GARIBALDI, IL GENERALE IN PARTICOLARE – di Gian Luigi Deiana

GARIBALDI, IL GENERALE IN PARTICOLARE

Sabato 14 settembre 2019, un ragionamento antimitico a La Maddalena

 

La mattina di sabato 14 settembre si terrà a La Maddalena una manifestazione di denuncia del mito di Garibaldi; non si tratta propriamente di un convegno di studi, ma di una controprova inerente la creazione dei miti della “patria” italiana.

Tutte le patrie sono in generale edificate su mitologie, e la patria tricolore è solo una delle penultime; di per sè le mitologie, per quanto inventate, sono anche innocenti, ma è la loro funzione a non esserlo: esse servono generalmente a coprire delitti. Quindi, più grande è la mitologia, più grande è il delitto; poi è anche vero che il tempo passa e i delitti cadono in prescrizione, ma la loro memoria “non deve” cadere in prescrizione, mai.

Quella di Garibaldi è la più grande mitologia del cosiddetto risorgimento italiano; e questo risorgimento, a dire il vero, è una sterminata proliferazione di delitti; tuttavia in sede di verifica storica è necessario evitare di riportare la dinamica materiale del processo “risorgimentale” alla dimensione personale di un qualunque Garibaldi.

Senza Garibaldi quel processo si sarebbe compiuto più o meno allo stesso modo; tuttavia a cotal Garibaldi è capitato in sorte di rivestirne i panni dell’icona esemplare, e dunque, in quanto persona e in quanto personaggio, l’esame della sua vicenda ci si sdoppia necessariamente: vi è una persona documentata storicamente e vi è una figura creata miticamente.
È qui che dobbiamo stare attenti, cioè nel rapporto tra l’analisi critica della persona storica, che non è esaltante, e la decostruzione antimitica dell’eroe epico, che ragionevolmente può anche essere trascinata dall’ira.

Tutti hanno diritto a farsi i loro miti, e quindi anche l’italianità ha diritto a inventarsi i suoi Garibaldi; tanto più questo è vero quando una malferma “nazione”, quale è quella italiana, continua ad aver bisogno di eroi senza badare troppo per il sottile.

Ma prima o poi viene il giorno in cui diventa necessario badare per il sottile: e ciò avviene in quanto la contraffazione mitica dei fatti storici, che esiste per alimentare l’immaginario collettivo, viene fatta quagliare troppo a lungo come presunta vicenda storica, per alimentare una coscienza storica falsa dai banchi di scuola ai valori fondativi delle istituzioni politiche.

Giuseppe Garibaldi fu senza dubbio una persona particolare: nato in una famiglia spregiudicata nel far tornare gli affari, formato nelle enclave extraterritoriali genovesi sul mar nero, uomo da far west in una pseudorepubblica di fazenderos in sudamerica, organizzatore di milizie illegali nel puzzle italico dopo gli anni trenta.

Concentriamoci sul fenomeno ricorrente delle “milizie”, cioè dei corpi militari illegali; interi capitoli di storia dovrebbero essere riscritti se partissimo da queste galassie oscure; ve ne sono state di eroiche e ve ne sono state di bestiali, ve ne sono state in nome di una causa, e ve ne sono state di mercenarie pure.

E dunque, cosa erano le milizie di Garibaldi?

A che gioco giocava quando dribblò ripetutamente Mazzini per vendersi a Cavour, e dribblò Cavour per vendersi al re, e fu eletto come deputato col fulgore dell’eroe dei poveri mentre ovunque passasse con le sue milizie riempiva il “risorgimento” di quei territori liberati con leggi eccezionali, processi sommari e personaggi nefasti quali Nino Bixio e Francesco Crispi?

E tuttavia, non è su un personaggio del genere che va tematizzata l’orditura del processo cosiddetto risorgimentale; il regno sardo-piemontese esisteva da quasi un secolo quando lui nacque, e già tra Metternich e il re sabaudo era condiviso il fatto che l’italia era solo una espressione geografica e non era affatto una entità nazionale.

Ora, su questa fuggevole nozione relativa alla storicità profonda di una “nazione” italiana si può discutere senza fine; nel frattempo, forse è il caso per tutti di non impiccarsi a questa sacralità a sua volta imbrattata per secoli di tanto sangue, la sacralità della nazione; le nazioni, come i soggetti individuali, non sono da sempre e per sempre: esse semplicemente “diventano”, e lo diventano con verità o con menzogna, con dignità o con disonore.

Il “risorgimento” italiano si è configurato entro un quadro di madrine in auge al momento dato, l’Inghilterra e la Francia; ha macinato illegalità internazionali, soprusi sociali e delitti di miliziani reclutati a centinaia nei bassifondi della società; la creazione di miti e di improbabili eroi dei due mondi ha semplicemente mascherato tutto questo.

Gian Luigi Deiana

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