ulteriori semplificazioni”.

Massimo Locci

Magia bianca e magia nera della prima lettera dell’alfabeto (lezione postuma per l’ultima classe della mia vita) – Gianluigi Deiana

– magia bianca:

la A è una cosa di sembianza perennemente innocente ma di essenza assolutamente misteriosa, anzi misterica e lo è circa il doppio di quanto lo sia la santissima trinità a tutti nota; essa è una trinità divina da un lato e una trinità diabolica dall’altro;

tutti fin da bambini abbiamo avuto a che fare con la A in quanto prima lettera dell’alfabeto; l’alfabeto è oltre ogni dubbio la più strabiliante invenzione umana, ma poiché in quanto tale non esiste in natura esso deve essere comparso in forza di qualche innesco artificiale; bene, poiché la A ne costituisce la chiave fondamentale, capire il segreto della A significa disporre della chiave fondamentale per la comprensione della storia;

‘A’ è l’espressione fonetica indicante il luogo dell’abitare (nella radice indopeuropea ‘Ar’ è il terreno messo a coltura e nella radice semitica ‘A’ è figurativamente la casa; la ‘a’ minuscola, prima grande conquista dei bambini che esordivano col calamaio, è come una casa piccola nella casa grande, una specie di grembo materno); insomma la ‘A’ ovvero la ‘a’, grazie alla rivoluzionaria invenzione fenicia o più probabilmente aramea che chiamiamo alfabeto (un atomo fonetico = un atomo grafico) è in origine la riduzione pittografica di una parola, la casa, e questa è la riduzione lessicale di un concetto, l’abitare: quindi, come dice il vangelo di giovanni, ‘in principio era il concetto’, cioè il concetto dell’abitare; in secondo luogo la cosa dell’abitare, cioè la casa; in terzo luogo il disegno pittografico della casa, ‘A’; qui sta la divina trinità della ‘A’, come concetto, come cosa e come disegno; la riduzione pittografica di altre parole fondamentali condensate nel loro suono iniziale (di qui tutte le lettere dell’alfabeto) ne è la conseguenza applicativa;

è indubbio che ci sono o che sarebbero possibili innumerevoli altri sistemi di scrittura, ma la scrittura alfabetica fondata sulla ‘A’ ha battuto nella storia tutta la concorrenza: infatti noi abbiamo finito per identificare ‘tutta’ la storia con il tempo della scrittura, intesa come la scrittura alfabetica con i suoi genitori più prossimi (il mix cuneiforme-ideografico delle prime civiltà) e con i suoi discendenti più diretti (il mix analogico-digitale della nostra epoca);

qui sta il punto chiave: se prima della ‘A’ c’è stata la preistoria, dopo la ‘A’ ci sarà la post-storia: capire questo è fondamentale: potrebbe andare tutto totalmente male, ma se tutto andasse relativamente bene la post-storia riporterebbe il gioco alla preistoria, esattamente nel senso della nota parabola di kubrick sul computer ‘hal’ cui l’umanità ha consegnato i codici dell’astronave: bene che vada la curva parabolica della storia può chiudersi e il lume dell’intelligenza tornare al suo inizio col fardello di una plurimillenaria e non biodegradabile stupidità; qui finirebbe il tempo magicamente bianco della magica ‘A’;

kubrick mette in scena il primo fotogramma della post-storia come assenza di molteplicità: deserto, monolito, embrione: primo fotogramma di una nuova lunga preistoria, la clava.
…………………………………………………………………………………………

– magia nera:

la storia della cultura non ha cristallizzato la ‘A’ nella sua pura funzione grafica, ne ha fatto anzi una parola assolutamente speciale e precisamente la ‘parola’ che indica l’assenza, il non esserci della ‘cosa’; ma il non esserci di questa cosa qui rimanda all’improba pensabilità del non esserci in generale, e quindi del non essere in quanto ‘concetto’, posto che il non essere possa essere pensabile; ecco quindi, in ordine inverso rispetto all’ordine della magia bianca, la trinità di segno-cosa-concetto: ma questa volta si tratta di una trinità diabolica e del suo potere misterico di magia nera;

per entrare nel labirinto diabolico di questa trinità buia dobbiamo dimenticare il carattere meraviglioso della ‘A’ come chiave di tutte le porte del linguaggio, delle cose e dei concetti: essa qui resta sempre una chiave, ma una chiave che gira a vuoto su ogni possibile porta, del linguaggio, delle cose e dei concetti: essa è letteralmente la chiave del vuoto;

nel suo potere di annientamento la ‘A’ indica l’assenza di una necessaria presenza: anonimia, anomia, apatia, abulia, anoressia, asocialità, apolitica, ecc.; qualunque entità possiate sperimentare, comunicare o semplicemente pensare, questa può essere annientata da questa piccola piccola chiavetta della nullificazione; essa può entrare nella testa di un bravo bambino e fargli disegnare la mamma sgozzata, può entrare nella testa di un giovane come tutti e farlo andare alla stazione con uno zainetto pieno di tritolo, può entrare nella testa di una mamma e legarla a una slot machine fino all’ultimo spicciolo dello stipendio; è vero che ciascuna di queste è una eccezione, ma quale realtà viene a comporsi con la somma ora dopo ora crescente di tutte queste eccezioni?

il mondo ha cominciato a prestarsi alla comprensibilità propriamente umana quando questa ha cominciato a coltivare la comprensione razionale, e tra gli strumenti di questa la chiave della distinzione in un mondo molteplice, interessante e vario; ciò avvenne quando molti kubrick dei tempi antichi, il più importante dei quali è secondo me anassimandro, concettualizzarono “l’indefinito”, e lo chiamarono appunto a-peiron: qui inizia la storia vera e propria dell’umanità: la decifrabilità di ogni cosa, la scienza, la politica, il diritto, la morale, il senso di ogni cosa in genere: la chiave della distinzione (altrimenti detta il lume della ragione) è da allora l’attrezzo fondamentale senza il quale nessuna mamma farebbe uscire i figli da casa e senza cui anche la mamma, se mai questa chiave la perdesse, finirebbe per essere cercata attraverso la trasmissione ‘chi l’ha visto’;

tuttavia, se resta vero che al principio era il verbo (appunto la chiave della distinzione) prima del principio era l’indefinito e prima di ogni possibile parola o di ogni possibile decifrazione la totale afasia e il totale non senso; se questa era la condizione pre-umana, e specificamente pre-storica, essa incombe sul tempo post-umano o specificamente sul tempo post-storico; peggio, essa incombe non più su un ominide mosso da curiosità e desiderio, ma su un post-uomo il cui sistema biologico è regolato dall’equilibrio metabolico di indifferenza e ottusità; il fantasma dell’ a-peiron da cui ci siamo sganciati con anassimandro, e che abbiamo tenuto abbastanza a lungo nel suo buco nero, torna oggi ad annunciarsi in quella che einstein ritiene la sua modalità più diabolica e onnipotente: la stupidità;

l’astronave corre verso un modello di socialità asociale, di politicità apolitica, di democrazia ademocratica, di esistenza senza rigenerazione, di pace mamma di guerra, di sanità bigpharma, di grafia agrafica, di comunicazione afasica, di egoismo senza individualità, di sofferenza per indifferenti, ecc.: o no?
……………………………………………………………………………………………………….

((ho scritto questo come saluto per la mia ultima terza liceo che ora è una quinta liceo e va all’esame; ma l’ho scritto su questo argomento perché ieri sera un amico che insegna in una scuola media mi ha mandato copia di un giornalino di scuola, scritto da quella che lui definisce la prima generazione agrafica della storia: mi associo in questa madre di tutte le battaglie: la scrittura è la chiave fondamentale con cui aprire la porta di se stessi; chi non scrive, infatti, nell’ apeiron globale che vedo avanzare, preclude anzitutto l’accesso a se stesso)).

