admin
(14 commenti, 1571 articoli)
Questo utente non ha condiviso alcuna informazione del profilo
Articoli di admin
Voci contro la guerra, Oghes contra a sa gherra, Bozi contru a la gherra – SASSARI piazza del Comune – 8 settembre 2023, ore 17
Voci contro la guerra
Oghes contra a sa gherra
Bozi contru a la gherra
Voices against war
Voix contre la guerre
أصوات ضد الحرب
SASSARI piazza del Comune
8 settembre 2023 ore 17
(Sassaresu)
💣❌La gherra no tzi piazi e sigumenti semmu in gherra no tzi cagliemmu a la mudda e atzemmu la bozi nosthra
Parauri, canti, immagini, baddi, dinuntzii, infuimmazioni contru a la gherra, contru a l’occupazioni miritari chi è subendi la Sardhigna, contru a l’aumentu cuntinuu di l’ipesa miritari, contru a l’ecunumia di gherra e lu carovita, contru a lu sisthema curuniari chi n’ischantzilleggia culturi e ifrutta poburi e territori, contru a l’ichummetziu d’Isthaddu di l’aimmi, contru a li sacrifitzi sutziari chi tz’ani custhrettu tutti li gubenni di l’ulthimi dez’annipa fàla gherra aschamosa di la NATO
No abarà a assé una manifesthazioni puritigga
No abarà a assé una kermesse arthisthigga
No abarà a assé una tisthimuniantzia
No abarà a assé un rituari
Abarà a assé un’atzadda di li cussentzii e poi ditzidì soru tu si assé parthi di lu prubrema o la soruzioni
oi isciubarà di fabiddà, aggì, o cagliatti e isthà ficchiddu
Poi isciubarà si atzittà di vibì di gherra, i’ la gherra e sottu a la gherra, o di pisattinni in pedi
Noi abemmu ‘ià isciubaraddu
🗣 boghes de… Bozi di…
🔥A Foras – Assemblea contro l’occupazione militare della Sardegna
🔥Attivisti anticolonialisti del continente africano
🔥Bakis Beks (artista)
🔥 Camineras – rivista anticolonialista
🔥Canta Cronache // Arrejionare e cantare
🔥Cristiano Sabino (saggista)
🔥Cobas Scuola Sardegna
🔥Comitato Stop Rwm
🔥Clip (Collettivo letterario informale e performativo)
🔥Costantino Cossu (giornalista)
🔥Associazione Punta Giglio Libera – Ridiamo Vita al Parco
🔥Comitato fermiamo la guerra – Sassari
🔥Filippo Kalomenidis (scrittore)
🔥Giovanna Maria Boscani (artista)
🔥Emergency
🔥Gambia Society in Sardinia
🔥Pastorello (artista)
🔥Poetry Slam Sardegna
🔥Potere al Popolo Sardegna
🔥Riccardo Camboni (artista)
🔥Rifondazione comunista
🔥Rossomori
🔥Sardegna Rossa
🔥Sergio Garau (poeta)
🔥USB
Tanti e tanti althri arthisthi si so aggiugnendi… pa adisioni ischribì a….
✍📧 domodetotus@gmail.com
Sassari
8 di cabidannu
Piatza di lu Comuni
Ori 17
Orghanizani
🔥Sa Domo de Totus
🔥Fronte della Gioventù Comunista
🔥Movimento Associativo degli Studenti
(Trad. di Fabritziu Dettori)
………………………………………………
(Italiano)
👅💬 Oghes contra a sa gherra Bozi contru a la gherra Voices against war voix contre la guerre أصوات ضد الحرب
💣❌La guerra non ci piace e siccome siamo in guerra non stiamo in silenzio e alziamo la nostra voce
Parole, canti, immagini, balli, denunce, informazione contro la guerra, contro l’occupazione militare che subisce la Sardegna, contro l’aumento continuo delle spese militari, contro l’economia di guerra e il carovita, contro il sistema coloniale che cancella culture e sfrutta popoli e territori, contro il mercato di Stato delle armi, contro i sacrifici sociali a cui ci hanno obbligato tutti i governi degli ultimi dieci anni per fare la sporca guerra della NATO
Non sarà una manifestazione politica
Non sarà una kermesse artistica
Non sarà una testimonianza
Non sarà un rituale
Sarà una sollevazione delle coscienze e puoi solo decidere se essere parte del problema o della soluzione
Puoi scegliere se parlare, agire o tacere e restare immobile
Puoi scegliere se accettare di vivere di guerra, nella guerra e sotto la guerra o se alzarti in piedi
Noi abbiamo già scelto
🗣 boghes de… Voci di…
🔥A Foras – Assemblea contro l’occupazione militare della Sardegna
🔥Attivisti anticolonialisti del continente africano
🔥Bakis Beks (artista)
🔥 Camineras – rivista anticolonialista
🔥Canta Cronache // Arrejionare e cantare
🔥Cobas Scuola Sardegna
🔥Comitato Stop Rwm
🔥Clip (Collettivo letterario informale e performativo)
🔥Costantino Cossu (giornalista)
🔥Associazione Punta Giglio Libera – Ridiamo Vita al Parco
🔥Comitato fermiamo la guerra – Sassari
🔥Filippo Kalomenidis (scrittore)
🔥Giovanna Maria Boscani (artista)
🔥Emergency
🔥Gambia Society in Sardinia
🔥Pastorello (artista)
🔥Potere al Popolo Sardegna
🔥Poetry Slam Sardegna
🔥Riccardo Camboni (artista)
🔥Rifondazione comunista
🔥Rossomori
🔥Sardegna Rossa
🔥Sergio Garau (Poeta)
🔥Sonia Golemme (artista e docente all’Accademia di belle arti di Sassari)
🔥USB
Tanti e tanti altri artisti si stanno aggiungendo… per adesioni scrivere a….
