CRESCETE  E  SBRANATEVI  (inverter: prolificità e sterilità nella cronaca di un giorno di giugno)

CRESCETE  E  SBRANATEVI 

(inverter: prolificità e sterilità nella cronaca di un giorno di giugno)

di Gian Luigi Deiana

 

Non ho in mente considerazioni sulla macelleria dei corpi, ho in mente invece due osservazioni sulla macelleria dei significati. 

I significati possono essere partoriti, gemellati, smembrati, travestiti e fatti sparire molto più che non i corpi, e più di qualunque altra cosa del creato, possono essere mascherati o nascosti o sdoppiati a piacere, e persino essere appesi a testa in giù e messi a penzolare

Ci sono situazioni che fanno piangere, ma appena trasferite in un significato possono proprio far ridere, e viceversa.

 

Sull’Unione Sarda del 7 giugno 2019 vi è un articolo di cronaca relativo a un lenzuolo bianco appeso ad un balcone nel paese di Isili.

Sul lenzuolo c’è scritto: “Meloni e Salvini, il vostro odio è sterile”; la scritta è stata ritenuta offensiva, quindi da un lato è sopravvenuto l’ordine di rimozione, e dall’altro si è contrattaccato con una raccolta di firme.

Da un lato la tetraggine dell’autorità costituita, e dall’altro l’autorevolezza di intellettuali esacerbati; 

 

La mia osservazione è questa: l’affermazione riportata sul lenzuolo è sbagliatissima, quindi le due parti contendenti si stanno opponendo le une alle altre per un errore incrociato: infatti l’odio, ma in particolare l’odio seminato con la seminatrice della retorica patriottica e della demagogia razzista, non è affatto sterile, anzi è la cosa meno sterile che ci sia nel creato.

Anzi è proprio la madre più prolifica di tutte e giorno dopo giorno, ora dopo ora, è in grado di moltiplicare dal nulla la sua prole.

Lo schema esemplare è che uno come Renzi dissoda in profondità il terreno e poi uno come Salvini ci semina sopra.

E’ facile facile, quindi io invertirei del tutto il dispiegamento del lenzuolo e ci scriverei: “Meloni e Salvini, il vostro odio fa un sacco di figli” e con questo sarebbero tutti contenti, i carabinieri non avrebbero motivo di intervenire e gli intellettuali non spenderebbero il loro genio a fare da ventriloqui a un lenzuolo.

 

Sempre sullo stesso numero dell’Unione Sarda c’è un altro articolo di cronaca relativo a non si sa quanti lenzuoli neri; riporto il testo: “un infermiere tedesco di 42 anni, Niels Hoegel,è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di 85 pazienti; ma con la riesumazione di oltre 130 corpi la perizia sospetta che il bilancio delle vittime possa essere superiore a 200. 

L’uomo è considerato il serial killer più prolifico del dopoguerra in Germania”.

 

La mia seconda osservazione è questa: posso capire che il crollo della natalità in Europa abbia toccato livelli preoccupanti, ma come si fa in un giornale a definire “prolifico” un caso di mortalità seriale che ha partorito le sue salme col ritmo di almeno una ogni nove mesi in meno di vent’anni di ormonalità riproduttiva?

 

Conclusione: l’odio non è sterile, ma è molto prolifico: quindi chi se lo nutre dentro di sé deve sapere che è padre e madre di altro odio.

L’omicidio seriale non è prolifico, ma è sterile come l’integrale disfacimento: nel conto dell’infermiere Hoegel non è possibile registrare i nomi di quante tra le sue vittime siano state cremate dopo il loro ultimo soggiorno nel luogo in cui ritenevano di essere curate, e a queste non è concesso quindi nemmeno il privilegio della riesumazione e del riconoscimento della causa di morte.

 

Che vi sia una interfaccia reale fra situazioni così semanticamente opposte esige una esplorazione dei sottosuoli di come sia l’animo umano nell’epoca che stiamo vivendo, o che stiamo morendo: la iniziò il grande Sigmund Freud, e la chiamò la pulsione di morte.

 

 

Una risposta

  1. Giancarlo ha detto:

    Amara analisi attraverso la quale si rafforza in senso di disagio che si prova quotidianamente nel subire messaggi mediatici sempre più contraddittori e sempre meno condivisibili.

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