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Lettera aperta ai genitori sui test INVALSI – Andrea Scano

Una lettera aperta ai genitori dei miei alunni sulla questione “test INVALSI” alle elementari. Ho ricevuto da loro diversi apprezzamenti, sinceri e commossi. E mi ha fatto molto piacere. Ecco la lettera.

Cagliari, 27 aprile 2017

Lettera aperta ai genitori della classe 2a di via del Sole sulla questione “Test INVALSI”

Cari genitori

Scusatemi se rubo dieci minuti del vostro tempo, ma ritengo doveroso, visto il rapporto di fiducia che esiste con voi, darvi qualche spiegazione. Infatti a breve si svolgeranno, nelle classi seconde e quinte, le cosiddette “prove di valutazione nazionale INVALSI”.
Personalmente ho sempre espresso forte contrarietà verso tali prove.

Tengo a sottolineare che non sono contrario alla valutazione del lavoro in genere, alle indagini, alle statistiche.
E, mi preme sottolinearlo, credo che i vostri figli siano adeguatamente preparati ed in grado di superare agevolmente anche tali test.

Ritengo però che questo tipo di test sia (perdonatemi l’espressione) una vera buffonata.
Ma questa buffonata rischia di diventare pericolosa per i bambini, per noi insegnanti e per la qualità della scuola.
Ci sarebbe moltissimo da dire sulla valutazione e sui test in generale.
Valutare è, in genere, difficile. Questo vale per il lavoro in una struttura pubblica, in un’azienda, in un ospedale…
Ma ancor di più, valutare i risultati di una azione educativa è difficilissimo.
Mille variabili entrano in gioco.

Non si tratta solo di valutare l’apprendimento di regole di grammatica, tabelline e procedimenti a memoria.
Se ci dovessimo accontentare di questi apprendimenti, il compito del valutatore sarebbe relativamente semplice.
Ma regole di grammatica, tabelline e procedimenti a memoria, pur essendo cose importantissime, costituiscono solo una minima parte del processo educativo.
Pensate solo ad attività come la biblioteca di classe, il giardinaggio, le recite, le conversazioni ordinate in cerchio, i giochi di gruppo, il canto, la danza, le attività manuali (così importanti soprattutto nei primi anni di scuola), le attività espressive in genere e quelle volte a formare il senso civico.
Pensate ai giochi linguistici, alle poesie, agli indovinelli, a tutte quelle attività che tendono a stimolare il pensiero creativo e divergente. E con esso la possibilità di costruire delle intelligenze elastiche, flessibili, capaci di “leggere il mondo” e di rapportarsi con gli altri.
Credete veramente che sia possibile misurare l’esito di tutto ciò con dei semplici quiz a risposta multipla, simili a quelli che vengono proposti durante certe trasmissioni televisive?
Mettendo le crocette sulle caselle di “giusto – sbagliato”?
Non scherziamo…
Quanto è “denso” e ricco di significati un solo minuto di lezione, un solo minuto di interazione tra un insegnante ed i bambini! Quale strumento sofisticato servirà per osservare l’intrecciarsi degli sguardi, coglierne l’intensità, rilevare i comportamenti non verbali? E poi l’intonazione, il ritmo, le pause nei discorsi…
Tutto ciò è fondamentale, non accessorio, nell’azione educativa. Ma non viene preso in considerazione nei quiz INVALSI.

Il rischio enorme di questo tipo di prove (INVALSI e simili) è che esse si propongono come “oggettive” e “scientificamente strutturate”, quando sono in realtà dogmatiche, parziali, lacunose. Lontane mille miglia dal lavoro quotidiano degli insegnanti e degli alunni. Studiate a tavolino da presunti “esperti”, senza ascolto delle osservazioni degli insegnanti. Senza feedback.
Hanno la pretesa di misurare un “tutto”, ma misurano (con molte imperfezioni) solo una parte.

Con questi test dell’INVALSI alcuni avrebbero la pretesa di esprimere valutazioni sugli insegnanti e sugli istituti scolastici. Niente di male in tutto ciò se il meccanismo valutativo avesse un minimo di serietà!
Io ritengo invece che non si stia facendo sul serio.
Il problema è che con uno strumento rozzo e semplificato si tenta di valutare una realtà delicata e complessa. Con segaccio e martello si tenterà di eseguire una delicata operazione chirurgica.
Ma la cosa più incredibile è che questi test vengono spacciati come uno strumento per migliorare la qualità della scuola, mentre negli ultimi decenni la scuola stessa ha subito pesanti tagli ai finanziamenti.

Per far camminare bene la macchina – scuola, la prima banale operazione da svolgere sarebbe quella di gonfiare le ruote e mettere un po’ di benzina. Sorge il dubbio che non lo si voglia fare. E che si voglia illudere la gente, nascondendo i problemi veri con qualche operazione di “maquillage” esterno.

Ho anche la forte preoccupazione che tutto ciò porterà ad un ulteriore impoverimento della scuola e del ruolo degli insegnanti: non più maestri, non più educatori ma semplici “addestratori”, utili soltanto per trasmettere in modo meccanico le poche nozioni necessarie per superare i test.

Provo a rendere l’idea con un esempio. I vostri figli svolgono spesso attività di osservazione in giardino e di cura di piccole piantine nel nostro “orto”. E’ sempre interessante e, allo stesso tempo, commovente, vedere i bambini che si impegnano a lavorare la terra, a seminare, ad innaffiare le giovani piantine, ad osservarle quotidianamente per vederle crescere. Io credo che in queste attività siano coinvolti moltissimi aspetti educativi. Certo, si impara anche un po’ di botanica, ma questo mi sembra un aspetto marginale.
Perché i bambini in realtà imparano a curare la vita, imparano ad amare le piante, il verde, la natura. Apprendono a lavorare, osservando meravigliati lo sviluppo di qualcosa di vivo. Intuiscono l’importanza di salvaguardare l’ambiente del nostro pianeta. Colgono nessi, relazioni. Imparano a collaborare per uno scopo comune. Queste esperienze sono formidabili per sviluppare competenze di tipo aritmetico e geometrico. Si pongono le basi per la comprensione del metodo scientifico… e l’elenco potrebbe continuare.

Ora però mi chiedo: cosa accadrebbe se qualcuno volesse valutare questa attività con un test del tipo “INVALSI”?
Facilmente si potrebbero porre alcuni quiz sulla forma delle piante o sulle funzioni di radici – tronco – foglie.
Gli alunni di una classe che non hanno mai fatto attività di giardinaggio ma hanno solo studiato banalmente e velocemente su alcune schede, potrebbero rispondere ai quiz altrettanto bene o forse anche meglio di come lo farebbero i vostri figli. Ma avrebbero imparato meno di un millesimo rispetto a quanto hanno potuto imparare i vostri figli!
Ecco perché continuo ad essere contrario con tutte le mie forze a questo tipo di test: perché essi ci stanno portando ad un impoverimento della azione educativa. Tanti insegnanti, purtroppo, già da oggi trascurano sempre più un’azione educativa seria e completa e dedicano sempre più tempo all’addestramento ai quiz.
Io sono preoccupato ed amareggiato per questa deriva della scuola, deriva che intendo combattere con tutti i mezzi leciti a disposizione.

Vi comunico sin d’ora, quindi, che il giorno 3 maggio (prima giornata delle prove INVALSI) sarò in sciopero per protestare contro lo svolgimento delle prove (previste per i giorni 3 e 5 maggio).
So che in diverse scuole comitati di genitori si sono organizzati per non mandare i figli a scuola il giorno 5.

Vi ringrazio per aver pazientemente letto queste mie opinioni.

Vi saluto cordialmente e, se ne avete voglia, conservate questa lettera tra i ricordi di scuola elementare dei vostri figli: quando diventeranno genitori potranno controllare essi stessi se, nel frattempo, certe “strategie elaborate dagli esperti” saranno servite veramente a migliorare la qualità della scuola italiana oppure no.