✍📧 domodetotus@gmail.com
Sassari
8 di settembre
Piazza del Comune
Ore 17
Promotori
🔥Sa Domo de Totus
🔥Fronte della Gioventù Comunista
🔥Movimento Associativo degli Studenti
Quattro anni senza Gianpiero. Intitolazione sede COBAS di Sassari a Gianpiero FAIS
Quattro anni senza Gianpiero
Intitolazione sede COBAS di Sassari a Gianpiero FAIS
Il 25 agosto del 2019 ci ha lasciato il nostro collega, compagno e amico fraterno, Gianpiero Fais.
Con Gianpiero abbiamo condiviso decenni di vita comune, politica e personale, fin dalla fondazione dei COBAS e con i COBAS SCUOLA SARDEGNA fino alla nostra dichiarazione di indipendenza, da lui condivisa ed auspicata.
Gianpiero per quasi 25 anni ha coordinato sapientemente, e con grande abnegazione, i COBAS di Sassari rendendosi sempre disponibile nei confronti di chiunque richiedesse il suo intervento e sostegno e di questo gli saremo sempre grati e riconoscenti.
Oggi lo ricordiamo e abbracciamo la nostra cara amica Cecilia, il figlio Fabio e tutti i familiari.
A settembre programmeremo una giornata per l’inaugurazione della nuova sede COBAS di Sassari (in via Turritana, 13), che verrà intitolata a Gianpiero Fais.
per i COBAS SCUOLA SARDEGNA
Nicola Giua
L’ IDILLIO E L’ INFERNO: un viaggio nel purgatorio jugoslavo – di Gian Luigi Deiana – 13 agosto 2023
L’ IDILLIO E L’ INFERNO: un viaggio nel purgatorio jugoslavo
di Gian Luigi Deiana
13 agosto 2023
La Jugoslavia è come una specie di gioco, ma ogni volta sei tu che devi stabilirne le regole anche solo per viverla qualche giorno: è laborioso percorrerla, più difficile descriverla, impossibile capirla.
È in tutti i sensi una materialità aggrovigliata, che genera un continuo aggrovigliamento di stati d’animo: non solo per chi ci transita per qualche giorno, ma anche per chi ci vive la vita e per come si è cucita e sfilacciata la storia.
Quindi richiede pazienza: in termini vaghi si può dire che essa è il territorio dei Balcani, e che la presenza umana vi si è sempre costituita come balcanizzazione: cioè l’ordine del disordine, l’unità della divisione, e parentesi di pace dentro parentesi di guerra e sottoparentesi di guerra dentro sottoparentesi di pace.
Ma di fatto questo luogo non ha nemmeno un nome definito, perchè anche il nome Jugoslavia è solo un artificio linguistico.
È un luogo con molti nomi, o un nome con molti luoghi.
Il linguaggio è molto vocalico e nelle conversazioni sembra quasi un canto, però nella scrittura può essere consonantico fino all’assurdo, se solo per intendere “Trieste” devi scrivere “trst” come in stenografia.
La Jugoslavia (termine appunto approssimativo, improprio, e ingiustificato) deve quindi essere intesa come una geografia con una molteplicità di storie, o una storia con una molteplicità di geografie: dipende da come organizzi il tuo gioco, o il tuo viaggio, o più precisamente il tuo “pellegrinaggio”.
O se sei di lì, da come intendi la tua identità, o la tua differenza.
Qui si impara l’umiltà necessaria ogni volta che si va in casa d’altri, o la durezza necessaria di quando si manifesta l’incertezza della casa propria.
Qui, dove ogni luogo è di qualcuno e di nessuno.
Insomma nelle Jugoslavie devi accettare di essere un pellegrino, o un viandante, piuttosto che un turista in vacanza.
Quindi devi ogni volta andartene con un tesoro di malinconia, una fratellanza inespressa, e una promessa di tornare con una speranza più forte: sei in viaggio nel tuo purgatorio, forse il più emblematico purgatorio dell’umanità, ma a cielo aperto.
Mio padre ci venne nel 1942, quando aveva diciannove anni e ci fu l’invasione italiana: questo restò così il luogo dei suoi pellegrinaggi mentali per tutti gli inverni della sua vita.
