Sardegna e territorio

INAUGURATO NEL POLIGONO DI QUIRRA IL BANCO DI PROVA PER I RAZZI SPAZIALI – da A Foras

INAUGURATO NEL POLIGONO DI QUIRRA IL BANCO DI PROVA PER I RAZZI SPAZIALI – da A Foras

Migliaia di litri di carburante in fiamme nel giro di pochi secondi, con le contestuali emissioni in atmosfera. Un impatto sull’ambiente e sulla salute che i tecnici, naturalmente, assicurano sia irrilevante, ma su cui in realtà si addensano le nubi dell’incertezza.

Il progetto denominato Space Propulsion Test Facility, in sostanza un banco di prova per i motori a carburante liquido che dovranno guidare nello spazio i razzi, è stato inaugurato ieri in località Sa Figu, Comune di Perdasdefogu, all’interno del Poligono Interforze del Salto di Quirra. Il tutto vale 26 milioni di euro. 9 milioni e mezzo arrivano dalle casse del Ministero dello Sviluppo Economico, altri 790 mila euro da quelle – certo non floride – della Regione. Il resto lo mette Avio, società per azioni con sede a Colleferro che ad oggi ha come socio principale Leonardo, l’azienda a controllo pubblico che domina il settore areospaziale-bellico in Italia.

Fra gli invitati alla cerimonia, tanti sono militari. C’è ovviamente l’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo, ma ci sono anche il comandante della base Davide Marzinotto e c’è il comandante militare della Sardegna, il generale Francesco Olla. Stranamente non pervenuto Christian Solinas, per la Regione arrivano il presidente del Consiglio regionale Michele Pais (Lega) e l’amministratore unico del Distretto Aerospaziale (nonché, con cumulo di cariche di Crs4) Giacomo Cao.

La chiacchiera del destino aerospaziale del Poligono di Quirra circola, fra Ogliastra e Sarrabus, sin dal 1956, quando vennero espropriate le terre per realizzare il poligono più grande d’Europa. Chiacchiere, appunto, perché gli effetti registrato fino ad oggi sono spopolamento, depressione socio-economica e povertà collettiva. E le malattie, quelle per cui nessuno vuole prendersi la responsabilità, ma che ci sono e ammazzano le persone.

Non c’è solo la questione ambientale, e i dubbi sull’opportunità di finanziamenti pubblici ad aziende che poi, in sostanza, sono già a controllo pubblico. Ci sono le questioni etiche: sarà tutto civile lo scopo di questi razzi? Qualche anno fa Giacomo Cao, rispondendo ai dubbi sollevati da A Foras ed altri, assicurava che i progetti sui droni non avrebbero avuto alcuna connessione con le ricerche militari. Qualche settimana fa si è scoperto che l’Italia intende armare i droni Predator B: già dal nome qualche domanda ce la si poteva fare, ma tutti assicuravano che sarebbero stati impiegati per operazioni di protezione civile e servizi postali. I razzi Vega per ora non hanno impieghi militari, ma le tecnologie sviluppate per il loro utilizzo potrebbero averli e comunque.

L’altro dubbio è che, in fondo, stabilire qui il bando di prova dei missili ma non la sede dell’azienda nasconda la semplice esternalizzazione di pratiche dannose. Meglio farlo a Colleferro, o in Sardegna, nel bel mezzo del poligono di Quirra? Protetti non solo dal punto di vista militare, ma anche da quello della trasparenza, dato che su quello che accade dentro i poligoni e sui danni delle esercitazioni non è possibile sapere nulla di certo. In America, nella Guyana Francese, da dove partono i razzi europei destinati allo spazio, le proteste contro lo spazioporto sono state negli ultimi anni molto attive.

Avio ha garantito che l’impianto avrà a regime 35 posti di lavoro: briciole. Le fabbriche e i centri di ricerca dell’azienda sono tutti nella penisola, a Colleferro e in Piemonte e Campania. Qui, resterà il fumo dei motori.

https://www.facebook.com/675211922644586/posts/2089162231249541/

 

LA SINISTRA PICCOLA PICCOLA CHE PARAGONA PUIGDEMONT A BOSSI – dae S’Indipendente de Cristiano Sabino

LA SINISTRA PICCOLA PICCOLA CHE PARAGONA PUIGDEMONT A BOSSI

 

dae S’Indipendente
de Cristiano Sabino
30 de cabudanni 2021

 

https://www.sindipendente.com/blog/la-sinistra-piccola-piccola-che-paragona-puigdemont-a-bossi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fuoco della subalternità e i suoi intellettuali organici – Collettivo Filosofia De Logu