Un cordiale saluto

Andrea Scano

Lettera a Gramellini – Antonella Piras

Signor Gramellini, di solito non prendo in considerazione i suoi comizi propagandistici, perché non seguo i programmi televisivi in cui è presente e non leggo i suoi articoli sulla stampa. Mi capita, come stavolta, di trovarmi i suoi post nelle pagine dei variegati gruppi fb di docenti . Questo articolo mi ha incuriosito perché speravo di trovarvi una riflessione e un ripensamento su uno degli aspetti più deleteri della 107, ammesso che questa truffa della buona scuola abbia degli aspetti che non lo siano.
La speranza però, come tutte le speranze, è vana. Lei prende uno dei decimigliaia di casi di Alternanza scuola-lavoro considerandolo una aberrazione rispetto alla norma, per affermare che da noi, in Italia, le cose buone vengano trasformate in spazzatura e, come al solito, superficialmente, non tiene in considerazione neanche la sua amata statistica, che da sola, la porterebbe alla conclusione che questa riforma è un orrore.
L’ASL altro non è che educazione al lavoro precario e non retribuito, sottrazione del diritto all’apprendimento e al libero insegnamento, perché la sottrazione di 400 o 200 ore di didattica o di studio autonomo, a seconda che venga svolta in orario scolastico o extrascolastico, è la negazione di un diritto, ancora costituzionale.
L’educazione e l’istruzione sono sempre più esternalizzate a soggetti terzi che non hanno né le competenze né il ruolo di insegnare alcunché. Mi spiega cosa può insegnare il tutor del Mcdonald’s se non la schiavitù del lavoro, in un’azienda che produce cibo spazzatura?
Cosa possono insegnare gli onnipresenti poliziotti, carabinieri, militari , se non l’obbedienza e la sottomissione a saperi gerarchizzati?
A lei tutto ciò potrà sembrare idealmente bello e buono se ben applicato e controllato, ma non mi venga a raccontare che questa è scuola.
La scuola è anche ozio, ozio nel senso della riflessione, del pensiero libero di meditare sui contenuti della conoscenza. Senza questo principio lei non potrebbe fare ciò che fa, cioè fare le sue riflessioni e renderle pubbliche e condivise, A MENO CHE NON DICHIARI DI APPARTENERE AD UNA CASTA DI PENSATORI CHE NULLA HA A CHE FARE CON UN MASSA IGNORANTE E SCHIAVA DA SORVEGLIARE E PUNIRE.

il Mobbing e Bossing scolastico – Massimo Locci

stressCari Amici, con l’occasione , per complimentarmi per la giornata di studio , confronto dei giorni scorsi al marconi sulla 107,  Tutti gli interventi sono stati pregni , formativi , informativi.

In questa mail , volevo suggerire e proporre in quanto lo trovo coerente con le nostre battaglie,  esprimere se possibile ufficialmente Come Cobas sardegna e/o  Cobas Nazionale  vicinanza ed  un documento di solidarietà per il Caso di Adriano Fontani , amico collega di scuola primaria e presidente del Comitato Nazionale contro il Mobbing ed il Bossing Scolastico di cui faccio parte .

E’ stato licenziato  il 31 ottobre, parliamo di una caso che è l’esempio di quanto sta accadendo nelle scuole e zittire in questo modo un collega ed anche presidente del Comitato Mobbing ovviamente ha una valenza particolare . Lotta da 12 anni e “finalmente” sono riusciti a silurarlo con il licenziamento senza preavviso .

Vorrei proporre un documento di Solidarietà al “significativo” sciopero Nazionale indetto dal  Sindacato Saese per il 12 Dicembre 2016 che nel suo piccolo tenta di affronatare problemi di questa natura e gravità . Penso che sia la prima volta che nella scuola venga indetto uno sciopero  nazionale con questa motivazione.

Questa è L’ultima intervista di alcuni giorni fà , probabilmente ne parleranno in altre trasmissioni ( CartaBianca ) di Bianca Berlinguer , la redazione mi comunicato che ha intenzione di toccare l’argomento , forse Rai news e c’è un interesse delle Iene , comunque Adriano sta cercando di avere la possibilità di far emergere il problema in una vetrina Nazionale .

Penso e propongo se possa anche essere argomento  per “Formazione Obbligatoria” seppur in maniera piu’ allargata legato alla 81/08 , dunque alla tutela della salute . al Benessere nella Scuola e Stress Lavoro Correlato .

Altre interviste in questi anni le potete trovare in rete semplicemente mettendo il Nome di Adriano Fontani.

Alternanza Scuola Lavoro – Laura Parisi

 ASL: Alternanza scuola lavoro.

Questo anno gli studenti che faranno la ASL saranno il doppio dello scorso a.s..
Per onestà intellettuale e realismo si dovrebbe ammettere che sarà ancora più difficile trovare aziende capaci di garantire qualità, sicurezza e adeguata preparazione in linea al percorso di studi.
Infatti non ci sono aziende nel territorio legate alla specificità del corso di studi delle scuole né le condizioni che  consentano di organizzare percorsi di ASL per far conseguire a tutti gli alunni  pari e uguali competenze lavorative ( per questioni di orario infatti vengono portate classi intere nelle aziende per assistere passivamente , di fatto, al lavoro o gli studenti si cimentano per breve tempo a turno nella attività lavorativa proposta).
In particolare nei licei, scuole nate per una formazione aperta a più sbocchi lavorativi e di studio, risulta difficile capire quale possa essere il beneficio che gli studenti possano trarre dalla ASL e dove farla .
L’unico dato certo è che a questi studenti liceali vengono sottratte 200 ore di “diritto allo studio” che viene sostituito con il  “lavoro”.
Non diversamente però, accade anche agli studenti dei professionali che anche quando trovano una azienda dello specifico corso di studi non hanno le garanzie necessarie a svolgere la ASL, nè a tutti gli studenti sarà garantito lo spazio per acquisire competenze.
Inoltre gli studenti sono costretti a fare la ASL per accumulare le ore rese obbligatorie per sostenere l ‘esame di stato: in pratica un ricatto.
Infatti molti di loro, intervistati, preferirebbero dedicarsi ad altre attività scelte liberamente .
Inoltre la ASL (che sarà  tema dell’esame di stato) esaltando la centralità del lavoro si pone in opposizione alla cultura, dando la falsa percezione agli studenti e genitori di un futuro lavorativo.
I punti critici:
1)    Le aziende che accettano di accogliere studenti hanno cospicui finanziamenti dal MIUR (è dell’altro giorno il finanziamento di 100 milioni per Federmeccanica) invece non ci sono fondi per costruire o ristrutturare scuole dignitose (tanto per fare un esempio, Liceo Artistico, IPSS Pertini e ITC Martini non possono svolgere regolarmente le lezioni perché privi di sede) e né per aggiornare gli stipendi dei lavoratori della scuola,
2)    Le ore  sottratte all’attività curricolare di fatto andranno ad aumentare la dispersione scolastica a danno degli studenti dei settori socialmente deboli per i quali peraltro è già pronto il progetto di legge di conseguimento del diploma in azienda anziché a scuola (ricorda l’avviamento al lavoro professionale…),
3)    Le attività di ASL non favoriranno le assunzioni ma si limiteranno ad assicurare costantemente il ricambio di una manodopera mansueta e dequalificata (ricattata per il conseguimento del mote ore per l’esame di stato) a costo zero per le imprese (si veda la Fiat a Maranello che assumeva gli studenti migliori dopo il diploma mentre ora non ne assume più perché ha sempre a disposizione giovani volenterosi di imparare),
4)    Lo stesso concetto di servizio pubblico viene distorto: non più presidio in grado di rispondere ai bisogni (educativi) di tutti – dentro e oltre l’orario scolastico –, bensì strumento ad uso e consumo del privato, sostenuto però dai soldi pubblici e delle famiglie,
5)    La ASL è anche un potente strumento di classe e discriminatorio perché consente ai genitori professionisti di certificare le attività dei propri figli (che poi concorrono alla valutazione dell’esame di stato!),
6)    Le assicurazioni nei luoghi di lavoro degli studenti non vengono perlopiù mai fatte (è previsto l’obbligo di un’assicurazione INAIL per tutte le attività di alternanza) nè il corso sulla sicurezza a carico dell’ente ospitante,
7)    Gli studenti svolgono un servizio gratuito che altrimenti andrebbe fatto da lavoratori che dovrebbero essere pagati sottraendo così posti di lavoro in una situazione così grave come quella attuale..