Io ci venni per la prima volta nel 2003, quando cominciò a finire l’ultimo groviglio di guerre e riuscii a girare con rotte di autobus appena ripristinate, spesso costrette a tratturi per evitare i segmenti di strade minate, o a trasbordi su taxi speciali per attraversare i ponti più contesi dalle parti in conflitto nelle città decisive.
Era la settimana del natale ortodosso, e dopo visite di strazio su cimiteri con nomi islamici o nomi bizantini, Mohammed o Vasil, a Mostar, Sarajevo, Foca, Podgorica, Dubrovnik, feci in tempo anche ad assistere al rito di natale alla chiesa ortodossa di Spalato, prima della nave.
Poi siamo tornati ripetutamente, in pellegrinaggio familiare, e così anche ora, circa trent’anni dopo l’inferno.
I segni della pacificazione sono ormai percepibili dappertutto, nel senso che il purgatorio si sta proteggendo dai propri abissi.
È pieno di cicatrici, cioè di ferite risanate, ma soprattutto di cicatrizzazioni mai curate, che tuttavia col tempo si sono immunizzate da sè.
I borghi sono rinati con soluzioni urbanistiche anche molto gradevoli, e così gli insediamenti industriali e le fattorie: ma ovunque, nelle città in pieno centro come nelle campagne in piena marginalità, restano gli scheletri delle case in pezzi, su cui gli arbusti più tenaci nello spaccare muri o semplicemente il lenzuolo della foresta tirano su giorno dopo giorno il loro velo pietoso.
Il tormento della geologia e la cicatrizzazione delle ferite sono ciò che qui possiamo chiamare impietosamente il paesaggio.
La Bosnia è il cuore di tutto questo: ma anche dire “la Bosnia” è una pigra approssimazione.
Come che sia, la Bosnia è geograficamente proprio una specie di cuore, complicato come ogni cuore e ricompreso tra il Danubio ed il mare, e tra la Sava e la Drina.
Però le è quasi interdetto il mare, salvo per il corridio di foce della Neretva, e le è quasi interdetto il Danubio, se solo si considera l’ossessione che ha generato l’inferno nel corridoio di Srebrenica.
Insomma ciò che chiamiamo Bosnia è oggi una composizione costituita nel suo centro dal territorio della Bosnia-Erzegovina, cioè la grande piana di Sarajevo, o del fiume Bosna, e la grande piana di Mostar, o del fiume Neretva, e dalla catena montuosa che separa queste due pianure.
Ma questo cuore del cuore, coagulo di storia bizantina e ottomana, ortodossa ed islamica, zingaresca ed ebraica, che oggi si chiama Repubblica Federale di Bosnia-Erzegovina, è a sua volta circondato da una specie di grande ferro di cavallo, che gira dal confine croato al confine montenegrino e che si chiama oggi Repubblica Serba di Bosnia, Srpska.
Essendo così ampio, il ferro di cavallo ha anch’esso di fatto due capitali, Banja Luka e Foca.
Ma è spezzato in ambedue i suoi rami da almeno due zone ibride ad esso interne, evidentemente determinate dalla non risolvibilità della stratificazione etnica, religiosa, clanica ecc.: per esempio Goradze, a sud, o Bosanski Petrovac, a nord.
La Bosnia, se accetti di percorrerla con una umiltà pellegrina, diventa così il tuo specchio, la geografia della tua illusione di identità, della tua incertezza e della tua perdita: diventa il tuo desiderio di salvezza, il tuo amore per la creazione, il tuo bisogno di fratellanza, la tua tragedia, la tua poesia, il tuo idillio.
L’idillio credo sia connaturato all’animo dei Balcani.
Una volta abbiamo incrociato, nella montagna albanese, un vecchio contadino che suonava una nenia interminabile su uno zufolo di pvc, ricavato da un tubo domestico mentre pascolava due vacche.
L’altro ieri abbiamo incrociato un bambino, accucciato ai margini del vecchio ponte di Mostar con un piccolo zufolo colorato, e con il flusso incessante della folla nei pressi del minareto.
Un vecchio e un bambino, due bestie immote nella campagna e una folla impaziente nel calendario del turismo, e una identica nenia nell’aria.
La solitudine nella folla è un altro aspetto di questa consuetudine, all’idillio e alla sua fragilità.
Le piazze centrali dei borghi sono animate al mattino dalle donne indaffarate negli approvviggionamenti domestici, una a una, in foggia cristiana o in foggia musulmana, o in pantaloncini come usa oggi tra le giovani e le mammine.
Ma la sera sono piene di tutta la gente, totalmente miscelata per età e condizione: l’esatto contrario della folla solitaria che ha vinto fra noi di questa parte, e ha praticamente sconfitto la nostra socialità.
Sarajevo, come anche Mostar ma molto di più, costituisce un caso particolare.
Negli ultimi vent’anni ha calamitato decine di migliaia di nuovi abitanti col risultato di una espansione urbana travagliata e rischiosa sui ripidi fianchi delle colline.
