Rubrica letteraria

Consiglio di lettura per il nuovo anno: per nuove consapevolezze. “Sono morto come un vietcong”. Leucemie di guerra – di Giulia Spada

A Fora de sa Sardigna
(Contro le guerre, contro le armi e contro l’assurda e devastante occupazione militare della nostra terra).

Consiglio di lettura per il nuovo anno:
per nuove consapevolezze.

Nicola Giua
COBAS Sardegna

 

“Sono morto come un vietcong”.
Leucemie di guerra

di Giulia Spada,
edito da ‘Sensibili alle foglie’.

 

Sono morto come un vietcong è un viaggio nella Sardegna contemporanea militarizzata e colonizzata da eserciti di tutto il mondo, che scelgono i suoi Poligoni per testare le armi utilizzate nei vari teatri di guerra della Terra.
La voce narrante è il padre dell’autrice, un professore di scuola media in un piccolo centro nel sud dell’Isola, che racconta capitolo dopo capitolo ciò che accade intorno a lui: persone che muoiono di leucemie e tumori, animali che nascono deformi, l’attività della base militare vicina al paese.
L’autrice sceglie la forma del racconto per sollecitare una parola sociale intorno agli orrori della guerra in casa nostra, e nello specifico per offrire un ribaltamento di sguardo e riflettere sul fatto che in questi luoghi non si muore solo di leucemie o tumori, ma di guerra, e che dunque chi rimane sono orfani, orfane, vedovi e vedove di guerra.

 

GIULIA SPADA, laureata in antropologia culturale, si specializza prima in antropologia medica e poi in antropologia della morte.
Sviluppa progetti inerenti al fine vita.
Per queste edizioni ha pubblicato, nel 2016, con Annino Mele, Quando si vuole; con Luigi Spada, Cinque globuli rossi; nel 2018, con Nicola Valentino, La porta del mare.

 

MARILINA RACHEL VECA, membro onorario dell’Associazione Vittime Militari e Familiari delle Vittime, presieduta dall’Ammiraglio Falco Accame; membro dell’Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito; ascoltata come esperta in audizioni parlamentari in Italia e in Serbia sugli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito.

 

Leggi la recensione di
Francesca De Carolis:

 

«Sono morto come un vietcong». Leucemie di guerra

Bisogna saper perdere

da quando il circo calcistico mi è diventato indifferente ho evitato senza problemi per qualche decennio anche le vicissitudini della nazionale italiana; ma confesso di aver fatto tifo qualche anno fa, precisamente per l’islanda; ora sono invece infastidito e incattivito, e non per il fatto che l’italia è fuori dai mondiali mentre la svezia ci va, cosa assolutamente sacrosanta, bensì per tutto il casino generale, lo scoramento e l’afflizione che hanno messo insieme le reti unificate, la destra e la sinistra, gli esperti e gli sprovveduti e i ricchi e poveri; e di qui tavecchio e ventura, ancelotti ed helenio herrera e palloni tondi e bisquadri;

bene, penso che qui ci sia un equivoco, cioè il presupposto comune che se da un lato c’è il “vincere” e dall’altro lato il “perdere”, ne deriverebbe per pura logica l’opposizione “saper vincere” contro “saper perdere”; nossignore, tutti sanno fin da bambini che se la prima regola di ogni gioco è, per pura logica, “saper perdere” (senza di che il gioco non sarebbe tale) l’opposizione simmetrica non è affatto “saper vincere”, ma “riuscire a vincere”; quindi la relazione oppositiva corretta è “riuscire a vincere – saper perdere”: o l’una o l’altra, e se non sei capace non devi nemmeno iniziare a partecipare: cioè, fuori dai coglioni;

nel caso attuale pare che non si sia stati in grado di “riuscire a vincere”, cosa che capita una volta su due a tutti quelli che giocano; la fregatura epocale oggi è che l’intera nazione si sta rifiutando accanitamente di “saper perdere”, e questa non è una sconfitta calcistica, è una sconfitta antropologica: è una totale e inappellabile sconfitta di civiltà, fanculo!

Gian Luigi Deiana

In ricordo di Cherif Bassiouni

basioni_1Il Prof.Cherif  Bassiouni è venuto a mancare lunedì 25 settembre a Chicago, all’età di 79 anni. Con lui la comunità internazionale ha perso il padre del Diritto Penale Internazionale, uno dei principali fautori della creazione della Corte Penale Internazionale e un infaticabile investigatore delle violazioni dei diritti umani, ricordato anche per il suo carisma e la sua umanità.

Queste le parole del suo ultimo intervento in pubblico:
Gli stati non hanno interesse a promulgare il diritto alla conoscenza, promulgare il diritto alla conoscenza non avrebbe permesso agli stati uniti di invadere l’Iraq sotto Saddam perché le informazioni che sono state ricevute e presentate alle Nazioni Unite erano false perciò la questione del diritto alla conoscenza  non è tanto il diritto alla conoscenza di quello che si sa, di quello che è vero, ma di quello che si nasconde, di quello che non è vero e quello che si fabbrica”. Durante il periodo della guerra della Libia vi era un problema politico negli Stati Uniti, se gli Stati Uniti potevano partecipare con la Nato nel bombardare la Libia senza ottenere il permesso del Congresso. Risposta di Obam:  “va bene, non parteciperemo” .
” Si, però tutti i pezzi di ricambio e le bombe degli  aerei della Nato venivano dall’America.
Ma come,  non puoi partecipare e dare tutto questo ?
Qualcuno ne è venuto fuori con l’escamotage di dire: “ va beh, perché non prendiamo i pezzi che non sono più utilizzabili, (ogni pezzo ha un periodo di scadenza e dopo la data di scadenza non vale più,  così lo stesso per le bombe, queste le diamo, non abbiamo bisogno di avere il permesso del Congresso”. E così una gran parte dei bombardamenti della Nato fatto dagli inglesi e dai francesi furono da questi provenienze . Quando io ero presidente della commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla Libia abbiamo scoperto una bomba che è andata sbagliata, ha distrutto un appartamento privato, noi abbiamo trovato un pezzo che diceva  “valid until”, cioè valido fino a una data che era di due anni prima. Perciò ovviamente il sistema di puntamento della bomba era inceppato, e quando hanno buttato la bomba con le coordinate per un obiettivo militare questo non ha funzionato ed è andato a finire su un obiettivo privato”
Naturalmente questa e tante altre informazioni, particolarmente per quelle che riguardano il crimine informatico e l’utilizzazione dei droni , ” la conoscenza dell’informazione è non solo su quello che si sa, ma anche su quello che non si sa”