La ASL è stata utilizzata come potente strumento di propaganda governativa per coprire di fatto la precarizzazione dei lavoratori presenti e futuri e la dequalificazione dell’istruzione pubblica voluta a livello mondiale.
E’ necessario non accettare passivamente tutte le iniziative che apparentemente sembrano garantire innovazione e miglioramento della scuola e della formazione degli studenti.
Se si pretendesse soltanto che  le imprese che accettano di ospitare l’alternanza dessero garanzie di qualità della preparazione e dell’ambiente di lavoro e se si  rispettasse la normativa sulla sicurezza, la ASL non si potrebbe fare.

In occasione degli incontri con i genitori , dei colloqui , del CdC informiamo i genitori.

laura

.. Sul premio ai meritevoli – Silvia Martelli

Ciao a tutte/i,
l’occasione per salutarvi e augurarvi un sereno anno di lavoro è il ritrovarmi inserita nella lista degli insegnanti meritevoli del bonus in denaro.

Come alcune/i di voi sanno, non ho compilato il questionario redatto dal comitato di valutazione e nel mese di luglio ho inviato una dichiarazione al DS di non disponibilità alla valutazione docente (che vi allego), in coerenza con le posizioni che ho sempre assunto nei confronti della legge 107. Insieme con me altre/i colleghe/i
hanno fatto lo stesso.
Il dirigente ha ritenuto di non dover prendere in considerazione la mia dichiarazione e ha invece proceduto secondo una logica meramente burocratica, ma fortemente politica.
Se anche nelle intenzioni del DS, per come l’ho conosciuto, credo di poter ravvisare una ricerca di equità e correttezza, senza alcun intento provocatorio, nella pratica io sento e vivo questa sua decisione come una mancanza di rispetto e come un atto politico fortemente significativo. Perché al mio gesto di tirarmi fuori dalla logica perversa di condizionare il riconoscimento del mio valore di insegnante e, quindi, di subordinare la mia libertà di insegnamento a una gratifica in denaro (che vista la consistenza, ribadisco, si configura come una misera mancetta), lui ha risposto con una decisione che di fatto mi pone in una posizione paradossale: mi ha coinvolta, mi ha tirata dentro e, qualunque cosa faccia io ora, sono dentro. Ha voluto rendermi complice.
Faccio parte degli insegnanti meritevoli. Ma questo lo sapevo già. Non avevo certo bisogno del gesto che dall’alto mi investisse di un riconoscimento magnanimo, per saperlo. Ogni giorno nel mio lavoro vengo valutata da alunne/i e genitori ed è solo il loro riconoscimento che ha valore per me nella scuola pubblica. Non viviamo ancora in un
principato (anche se i sintomi ci sono tutti), lavoro per diritto non per magnanimità e per diritto percepisco uno stipendio: anche in questo sta la democrazia e la libertà. Nel diritto, non nella discrezionalità, nella libertà non nella subordinazione del lavoro a un premio in danaro.
Quando quasi tutte/i noi abbiamo partecipato massicciamente alle proteste contro la legge 107, lo dicevamo: il bonus per i meritevoli ci avrebbe diviso, avrebbe creato una gerarchia tra buoni e cattivi, avrebbe sollecitato la competizione sgomitante piuttosto che la cooperazione, avrebbe alimentato rivalità e rancori. Ma poi è andata
così, come qualcuna ha detto “La legge è legge” e supinamente accettiamo. Il diritto è diventato discrezionalità, senza più certezza.

Quella lista di meritevoli, che per quel che vedo e sento nelle scuole sembra più essere una lista di proscrizione per chi non c’è, è una lista che non dice la verità. Anche se redatta nel rispetto burocratico delle forme, non dice la verità nella sostanza: io so, e lo sappiamo tutte/i, che in quella lista non ci sono tanti/e altri/e insegnanti bravi/e;
io so, e lo sappiamo tutte/i, che quella lista non incide di una virgola sui problemi della scuola, sulla qualità dellascuola.

Quello che si pensava, volendo entrare a far parte del comitato di valutazione, è svanito in un fiato di vento, ripiegato in sé. Il risultato è che il malcontento aumenterà, la frustrazione della maggioranza crescerà, la divisione tra docenti si consoliderà, e il gioco al massacro della scuola pubblica si concretizzerà definitivamente.
Sono arrabbiata, perché la decisione del DS mi mette nell’angolo e qualunque iniziativa potrò prendere, io in quella lista ci sono. Ma non ne sarò complice. E, anche se di poco valore e incisività concreta, questa mia lettera è la stigmatizzazione di una decisione presa su di me contro la mia volontà. Rispettoso sarebbe stato attenersi a quella volontà.

Qualunque cosa si potrà dire in difesa della decisione del DS,  questa non toglierà l’evidenza che nella sua discrezionalità c’era la possibilità di rispettare la mia volontà.
Tra l’altro, rilevo un’assoluta mancanza di trasparenza in questa brutta faccenda: non sono stati pubblicati i criteri di valutazione, nè è stata pubblicata la lista dei docenti meritevoli, nè il premio in denaro.

La pubblica amministrazione (ah, nomen omen) è invece tenuta a pubblicare all’albo tutti i premi ottenuti dai dipendenti a vario titolo, per garantire il massimo della trasparenza. La privacy non c’entra nulla e non averlo fatto implicitamente sottintende l’indicibilità della cosa.
E’ vero, infatti, è indicibile.

Ancora un augurio di buon lavoro.
Silvia
Per conoscenza questa mail è inviata anche al DS

il fertily day – di Marcella Raiola

Sul fertility day la reazione generale, almeno sui social network, è stata politicamente matura a più livelli, e questo mi ha confortato molto. Uomini e donne hanno rivendicato il diritto a mantenere la genitorialità nella sfera privata, il diritto a scegliere se diventare madri e padri, condannando il volgare invito fascista a non lasciar “scadere” il corpo senza dare una baionetta alla patria, il sacrosanto diritto a essere considerati soggetti titolari di diritti anche senza figli. Le donne hanno ravvisato nell’invito a sentirsi in obbligo di figliare un’insultante riduzione della donna a contenitore, volta ad azzerare ogni conquista del Femminismo, ma hanno rimandato al mittente la stucchevole e offensiva iniziativa del ministro anche allargando la prospettiva e invocando quelle coperture e tutele economiche, sindacali e sociali che consentono alle donne lavoratrici di altri paesi europei di pianificare e affrontare la/le gravidanze con una serenità qui impensabile. Ancora: in molti/e, (anche io tra questi), dal momento che stiamo nelle terre “dei fuochi”, abbiamo denunciato l’ipocrisia e la protervia di un messaggio che lascia intendere che i figli non si fanno per “edonismo”, quando tutti gli studi medici dimostrano che l’avvelenamento dei nostri territori ha determinato l’abbassamento drammatico del livello di fertilità di uomini e donne sottoposti, da decenni, a un bombardamento chimico quotidiano. Una complessità di analisi, mista a raggiunta consapevolezza dei propri diritti e dei valori democratici e paritetici, che allarga il cuore e che ha portato alla chiusura della pagina del sito ministeriale… Ora, stavo pensando che quando hanno tirato fuori la consultazione online sul primo testo della Buona Scuola non si è avuta la stessa complessità di analisi né lo stesso sdegnoso rigetto, e stavo pensando che ciò è accaduto non perché non siamo capaci di analisi complesse e di reazione, ma perché su certi argomenti non abbiamo ancora ragionato in termini sistemici e politici. Se la sensibilità comune e corrente, sulla Scuola, fosse stata al livello di quella maturata sulla genitorialità, il sito che presentava il “prodotto” Scuola-azienda avrebbe chiuso per scorno. Che fare, dunque? Lavorare, lavorare, lavorare, nelle scuole, nelle piazze, sui canali di comunicazione ancora non controllati del tutto, per conseguire insieme questo alto grado di cittadinanza-vigilanza che, espresso e praticato a largo raggio, diventa antidoto contro ogni fascismo.