Il fuoco della subalternità e i suoi intellettuali organici

Il Collettivo Filosofia De Logu interviene, con un articolo condivisibile, in risposta ad un editoriale di Marcello Fois, pubblicato su La Nuova Sardegna del 26 luglio 2021, che attribuisce alla “brava gente di Sardegna” la responsabilità dei roghi.
28 luglio 2021

 

COBAS Scuola Sardegna

Articolo di Filosofia De Logu

 

Il fuoco della subalternità e i suoi intellettuali organici

Intervento di Marcello Fois

 

Sardi, brava gente ma tanta ignoranza

 

 

A FORAS IN CAMINU… SIGHENDI S’ARRASTU DE SU MRAXANI.

Sulle tracce della volpe – Assemblea itinerante.
In collaborazione col Coordinamento dei Comitati Sardi e la Rete Sarda in Difesa della Sanità Pubblica

Dopo la camminata da Alghero alla base militare di Poglina, il movimento A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de Sa Sardigna, propone una nuova tappa che l’8 e 9 dicembre toccherà le zone di Villacidro, San Gavino Monreale e Guspini. 
Seguire le tracce de “is mraxanis”: affaristi, militari e speculatori per scorgere in prima persona le ferite che la nostra terra ha subito nel corso degli anni, camminare per conoscere gli esempi positivi e virtuosi che siano stimolo per la Sardegna di domani.

L’iniziativa sviluppa i contributi e le decisioni prese durante la plenaria conclusiva del campeggio contro l’occupazione militare della Sardegna, svoltosi lo scorso settembre a Tertenia, in Ogliastra. Così come nell’occasione del campeggio, anche la camminata si arricchisce del contributo del Coordinamento dei Comitati Sardi e della Rete in difesa della Sanità pubblica. La volontà del movimento è quella, nel corso del tempo, di sviluppare confronto, coordinamento, azioni e mobilitazioni popolari volte a organizzare un fronte unito per la difesa della nostra terra. Grazie al contributo dei tanti comitati popolari diffusi sull’isola è necessario costruire tappe, convergenza e complicità per autodeterminarci come popolo e determinare le decisioni che sul territorio in cui viviamo si propagano

PROGRAMMA:

Sabato 8 dicembre

_Ritrovo ore 14.00 nella Z.I. Di Villacidro
Attraversando la zona industriale, grazie alle guide del posto, ragioneremo sulle imprese chiuse e l’abbandono di un territorio. Cammineremo poi fino a San Gavino scoprendo le nuove imprese speculative e inquinanti sul territorio (la discarica, il nuovo campo eolico, il progetto del metanodotto)

_ dalle ore 18.00 Piazza della Resistenza (viale Rinascita) – S.Gavino Monreale
TOUR DEI MURALES 
Alla scoperta dell’arte che lega cultura, identità e terra. Una prima tappa ideale verso le celebrazioni dei cinquant’anni della lotta di Pratobello e dei primi murales di Orgosolo che si terranno il prossimo giugno (1969-2019).

_ Dalle 19.00 Sede dell’Associazione Culturale KENEMERI – Via Carlo Goldoni 4
Saremo ospiti di RADIO REK di San Gavino per discutere della camminata e dei prossimi appuntamenti di lotta di A Foras. 
A seguire cena popolare e musica 
(Possibilità di pernottamento – contattaci per INFO!)

Domenica 9 dicembre 
_ Ritrovo ore 9.00 – Montevecchio – Guspini
GUSPINI E IL LASCITO DELLE MINIERE visita delle miniere di Montevecchio dalla produzione al deserto. Il vecchio tessuto produttivo sardo, inquinamento e tentata rivalutazione della storia industriale della nostra isola.

_Ore 13.00 Incontro con gli agricoltori di Villacidro e S.Gavino: Economie da difendere, alternative utili contro il furto della terra e il neo-estrattivismo. 
Pranzo al sacco.

_ Ore 17.00 San Gavino (sede da confermare)
A FORAS incontra il COORDINAMENTO DEI COMITATI SARDI e la RETE SARDA IN DIFESA DELLA SANITA’ PUBBLICA con i seguenti temi:

1) Il nuovo progetto di metanizzazione della Sardegna: le ragioni economiche e politiche di questa nuova servitù. Inquadramento geopolitico dell’opera, gli interessi Ue/Usa/Qatar e il collegamento con le altre vertenze territoriali, dal Mater Olbia in poi.
Fermare gli espropri, non regaliamo la nostra terra!

