LO SCALPO (the casamonica case)

il caso casamonica non riguarda un fatto, quanto piuttosto la notizia col quale questo è confezionato e la ragione ideologica di tutto il confezionamento: essa infatti è confezionata a involucro triplo, per me come cittadino, per me come pubblico e per me come elettore, e si compone quindi di tre elementi finalizzati alla mia completa fidelizzazione: la peculiarità del soggetto criminale, il saccheggio televisivo della sua dimensione privata e la esibizione della visita del capo del governo come parte
culminante dell’operazione di polizia;

la peculiarità criminale del soggetto, per quanto inquietante, è l’aspetto forse meno grave di tutto il gioco; fa certo impressione che in una città importante, una componente organica della capitale della nazione, vi sia stata per decenni una zona franca per una intera rete parentale: non si tratta infatti di una semplice organizzazione a delinquere o di un clan mafioso, ma di una rete familiare strutturatasi allo scoperto, con famiglie intere e vecchi e bambini, nella zona grigia in cui il legale e l’illegale sono miscelati e in cui sguazza di tutto: l’abusivismo, le estorsioni, la droga, le scommesse, i voti ecc.; viene certamente da pensare se e come ad ostia ci sia una polizia municipale, un commissariato di polizia o una caserma dei carabinieri; tuttavia la peculiarità etnica del soggetto, che è di fatto un clan sinti, consente di sorvolare su questo, le eventuali omissioni dei tutori della legge, i ripetuti interventi repressivi che comunque si sono susseguiti da anni, e il fatto che comunque il processo è ancora da fare;

il secondo involucro della confezione, il saccheggio televisivo di una casa privata, è davvero più inquietante: se io vengo tranquillazzato come cittadino, in quanto mi si dà conto di una demolizione di case abusive frutto di malaffare, che bisogno c’è di farmi vedere carrozzine, stucchi e vasche da bagno? non ho mica visto quelle di scajola, bossi, cota, vallanzasca, vattelapesca e di altri mille onesti delinquenti noti alle cronache: se a me o a te divessero mai mettere le manette, sarebbe bello sbattere in tv i miei oggetti di vita quotidiana, le sedie o le foto di mia madre? cosa mi importa di ori e stucchi se tutte le merci sono un pochino di merda e tutte le città mercato e i giochi a quiz della prima serata sono merda illuminata integrale?

la ricognizione del capo del governo, avvenuta a conclusione dell’assedio ma prima della demolizione, manco si trattasse di fort apache, è invece davvero il risvolto più osceno; personalmente ritengo che conte, che assolve al compito di salvaguardare la parvenza istituzionale a fronte di due vicepresidenti esibizionisti, ributtanti e sempre in fregola, sia andato a casa casamonica per evitare che fosse l’assatanato capo della lega a usare la tv per esibire lo scalpo; tuttavia lo ha fatto, magari con stile e diniego, ma ciò non ha evitato che comunque salvini si sia cimentato davvero con una ruspa ad artigliare un tetto, e soprattutto non ha evitato questo orrido precedente: un capo di governo che sancisce in una abitazione privata il primato della legge insieme con la supremazia etnica, e che divide l’abusivismo buono di ischia dall’abusivismo cattivo di ostia, e le malversazioni cattive milionarie di un clan sinti dalle milionarie benversazioni buone del più importante partito politico italiano

Gian Luigi Deiana

è lo scalpo, non è la legge

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