Né valigie, né franchigie: tutti uniti contro la malascuola! – di Marcella Raiola

Comunicato congiunto sul caos generato dalla Legge 107) Mercoledì 3 agosto 2016

Appena un mese fa, sono state consegnate alla Corte di Cassazione le 530.000 firme, raccolte con strenuo e lodevole impegno per lo più da docenti costituitisi in piccoli comitati in tutta Italia, necessarie a chiedere un referendum per abrogare la Legge 107, imposta a colpi di fiducia da un esecutivo privo di mandato popolare e sordo ad ogni protesta.
I Cobas Napoli, il Coordinamento Precari Scuola di Napoli e i Docenti in lotta per i Referendum Sociali hanno lucidamente prospettato e poi sistematicamente contrastato, negli anni, l’impatto deleterio della cosiddetta “Buona Scuola”, ispirata a quell’ideologia iperliberista che pretende di azzerare ogni autonomia di giudizio e di pensiero in nome di un’autonomia intesa come mera autosufficienza economica e “produttiva” di ciascuna scuola-azienda, in ossequio al diktat arrogante del Mercato e della competitività, cui sono di ostacolo i diritti tutelati dalla Costituzione.
Già il caotico e drammatico anno scolastico appena concluso ha mostrato i contraccolpi della legge su docenti e studenti: arbitrio dirigenziale e minacce di ritorsione; laceranti conflitti per l’assegnazione del bonus; attuazione maldestra e risibile dell’alternanza Scuola-lavoro, con notevole e riprovevole impoverimento didattico. Sul fronte del reclutamento, poi, si è registrato il fallimento totale del cosiddetto “potenziamento” (demansionamento, in realtà!), con docenti umiliati e utilizzati spregiudicatamente come “tappabuchi a tempo pieno”.
Il ministro e il governo continuano a negare la portata della tragedia immane che stanno determinando con la loro incompetenza e protervia. In questi giorni, a seguito dell’avvio forzato delle procedure di mobilità straordinaria, si stanno scatenando accese proteste per gli innumerevoli errori compiuti dal famigerato algoritmo; molti dei neoimmessi che, ricattati e messi alle strette, hanno sottoscritto il patto di “immissione in ruolo condizionata” proposto dal governo Renzi, scenderanno domani in piazza, a Napoli, per chiedere trasparenza e un decreto-legge che consenta loro di evitare o rinviare ancora il trasferimento, dopo la deroga ottenuta per quest’anno scolastico.
Al loro fianco ci saranno, prevedibilmente, quei sindacati e quelle formazioni che, da sempre compiacenti ed acquiescenti rispetto alle politiche scolastiche dei governi di “nominati”, hanno prefigurato o promesso un impossibile “rientro facile” a migliaia di mobilitati.  Riteniamo inconcepibile e pericoloso che si avanzino istanze particolaristiche e verosimilmente lesive dei diritti e delle legittime aspettative di altri insegnanti, quali, ad esempio, quelli che non hanno potuto o voluto inoltrare la domanda di assunzione da cui è nato l’attuale marasma.  Condanniamo duramente l’irresponsabile atteggiamento di tutte le formazioni sindacali che brigano per ottenere dilazioni e contentini a vantaggio dell’una e a detrimento dell’altra “fascia” di docenti. La 107, infatti, ha reso tutti parimenti flessibili e fungibili, precarizzando anche gli stabili ed escludendo dalle dovute immissioni migliaia di precari.
Per questo, invitiamo le lavoratrici e i lavoratori della Scuola a riflettere ad ampio raggio sulla guerra fratricida che è stata dolosamente innescata e che sta dilaniando la categoria, nonché sul peggioramento delle condizioni di lavoro e sulle restrizioni degli spazi di libertà e democrazia che la 107 implica, azzerando carriere, discriminando su base economica gli studenti e riducendo l’insegnamento ad addestramento monocorde ed eterodiretto.
Ora che i nodi stanno venendo al pettine, dobbiamo continuare a credere e a pensare che il “si salvi chi può” non sia una soluzione praticabile né degna della Scuola pubblica italiana.  Occorre che ci mobilitiamo finalmente in modo unitario e fermo su una piattaforma di rivendicazioni radicali e di alto profilo, che contempli l’indispensabile ritiro dei tagli Gelmini, l’abrogazione della devastante Legge 107 e il blocco immediato dell’incostituzionale “chiamata diretta”, nella consapevolezza che solo la compattezza e il rifiuto della delega potranno mettere fine al calvario della categoria, stremata tanto dagli oltraggi ministeriali quanto dalle interessate e congiunturali strumentalizzazioni da parte di forze complici e colluse con lo sfascio programmato della Scuola pubblica.
I Cobas Napoli
Il Coordinamento Precari Scuola Napoli
I Docenti in lotta per i Referendum Sociali (Napoli)

Adesioni:

Psp, Partigiani della Scuola Pubblica

Cobas Scuola Umbria
Movimento Scuola Pubblica
Docenti autorganizzati di Terni

Gli ITP Sardi si organizzano e stilano il primo documento

panda-itpGli esuberi storici e il potenziamento

Il problema degli esuberi, nella provincia di Cagliari, ha una storia ultra-decennale. In particolare la tabella C, che raccoglie gli insegnanti tecnico pratici di laboratorio della scuola secondaria di secondo grado, paga lo scotto delle ultime riforme, dalla Gelmini in poi, che hanno visto ridurre, in spregio ad uno sbandierato potenziamento della didattica laboratoriale, le ore di lezione di laboratorio nei diversi indirizzi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e persino dei licei scientifici tecnologici, con la istituzionalizzazione dei medesimi in licei delle scienze applicate. Gli insegnanti appartenenti a queste classi di concorso, tutti titolari di contratto a tempo indeterminato, vincitori di concorso e quindi di ruolo, per usare un termine ormai obsoleto, hanno visto progressivamente diminuire le proprie ore di lezione e così perdere la titolarità nelle scuole nelle quali hanno lavorato per anni con dedizione ed impegno, costringendoli a transitare in quel limbo per anni denominato “dotazione organica provinciale”, obbligandoli anno dopo anno, a fare domanda di utilizzazione per poter essere assegnati ad una scuola di servizio, ed essere utilizzati in materie affini e, in parte o anche totalmente, a disposizione dei dirigenti per coprire le sostituzioni dei colleghi assenti. Questo problema e questo disagio che ha coinvolto in Sardegna decine di insegnanti per anni, è stato affrontato all’Ufficio Scolastico Territoriale della provincia di Cagliari quest’anno, con un decreto relativo ad operazioni di mobilità, leggi trasferimenti, utilizzando in modo inaspettato una risorsa non convenzionale: l’istituzione di cattedre di potenziamento, in difformità dalla destinazione originale per la quale queste cattedre erano state concepite. Il decreto citato, firmato dal direttore dell’ufficio scolastico territoriale per la provincia di Cagliari il 26 luglio scorso, consentiva il trasferimento su cattedre di potenziamento degli insegnanti in esubero, in una modalità non equa, concentrando questa operazione su alcune classi di concorso, ignorando pressoché totalmente le altre. Per quale motivo si è fatta una scelta così diseguale, e discriminatoria per alcune classi di concorso e gli insegnanti ad esse appartenenti, rispetto ad altre? La risposta sta nel fatto che i motivi che hanno generato questa operazione di aggressione verso il problema degli esuberi, non deriva dalla volontà di porre fine a questo annoso problema, ma la necessità di poter operare delle nuove immissioni in ruolo di docenti in classi di concorso che risultavano essere in esubero. Da qui deriva questa difforme applicazione di questa soluzione, una novità che indubbiamente permette di aprire uno spiraglio al problema degli esuberi, ma che è stato usato maldestramente, generando iniquità. Ma se questa è stata la scelta per poter risolvere la questione esuberi, per quale motivo in questa operazione sono state assegnate anche cattedre di potenziamento a classi di concorso non in esubero della tabella A? Perché sono stati fatti passaggi di cattedre dal sostegno al potenziamento? Se l’utilizzo delle cattedre di potenziamento può essere la soluzione che permette di eliminare il problema degli esuberi, perché non utilizzarlo in maniera equa e razionale in tutte le classi di concorso in cui questa situazione gravosa permane? E infine, perché questa politica di assorbimento degli esuberi non ha portato analoghi comportamenti da parte degli altri uffici scolastici territoriali della Sardegna, come Sassari, Oristano e Nuoro? Gli insegnanti tecnico pratici della Sardegna, mossi da questi interrogativi, e dalla manifesta ingiustizia insita nelle operazioni di mobilità operate o non operate affatto dalle istituzioni preposte, si stanno organizzando al fine di tutelare i propri diritti e quelli della categoria.