Giorgio Canetto

Il diritto di Concittadinanza

jus-soli-2(jus soli: una questione nobile dentro una sabbia mobile)

la questione dello jus soli è precipitata in una specie di palude morta, una cisterna dei veleni; è una questione nobile e soprattutto antica, ma ad ogni suo ritorno viene spacciata come mai vista prima e come pericolosa; in realtà è semplicemente mal posta, o più precisamente è posta ancora oggi negli stessi termini in cui era concepita dagli antichi romani duemila anni fa, e per di più con soluzioni giuridiche persino peggiori di quelle adottate ai tempi del loro impero; e ancora, in un’epoca di globalizzazione in cui sono di fatto saltate le sovranità statuali e i confini che invece erano presidiati metro per metro dagli antichi imperatori, quando persino maria e giuseppe erano considerati cittadini e si mossero per il censimento;

constatare che d’improvviso teste di legno spiritose e ignoranti si esibiscono in formule latine, inducendo in meno di ventiquattr’ore tutta la nazione a discutere sullo jus soli come sul dribbling o sullo jus sanguinis come sul common rail, rallegra il cuore se si considera la naturalezza con cui d’improvviso mastichiamo le lingue antiche e le lingue straniere; ma in realtà cosa si è capito, e cosa c’è da capire?

si dovrebbe essere capito che la cittadinanza vincola uno stato ai suoi cittadini per il tramite di un formale atto di riconoscimento; esso può essere costituito una tantum dalla discendenza (diritto di sangue) o dal suolo natìo (diritto di suolo), ma fuori dall’una tantum soprattutto dal pagare i tributi dovuti (dare a cesare quel che è di cesare); se queste condizioni sono soddisfatte tutti quelli che per lo stato sono “cittadini” diventano nei loro rapporti reciproci “con-cittadini”, nel senso che virtualmente contribuiscono tutti gli uni per gli altri,

se si affronta la questione a un livello più elevato (dare a dio quel che è di dio) ne viene che i membri che riconoscono un comune valore spirituale non sono semplicemente cittadini e nemmeno semplicemente con-cittadini, ma sono “fratelli”;

ovviamente non è compito dello stato coltivare la fratellanza, ma tanto meno è compito dello stato fare il contrario, cioè coltivare l’ostilità reciproca o la concorrenza sleale o l’indifferenza esasperata tra i suoi membri; rispetto a questo né lo jus sanguinis né lo jus soli appiccicano a niente, anzi come tali sono puro accecamento per gli occhi e puro veleno per la mente; l’unica comunanza che io riconosco ai miei simili è il diritto alla suola delle scarpe piuttosto che il diritto derivato dal suolo natio, cioè il diritto a camminare liberamente e a possibili rapporti di fratellanza che inevitabilmente sorgono tra chi si trova a camminare insieme; e quanto al tragicomico jus sanguinis, quale campione della stirpe rifiuterebbe in caso di necessità una trasfusione per il semplice fatto che la sacca di sangue viene dalla donazione di un somalo o di un bengalese?

ora, il punto chiave non è la cittadinanza (stato-cittadini) ma è la con-cittadinanza; quali devono essere i requisiti fondamentali che consentano agli individui di confidare in una mutualità dei diritti e dei doveri? che differenza fa essere nati a damasco o in sri lanka o essere nati in brianza o in versilia? zero, zero spaccato; la differenza la fa invece essenzialmente questo: dare a cesare quel che è di cesare, a partire dalla tassazione e a finire nel rispetto concreto delle leggi, e se proprio volete anche delle radici cristiane (ohibò, dare a dio quel che è dio ovvero coltivare il comune valore spirituale della fratellanza);

poiché rivendico come mio il mio diritto alla con-cittadinanza, io ripudio in primissimo luogo la mia concittadinanza con membri di questo stato che ne proclamano politicamente la negazione ad altri (salvini, grillo e circa metà degli italiani) e ripudio in secondissimo luogo la mia concittadinanza con membri di questo stato che ne impediscono economicamente ad altri la partecipazione (i grandi evasori, gli esportatori di capitali, i titolari di vitalizi e privilegi infami, gli sfruttatori di lavoro umano ecc.);

tolti questi, io sono concittadino di tutti gli altri: questa è “la repubblica”; ogni possibile idea di repubblica al di fuori di questa emana cattivo odore.

 

Gian Luigi Deiana

ULTIMI (nino e il ‘che’: aleida guevara nel paese di gramsci)

aleida-guevaraIeri 18 maggio aleida guevara è stata a ghilarza, ha visitato la casa di antonio gramsci e ha incontrato questo popolo dei due mondi, il popolo terzomondista di nino e del ‘che’, in una assemblea lunga e appassionata; tanto piena di gente e di passione che per me è troppo presto parlarne già oggi;

il motivo per cui cito qui comunque questo evento è piuttosto un motivo collaterale, ed è costituto dall’indicazione del tema dell’incontro così come girato alla stampa nei giorni precedenti: ovvero, letteralmente, “antonio gramsci e ‘che’ guevara dalla parte degli ultimi”;

