FANGO E MARMELLATA: alluvioni in Sardegna – di Gian Luigi Deiana 

FANGO E MARMELLATA
alluvioni in Sardegna

di Gian Luigi Deiana

 

Scrivo queste righe consapevolmente contro corrente, perchè nello sgomento suscitato dal disastro idro-geologico di Bitti si è mossa un’onda idro-ideologica, sommariamente giusta, che tuttavia non aiuta affatto nella confusione sul terreno.

La corrente di indignazione tanto impetuosa corre vertiginosamente dal monte alla foce: a monte un paese è stato sfracellato e alla foce si prevede di ampliare la fascia edificabile interna ai trecento metri dal mare.

Ora è vero che vi è una filosofia edilizia dentro la quale stanno queste due cose, tuttavia esse sono due cose distanti e geologicamente distinte.

La corrente impetuosa lascia intendere poi che tutti i disastri idrogeologici interni ai centri abitati sono da ascrivere alla sfera di governo regionale e in specie a questa attuale giunta, che per di più proprio in questo tempo tiene le mani nella marmellata dell’edificazione balneare.

Questo legame è fondato in parte, in quanto norme urbanistiche a maglie larghe consentono alle amministrazioni locali, “le amministrazioni locali”, soluzioni particolari molto rischiose.

Come tutti sanno il problema più evidente e più acuto nell’emergenza sono i canali tombati, questione di temporalità storica in quanto la gran parte dei nostri paesi è sorta proprio in stretta prossimità di alvei torrentizi a forte discontinuità di regime idrico.

Per di più questi alvei naturali corrispondono in genere al centro dei centri urbani e ciò evidentemente non dipende da questa giunta regionale e nemmeno da quelle immediatamente precedenti: è Storia.

Non è storia invece la determinazione delle amministrazioni locali, e la superficialità dei governi regionali, nel perseguire le tombature, che risalgono tutte o quasi tutte all’ultimo secolo o agli ultimi decenni, anche se non proprio a ieri.

Ora è da chiedersi: chi redige ed approva i piani urbanistici comunali?

L’amministrazione comunale.

E chi sollecita le amministrazioni comunali a redigere piani urbanistici che consentano la saturazione edilizia proprio nella giugulare dei centri urbani?

Certo non la Regione, spesso i palazzinari, ma ciò non vale per paesi piccoli come il mio e nemmeno per paesi come Bitti, o Terralba, o Villagrande: in genere sono i cittadini residenti a sollecitare questo, finchè si consente loro di far valere queste pressioni anche negli equilibri politici locali.

È tempo di una riflessione e di un pentimento generale; se è vero che ci sono cricche impiastrate mafiosamente di marmellata, ciascuno di noi ha addosso il suo fango.

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