Dibattito tra insegnanti e candidati alle politiche

euclideIl 28 gennaio 2013 si è tenuto presso il liceo “Euclide” un incontro di alcuni polifici sardi organizzato dal “Coordinamento insegnanti Cagliari”, alla presenza di 200-250 lavoratori della scuola.
Qui un resoconto di Andrea Degiorgi.

Iniziativa pubblica del Coordinamento insegnanti Cagliari.
Cagliari, 28 gennaio 2013: DIBATTITO TRA INSEGNANTI E CANDIDATI ALLE POLITICHE

Invitati e partecipanti
Ieri sera, 28 gennaio, nell’aula magna del Liceo Euclide di Cagliari si è svolto un incontro pubblico sulla scuola con alcuni candidati alle prossime elezioni politiche, organizzato dal Coordinamento insegnanti Cagliari: tra gli invitati, non si è presentato nessun candidato del Centrodestra, alcuni per impegni pregressi, altri per impegni sopravvenuti: erano stati invitati Vargiu e Pileri della Lista civica Monti, Bruno Murgia candidato del PDL, e l’Assessore regionale Milia, candidato dell’UDC. Sono intervenuti invece Caterina Pes, candidata e deputato uscente del PD, Lilli Pruna, candidata di SEL, Antonello Pirotto e Roberto Copparoni della Lista Rivoluzione civile, Manuela Serra, candidata al Senato del Movimento 5 stelle, Patrizio Rovelli, candidato di Centro democratico, Andrea Dettori, docente e consigliere provinciale di SEL.
A coordinare il movimentato dibattito è stato Vito Biolchini, noto giornalista locale.
L’aula magna del Liceo Euclide era strapiena, e molti partecipanti sono rimasti in piedi per mancanza di posti a sedere.

Le questioni dibattute.
La scuola negli ultimi anni è stata oggetto di politiche volte al puro risparmio della spesa pubblica: si può continuare a considerare la scuola soltanto o prevalentemente come una fonte di spesa da tamponare? Questa la principale delle questioni in campo, illustrate dalle relazioni iniziali di Antonella Piras e Andrea Degiorgi, hanno toccato alcuni punti cruciali creati dalla politica attuale: la progressiva e sistematica erosione dei fondi alla scuola pubblica (il 4,8% del PIL, proporzione tra le più basse d’Europa), i vuoti didattici creati dalla riforma Moratti e dal riordino Gelmini, gli stipendi degli insegnanti e degli altri operatori della scuola, tra i più bassi in Europa; lo scandalo del personale precario, per cui lo stato ha fatto una norma in patente contraddizione con le norme europee in materia; tutto ciò nel momento in cui in Italia, per effetto dei tagli, si sono persi 140.00 posti di lavoro, di cui 6.000 in Sardegna. Infine il decreto 953 (cosiddetto ex Aprea) sulla riforma degli organi collegiali, che liquida i vecchi organismi democratici istituiti nel 1974, per lasciare alle autonome decisioni delle scuole la loro determinazione.
Andrea Dettori, in qualità di consigliere provinciale, ha illustrato la situazione del dimensionamento scolastico, su cui grava la scure delle nuove norme draconiane e l’orientamento del Ministero di non dare alle scuole sarde più di 276 dirigenti, indipendentemente dal numero di scuole stabilito nel Piano di dimensionamento regionale, del quale non si sa nulla, visto che la Regione non ha emanato ancora le linee guida (anche se aveva come termine il 31 dicembre). Anche l’anno prossimo, come già quest’anno, molte scuola resteranno senza dirigenti titolari, e ad essa sarà dato come reggente un dirigente di un’altra scuola: attualmente in Sardegna sono 53 le scuole senza dirigente né direttore dei servizi).

Le risposte date e quelle mancate, le posizioni emerse.
Non tutti i candidati hanno dato precise risposte. Alcuni problemi sono rimasti insoluti o di dubbia soluzione.
Patrizio Rovelli ha difeso il ruolo della scuola pubblica istituita dalla Costituzione, criticando aspramente gli interventi legislativi degli ultimi governi, che l’hanno messo a dura prova, e si è dichiarato favorevole all’immissione in ruolo del personale precario e all’aumento dello stipendio degli insegnanti. Non ha però affrontato il problema finanziario: da dove attingere per destinare nuove risorse alla scuola pubblica? Alla questione hanno risposto Lilli Pruna e Antonello Pirotto : le risorse per la scuola possono venire dal taglio drastico delle spese militari e di alcune grandi opere come la TAV (la cui utilità è oggetto in Italia di sistematica contestazione). Più problematica sul punto è restata la posizione di Caterina Pes, la quale invece sugli altri problemi è stata precisa e puntuale: per la questione del precariato ha indicato la strada di attingere il personale da immettere in ruolo dalle graduatorie provinciali ad esaurimento (quelle dei precari); si è dichiarata favorevole al ritorno ai moduli e al tempo pieno alla scuola primaria; ha illustrato un progetto di legge sul dimensionamento che salva le scuole nei territori a bassa densità demografica (inferiore ai 70 abitanti per kmq.), il che si applica perfettamente al territorio sardo. Anche sulla riforma degli organi collegiali la Pes ha chiarito la sua posizione, difendendo il DDL 953 sulla riforma degli organi collegiali, che ha tenuto a distinguere dal vecchio decreto Aprea ormai decaduto: secondo la Pes la riforma sarebbe necessaria per l’affermazione dell’autonomia, così come necessario e urgente diventa un sistema nazionale di valutazione, funzionale, a suo parere, all’autonomia delle scuole. In ciò si è dovuta difendere da diversi attacchi che sono venuti dal pubblico, a volte molto polemici sia nei confronti della politica scolastica recente e passata del Partito democratico, sia del Sistema di valutazione nazionale “INVALSI”, organizzato per test, e considerato uno strumento di controllo esterno inutile per il miglioramento della didattica.
Lilli Pruna ha messo in evidenza il problema della scolarizzazione in Sardegna, dove più della metà della popolazione possiede appena il diploma di terza media, e ha sottolineato come la scuola non possa essere considerata come una spesa ma anche come un investimento capace di generare lavoro.
Manuela Serra, che è insegnante precaria, si è dichiarata favorevole all’aumento delle spese per l’istruzione pubblica, al ripristino dei moduli e del tempo pieno nella scuola primaria, e all’immissione in ruolo del personale precario sui posti disponibili, ma è stata evasiva sugli altri punti, e soprattutto non chiarendo un punto del programma del Movimento a 5 stelle: l’abrogazione del valore legale del titolo di studi.
Molti gli interventi, le domande del pubblico, attentissimo dall’inizio alla fine, compresi efficaci e incisivi interventi degli studenti che hanno colto le debolezze dei discorsi dei politici.
Alla fine il dibattito è apparso molto interessante e utile, ma i partecipanti, anche dalla mancate risposte di molti candidati sono andati via ancor più consapevoli che per salvare la scuola pubblica dal declino c’è molto da fare, una lunga battaglia politica.