la mia prima reazione alla lettura di questa espressione, probabilmente improvvisata e dettata dalla fretta, è stata di quasi imbarazzo ed affidata a una parolina salvifica che ho imparato da piccolo: “boh”; la seconda reazione è stata di quasi rassegnazione: infatti ormai la comunicazione, con tutta la sua evidenza ingenua e impolitica, era diventata pubblica e non restava che ribadirla comunque, anche se in modo sommesso;

la ragione del mio quasi imbarazzo e della mia quasi rassegnazione era costituita dal fatto che la persona reale che tutti ci apprestavamo ad incontrare, aleida, è in primo luogo una donna di oggi coi problemi di oggi, un medico pediatra di una repubblica molto speciale del caribe; ed in secondo luogo, ma solo in secondo luogo, conteneva in quell’incontro strettamente attuale un altro incontro di una attualità molto più ampia, cioè la relazione politica e morale tra gramsci ed il ‘che’; in questa composizione già abbastanza complicata il riferimento tematico ai fantomatici “ultimi” mi era parso un modo di dilatare il seminato nell’universo mondo, cosa che solo ai papi e ai poeti è concesso di fare;

per di più si è accennata fra alcuni di noi una comica rincorsa alla giusta interpretazione, visto che una correzione lessicale era ormai impossibile: quindi gli ultimi sono diventati gli oppressi, poi gli oppressi sono diventati i subalterni, poi i subalterni sono diventate le classi subalterne e così via ancora su altre subalternazioni semantiche;

ora, a cose fatte, mi sembra giunto il momento di puntualizzare il concetto di “ultimi” nel mondo attuale, considerando che il mondo attuale è in primo luogo un mondo di persone reali e di relazioni reali tra persone reali e che solo in secondo luogo è un mondo di parole e di relazioni concettuali tra le parole;

quindi ora devo confessare di avere rovesciato la mia posizione scettica, e sentendo di rivendicare la giustezza del concetto “politico” di “ultimi” non provo alcun imbarazzo nell’alone religioso o morale della parola; gli “ultimi” esistono realmente ed anzi essi costituiscono incontrovertibilmente la grande generalità degli esseri umani che oggi abitano il pianeta;

è pur vero che il concetto è relativo, in quanto ci sono gli ultimi nella scala del potere, gli ultimi nella scala della cultura, gli ultimi nella scala della salute, gli ultimi nella scala dell’occupazione, gli ultimi nella scala della ricchezza ecc.; ma è anche vero che il concetto è anche assoluto, in quanto in genere gli ultimi in una scala sono anche gli stessi ultimi di ogni altra scala e sarebbe il caso, una buona volta, di capire che questo è un fatto politico: anzi è il fatto in assoluto più politico di questa epoca storica;

il problema oggi consiste quindi nel fare in modo che questo enorme e inedito “fatto” politico dia luogo alla costituzione di un altrettanto enorme e inedito “soggetto” politico, che sorga dalle apparenti mille diversità di ogni “ultimo” in particolare;

questo problema necessita di considerare il fatto subordinato, altrettanto politico, che l’esistenza reale di “ultimi” comporta “sempre” l’invenzione propagandistica di “penultimi”, e comporta ancora la conseguenza che il centro di gravità dei problemi e delle soluzioni si sposti dal suo luogo decisivo (la piramide sociale edificata in funzione dei “primi”, i potenti, i padroni del pensiero, i normocappati, i manager, le aristocrazie operaie, i ricchi) al suo campo di guerra ovunque circostante aizzato quotidianamente ad hoc: il campo della guerra tra i penultimi e gli ultimi: disoccupati francesi contro immigrati magrebini, senza casa di centocelle contro campi rom, mutilati di aleppo contro artigiani di budapest, figli disoccupati contro padri pensionati, ecc.: e infine, poiché le scorciatoie sono sempre la più facile soluzione in tanta dolorosa e multicolore diversità, bianco contro nero;

il gioco, come dice il poeta, davvero si fa teso e tetro: mentre la discarica degli ultimi non contempla un trattamento differenziato, la geografia dei penultimi è sottoposta a una continua tensione di auto-differenziazione, poiché ciascuno è indotto a temere che domani sarà più penultimo di oggi e rischierà di diventare almeno provvisoriamente il negro di qualcun altro;

è vero che ogni epoca storica ha potuto vantare i suoi oppressi, i suoi sottoproletari e la sua plebe, cioè i suoi subalterni in genere; ma qui siamo di fronte a un fenomeno storico nuovo e tanto grande quanto può essere grande la proporzione di 99 contro 1 nella distribuzione della ricchezza, o quanto può essere grande il numero di tre o quattro o cinque miliardi di esseri umani in un pianeta così unico, così sbagliato e così piccolo;

ma non si tratta solo di uno spaventoso aspetto quantitativo; si tratta soprattutto della differenza decisiva per cui i subalterni in genere, per quanto oppressi, sfruttati, imbrogliati e massacrati, hanno goduto in ogni epoca storica di un riconoscimento di soggettività sociale, fosse anche soltanto per giustificarne il genicidio; è proprio nei subalterni in genere che lo stesso gramsci individua la sorgente profonda di ogni dimensione di cultura: riconoscimento e coscienza, l’alfabeto binario di ogni identità nel consorzio umano;

non è così invece per gli “ultimi” di questa epoca storica conformata sulla teologia totalitaria e nichilistica del neoliberismo; gli “ultimi” sono tutti e nessuno, e dispongono tutt’al più di una identità inservibile se non per essere respinti giuridicamente, se non dovesse bastare la loro condizione fattuale di annichilimento e di scarto; nessuno di noi dispone oggi di una adeguata comprensione di questo fatto e di una possibile concezione politica, ma a ciascuno di noi è ancora concesso di riflettere in un modo almeno pre-politico ma onesto con se stessi;

con questo ho deciso: antonio gramsci ed ernesto ‘che’ guevara: dalla parte degli ultimi

Gian Luigi Deiana

Va bene definirsi Europeisti, ma perchè non proclamarsi direttamente “Germanici” ?