2) Porre le basi per un’assemblea generale sarda in Difesa della Terra: non solo ambiente, non solo basi militari, non solo sanità. Immaginare dal basso un modello contro l’impoverimento e l’emarginazione dei territori. Contributi dei comitati territoriali per partire dai bisogni delle popolazioni e ribaltare la politica dei ricatti.
A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna
Coordinamento Comitati Sardi
Kenemèri AssCult
Rete Sarda Difesa Sanita’ Pubblica
Zero Waste Sardegna

 

 

STORIA, CULTURA e LINGUA della SARDEGNA

 

STORIA, CULTURA e LINGUA della SARDEGNA

INCONTRO-DIBATTITO SULL’ACCOGLIENZA

MA QUALE ACCOGLIENZA…

ALLA DERIVA: l’altra faccia della politica stragista dell’Unione Europea

La ferocia con cui l’Unione Europea reprime i flussi migratori è pari forse solo alla sua ipocrisia. Ogni mezzo sembra lecito, e ogni alleato possibile: regimi criminali, come quello di Erdogan in Turchia, e milizie di tagliagole, come quelle libiche e sudanesi, vengono apertamente finanziate per imprigionare, derubare, deportare, rapire, stuprare, ridurre in schiavitù, lasciar morire ed uccidere. Se da un lato l’UE applica apertamente e senza vergogna le sue politiche stragiste, dall’altro lato “accoglie” i sopravvissuti che riescono a raggiungere il suo territorio con un infernale groviglio di norme vessatorie, pensato apposta per mantenerli in una costante condizione di ricatto e precarietà.

Nei due precedenti incontri della serie “alla deriva” ci siamo occupati delle ragioni per cui le persone sono costrette ad abbandonare i loro paesi di origine, dei viaggi spaventosi che devono affrontare e degli ostacoli al loro salvataggio; questo terzo incontro è invece dedicato a quel che li attende al loro arrivo: la cosiddetta “accoglienza”.

Tutti i migranti, sia quelli che si trovano in Italia ormai da molti anni, sia quelli appena arrivati, si trovano ogni giorno a combattere con una normativa ostile e con l’arbitrio di chi sarebbe delegato ad applicarla.

I cittadini non-UE che si trovano in Italia da tempo, che siano o meno in possesso di un regolare titolo di soggiorno, vivono spesso sotto ricatto, condizionati dall’assillante necessità di ottenere o rinnovare l’agognato “permesso di soggiorno”. Altrettanto travagliata è l’esistenza degli ultimi arrivati, destinati per lo più a rientrare nell’ampia categoria dei “richiedenti asilo”. Nell’attesa che la loro situazione venga definita, si trovano spesso ad essere “ospiti” per mesi (almeno sei) o anni (anche tre) in uno degli innumerevoli “centri di accoglienza” (ordinari e straordinari) sparsi nel territorio.

In Sardegna si tratta per lo più di strutture turistico-alberghiere fatiscenti e in disuso, spesso localizzate in zone remote, isolate e difficili da raggiungere. La gestione è tanto eterogenea quanto lo sono le strutture utilizzate: ci sono grosse organizzazioni lucrative che operano su scala nazionale, mentre una miriade di nuovi soggetti si improvvisano e si lanciano in questa nuova attività in grande espansione. Moltissimi gestori forniscono servizi ridotti e scadenti rispetto alle convenzioni stipulate (mancano spesso vestiti, lenzuola, coperte, assistenza medica e legale, articoli necessari per la cura e l’igiene etc.), nel tentativo di minimizzare le spese e realizzare un miserabile profitto col “business dell’accoglienza”.

In questo quadro già fosco, ad aggravare la situazione, è in via di relizzazione a Macomer un nuovo campo di prigionia per migranti, finalizzato alla cattura e alla deportazione degli “irregolari”: si tratta di uno dei nuovi CPR (Centri per il Respingimento) istituiti pochi mesi fa dal Ministro dell’interno, il sinistro Minniti.

 

I governi dell’Unione Europea sanno di aver bisogno dei migranti per tenere in piedi le loro traballanti economie: hanno bisogno di quel flusso di manodopera per ragioni demografiche, sociali ed economiche. Quello che chiamano “accoglienza” è in realtà uno spietato sistema di selezione, per separare la componente “utile”, da avviare allo sfruttamento in condizioni di ricatto e subalternità, dalla componente “indesiderabile”, da emarginare, illegalizzare, possibilmente espellere.