Sardegna, 28/07/2016
a nome del coordinamento ITP SARDEGNA

La “buona scuola” e le sue storture – di Claudia Atzori

Anche se siamo una categoria oramai disprezzata dai più perché non lavoriamo per tre mesi all’anno (falso) e comunque abbiamo lo stipendio fisso, vi invito sinceramente a leggere questo documento per avere un’idea del caos che regna al momento nella scuola pubblica, la cui salvaguardia, non mi stancherò mai di ripeterlo, non risponde tanto agli interessi privati dei professori, quanto al dovere di preservare un bene pubblico e primario per tutti. Vi chiedo quindi, se siete d’accordo nel contenuto di quanto abbiamo scritto, di far circolare quanto più possibile il documento. Anche chi è poco esperto di scuola può trarne beneficio, per capire qual è il modus operandi  di chi ci governa.

1. Il problema originario e la sua soluzione creativa.
All’origine dei problemi che stanno creando il caos nella scuola pubblica, nella vita di molti docenti e del personale amministrativo, sta il fatto di aver approvato la Legge 107 del 2015 (La buona scuola) primariamente per fini politici. L’errore fondamentale è stato quello di aver costruito un piano assunzionale creando posti fittizi, in base alle domande di assunzione prodotte dai docenti, senza aver calcolato preventivamente le effettive disponibilità delle scuole. A partire da questa scelta, è stata elaborata una procedura di assunzione farraginosa e iniqua, che sta portando una condizione originaria di ingiustizia ad avere un effetto domino che pare oramai incontrollabile.
Tutto è iniziato sotto la spada di Damocle della Corte Europea, che ha di fatto imposto l’assunzione dei precari storici con almeno tre anni di servizio.
La legge 107/2015 ha poi introdotto una novità assoluta: tutti i neo-immessi in ruolo con il piano straordinario di reclutamento non avranno più una titolarità di sede, ma saranno assegnati periodicamente a determinati ambiti territoriali e saranno assunti dai dirigenti scolastici, sulla base di criteri in via di definizione in questi giorni. In pratica saranno docenti di serie b, rispetto ai docenti “anziani” immessi in ruolo prima del piano di reclutamento o nelle prime fasi, chiamate 0 e A) del piano di assunzione. Il primo elemento da sottolineare è che si è creata una innovazione con una discriminazione assoluta.
A partire dalla cancellazione della titolarità di sede, la legge ha, in secondo luogo, previsto di condizionare l’assunzione all’accettazione di una qualsiasi sede sul territorio nazionale: una condizione che appare punitiva, se si pensa che almeno la metà dei precari storici è costituita da persone ultraquarantenni, e molti ultracinquantenni, con legami familiari e sociali ben radicati, e soprattutto se si considera che un trasferimento è comunque oneroso dal punto di vista economico, visto il  guadagno piuttosto modesto dato dal lavoro di insegnante.
Il piano assunzionale ha quindi “costretto” i docenti a fare domanda di assunzione poiché il messaggio, nemmeno troppo velato, da parte del governo, dipingeva un futuro di assoluta incertezza per chi fosse rimasto nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) e non avesse prodotto domanda di assunzione. Così si è venuta a creare una situazione paradossale per cui i docenti inseriti nei posti più favorevoli in graduatoria, e che con le supplenze annuali riuscivano a lavorare da anni nella propria provincia, si sono visti attribuire, dal sistema informatico del Ministero, una sede spesso lontano da casa, mentre quelli indietro in graduatoria, non trovando posto da altre parti, sono stati nominati, seppur momentaneamente, nella propria provincia: il primo famoso temuto esodo di massa dell’estate scorsa è stato solo temporaneamente e solo parzialmente bloccato dal meccanismo del differimento (ideato in itinere solo per tamponare la palese ingiustizia subita dai docenti con maggior punteggio costretti a partire) secondo cui chi aveva già accettato una supplenza nella propria provincia a settembre 2015 ha potuto differire al primo luglio o primo settembre 2016 la presa di servizio nella scuola assegnata nell’ambito dell’intero territorio.

2. La fase c) e l’introduzione di un nuovo criterio: svuotare le graduatorie
Nella cosiddetta fase c) del piano di assunzioni, il criterio per il quale è stato creato il piano di reclutamento straordinario è stato quello di svuotare le graduatorie. Questo nuovo criterio ha fatto sì che siano state immesse/i in ruolo non solo docenti con una ragguardevole anzianità di servizio, ma anche persone che avevano acquisito l’abilitazione all’insegnamento ed erano quindi inserite all’interno delle Gae, pur non avendo mai insegnato.
Quello che è successo in questa seconda fase è che, per assumere i nuovi docenti e fare propaganda politica (assumendo anche chi non aveva ancora diritto a rivendicare un posto di lavoro come docente) si sono creati posti fittizi, chiamati eufemisticamente “posti di organico di potenziamento”, preposti, purtroppo spesso solo sulla carta, a migliorare il piano dell’offerta formativa delle scuole. I posti disponibili sono stati creati in base alle domande prodotte: in provincia di Cagliari, a novembre, sono stati dati dagli uffici scolastici 21 posti semplicemente perché 21 erano le domande prodotte dai docenti che hanno deciso di partecipare al piano  straordinario di assunzione.
Formalmente si è chiesto alle scuole di indicare quali docenti sarebbero stati utili per potenziare tale offerta formativa, ma poi gli Uffici scolastici, su indicazione del Ministero, hanno badato unicamente a svuotare le graduatorie, senza tenere in considerazione le necessità degli organici, né le richieste delle scuole.
Una follia amministrativa per cui si sono mandati nelle scuole docenti di materie che non erano neppure previste in quel corso di studi. Alle scuole è stato chiesto di stilare un elenco delle materie che avrebbero voluto potenziare per migliorare il piano dell’offerta formativa; tuttavia, a queste scuole non sono stati assegnati primariamente gli insegnanti delle materie richieste, ma docenti soprannumerari di altre materie. Ad esempio, alcuni licei hanno chiesto il potenziamento della Filosofia e della storia e hanno avuto insegnanti di lettere perché c’erano soprannumerari di lettere da sistemare. Il miglioramento della didattica non ha evidentemente contato. Quindi noi oggi abbiamo scuole che, su richiesta del ministero, hanno scelto e indicato di potenziare alcune materie, non hanno tuttavia visto soddisfare le proprie richieste e molti di quei docenti di cui avrebbero bisogno sono sovrannumerari nazionali che non si sa che fine faranno.
Questa procedura ha creato quindi due effetti paradossali. In primo luogo ha creato una situazione abnorme nel rapporto tra docenti assunti e posti in organico: si pensi a Discipline giuridiche ed economiche (A019), dove c’erano già, prima delle immissioni in ruolo 32 docenti soprannumerari, ossia privi di posto in Sardegna. Sono stati immessi in ruolo altri 39 docenti, portando così l’esubero a 71 docenti, a fronte di 83 docenti titolari di cattedra: in sintesi a novembre c’erano 154 docenti per 83 posti. Appare impossibile pensare ad un piano razionale di utilizzazione di questi docenti. Molti dovranno essere impiegati o in supplenze o in altri compiti.
Dall’altra, l’utilizzazione dei docenti di cui non c’era bisogno, è stata molto problematica, e ha fatto irritare gli stessi dirigenti, che hanno dovuto comunque provvedere ad affidare loro compiti dotati di senso, con lo spirito di chi in casa propria chiamasse un falegname per rifare porte e finestre e si vedesse arrivare un meccanico di automobili, senza possedere la macchina.