general-strikeAll’interno del polo imperiale europeo la Germania costituisce l’asse centrale egemonico . L’Unione Europea è la sua gallina dalle uova d’oro . Si dice spesso che l’euro è una moneta senza stato e gli stati europei sono stati senza moneta . E’ vero solo in parte . L’euro è una moneta che uno stato ce l’ha : la Germania che gode di uno status privilegiato nella UE (Vedi il potere di veto del parlamento ad esempio) .
In effetti il rigore imposto dalla Merkel è allo stato attuale di grande convenienza per la grande borghesia tedesca che si affida per il suo arricchimento principalmente a dei vecchi arnesi di politica economica : il mercantilismo fautore di una produzione fondata sull’export (superiore ai limiti “imposti” dalla UE) e il neoclassicismo orientato a far cassa noncurante delle condizioni di vita della popolazione .
Il rigore orientato sull’innalzamento degli avanzi primari e sull’abbassamento del deficit hanno mortificato le politiche nazionali di crescita determinandone stagnazione e alla lunga recessione che , oltre ovviamente a creare disoccupazione , hanno comportato la diminuzione del gettito fiscale per lo stato costretto dalla mancanza di liquidita ad indebitarsi e a gravare di tasse i cittadini per poter pagare i debiti contratti e destinati a crescere data l’inevitabile caduta del PIL .
Per quanto riguarda l’Italia il grafico di Bloomberg finanza evidenzia la divaricazione tra crescita del debito e caduta della produzione ,divaricazione (ci ricorda Contropiano) ampliata enormemente “a partire dal periodo Monti-Napolitano (quello dell’austerità e del rigore per salvare il Paese)” .
Il debito è stato nel dopoguerra per gli States un piatto succulento per spolpare i Paesi in difficoltà (particolarmente in America latina) , per fare shopping delle risorse naturale e per imporre stili di consumo delle multinazionali ,con il risultato di trascinare il Paese “aiutato” nel sottosviluppo
Il debito dei PIIGS anche per la Germania è un affare d’oro . Grandi speculazioni delle banche mediante prestiti o acquisti di titoli statali a interessi sempre più crescenti . Tanto più rigore e tanto più guadagno . Mentre i titoli tedeschi vengono acquistati a basso tasso d’interesse e spesso a zero cosicchè il governo tedesco ,unico in Europa poteva e può “indebitarsi”a costo zero , E naturalmente , per non essere da meno degli States . fare un ricco shopping in particolare nella nostra penisola
Evidente che demolire le condizioni di vita della popolazione non è un dato secondario ma primario . Caduta del potere contrattuale ,bassi salari , licenziamenti facili depauperamento dell’istruzione pubblica , dei servizi sanitari ,dei trasporti…privatizzazioni di beni comuni… costituisce un obiettivo strategico delle oligarchie europee e di Oltreoceano : indebolire le capacità di risposta politica dei lavoratori e delle masse ,incrinare la fiducia in se stesse e trascinarle verso l’apatia …
L’Italia e con essa tutta l’Europa mediterranea non possono far a meno di fuoruscire dalla gabbia malefica dell’architettura istituzionale della Ue e recuperare la sovranità politica e monetaria. Ma certo non è pensabile che ciò possa avvenire con gli attuali mefitici governanti . Si deve uscire dalla Ue ma senza il concorso dei lavoratori e delle masse popolari e senza altri dirigenti politici sarebbe un salto nel buio

Antonello Boassa

La sinistra italiana che conosciamo è morta

luigi-pintor“LA SINISTRA ITALIANA CHE CONOSCIAMO E’ MORTA” ULTIMO EDITORIALE DI LUIGI PINTOR MAGGIO 2003 E OGGI ?

“La sinistra italiana che conosciamo è morta . Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la politica quotidiana non ammette . Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa . Ma la sinistra rappresentativa…è fuori scena…hanno raggiunto un grado di subalternità e di soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità..dall’89 hanno perso la loro collocazione storica e i loro riferimenti e sono passati dall’altra parte…non sono mille voci e un’anima sola…l’anima non c’è da tempo e ora non c’è la faccia…non ci vuole una svolta ma un rivolgimento. Molto profondo”
Non credo che Luigi Pintor facesse riferimento solo ai D’Alema e ai Veltroni . Credo che pensasse anche alle sinistre radicali precipitate anch’esse nel brodo di cultura della “modernità antica” delle borghesie internazionali .
Il terreno di scontro allora ed ancor più oggi veniva predisposto dalle “destre” e sul quel terreno di per sè già perdente le “sinistre” scivolavano e scivolano sempre più in basso …
Solo due esempi relativi alla situazione politica odierna :
1) deficit e debito . Si discute anche da parte radicale avendo come punto di riferimento le teorie monetariste dell’avversario ed è evidente che in tale contesto si può lottare solo per una riduzione del danno (vedi Siryza) .Le teorie monetarie come vengono portate avanti oggi non vanno neanche discusse ma semplicemente rigettate .Deficit e debito controllati da uno stato sovrano che abbia sovranità monetaria con una banca centrale pubblica possono costituire un volano di crescita e di occupazione che favorisca il potenziamento dello Stato sociale come viene suggerito da economisti non mainstream . Basti questo perché una vera sinistra non possa fare a meno di respingere i trattati dell’Unione , uscire dall’euro e proporre un’alleanza con il mezzogiorno d’Europa.
2) Scuola . Gia con la funesta “autonomia scolastica” propugnata con grande protervia da quelle sinistre cui faceva riferimento Luigi Pintor risultava chiaro come , in sinergia con un abbassamento dei flussi finanziari per le istituzioni scolastiche , la politica di destra come di sinistra aspirava alla costruzione di una gerarchia di poteri all’interno della scuola che sapesse rispondere prontamente ai desiderata governativi nell’intento di attizzare la competizione tra i docenti invece di favorirne la solidarietà e la ricerca pedagogica , di umiliare il corpo non docente con esternalizzazioni del lavoro gestite spesso da “compagni” . La cultura “ideologica” di destra dei “compagni” dei partiti e dei sindacati confederali si è manifestata con particolare vigore in questi ultimi anni nella volontà “modernista” dell’efficienza ( vedasi in Sardegna L’ineffabile Pigliaru) di far scomparire dai tanti piccoli paesi dell’isola le scuole primarie che costituiscono la linfa vitale di quelle piccole comunità . Perché dico politica di destra? Perché la qualità dell’istruzione non consiste solo nell’allestire delle “eccellenze” mediante la concentrazioni così care ai “padroni del vapore” che aspirano ad un mandarinato immediatamente spendibile ma anche nella sua diffusione ,nella quantità , perché si possa dire che nessuno ,proprio nessuno venga escluso dalla scuola e dall’istruzione(e non credo che Freire ,freinet ,Rodari…la pensassero diversamente) .
Riprendendo Luigi Pintor , non basta una svolta ma un rivolgimento . Molto profondo

