MIUR, terapia d’urto per le classi sarde sulla base dei risultati dei Quiz Invalsi. I COBAS Scuola Sardegna: “È una sciocchezza”.

L’Unione Sarda – 24 luglio 2019
di Fabio Manca e Mauro Madeddu

MIUR, terapia d’urto per le classi sarde sulla base dei risultati dei Quiz Invalsi.

I COBAS Scuola Sardegna: “È una sciocchezza”.

Premessa

I Quiz Invalsi non hanno alcuna attinenza con le attività didattiche svolte in classe e sono identiche per tutte le scuole senza tener conto delle differenze (classico, scientifico, professionale, etc. le prove sono le stesse), e quindi non si capisce cosa dovrebbero “misurare” e in che modo.

Inoltre in Sardegna vi è una lotta storica contro questi indovinelli, con intere scuole chiuse, centinaia di classi che non li svolgono per l’adesione delle/degli insegnanti agli scioperi indetti dai COBAS Scuola Sardegna e la collaborazione di genitori (alle elementari) che tengono i figli a casa e le/gli studenti che annullano i quiz, e quindi i cosiddetti risultati non hanno alcuna attinenza con l’effettiva preparazione degli studenti.

E il MIUR?

Il MIUR adesso scopre l’acqua calda (assumendo che le le/gli studenti delle scuole Sarde, con Campania, Calabria e Sicilia, sarebbero i fanalini di coda nei quiz Invalsi), e vorrebbe agire con una “terapia d’urto”, magari con nuovi PON, in interlocuzione con la Regione.

Nella scuola sarda vi sono problemi, anche di preparazione delle/degli studenti, ma l’annunciata cura per risolvere i problemi appare peggiore del male.

Bisogna prendere atto che è questa scuola del progettificio, dei PON e POR, dei progetti Iscol@, etc., che ha fallito insieme alla scuola delle cosiddette competenze e degli INVALSI, unitamente alle epocali “riforme” degli ultimi vent’anni.

Alla scuola Sarda serve la possibilità di poter garantire le normali attività didattiche quotidiane e tutti i finanziamenti dovrebbero essere convogliati sulla riduzione del numero di alunni per classe (in particolare nei centri più grandi), sul finanziamento dei trasporti per gli studenti pendolari, per la creazione di strutture con posti per convittori e semiconvittori nelle scuole secondarie superiori, al finanziamento diretto delle scuole per l’acquisto dei materiali minimi di uso quotidiano (che spesso sono totalmente assenti), e dovrebbe essere fatto un serio investimento sul numero delle/degli insegnanti e del personale Ata (spesso le scuole non hanno le/gli impiegati per svolgere l’ordinario lavoro e mancano i collaboratori scolastici addirittura per garantire la custodia dei locali scolastici e la vigilanza dei reparti delle singole scuole).

Infine, andrebbe invertito il trend degli ultimi 10 anni sulla cosiddetta autonomia dei singoli Istituti Scolastici che sono stati ridotti di quasi un terzo (da 412 a 280) con il dimensionamento selvaggio deciso dalla Regione Sarda in pedissequa ottemperanza dei numeri di tagli richiesti dal Ministero.

In Sardegna, infatti, vi sono singoli Istituti Comprensivi su 9/10 paesi magari con un Dirigente Scolastico reggente, che è anche titolare di un altro Istituto, che ha difficoltà a capire esattamente dove sono ubicate le scuole.
Cosa dovrebbero “governare” in queste condizioni?

Bisogna prendere atto che in tante situazioni le scuole Sarde vengono quotidianamente aperte e funzionano solo grazie al sacrificio ed all’abnegazione di coloro che ci lavorano (Docenti e ATA).

Al MIUR partano da queste considerazioni per valutare quali “terapie” e “strategie” programmare per le scuole della Sardegna.

per i COBAS Scuola Sardegna
Nicola Giua

 

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