3. Le ulteriori distorsioni e le incoerenze: le trasformazioni dell’organico in corso d’opera.
A queste prime distorsioni se ne è aggiunta una terza, di cui ora rischiamo di vedere gli effetti più gravi: ci si è accorti, in itinere, che prima di dare un posto ai neo-immessi in ruolo con la mobilità straordinaria (mobilità obbligatoria per tutti i neo-immessi e quest’anno chiamata straordinaria per il coinvolgimento di tutte le categorie di docenti), si doveva dare una titolarità ai docenti soprannumerari da anni, che nella sola Sardegna erano 506 nelle scuole superiori (irrisorio il numero negli altri gradi di istruzione). Il ministero, cioè, una volta creati i posti fittizi non li ha bloccati per i neo-immessi ma li ha usati per sistemare i docenti delle graduatorie più affollate.
Così all’atto della determinazione dell’organico in alcune provincie come Cagliari, ma non altre (Nuoro e Oristano) una buona parte dei posti di organico di potenziamento autorizzati a novembre per le immissioni in ruolo è stata ceduta alle classi di concorso in esubero, in modo da poter sistemare i docenti soprannumerari. Operazione non prevista dalla Legge 107/2015 (La Buona scuola), fatta in fretta e con discriminazioni non comprensibili: si sono sistemati i docenti in esubero di Discipline giuridiche ed economiche (A019), di Economia aziendale (A017), di Italiano e Latino (A051), ma non gli insegnanti tecnico pratici di laboratorio, così essenziali nei corsi professionali e nei tecnici industriali (mandati in esubero dai tagli operati con il riordino Gelmini). Questo modo di procedere è apparso improntato a criteri poco chiari e soprattutto non univoci.
Nella pratica, tutti i posti di potenziamento, inizialmente creati ad hoc per le immissioni in ruolo, sono stati resi disponibili nella mobilità straordinaria: cioè tutti i docenti, anche a quelli già di ruolo da tempo e non solo ai neoassunti, hanno potuto aspirare ad ottenere quei posti. Il risultato è stato che i posti di potenziamento creati per le immissioni in ruolo sono stati presi da altri colleghi più anziani: tanti colleghi di ruolo, da anni immobilizzati per mancanza di posti su cui spostarsi, hanno legittimamente colto l’occasione per trasferirsi di cattedra (da sostegno a materia, da una disciplina ad un’altra, da un grado di scuola all’altro) andando a coprire parte di quei posti che, senza nessun criterio serio, erano stati assegnati a novembre dagli USP (uffici scolastici provinciali) per i docenti neoassunti. E altri posti saranno presi tra breve, con la mobilità interprovinciale, perché tanti colleghi nominati fuori provincia, faranno domanda per rientrare a casa.
Stando all’esempio della classe di concorso A037, Filosofia e storia, dopo la mobilità dei docenti di ruolo, cioè dopo i vari trasferimenti comunali e provinciali (ma prima dei trasferimenti interprovinciali), dei 21 posti creati ad hoc a novembre per la provincia di Cagliari, ne sono rimasti 8: alcuni sono stati coperti dalla mobilità dei docenti di ruolo e altri assegnati ad altre classi di concorso in esubero, perché questa infatti era la priorità stabilita dal ministero. In realtà le stesse indicazioni ministeriali, affidate a informali slide di power point non erano chiare e univoche, se è vero che i diversi Uffici scolastici provinciali hanno operato in modo assolutamente contrastante: A Nuoro e Oristano la distribuzione autorizzata a novembre non è stata praticamente modificata.
Si è creato così un altro paradosso: sono stati sistemati i vecchi soprannumerari storici ma ne sono stati creati altri, i neo-assunti; in Sardegna ci saranno minimo 20 docenti soprannumerari di Filosofia e storia, in Italia circa 200, circa 1000 di Discipline giuridiche ed economiche.
Qual è la logica di tutto questo? Dove andranno queste persone? La legge dice che i soprannumerari nazionali verranno utilizzati per il primo anno nella prima provincia scelta, quello che accadrà in seguito non è dato saperlo. Qual è il senso di entrare di ruolo in una provincia in modo fittizio? Come si possono stabilire migliaia di immissioni in ruolo senza prima fare un calcolo dei posti effettivamente disponibili?
Volendo fare propaganda politica, il governo ha assunto svuotando le graduatorie, cioè assumendo docenti esperti in situazione di precariato da anni e insieme persone ignare di scuola che erano inserite nelle Graduatorie ad esaurimento da tempo ma che, essendosi poi dedicate ad altro, non potevano reclamare nessun diritto ad avere un posto nella scuola e che invece, con loro stupore, si sono trovate assunte tempo indeterminato. Ma il ministero non ha provveduto a salvaguardare il diritto ad un posto di lavoro vicino a casa a chi aveva faticosamente scalato la graduatoria, e che da anni lavorava nella propria provincia di residenza, mentre chi è soprannumerario rischia di essere utilizzato sotto casa.

4. Le scelte al buio
E’ oramai prassi che nella scuola i docenti debbano scegliere al buio, senza dati certi. Solo l’ultimo episodio: a fine maggio è scaduta la domanda di mobilità, che per legge i neoassunti devono presentare, ma la disponibilità dei posti effettivi disponibili è stata data un mese dopo e, rispetto ai posti che erano stati indicati a novembre, il loro numero si è notevolmente ridotto, per i motivi che abbiamo spiegato. Facendo l’esempio di Filosofia e storia, dei 21 posti di potenziamento che l’USP  Cagliari aveva assegnato alla provincia a novembre, ne sono rimasti 8. Chi ha la doppia abilitazione sostegno-materia, avrebbe potuto fare una scelta più consapevole, se questi dati fossero stati resi noti prima.

5. I criteri della mobilità
I criteri della mobilità straordinaria sono in patente contrasto con i criteri del merito, sbandierati dal governo e introdotti all’atto dell’assunzione delle scuole. Se i criteri di mobilità si ispirassero al merito, valore di cui si fa forte questo governo, anche l’assegnazione agli ambiti avrebbe dovuto seguire tale criterio. Invece l’assegnazione su ambiti territoriali, con mobilità nazionale, viene fatta secondo i vecchi criteri della mobilità, che non sono nemmeno coerenti con i criteri il punteggio che si aveva in graduatoria ad esaurimento. Secondo questi vecchi criteri che regolamentano la mobilità, ogni figlio “vale” 3 o 4 punti, un dottorato ne vale 5, solo per fare un esempio. Il fatto di essere genitori, non impedisce di essere intellettualmente onesti: quale equità è ravvisabile nel dare un punteggio ad ogni figlio? Siamo d’accordo sul fatto che i minori vadano tutelati ma non sembra coerente con il merito assegnare un punteggio per ciascun figlio. Si preferisce così avallare il paradosso per cui chi ha più esperienza di insegnamento ma è sterile, oppure chi decide liberamente di non riprodursi, può essere scavalcato da un numero imprecisato di genitori. Dove sta il merito in tutto ciò?