Antonello Boassa

E’ legittimo ipotizzare una nuova forma moderna di totalitarismo ?

urlo-di-munchE’ LEGITTIMO IPOTIZZARE CHE L’ATTUALE POST-DEMOCRAZIA POSSA PRECIPITARE IN ITALIA E IN EUROPA VERSO UNA NUOVA FORMA MODERNA DI TOTALITARISMO ?

Ipotesi che molti giudicheranno esageratamente catastrofica proprio perche tale processo non ha raggiunto ancora il suo obiettivo…è solo in itinere… ed è proprio per questo che molti militanti potrebbero non intravvederlo . Ma se si ha il coraggio di affrontare la questione senza antichi pregiudizi e con una rigorosa e spietata analisi dei processi politici ed ideologici in atto , una tale ipotesi risulterà più che giustificata .
Va chiarito cosa intendo per totalitarismo . Innanzitutto la privatizzazione pervasiva della sfera economico-finanziaria . In secondo luogo la privatizzazione del potere politico (non più corrotti ma dipendenti) e del potere giudiziario internazionale (vedi TTIP e RDIE meccanismo di arbitraggio privato tra multinaziona e stati che subentrerà alle giurisdizioni nazionali) .In terzo luogo un potere militare (vedi Nato) e poliziesco (vedi Eurogendfor) che sarà onnipresente e sopratutto onnipotente . In quarto luogo ,mediante il controllo dei media (Tv ,Internet ,stampa , sport , arte) , una diffusa attivazione di un’apologia della società esistente come la più proficua tra le tante possibili . In quinto luogo uno stato “alleggerito” , funzionale ai servizi più difficilmente mercantilizzabili . Anche la Difesa potrebbe divenire una società per azioni . E con essa una forte propensione all’espansione coloniale e naturalmente alla guerra .
Si sta andando inequivocabilmente verso “l’inferno dei vivi” . Lascio ad altri post le esemplificazioni utili all’ipotesi . In questo contesto appaiono patetiche (e lo dico senza malanimo) le politiche delle sinistre cosidette radicali (che non riescono neanche a dire a chiare lettere che il PD è un partito eversivo di destra) e risultano di scarso costrutto la manifestazioni di protesta (sia ben chiaro di grande valenza morale ,educativa e sociale) su questioni specifiche (casa ,repressione,lavoro ,scuola…) … e non posso fare a meno di dire quanto è utile alle classi dominanti l’incapacità delle varie forze antagoniste di trovare una minima unità d’azione almeno tattica .
E’ possibile abbattere il mostro totalitario . E’ possibile ma siamo molto in ritardo.
Il padronato (parola antica che è giudicata vetusta dalla sinistra bene) ha saputo usare con spietatezza l’arma della lotta di classe in primis contro la classe operaia disarmata dalle false sinistre nei partiti e nei sindacati e ha saputo indebolirla e disgregarla . Ed una volta messa all’angolo ha potuto procedere nel raggiungimento di molti dei suoi obiettivi dall’abbattimento del Welfare alla distruzione della scuola e della sanità pubblica , dal ridimensionamento dei diritti pensionistici alla riduzione dei livelli occupazionali…
Per abbattere il moloch capitale sarebbe necessario lavorare per ricomporre l’unità della classe operaia e saper interpretare unitariamente i bisogni delle altre classi subalterne . Operazione oggi difficilissima perchè la capacità di ricatto in tutti i luoghi di lavoro per non dire tra chi non ha un lavoro è molto alta (si pensi alla facile licenziabilità , all’accordo sulla rappresentanza dei confederali con Confindustria che potrebbe stroncare la ribellione alle prepotenze padronali) . Perchè si possa contrastare “ognun per sè e si salvi chi può” sarebbe altresì necessario un ben altro livello di militanza che sapesse lavorare costantemente nei luoghi di lavoro, nei quartieri ,nelle periferie , che sapesse innalzare il livello dello scontro culturale ed ideologico…E’ bene ricordare che in politica non vince chi ha idee giuste ma chi lavora di più e meglio…e la oligarchia borghese ha saputo in questi decenni lavorare di più e meglio

Antonello Boassa

Come muore un grande poeta

pablo-nerudaUNA VOCE CHE ANDAVA SILENZIATA

” Io ti ho nominato regina
Ve n’è di più alte di te ,di più alte
Ve n’è di più pure di te , di più pure
Ve n’è di più belle di te , di più belle
Ma tu sei la regina ”

Pablo Neruda muore il 23 settembre 1973 . Di cancro alla prostata secondo la versione ufficiale . Ma non sono pochi coloro che dubitano di tale responso . Iscritto al partito comunista e diplomatico nel governo socialista di Salvador Allende gli viene ritirato l’incarico dal generale Pinochet subito dopo il criminale colpo di stato organizzato dalla CIA e gestito in prima persona dallo stesso Pinochet che avrà da quel momento mano libera per imporre una durissima repressione contro gli oppositori .
Dodici giorni dopo il colpo di stato Pablo Neruda muore . Una coincidenza?
Una recente dichiarazione dell’autista di Neruda ha riaperto il caso. Un uomo alto, biondo e con gli occhi azzurri avrebbe accompagnato in ospedale il poeta. Tale descrizione corrisponde all’identikit di Michael Townley .agente della CIA e collaboratore della polizia segreta della dittatura cilena .
In seguito all’interessamento dell’avvocato Eduardo Contrearas è stata riesumata la salma dl poeta . Sono iniziate così le ricerche per provare un eventuale avvelenamento .