Del resto la corona di monti della Srpska incombe da vicino sulla città.
Quindi la città storica, pressata ancor più dall’imponenza del turismo e dal fantasma della guerra cittadina, sembra essersi contratta su se stessa.
Temo che venga a prevalere la tentazione di perpetuare nell’immaginario presente la tragedia appena conclusa, e che la città stessa continui a respirare le sue notti e i suoi giorni col suo stesso spettro, che rischia di tenerla prigioniera proprio nel suo darsi come spettacolo.
Ai tempi di quelle guerre, dal seno del genio noto come Pink Floyd nacque un’opera intitolata “The division bell”, la campana della divisione.
I simboli sonori, come i suoni di campana o le preghiere di minareto, segnano questa tensione: unire a prezzo di dividere.
Tutta la jugoslavia è antropologicamente, ma anche geograficamente e storicamente, il frutto di questa tensione, chiesa per chiesa, moschea per moschea.
L’esposizione delle diverse bandiere e delle loro sottili simbologie, la dislocazione dei monumenti agli eroi, per esempio sui valichi di montagna, e la modularità dei camposanti, così multiforme e così costitutiva del paesaggio umano.
Poi il Montenegro, tanto distinto quanto uguale, forse con una storia etnica e religiosa meno complicata, e praticamente risparmiata dalla catastrofe più recente come praticamente immune dalla dominazione Ottomana. Compiaciuto di un senso di fierezza, ma casa per casa contento di praticare la gentilezza.
Del resto è quello che ne riportavano i nostri vecchi soldati, che una volta sbandati dopo la dissoluzione dell’esercito italiano nel 1943 furono spesso accolti nelle fattorie o raccolti nelle bande partigiane.
Come del resto è successo a noi, alcuni giorni fa, in un deserto passo di montagna, sopra il canyon stupefacente del fiume Tara, dove una donna inizialmente freddina si è poi spesa per noi sconosciuti con una spontaneità che non potremo più dimenticare.
Poi si torna a casa, a Dio piacendo: e anche, se si può, piacendo a Dio, come dopo ogni pellegrinaggio nei suoi giardini e sui suoi abissi.
Di nuovo sul ponte della Sava, in quella Karlovac delle memorie invernali di tuo padre, di nuovo verso Trst del nostro indimenticabile amico Giorgio, Trst così musicale e così senza vocali.
Di nuovo con un grande tesoro di malinconia, una preghiera di salvezza, e l’idillio senza fine: perchè il paesaggio, in quel luogo dai mille nomi, e in quel nome dai mille luoghi, è certo un dono con dei confini, ma è senza fine davvero.
LA MARCHESA DEL GRILLO: dottrina e pratica del post-neofascismo – di Gian Luigi Deiana – 10 agosto 2023
LA MARCHESA DEL GRILLO: dottrina e pratica del post-neofascismo
di Gian Luigi Deiana
10 agosto 2023
Stiamo transitando, quasi senza accorgercene, dal disfacimento della seconda repubblica alla presunzione egemonica del post-neofascismo.
Giorno dopo giorno ecco che viene a galla, per così dire fisiologicamente dopo ogni salto azzardato, la riplasmazione allargata del sentire comune: ciò che usualmente era percepito come aberrante trova una sua santificazione (anchè), ciò che prima era de demoniis diventa de angelis (strage di bologna), ciò che era ministero della difesa diventa agenzia del commercio di armamenti, ecc., come tutto fosse normale.
Il fascismo non è da ridurre scolasticamente a una parentesi della storia passata: esso è connaturato ai modi possibili dell’evoluzione sociale ed in particolare della vita sociale moderna e della società di massa.
La complessità sociale reca con sè la necessità oggettiva di governo dei nuovi problemi e con questo l’auspicio soggettivo di semplificazione delle contraddizioni.
Il fascismo è il modo della politica che più è votato alla promessa e alla pratica della semplificazione: naturalmente assolve a questa sua vocazione adeguandosi alle fasi storiche, e cioè attraverso metamorfosi che ne conservino l’internità al discorso pubblico e la candidatura all’esercizio del potere.
Questa capacità di metamorfosi significa che esso cova sempre, che cova il seme che gli è proprio e che solo illusoriamente può essere dato per sconfitto.
Il fascismo italiano si è temporalizzato, come tutti sappiamo senza ombra di dubbio, nel ventennio 1920-1940.
Poi esso non si è affatto negato, si è anzi affidato alla cova nel primo ventennio repubblicano, travestendosi da destra nazionale o da postfascismo (1945-1970).
Poi la cova si è dischiusa, e ha dato luogo all’esplosione, stragistica e ideologica, di ciò che ora quasi tutti usiamo chiamare neofascismo (1970-1990).
Quasi tutti condividiamo la definizione storica del fenomeno neofascista: eccetto i post-neofascisti, cioè quelli oggi al governo del paese.
