SETTE BANDIERE (pensieri prima della pioggia) di Gian Luigi Deiana

SETTE BANDIERE
pensieri prima della pioggia

Dice che stanotte pioverà, ma non so come; abbiamo piazzato una tenda sulla riva di un lago, nel territorio di Trasaghis in Friuli; dobbiamo prendere un aereo a Vienna per tornare in Islanda, una delle mie madrine, ma abbiamo ancora un giorno e passare qui fra le montagne calcaree della carnia in memoria di Carnera e di Bottecchia è una specie di dovere.

In questo territorio di Trasaghis c’è anche un piccolo lago, ed è uno di quei posti in cui è dato capire visivamente che cosa è il colore chiamato ‘indaco’; solo che è un indaco trasparente come gli occhi di ragazze come cenerentola e sta lì per testimoniare che una pace sincera sa lavare ogni guerra.

Ci sono due camping qui in riva al lago; il primo è pieno ma il secondo ha ancora dei posti; succede che uno entra, dà il nome e paga la riservazione e poi confidenzialmente il titolare ti dice che è vietato parlare male dei cani e dei negri; il senso di questo torbido umorismo è che bisogna finirla con questa italia che vieta di prendere a calci i negri come una volta si prendevano a calci e a pietrate i cani, e lo insegnava ai bambini.

Poi uno va al villaggio a vedere la gente per strada; ci sono quattro bar in una piazza per un giro di poche decine di case, uno si chiama moiko, uno baralla posta (così, baralla posta), uno poi bar di sara e l’ altro non so; ma la cosa importante è che la piazza, che onora i caduti, è ornata da sette bandiere in rigoroso ordine militare; la prima credo sia del Marocco e l’ultima boh, la seconda dell’Italia e la penultima della Francia, la terza di Gibilterra e la terzultima della Germania… ma quella di mezzo, capite, è la bandiera SARDA coi quattro mori al vento.

Al bar c’è un vaso di vetro in cui si raccolgono spiccioli per il cambio periodico delle bandiere; è bello questo, io vorrei poter mettere soldi per vedere al vento le bandiere dei negri e dei cani, insieme alle altre.

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