In questa difficilissima situazione, lottare per la libera circolazione e il rispetto delle persone è tanto complicato quanto necessario.

Proponiamo questo incontro per provare a chiarirci le idee sul groviglio di norme in vigore, sulla loro interpretazione e applicazione, e sull’intricato sistema di centri privati in cui l’accoglienza, lo sfruttamento e la detenzione si sovrappongono e si confondono in un’oscena “zona grigia”. Conoscere a fondo questa macchina infernale è necessario, per smontarla o almeno per provare a gettare un po’ di sabbia nel motore.

INCONTRO-DIBATTITO SUL TEMA:

NEL LABIRINTO DELLA COSIDDETTA “ACCOGLIENZA”,
ASPETTI LEGALI E ORGANIZZATIVI,

PROSPETTIVE DI LOTTA E DI RESISTENZA

INTERVERRÀ L’AVVOCATO MICHELE SATTA SUGLI ASPETTI LEGALI E
LE RECENTISSIME NOVITÀ INTRODOTTE DAL “DECRETO MINNITI”

Biblioteca Autogestita di Zarmu (BAZ)
Cagliari via San Giacomo 117
21 dicembre 2017 – ore 18:00

Comitato NO Rigassificatore

No al Rigassificatore la Villaggio Pescatori Giorgino

Oggetto: parere contrario in relazione all’impianto di rigassificazione a Cagliari

Questo documento ha lo scopo di motivare nel merito delle questioni ambientali e di analisi del rischio le ragioni della opposizione totale al progetto di un Terminal GNL nel Porto Canale di Cagliari – Impianto di Rigassificazione e di stoccaggio proposto dalla società Isgas Energit Multiutilities S.p.A.rigassificazione di GNL.

Premesso che:

la Convenzione di (altro…)

Doddore – di Gian Luigi Deiana

DODDORE
(sciacalli in corsa, per una morte che non muore)

in queste ore è capitato a me come a molti (virtualmente tutti i sardi, in quanto la notizia della morte di doddore meloni è riportata nelle prime pagine) di cercare un punto di equilibrio tra lo sgomento personale e le liquidazioni d’ufficio;

nella condizione della morte lo sgomento è sempre di difficile significato: è dato da una morte che non vuole morire, e che “non deve” morire; quindi per quanto mi riguarda questo sgomento durerà, perché deve durare: e penso che per tutti noi dovrebbe essere così, anche a prescindere dal corpo che ne è stato sopraffatto e dalle strade della sua vita;

nella condizione di una morte come questa le liquidazioni d’ufficio sono sempre d’obbligo e ricopiano sempre un protocollo da obitorio, quello del referto medico e quello del referto giudiziario: la cartella del giudice si chiude con lo stesso secco rumore delle casse refrigerate: è un modo di organizzare le cose, finalizzato essenzialmente a che le cose continuino a essere organizzate così e la chiusura della cassa sia la fine della domanda: perché avete fatto questo?

fin qui ci siamo: ma a che titolo vengono rilasciate dichiarazioni da parte di vacue figure politiche, in genere mezze calzette di espressione pd, sulla vicenda di doddore meloni? che senso ha deviare la questione essenziale (il fatto che sia morto di carcere in soli sessantasei giorni, a sangue freddo e per futili motivi) adducendo rilievi sciocchi sul suo modo di prendere la vita, la società e la politica? che senso ha affermare in una pubblica dichiarazione che gramsci sì era un prigioniero politico, ma doddore meloni no? e se io dicessi che tutta la sardegna è da trecento anni un prigioniero politico, che senso avrebbe disseppellire l’immaginetta di gramsci o chi per lui, da parte di questi qui?

la repubblica italiana è dotata di una costituzione che impegna le sue istituzioni a che ogni soggetto possa disporre di tutti gli strumenti per la libera espressione del suo pensiero: ogni soggetto, non solo gramsci, o mandela o pantani: ogni soggetto, ivi compresi i sardi allorquando si schifano di far parte di uno stato come questo, uno stato che ha il coraggio di tutto, dal fare leggi razziali al non abiurale mai, di tutto meno che di fare il conto dei conti in sospeso;

sarebbe inutile qui fare questo conto, non perché non basti la spazialità della registrazione elettronica, ma perché è del tutto inutile ragionare con asini politici;

qui è necessario partire dalla risoluzione carceraria, e non raramente anche dalla risoluzione omicida, su domande a cui l’asineria politica crede di non dover rispondere mai: ricordate l’asino beppe pisanu, ministro plenipotenziario e teorico del teorema dell’anarco-insurrezionalismo? dove è finito costui e dove è finito il suo teorema? quanta gente e quante famiglie hanno avuto rovinata la vita per questo asino elevato al quadrato?