La cova che ha dato alla luce il post-neofascismo ha avuto bisogno di una lunga gestazione: era necessario superare la normalizzazione istituzionale impersonata da gianfranco fini (1990-2010), preservare i legami organici e la comunanza ideologica con il neofascismo dichiarato, e di qui procedere sul doppio binario.
Il populismo urlato come ricetta per l’egemonia, e il revisionismo a bassavoce come custodia dell’ideologia.
Giorgia Meloni rappresenta la quintessenza di questa doppiezza: l’urlo e la reticenza sono il suo modello comunicativo.
Sul maleficio del reddito di cittadinanza torna comodo urlare, sul tollerabile beneficio della strage di Bologna conviene tacere.
Conviene urlare contro il salario minimo, conviene tacere in favore dei superstipendi dei manager.
Conviene urlare contro le ONG che battono il mediterraneo, e lanciare allarmi sulla sostituzione etnica, come conviene statuire tacitamente una complicità assoluta con il regime tunisino che butta i suoi immigrati alla morte nel deserto.
Il caso Santanchè, anche per la sguaiatezza del personaggio, è assolutamente esemplare, tanto ridicolo quanto tragico invece è il caso De Angelis, ma anche il caso La Russa con la vena assolutoria per una vicenda di stupro la dice lunga.
Che cosa dice questa curiosa casistica, con la sua sconcertante densità?
Dice essenzialmente tre cose, che dovremmo considerare come i tre ingredienti fondamentali per il processo di costruzione dell’egemonia in mano all’estrema destra post-neofascista.
Primo ingrediente: le lobby e l’inserimento organico del lobbismo dentro le istituzioni.
Non solo le banche, i balneari, o i tassisti, o le corporazioni, ma in modo assolutamente incompatibile con la stessa Costituzione l’aver posto il capo della lobby degli armamenti alla guida del ministero della difesa.
Con un tale precedente, tutto diventa possibile.
La vecchia ideologia urlata del corporativismo si reincarna nella nuova pratica reticente del lobbysmo.
Il lobbysmo dei grandi manager di stato (vedi il ponte sullo stretto) ne è il primo clamoroso risultato.
Secondo ingrediente: la reticenza come opzione comunicativa nel discorso pubblico.
La reticenza sul caso Santanchè e sul crack di Visibilia, la reticenza sul caso De Angelis e sulla matrice fascista della stagione delle stragi, la reticenza sulle epurazioni alla rai, ecc..
Terzo ingrediente: il farisaismo, ovvero l’insistenza dottrinale sulla moralità degli altri e la reticenza sull’incoerenza propria.
È curioso che tutti grandi predicatori governativi di moralità cristiana difettino di assolvimento in materia di sacramenti e di precetti.
Ai bei tempi erano il fortilizio antidivorzista, salvo ricorrere senza patemi d’anima alla corrente legislazione o alla liberalizzazione del costume in tema di matrimonio.
Reclamano leggi penali durissime, salvo compiacersi del fatto che gli autori della strage di Bologna, con otto ergastoli a testa, sono a piede libero da vent’anni.
Si ergono a paladini delle croci sulle vette montane, salvo imbastire un’economia da vip che sfida l’umana sopportazione oltre che la grazia di Dio.
E infine c’è lei, la Marchesa del Grillo, ovvero il capolavoro del sepolcro imbiancato:
io sono cristiana…
voi siete la nazione…
io sono io…
voi non siete un cazzo.
LA PERSECUZIONE TURCA DEI CURDI DELLA DIASPORA SI PRESENTA IN ITALIA – comunicato sull’arresto in Sardegna di Devrim Arkadag
LA PERSECUZIONE TURCA DEI CURDI DELLA DIASPORA SI PRESENTA IN ITALIA
Devrim Akcadag è un cittadino tedesco, è nato a Berlino da genitori kurdi, ha 48 anni, esercita l’ attività accademica come traduttore all’università di Berlino e si trova da qualche giorno in Sardegna, semplicemente per scelta di vacanza, con la figlia di 10 anni.
No, non è così semplice: una volta sbarcato sull’isola Devrim è stato arrestato, da parte della Digos di Sassari, in ottemperanza a un mandato di arresto e di una richiesta di estradizione emessi “dalle autorità turche”; le notizie finora emerse non definiscono in modo più chiaro chi siano tali “autorità turche”, e non chiariscono come mai un cittadino tedesco che opera in piena libertà in Germania possa essere oggetto di provvedimenti polizieschi e giudiziari così gravi se si trova in territorio italiano.
Devrim è accusato di “terrorismo”, ma curiosamente tale attribuzione che appare inesistente in Germania salta a sorpresa in Italia; terrorista, ma più specificamente non come autore di operazioni qualificabili in tale senso bensì come “fiancheggiatore” del movimento politico curdo PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan; a sua volta la qualificazione del PKK come organizzazione terroristica è talmente fuorviante e talmente strumentale che le magistrature dei paesi UE maggiormente interessati alla presenza curda la ignorano di fatto (come Francia e Germania, ) o addirittura la contraddicono in diritto (come il Belgio); alla prova politica, del resto, e in specie nell’impegno di prima linea contro la diffusione dell’Isis, le articolazioni del PKK sono state e sono essenziali nell’interesse geopolitico globale: il problema è che invece è proprio il governo turco il soggetto che continua a sostenere quanto resta dell’Isis.