” Cosa avete fatto …
pallidi vermi del formaggio
capitalista , cosa avete fatto
di fronte al regno dell’angoscia ,
a questo oscuro essere umano ,
a questa dignità vilipesa ,
a questa testa sprofondata
nello sterco , a questa assenza
d’aspre vite calpestate ?”

Questo era un cervello pericoloso per la dittatura e per l’imperialismo . Era un comunista . avrebbe continuato nell’esilio
la sua opera di sempre : cantare l’amore e l’ingiustizia che governa gli esseri umani . Era necessario ucciderlo
.
” Così venne divorata ,
negata ,sottomessa ,graffiata ,predata ,
giovane America , la tua esistenza . ”

 

Antonello Boassa

Per Syriza missione impossibile ? Non lasciamo sola Atene

troicaLA TROICA SE NE INFISCHIA DELLA VOLONTA’ POPOLARE
Il pacchetto di proposte che Syriza presenta ai maggiordomi del potere dell’Unione è decisamente “creativo” . A mio giudizio indigeribile per il trio Lagarde Draghi Juncher . Ma se si trattasse solamente di rinegoziare il debito e di cancellarne una parte , pur di salvare l’oligarchica architettura della UE , come suggerito da non pochi economisti mainstream e dallo stesso Barach Obama , credo che ci sarebbero spazi di manovra ,anche con la spada di Damocle di una possibile emulazione da parte dei PIIGS . Tsipras ha voluto esprimere uno spirito di collaborazione accettando per esempio il cappio del pareggio di bilancio e una grande disponibilità a “trattare” ma ha anche dichiarato di proseguire nella direzione indicata nel programma elettorale :niente tagli ,riassunzioni ,niente privatizzazioni , contratti collettivi di lavoro ,aumenti del salario minimo ,rivalutazione delle pensioni minime ,investimenti pubblici per favorire l’occupazione…
Quindi cancellazione delle “riforme” che il Trio sta imponendo con particolare ferocia ai Paesi del sud . Ma una tale cancellazione fa a pugni con le regole e i trattati che governano la politica dell’Unione , con la sua pervasiva strategia monetaria .
Se la Triade può essere magnanimamente disposta a qualche concessione sul debito certo non può esserlo con le ” riforme” e con l’Austerity che è lo strumento ricattatario per imporre quelle riforme che devono azzerare i diritti sociali e preparare il terreno allo strapotere delle banche e delle multinazionali .
Il progetto politico di Syriza ci era parso contradditorio proprio perchè non è possibile con questa Unione difendere i diritti sociali(lavoro ,casa ,salute ,istruzione…) e allo stesso tempo convivere con Austerity ed Euro . Ciò nonostante dobbiamo riempire le piazze italiane nello stesso giorno in cui si manifesterà ad Atene per sostenere il governo impegnato nei negoziati sui quali ci auguriamo non ceda per inutili compromessi che perpetuerebbero lo stato di subordinazione della Grecia e sappia invece sbattere la porta in faccia ai protagonisti dello sfacelo in cui siamo tutti precipitati .
E continuare la lotta ,solidali con le rivendicazioni popolari che Syriza ha voluto accogliere e solidali anche quando Tsipras e Varoufakis sappiano por fine alla sceneggiata negoziale e decidere di uscire dall’Eurozona e riappropiarsi della sovranità nazionale e monetaria che comporterà gravi sacrifici ma anche la possibile uscita dal tunnel .

Antonello Boassa

“Quantitative Easing” di Draghi: una partita di giro; dalle banche alle banche

quantitative-easingSarà una caduta irrisoria sulla economia reale l’immissione di 720 milardi di euro da parte della BCE ma in compenso riuscirà a chi fa il mestiere di speculatore di arricchirsi di più e a favorire ,nonostante il parere di “illuminati” monetaristi , la perpetuazione dell’austerity e con essa l’abbattimento ulteriore delle condizioni di vita delle masse popolari . Il debito pubblico appositamente creato per mettere in ginocchio i paesi del’America latina e dell’africa dall’impero americano e da quello europeo è stato lo strumento principale usato per imporre alla nazione aggredita politiche di tagli , di rinuncia alla difesa dei beni pubblici ,di concessioni alle multinazionali per lo sfruttamento brutale del territorio ,di privatizzazioni ,condannando le popolazioni alla miseria e nei casi più gravi alla fame .
Ora è la volta dell’Europa . Naturalmente le oligarchie politico-finanziarie iniziano con particolare avidità dalle vecchie periferie :Irlanda ,Portogallo , Spagna , Italia , Grecia denominate con dispregio calcolato : PIIGS . Ed intanto si prepara la trappola per il resto del continente…
Chiariamo subito. Non è sul debito il vero scontro tra i PIIGS e la Troica ma è sulle “riforme” . La BCE ha elargito alle istituzioni finanziarie 4.000 miliardi di euro in pochi anni e può benissimo annullare parte del debito allo scopo di rilanciare un’economia asfittica che alla lunga non conviene neanche all’imperatrice Germania . Ma in questo caso la Troica,molto abile nel provocare ondate speculative , perderebbe il suo potere di ricatto per raggiungere i suoi veri obiettivi che coltiva fin dalle sue origini : le”riforme” necessarie al raggiungimento del potere assoluto delle multinazionali che dovrebbe compiersi definitivamente con il TTIP , con le RDIE ,con TISA ,accordi internazionali di cui abbiamo già trattato e su cui ritorneremo .
Il trionfo elettorale di Syriza segna una crepa nella rete politico-monetariia dell’Austerity e va salutato con grande partecipazione da chi ha sempre lottato contro l’austerity e i governi servili che la imponevano a tutto un popolo . La grecia con Tsipras potrebbe costituire un esempio per tutta l’Europa mediterranea e ciò è fonte di grande preoccupazione per Berlino e per la Troica . Il timore non è solo una possibile procedura di cancellazione di una parte del debito che venga richiesta dai Piigs ma anche e sopratutto il blocco delle “riforme” che potrebbe essere preteso non certo dai maggiordomi del potere ma da grandi manifestazioni di massa . Già oggi molte piazze europee hanno voluto dimostrare la loro solidarietà ad un programma politico che seppure ambiguo (come vedremo più accuratamente in un altro post) ha avuto l’indubbio merito di smuovere grandi masse , di restituire dignità ad un popolo e di ridare fiducia a quanti in Europa hanno visto passo dopo passo perdere diritti conquistati lungo decenni di lotta . Lunedì i negoziati riprenderanno . Atene non deve essere lasciata sola . I lavoratori europei non devono farsi abbacinare dai sacerdoti dell’austerity e devono invece occupare in massa le piazze e radicalizzare le lotte . La sconfitta di Syriza ,un cedimento del programma elettorale sarebbe un disastro politico che riguarderebbe non solo la Grecia ma tutta l’Europa…e senza una grande partecipazione popolare-credo- sarebbe inevitabile