la politica italiana, come tante altre, è in mano a degli asini; ma gli asini più elevati al quadrato sono gli asini italiani sardi: e beppe pisanu ne è l’esempio più recente; ma che ne dite di cossiga? che ne dite della giostra giudiziaria della vicenda arcadia? che ne dite del caso bellomonte? che ne dite del caso piliu? e se proprio vogliamo uscire di qui, che ne dite di valpreda, di pinelli e viceversa delle stragi di stato e degli assassini di giornalisti e delle archiviazioni dopo anni di vilipendio delle vittime e di menzogne al popolo italiano?

bene, qui inizia il problema delle menzogne al popolo sardo.

Ancora una magnifica giornata di “Monumenti aperti” ! – Comitato Antimilitarista

capofrasca2Questa volta però abbiamo un monumento alquanto insolito: un poligono militare a fuoco sistemato a Capo Frasca, che un tempo fu uno degli angoli più belli della terra sarda.
Il poligono cerca appigli per dimostrare di saper coesistere con la società civile, e con “Monumenti aperti” si offre di mostrare le bellezze paesaggistiche che ancora sussistono in quel territorio interdetto, zona di esercitazioni militari, in cui ogni anno si fanno devastanti prove di guerra aeree, navali, terrestri, durante le quali pesca, navigazione e balneazione sono vietate per un tratto di mare vasto quanto mezza Sardegna.

E a guardare il calendario delle esercitazioni, gli ultimi mesi sono stati particolarmente intensi, col mese di maggio interamente occupato da prove a fuoco. Breve sosta il sabato sera e la domenica, giusto il tempo per aprire al pubblico con la piccola pausa di “Monumenti aperti”.

Troppo stride la criminale finalità di preparare, sperimentare ed esportare la guerra con quella di mostrare bellezze naturali che ancora non sono state visibilmente scempiate. Per non parlare poi dello scempio che non si vede, l’inquinamento militare, ma che anno dopo anno si accumula nell’acqua e nella terra.

Quest’anno il calendario esercitazioni non ha neanche svelato quali sistemi d’arma siano stati impiegati, e sui veleni sparsi possiamo fare solo congetture. Sappiamo però che la guerra si espande ai quattro lati del mondo e lo stato italiano, incastrato in un’alleanza belligerante – la NATO – che non ha mai tregua, ha in programma spese militari sempre più ingenti.
I poligoni della Sardegna devono rispondere a queste prospettive, e ad attutire lo scontento vengono attivate le tattiche di convivenza con le comunità e il territorio: ecco gli indennizzi, seppure insufficienti e sempre in ritardo, sospensione delle maggiori interdizioni dall’inizio di Giugno, confronto Regione – Ministero della Difesa. E ora aggiungiamo la “chance” o meglio la mistificazione di poter vedere il poligono come un … Monumento, e magari l’occupazione militare come una “salvaguardia” dalla speculazione edilizia !

Grazie poligono di Capo Frasca, grazie Cocer interforze e Stato Maggiore dell’Aereonautica !
Grazie Ministero della Difesa !

Comitato Antimilitarista

SA LOTA – Pratobello – Orgosolo 1969 – di Maria Bassu e Francesca Ziccheddu

l 27 maggio del 1969 sui muri del paese, dalle autorità, fu affisso un avviso in cui si invitavano i pastori, che operavano nella zona di Pratobello, a trasferire il bestiame altrove perché, per due mesi, quell’area sarebbe stata adibita a poligono di tiro e di addestramento dell’Esercito Italiano. Il 9 giugno 3.500 cittadini di Orgosolo iniziarono la mobilitazione; il 18 dello stesso mese, la popolazione del paese si riunì in piazza Patteri: dall’assemblea scaturì la decisione di attuare una forma di protesta nonviolenta e quindi di occupare pacificamente la località di Pratobello[1]. Dal 19 giugno iniziò l’occupazione e dopo alcuni giorni, durante i quali non si verificò alcun episodio di violenza, l’esercito si ritirò. A seguito di questi fatti nacque il fenomeno del muralismo nel centro barbaricino.