È quindi evidente che, piuttosto che le generiche “autorità turche”, è il governo turco medesimo ad avere avanzato questa richiesta di estradizione alle “autorità italiane”, in una modalità con la quale si intenda attivare una procedura intergovernativa piuttosto che intergiudiziaria; la pressione ricattatoria della Turchia sulla Svezia, avvenuta di recente in sede NATO e per la quale centinaia di cittadini curdi residenti in Svezia sono stati posti sul piatto come ostaggi dal presidente turco Erdogan, è la prova della nuova chiave sul vero esercizio del terrore: il terrore esercitato dal regime turco oggi al potere contro il popolo curdo, contro le sue comunità e contro le sue organizzazioni politiche anche in sede internazionale; ed è la prova del fatto che Erdogan intende fondare i rapporti bilaterali tra stati, ivi compreso il rapporto tra Turchia e Italia, sull’utilizzazione dei curdi come ostaggi, quindi sull’impostazione dei rapporti diplomatici in chiave di ricatto;
Devrim è diventato, a propria insaputa, la pedina italiana di questo gioco immondo. In attesa dell’acquisizione di tutta la documentazione che a breve verrà inviata dalle “autorità turche”, e per la loro parte dagli uffici tedeschi, il tribunale di Sassari investito della questione ne ha intanto disposto la scarcerazione e l’affidamento domiciliare, di cui si è fatto carico l’associazione ASCE , Associazione Sarda Contro l’Emarginazione, da sempre molto attenta alla problematica di questo fronte.
Siamo addolorati che questa vicenda così grave sia avvenuta in Sardegna, per una famiglia che avremmo desiderato come una nostra ospite felice; ci auguriamo che la valutazione giudiziaria sia attenta ai risvolti politici e alle prassi carcerarie di un regime quale quello committente di questa richiesta di estradizione; da parte nostra, a nostra volta, ci impegniamo a sostenere Devrim, a essere vicini alla sua famiglia, e a respingere con fermezza ogni menzogna nei confronti del movimento democratico curdo e del PKK in particolare.
COBAS SCUOLA SARDEGNA
USB – Unione Sindacale di Base
Cagliari Social Forum
Sa Domo de Totus – Sassari
Mobilità dirigenti Scolastici Sardegna a.s. 2023-2024
Mobilità dirigenti Scolastici
Sardegna a.s. 2023-2024
Decreto USR Sardegna
m_pi.AOODRSA.REGISTRO UFFICIALE(U).0014959.14-07-2023
All. 1
Conferma incarichi in scadenza e mutamenti di incarico DS 2023/2024;
All n. 1
All. 2
incarichi DS in continuazione nel triennio;
All n. 2
All. 3
sedi libere DS 2023-2024
All n. 3
sede Natzionale di CAGLIARI dei COBAS SCUOLA SARDEGNA nuovi orari di apertura e nuovo addetto alla segreteria
sede Natzionale di CAGLIARI
COBAS SCUOLA SARDEGNA
nuovi orari di apertura e
nuovo addetto alla segreteria
Care/i,
come sapete da ottobre 2019 avevamo fatto la scelta di assumere un’impiegata per l’ufficio di segreteria della SEDE COBAS SCUOLA SARDEGNA di CAGLIARI (di via Donizetti, 52), che garantiva l’apertura dell’ufficio per 5 giorni settimanali, rispondeva immediatamente a molte istanze/richieste e contattava alcuni di noi con più esperienza per tutte le altre problematiche più tecniche e complesse.
Da marzo Erica (che ringraziamo per il lavoro svolto in questi anni), ha presentato le dimissioni per motivazioni personali e, quindi, la funzionalità della sede di Cagliari è andata in crisi, perchè negli ultimi mesi dell’anno scolastico non è stato facile garantire la continua presenza in sede essendo noi un’organizzazione di “volontari”.
Dal 26 giugno 2023 la sede COBAS di CAGLIARI è di nuovo aperta per 5 giorni alla settimana perchè abbiamo assunto un nuovo impiegato per l’ufficio di segreteria, Matteo MELONI, al quale auguriamo un buon lavoro.
La sede di Cagliari è, quindi, di nuovo operativa (anche per tutte/i le/i iscritte/i e le altre sedi della SARDEGNA), con gli orari di apertura dal lunedì al venerdì dalle ore 16:30 alle ore 19:30 mentre al mattino è aperta il mercoledì e giovedì dalle ore 09:30 alle ore 12:00.
telefoni: 070485378 – 3516757132
PEO: cobascuola.ca@gmail.com
PEC: cobas-sardegna@legalail.it
A settembre inaugureremo la nuova sede COBAS di SASSARI in via Turritana, 13 nella quale abbiamo già fatto il trasloco dalla vecchia sede ma che deve ancora essere migliorata con alcuni lavori.