6. Mancanza di trasparenza
I docenti entrati in ruolo nelle fasi b) e c) si sentono ostaggio dell’algoritmo con cui il cervello del ministero elabora tutti i dati. In tutta la procedura c’è un’assoluta mancanza di trasparenza. Non  è stato possibile prendere visione delle graduatorie, perché il Ministero non le ha mai prodotte, e perciò neppure verificare la propria posizione ed eventuali superamenti illegittimi. Coloro che hanno chiesto e ottenuto l’accesso agli atti hanno constatato con assoluta certezza che il Ministero ha immesso in ruolo sulla base di un elenco di aspiranti, ma senza l’indicazione del punteggio. Non è stato e non è tuttora possibile valutare la correttezza procedurale seguita. Di ciò abbiamo prova inconfutabile. A coloro che hanno insistito nella richiesta di accesso il Ministero ha risposto che non può mostrare il punteggio perché non esiste un atto amministrativo che lo indichi: come è avvenuta allora l’assegnazione alle sedi in fase b)? E come avverrà l’assegnazione agli ambiti nella prossima mobilità in scadenza? Temiamo che seguirà la stessa sorte delle procedure di assunzione della fase b, perché il meccanismo è simile e la procedura è ancora più complicata.

7. I problemi della tempistica
Poiché i docenti neoassunti con le fasi b) e c) saranno titolari su un ambito territoriale, questa assegnazione sarà fatta a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico; per la secondaria superiore si conosceranno i trasferimenti su ambito territoriale solo il 13 agosto: il che significa che si avranno solo due settimane di tempo per organizzare un eventuale trasferimento in un’altra città. Noi docenti sardi rischiamo addirittura di non poter prendere servizio vista la criticità della situazione trasporti. Senza contare che le segreterie dovranno anche gestire la chiamata diretta dei Dirigenti, sulla cui modalità i criteri sono ancora in via di definizione in questi giorni.

8. Falle del sistema
Sono stati denunciati vari errori commessi dagli Uffici scolastici provinciali durante le fasi di mobilità, errori denunciati da colleghi attenti. Ciò è indicativo del fatto che la procedura, pensata e continuamente “aggiustata” o addirittura peggiorata in itinere, è talmente complessa che si espone a numerosissimi errori, causando  situazioni illegittime. E’ altamente probabile che non tutte vengano sanate. Il problema è che si è voluta fare una riforma in modo frettoloso al solo scopo di fare propaganda politica. Gli uffici scolastici territoriali lavorano alla giornata, seguendo le indicazioni orali, senza un quadro orientativo sul domani, e spesso, troppo spesso, senza nemmeno circolari. La situazione pare decisamente sfuggita di mano.
Per rendersi conto di come la procedura venga elaborata in itinere, con tutte le storture che ne seguono e gli effetti negativi sulle persone, si pensi a come sono state gestite le assunzioni in ruolo l’estate scorsa. A tutti i docenti, col fine di sanare temporaneamente l’ingiustizia subita da coloro che, pur essendo collocati nei posti più alti in graduatoria, sono passati di ruolo in altre regioni, è stata data l’opportunità di prorogare la supplenza annuale, per chi l’aveva, al 30 giugno e di posticipare così la partenza. Per questo il governo ha potuto dire che il realtà in pochi erano partiti. Ma si trattava di una soluzione provvisoria perché il grande esodo ci sarà ora, salvo nuove misure al momento non note. E’ vero che chi ha scelto di fare domanda ha messo in conto la possibilità di partire ma le condizioni di questa accettazione vengono continuamente modificate senza nessuna trasparenza mentre i posti resi disponibili per i neoassunti spariscono in corso d’opera. Queste persone hanno partecipato alla mobilità nazionale, qualcuna forse riuscirà a tornare nella sua regione, qualcun’altra no. In tutti i casi, nell’era digitale, questi docenti sono dovuti andare in un’altra regione per apporre una semplice firma di presa di servizio, cosa che avrebbero potuto fare in qualsiasi scuola della propria città, in una scuola in cui non lavoreranno! Perché? Perché alcune regioni, come la Toscana, hanno prorogato i contratti per evitare che si dovesse partire solo per firmare la presa di servizio, mentre altre, come la Sardegna, è rimasta sorda di fronte a questa vergogna?
In ultimo, le pratiche burocratiche si scontrano contro le rigidità dei sistemi informatici, che sono stati elaborati senza contemplare le situazioni nuove che si sono create in queste procedure creative. Per esempio, molti docenti della secondaria superiore hanno preso servizio dal primo luglio fino al primo settembre in una scuola primaria, solo per espletare gli obblighi burocratici, ma il sistema per il caricamento della presa di servizio non è pronto per l’incongruenza che si crea tra la scuola primaria che non può caricare un contratto per un docente della secondaria. Ci saranno quindi anche parecchi colleghi che non riusciranno a percepire lo stipendio finché il sistema non sarà modificato.

9. Misure possibili
Innanzitutto questa situazione ci fa capire ancora di più l’urgenza di una legge regionale sull’istruzione che da una parte eviti che la qualità della didattica venga sacrificata alla logica della propaganda politica, e che, dall’altra, tuteli i docenti sardi. Col piano di reclutamento il ministero ha di fatto imposto ai docenti di accettare qualsiasi sede a livello nazionale, trasformando una graduatoria provinciale in un elenco da cui attingere per coprire posti vacanti su tutto il territorio nazionale, creando danni enormi non solo, ma data la specificità isolana, in particolare ai sardi. Molti di questi docenti sono soprannumerari nazionali, per cui non vale nel loro caso neppure il discorso secondo cui è giusto che vadano a lavorare dove il lavoro c’è; sul loro destino nulla si sa al momento.
Occorre pensare ad una scuola che sia in funzione del territorio, delle sue esigenze, e della necessità di tenere in contatto la nostra Isola con il variegato mondo globale. Occorre pensare ad una formazione continua del corpo docente, rendere attraente questo mestiere, e non odioso.
Occorre creare istituti di formazione permanente valorizzando le competenze delle scuole, individuando docenti capaci e disponibili a introdurre i giovani a questo lavoro.
Occorre garantire che i giovani capaci, finita l’Università possano avere anche la scuola come sbocco lavorativo, prima di buttare al vento anni di formazione scolastica e universitaria che è costosa per le istituzioni e faticosa per chi la compie.
Occorre tutelare la libertà di insegnamento messa in crisi dal sistema servile introdotto dalla Legge 107/2015, con l’uso strumentale dell’idea del merito da valorizzare, propagandata più che realmente perseguita.
Si può provare ad agire anche sulle situazioni contingenti assurde: per esempio il futuro dei soprannumerari nazionali dopo il secondo anno di ruolo o sulla tempistica delle prossime scadenze (assegnazioni provvisorie e utilizzazioni), in modo che non si facciano ancora una volta al buio. Potrebbe essere un primo passo.
Occorre creare un legame stabile tra istituzioni e docenti che operano nella scuola e sono consapevoli dei suoi problemi, non delegare questo compito ai soli dirigenti, spesso risucchiati, anche loro malgrado, dalle problematiche imposte loro da una burocrazia sempre più pressante e cogente.
Fino a quando sarà possibile, ci appare non solo un diritto, ma anche un dovere, mostrare quali sono le premesse, i significati impliciti e le conseguenze pratiche di questa pessima legge, che ha creato una pura follia amministrativa che non contempla la qualità della didattica, il merito, il rispetto per le persone e che invece dà conto dell’incompetenza di chi ci governa che può farsi forza del silenzio della pubblica critica semplicemente perché i cittadini non hanno tempo e modo di occuparsi di tutti i problemi specifici dei vari ambiti sociali.

Cagliari, 21 luglio 2016              Claudia Atzori neo immessa in ruolo nel 2015

Andrea Degiorgi immesso in ruolo nel 1984

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