Riportiamo il link del filmato su Youtube postato  da Maria Bassu:

 

Quirra: 28 aprile 2017 – di Claudia Zuncheddu

La presenza di tanti sardi a Quirra oggi è un atto dovuto, per ribadire la ferocia dell’occupazione militare in Sardegna da parte dello Stato italiano. Per ribadire che per noi sardi la Liberazione non c’è mai stata visto che di guerra, in casa nostra, si continua a morire.

Come giustificare la concentrazione nella nostra Isola del 62% dei poligoni militari previsti per tutto il territorio italiano?

Come non denunciare che violando la vocazione della nostra bella Terra, è qui che da oltre mezzo secolo eserciti di molti Stati del mondo fanno le esercitazioni con armamentari da guerra, è qui che l’industria bellica sperimenta armi letali, è qui che si producono bombe, con alti profitti e di certo non per noi sardi. Tutto questo in nome degli interessi economici dello Stato italiano nella sua Prima colonia: la Sardegna.
La manifestazione a Quirra si è svolta pacificamente. Lo schieramento spropositato di forze dell’ordine in assetto anti-sommossa, ha bloccato il corteo facendo sì che la manifestazione si trasformasse in un sit-in forzato sotto l’assedio di militari, dotati anche di cani, pronti a reprimere ogni minimo sussulto.
Non soffia un buon vento. E’ un vento di repressione.

Claudia Zuncheddu

LETTERA A VINCENZO MIGALEDDU – di Gian Luigi Deiana

Caro compagno,

questa è la lettera che mai avrei voluto scriverti e che tu non potrai mai leggere; dopo anni di lotte comuni, appuntamenti per ogni dove, messaggi, mail e comunicazioni disparate, ora ci lega la cessazione di ogni possibile parola. Questo pensiero e questo sentimento così muto, tuttavia, è talmente intenso in questi momenti nel cuore dei tuoi amici che non può contenersi nel silenzio di ognuno. In qualche modo noi siamo te, siamo quello che da te abbiamo imparato: non solo la lettura delle cose, ma anche come essere più profondamente noi stessi. Ogni vero medico non si limita a proporre una medicina, ma insegna la cura del mondo; ogni vero scienziato non si limita a fornire informazioni e dati, ma insegna a prendere a cuore la scala dei problemi; e ogni vero politico non si limita a diffondere interpretazioni in cambio di consenso, ma insegna un’etica.

Sei stato tutto questo, Vincenzo, un maestro; chi come tanti di noi ha passato le mattine della propria vita nelle scuole, e tanto spesso le sere nelle battaglie, sa che un maestro non muore mai, perché vive in ciò che ha insegnato. Ora sappiamo di dover essere noi ciò che è stata la tua vita, dolorosamente breve quanto intensa e amorevole. Ognuno dei tuoi amici in questi momenti è trascinato indietro al pensiero dell’ultima volta che ti ha incontrato: quell’immagine ricompare come una nitida visione, nell’animo di ciascuno con il suo luogo e la sua situazione: Nuoro, Cagliari, Gonnosfanadiga, San Quirico, Narbolia, La Maddalena, Porto Torres, Tossilo, Ottana, Carbonia, Portoscuso, Nuoro… e i tanti luoghi intristiti della nostra patria sarda. A ognuno di noi, nella visione di quello che non sapevamo essere l’ultimo saluto, torna l’immagine della tua disposizione a sorridere. Nel tuo delicato lavoro come nelle tue battaglie civili non hai mai distolto lo sguardo dal dolore: è per questo che in tutta la tua breve vita sei stato un uomo della gioia.

Vorrei dirti addio non solo per me, ma per questa mia casa, per il mio paese, per i comitati, per i Cobas della scuola, e per tutti quelli a cui non hai mai detto di no quando ti hanno chiesto aiuto.

Addio.

Gian Luigi Deiana

SIT-IN – Fermiamo le megacentrali

FERMIAMO LE MEGACENTRALI
SIT-IN Contro la speculazione energetica
CAGLIARI – PALAZZO DEL CONSIGLIO REGIONALE
MERCOLEDì 28 SETTEMBRE 2016 – ore 9,30 – via Roma, 25
PARTECIPIAMO NUMEROSI

è importante essere in tanti, il sit-in sarà in coincidenza con la discussione in consiglio sui termodimanici.

scarica la locandina (pdf)

Torna all'inizio