Buona estate a tutte/i e vi saluto
per i COBAS SCUOLA SARDEGNA
Nicola Giua
CORTEO del 2 giugno 2023 a Cagliari CONTRO l’occupazione militare della Sardegna – FOTO e VIDEO – COBAS SCUOLA SARDEGNA
2 GIUGNO 2023, ORE 16 – CORTEO a CAGLIARI contro l’occupazione militare della Sardegna
2 GIUGNO 2023, ORE 16
CORTEO a CAGLIARI contro l’occupazione militare della Sardegna.
Domenica 28 maggio 2023, come COBAS SCUOLA SARDEGNA, abbiamo partecipato a Cagliari all’assemblea preparatoria della manifestazione del 2 giugno 2023 contro la guerra e le basi/esercitazioni in Sardegna.
Erano presenti una decina di associazioni/soggetti aderenti ed il totale delle adesioni è al momento di 37.
Il percorso si snoderà da Marina piccola a Piazza S. Bartolomeo.
Un percorso molto breve (circa 2 Km) con inizio alle ore 16.00 e per 2 ore ci saranno interventi, musica, spettacoli di artisti partecipanti.
L’impostazione è molto tranquilla non pensata per soli militanti, ma per famiglie, bambini e comuni cittadini.
Nessun tipo di forzatura con la volontà di manifestare con allegria e felicità pur nel deciso proposito di opporsi all’occupazione dei nostri territori e all’occupazione culturale delle scuole da parte delle forze armate sempre più invasive con la loro propaganda.
L’invito dunque è quello di fare uno sforzo di volontà.
Esserci da parte nostra e di quanti sono vicini alle nostre posizioni è importantissimo e, quindi, i COBAS SCUOLA SARDEGNA aderiscono convintamente alla manifestazione.
Vi aspettiamo perché non possiamo sottrarci a questi momenti di protesta pacifici e democratici che, pur di minoranza (per ora), rappresentano l’unica alternativa ad una deriva militarista, bellicista e anti democratica.
COBAS SCUOLA SARDEGNA
Documento di A Foras
corteo2giugnoaCagliari
MOBILITA’ 2023-2024 DOCENTI SARDEGNA PUBBLICAZIONE TRASFERIMENTI – e pubblicazione trasferimenti Italia – COBAS SCUOLA SARDEGNA
per i COBAS SCUOLA SARDEGNA
Nicola Giua
TRASFERIMENTI DOCENTI SARDEGNA
https://drive.google.com/drive/folders/1J_30zuM9pfB67wUR1I40ygqnmCzQcSsO?usp=share_link
TRASFERIMENTI DOCENTI ITALIA
https://drive.google.com/drive/folders/1j33G0J-g8_FgpIARK5mQBIvMK5SAhZBs?usp=share_link
GRANDE adesione in SARDEGNA allo SCIOPERO della Scuola di venerdì 5 maggio 2023 e Boicottaggio quiz Invalsi – dati del Ministero
GRANDE adesione in SARDEGNA
allo SCIOPERO della Scuola
di venerdì 5 maggio 2023
indetto dai COBAS SCUOLA SARDEGNA
e da altre OO.SS. di base.
dati province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari
e Sardegna
fonte: Ministero dell’Istruzione e…
In SARDEGNA i dati sono ECCEZIONALI perché la percentuale di adesione media è di oltre il 6% assoluto, con quasi il 7% tra i Docenti ed il 3,07% tra gli Ata (il numero dei Docenti è conteggiato tra tutti gli ordini di scuola – infanzia, elementari, medie e superiori).
Questo dato ci fa stimare che lo Sciopero delle/dei Docenti delle sole scuole elementari in Sardegna (i cui dati non ci vengono forniti disaggregati e che era il settore più “sensibile” all’adesione per il valore aggiunto del Boicottaggio dei Quiz Invalsi), possa essere intorno al 25% e che in provincia di Cagliari e Sassari possa avere superato il 35%.
Ci pare che, vista la situazione, i dati siano soddisfacenti e che in Sardegna siano addirittura ESALTANTI.
Siamo, inoltre, soddisfatti perché anche quest’anno l’adesione allo Sciopero in Sardegna ha consentito di CHIUDERE completamente svariate decine di scuole e BOICOTTARE e non svolgere i Quiz Invalsi in diverse centinaia di classi.
Grazie a tutte/i per l’impegno nella lotta
per i COBAS SCUOLA SARDEGNA
Nicola Giua
Adesione Sardegna SCIOPERO SCUOLA 5 maggio 2023 – COBAS
ANNULLATA dal Tribunale di SASSARI la sospensione disciplinare nei confronti del collega RSU ed RLS Emilio Fadda dell’ITI “Angioy” SS – COBAS SCUOLA SARDEGNA
COBAS SCUOLA SARDEGNA
Comunicato Stampa – 22 maggio 2023
Un Dirigente Scolastico di Sassari, nel febbraio del 2020, aveva SOSPESO per 1 giorno il docente Emilio FADDA (aderente ai COBAS SCUOLA SARDEGNA, ed RLS dell’Istituto Tecnico Industriale “Angioy” di Sassari), sulla base di un procedimento disciplinare illegittimo, immotivato, grottesco e quasi surreale.