Antonello Boassa

EXPO: Lettera aperta alle autorità in occasione di EXPO

expoAlle Autorità
e p.c. agli esperti invitati all’incontro istituzionale di Milano.

“Allo stato attuale la produzione agricola mondiale potrebbe facilmente sfamare 12 miliardi di persone……. si potrebbe quindi affermare che ogni bambino che muore per denutrizione oggi è di fatto ucciso”
Jean Ziegler, già Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo

Signor presidente del Consiglio,
i giornali ci informano che lei sarà a Milano il 7 febbraio per lanciare un Protocollo mondiale sul Cibo, in occasione dell’avvicinarsi di Expo. Ci risulta che la regia di tale protocollo, al quale lei ha già aderito,   sia stata affidata alla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition. Una multinazionale molto ben inserita nei mercati e nella finanza globale, ma che nulla ha da spartire con le politiche di sovranità alimentare essenziali per poter sfamare con cibo sano tutto il pianeta.
EXPO ha siglato una partnership con Nestlè attraverso la sua controllata S.Pellegrino per diffondere 150 milioni di bottiglie di acqua con la sigla EXPO in tutto il mondo. Il Presidente di Nestlé Worldwide già da qualche anno sostiene l’istituzione di una borsa per l’acqua così come avviene per il petrolio. L’acqua, senza la quale non potrebbe esserci vita nel nostro pianeta, dovrebbe quindi essere trasformata in una merce sui mercati internazionali a disposizione solo di chi ha le risorse per acquistarla.
Questi sono solo due esempi di quanto sta avvenendo in preparazione dell’EXPO.
Scriveva Vandana Shiva: “Expo avrà un senso solo se parteciperà chi s’impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola. Solo allora Expo avrà un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora, occasione per vicende di corruzione e di cementificazione del territorio.”
“Nutrire il Pianeta, Energia per la vita.” recita il logo di Expo. Ma Expo è diventata una delle tante vetrine per nutrire la multinazionali, non certo il pianeta.
Come si può pensare infatti di garantire cibo e acqua a sette miliardi di persone affidandosi  a coloro che del cibo e dell’acqua hanno fatto la ragione del loro profitto senza prestare la minima attenzione ai bisogni primari di milioni di persone ?
Expo si presenta come la passerella delle multinazionali agroalimentari, proprio quelle che detengono il controllo dell’alimentazione di tutto il mondo, che producono quel cibo globalizzato o spazzatura, che determina contemporaneamente un miliardo di affamati e un miliardo di obesi.
Due facce dello stesso problema che abitano questo nostro tempo: la povertà, in aumento non solo nel Sud del mondo ma anche nelle nostre periferie sempre più degradate.
Expo non parla di tutto ciò.
Non parla di diritto all’acqua potabile e di acqua per l’agricoltura familiare.
Non parla di diritto alla terra e all’autodeterminazione a coltivarla.
Non si rivolge e non coinvolge i poveri delle megalopoli di tutto il mondo, non si interroga su cosa mangiano, non parla ai contadini privati della terra e dell’acqua, scacciati attraverso il Land e Water grabbing, ( la cessione di grandi estensioni di terreno e di risorse idriche a un paese straniero o ad una multinazionale), espulsi dalle grandi dighe, dallo sviluppo dell’industria estrattiva ed energetica, dalla perdita di sovranità sui semi per via degli OGM e costretti quindi a diventare profughi e migranti.
E non cambia certo la situazione qualche invito a singoli personaggi della cultura provenienti da ogni angolo della terra e impegnati nella lotta per la giustizia sociale. Al massimo serve per creare qualche diversivo.
In Expo a fianco della passerella delle multinazionali si dispiega la passerella del cibo di “eccellenza”. Expo parla solo alle fasce di popolazione ricca dell’occidente e questo ne fa oggettivamente la vetrina dell’ingiustizia alimentare del mondo, nella quale la povertà si misurerà nel cibo: in quello spazzatura per le grandi masse e in quello delle eccedenze e degli scarti per i poveri.
In questi mesi, di fronte a tutto quello che è accaduto nella nostra città, dall’illegalità  allo sperpero di ingenti risorse economiche per l’organizzazione di Expo in una città dove la povertà cresce quotidianamente e che avrebbe urgenza di ben altri interventi, noi abbiamo maturato un giudizio negativo su Expo.
Ma come cittadini milanesi non posiamo fuggire la responsabilità di impegnarci affinché l’obiettivo di “Nutrire il pianeta” possa essere meno lontano.
Per questo avanziamo a lei e alle autorità politiche ed amministrative che stanno organizzando Expo alcune precise richieste.
Il Protocollo mondiale sulla nutrizione che lei intende lanciare, pur dicendo anche alcune cose condivisibili, evitando i nodi di fondo, rimane tutto all’interno dei meccanismi iniqui che hanno generato l’attuale situazione . Noi le chiediamo di porre al centro la sovranità alimentare e il diritto alla terra negati dallo strapotere e dal controllo delle multinazionali in particolare quelle dei semi. Chiediamo che sia affermata una netta contrarietà agli OGM che sono il paradigma di questa espropriazione della sovranità dei contadini e dei cittadini, il perno di un modello globalizzato di agricoltura e di produzione di cibo che inquina con i diserbanti, consuma energia da petrolio, è idrovoro e contribuisce al 50% del riscaldamento climatico.
Le chiediamo che venga affermato il diritto all’acqua potabile per tutti attraverso l’approvazione di un Protocollo Mondiale dell’acqua, con il quale si concretizzi il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico sanitari sancito dalla risoluzione dell’ONU del 2011.
Chiediamo che vengano rimessi in discussione gli accordi di Partnership tra Expo e le grandi multinazionali, che, lungi dal rappresentare una soluzione, costituiscono una delle ragioni che impediscono la piena realizzazione del diritto al cibo e all’acqua.
Chiediamo che si decida fin d’ora il destino delle aree di Expo non lasciandole unicamente in mano alla speculazione e agli appetiti della criminalità organizzata e che, su quei terreni, venga indicata una sede per un’istituzione internazionale finalizzata a tutelare l’acqua, potrebbe essere l’Authority mondiale per l’acqua,  e il cibo come beni comuni a disposizione di tutta l’umanità. Una sede dove i movimenti sociali come i Sem Terra, Via Campesina, le reti mondiali dell’acqua, le organizzazioni  popolari e i governi locali e nazionali discutano: la politica per la vita.
Una sede nella quale la Food Policy diventi anche Water Policy, dove si discuta la costituzione di una rete di città che assumano una Carta dell’acqua e del Cibo, nella quale si inizi a concretizzare localmente la sovranità alimentare, il diritto all’acqua, la sua natura pubblica, la non chiusura dei rubinetti a chi non è in grado di pagare, la costituzione di un fondo per la cooperazione internazionale verso coloro che non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo.
Una sede nella quale alle istituzioni e ai movimenti sociali, venga restituita la sovranità sulle scelte essenziali che riguardano il futuro dell’umanità.
“La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone” affermava Gandhi. E questa verità oggi è più che mai attuale e ci richiama alla nostra responsabilità, ognuno per il ruolo che svolge.

Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Piero Basso, Franco Calamida, Massimo Gatti, Antonio Lareno, Antonio Lupo, Emilio Molinari, Silvano Piccardi, Paolo Pinardi, Basilio Rizzo, Erica Rodari, Anita Sonego, Guglielmo Spettante.

Milano 21 gennaio 2015.

Le adesioni alla lettera aperta, sia individuali che collettive, vanno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi mail:
Vittorio Agnoletto vagnoletto@primapersone.org
Franco Calamida f.calamida@alice.it

Sarà la Germania ad uscire dall’euro dopo aver ridotto in macerie il sud dell’Europa ?

the-legislativeRagionando per tempi lunghi la Germania sta attuando una politica suicida . Certo ora è vincente . L’Unione europea è un suo giocattolo .Può imporre politiche di austerity che favoriscono la crescita (non paradossale ma conseguente) del debito nei paesi in difficoltà anche con le astute speculazioni finanziarie della Banca centrale tedesca e con i rating manipolati , ridurre la base produttiva degli stessi e fare incetta delle imprese , incoraggiare l’alleggerimento dello stato e privatizzarne la sue risorse (e non parliamo del massacro sociale) . Mentre può finanziare il suo debito gratis e addirittura guadagnarci con “titoli negativi” , può espandere la bilancia commerciale senza mai svalutare (spetterà al meridione europeo svalutare comprimendo salari , pensioni , welfare..).
L’unone europea viene smantellata proprio da chi l’esalta . Le divaricazioni tra le regioni ricche e quelle povere sono aumentate e così ovviamente le divaricazioni tra le classi abbienti e i ceti medio-poveri e poveri . Con l’introduzione del TTIP e delle RDIE gli stati meridionali in particolare perderanno la potestà legislativa che di fatto sarà privatizzata .
Davanti ad un continente così disastrato , la Germania non avrà più interesse ad un’area monetaria comune e ritornerà alla sua moneta ma senza la sacca coloniale che si era creata , senza quell’Europa che sarebbe potuta crescere con tutti i sui popoli in democrazia , poco potrà fare nella competizione con i supercolossi come Cina (già ampiamente entrata nel mercato finanziario e produttivo italiano) , Stati Uniti …
Un tale percorso non è scritto nel destino nè per gli Italiani nè per i Greci nè per gli spagnoli… . Può essere contrastato e sconfitto ma solo a condizione che milioni di lavoratori prendano in mano la situazione , usando innanzitutto l’arma principale che è lo sciopero generale accompagnato dal confronto democratico con tutto il popolo . La possibilità di rovesciare il tavolo non è possibile con un’elitè anche attrezzata e generosa . Evidente che le vere avanguardie devono smettere di giocare alla bella addormentata e creare delle reti , delle alleanze per una lotta comune che sappia rivolgersi ai lavoratori ,alla popolazione . Loro sì che possono fare che un altra Europa sia possibile , con la nascita di una democrazia realmente partecipativa , con la conquista della sovranità politica economica e monetaria .

Antonello Boassa

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