A.R.A. KIRI (il suicidio dell’ Associazione Regionale Allevatori)

la faccenda cui dedico queste righe è oscura: i suoi passaggi decisivi si sono realizzati sempre in modo coperto, per informazioni frammentarie e all’insaputa delle migliaia di soci allevatori, delle centinaia di operatori dipendenti e delle strutture regionali connesse: quindi ne tratto qui solo per indizi, e col fine di evidenziare quanto e come i lacci delle dipendenze tra la sardegna e l’italia non siano solo politici, ma anche burocratici, sindacali, associativi ecc.;

per quello che ho capito le organizzazioni associative
degli allevatori sono strutturate in dimensione nazionale come a.i.a. (associazione italiana allevatori) e in dimensione provinciale come a.p.a. (associazioni provinciali allevatori); queste due dimensioni sono comunque l’una la mamma delle altre in quanto a loro volta, pur nella formale autonomia, sono concrete materializzazioni della coldiretti;

cosa sia la coldiretti oggi, e cosa sia stata a umma a umma nella storia italiana con le sue bandiere gialle, è tutta materia troppo vasta e troppo gialla per ragionarci sopra qui, tuttavia è qui sufficiente considerare che l’a.i.a. è in grado di controllare virtualmemente metro per metro, attraverso le a.p.a, sia l’aria aperta delle campagne che l’aria mefitica degli uffici deputati: l’inchiostro e la merda, o viceversa;

con la stagione delle ‘regioni’ e più ancora con la fine referendaria del vecchio ministero dell’agricoltura sono sorte nel tempo le a.r.a., cioè le associazioni regionali allevatori, virtualmente indipendenti dall’a.i.a. e deputate al compito di badare al nuovo scacchiere rappresentato dalle politiche comunitarie e dalle relative competenze regionali;

in presenza dei noti vincoli sui cosiddetti aiuti di stato la funzione auspicata per gli assessorati regionali è stata di fatto ammanettata, e di conseguenza è stata legata anche la funzione sul campo affidata alle a.r.a.: è infatti chiaro che ogni supporto per il settore dell’allevamento messo a punto dalle regioni e affidato operativamente alle a.r.a. sarebbe suscettibile di blocco se incorresse nella fattispecie di aiuto di stato;

ed è così, per tali giochetti di tiri a freccette, che quasi tutte le a.r.a. italiane sono state attaccate a una a una dall’a.i.a. (cioé coldiretti) per il tramite delle locali a.p.a. (cioè coldiretti) col fine di commissariarle con commissari a.i.a., azzerare i conti dopo aver licenziato tutti gli operatori, portarle alla liquidazione e di bel nuovo inventare nuove società vergini da imporre alle regioni come unico interlocutore e unico destinatario di competenze e di pappa;

traduciamo ora questa storia in sardegna, laddove l’a.r.a. ha tra i suoi referenti qualcosa come quattro milioni di pecore, migliaia di allevatori, cosine come i laboratori di controllo del latte e dei derivati e quasi trecento tra veterinari e agronomi addetti a varie quotidiane attività sul campo;

quali attività sul campo? le denominazioni ufficiali (es. benessere animale) sono vaghe e soprattutto voncolate alla compatibilità con le normative sugli aiuti di stato; personalmente credo che il bisogno sociale fondamentale sia il controllo sulla giungla dei mangimi, dei fitofarmaci, degli antibiotici, della riproduzione ecc., roba invece favorita selvaggiamente dal principio della libera concorrenza;

ora, è in mezzo a questo casino che si sta compiendo, ad opera di due commissari romani dell’a.i.a., prima l’istigazione al suicidio dell’a.r.a. della sardegna, con una incredibile acquiescienza o autoimbroglio dell’assessorato all’agricoltura, e poi il vero e proprio sucidio assistito in opera in questi giorni;

da qualche settimana oltre cento degli operatori a.r.a. sono in sciopero con presidio giorno e notte sotto il palazzo regionale; l’assessore pare essersi infine reso conto della posta; e intanto il maggior responsabile politico di questo affaire, colui che ha lanciato il sasso e ha nascosto la mano, veste ora i panni di virgineo capo dell’opposizione al parlamento italiano, chiude le feste dell’unità e dice cornuto all’asino: si tratta di maurizio martina, ex ministro alle politiche agricole dei governi renzi e gentiloni.

— ripeto qui che poichè la cosa è oscura, se non torbida, io sono aperto a tutte le correzioni su questa ricostruzione, che comunque mi sono azzardato a fare per sottolineare che le dipendenze sarde non sono solo partitiche, ma vanno su mille rivoli più coperti e radicati

Gian Luigi Deiana

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