Il TRIBUNALE di SASSARI ha ANNULLATO l’illegittima SOSPENSIONE ed ha condannato l’Amministrazione Scolastica a rifondere il giorno di stipendio al collega Fadda e condannato, altresì, il Ministero alle spese del giudizio.
Il Dirigente Scolastico dell’Istituto Tecnico Industriale “Angioy” di Sassari nel dicembre del 2019 aveva, infatti, promosso un incredibile ed illegittimo provvedimento disciplinare nei confronti dello stimato prof. Emilio FADDA senza che vi fosse alcuna reale motivazione nonchè esorbitando dai propri poteri.
Infatti, il collega era stato “accusato” di avere “omesso” l’attività di vigilanza sulla propria classe durante un convegno tenutosi nell’Aula Magna dell’Istituto, ed al quale partecipavano i suoi studenti, poiché per alcuni minuti (mentre il collega ITP in compresenza assicurava la “vigilanza” nella stessa Aula Magna), si era recato presso l’ufficio del docente collaboratore del Dirigente Scolastico per ottenere la conferma ad una propria richiesta.
La contestazione disciplinare era priva di alcuna reale motivazione nonché illegittima nella procedura, e in realtà, come abbiamo scritto nella memoria di difesa disciplinare, ritenevamo che il prof. Fadda potesse essere stato oggetto del procedimento disciplinare, e della successiva sospensione, per altre motivazioni.
Infatti, nella memoria difensiva affermammo, tra l’altro, quanto segue: “non vorremmo che quanto accaduto possa essere ascritto alla sua attività di RLS – Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza ed alle continue sollecitazioni che lo stesso ha indirizzato, negli ultimi mesi, alla dirigenza scolastica al fine di ottenere tutta la documentazione prevista dalla normativa vigente in relazione al delicato compito che ricopre e per il quale deve cercare di garantire procedure conformi alla normativa vigente per sé stesso e per le colleghe ed i colleghi che rappresenta”.
La stima ed il rispetto di cui gode il collega Emilio Fadda nell’Istituto in cui presta servizio è confermata anche dall’esito delle ultime elezioni delle RSU – Rappresentanza Sindacale Unitaria – tenutesi nell’aprile del 2022 presso l’Istituto Tecnico Industriale “Angioy” di Sassari nelle quali la lista dei COBAS SCUOLA SARDEGNA è stata la più votata (eleggendo due RSU), ed il prof. Fadda ha avuto il maggior numero di preferenze.
Dopo tre lunghi anni di attesa, nell’udienza del 18 maggio 2023, il Giudice del Lavoro del TRIBUNALE di SASSARI, dott. Matteo Girolametti, ha ACCOLTO il RICORSO presentato dal prof. Emilio FADDA (e patrocinato dai COBAS SCUOLA SARDEGNA con l’ottimo Avvocato Alessio Ariotto), ritenendo il provvedimento disciplinare adottato ILLEGITTIMO poiché (assorbendo tutte le altre motivazioni di illegittimità del procedimento disciplinare e della sanzione), ha ritenuto il Dirigente Scolastico incompetente all’irrogazione della sospensione comminata.
Il Giudice ha provveduto, quindi, a disporre l’ANNULLAMENTO della SOSPENSIONE dall’insegnamento per 1 giorno, disposta nei confronti del collega Emilio Fadda, condannando, altresì, l’Amministrazione Scolastica alla restituzione delle retribuzioni trattenute nonché alle spese processuali.
Questa (ennesima) sentenza chiama in causa anche la responsabilità dell’Amministrazione: infatti, il Direttore Scolastico Regionale della Sardegna, pur sempre informato di abusi analoghi, non ha mai mosso un dito nei confronti dei Dirigenti Scolastici che usano i procedimenti disciplinari come una clava per neutralizzare le/i docenti non “genuflessi” e non ha mai assunto alcun provvedimento nei confronti dei Dirigenti Scolastici (compresa l’attivazione della procedura per indebito aggravio all’erario per le spese di questi illegittimi procedimenti disciplinari), a fronte di centinaia di procedimenti disciplinari attivati in Sardegna, negli ultimi anni, nei confronti di docenti e ATA.
Sassari, 22 maggio 2023
per i COBAS SCUOLA SARDEGNA
Nicola Giua
Comunicato STAMPA dei COBAS SCUOLA SARDEGNA
su ANNULLAMENTO della SOSPENSIONE del collega Emilio FADDA
ANNULLATA sospensione disciplinare Emilio Fadda dal Tribunale di SASSARI
Sentenza del Tribunale di SASSARI del 18 maggio 2023
sentenza Tribunale SS ANNULLAMENTO sospensione E.Fadda