Elezioni CSPI – Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

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28 aprile 2015 (in Sardegna 29 aprile)
VOTA COBAS!!!

L’avevamo detto e scritto con largo anticipo: non fidatevi del Grande Mentitore, perché la sbandierata assunzione da settembre 2015 di 150 mila precari non solo sarà l’arma di ricatto di Renzi per imporre la sua cattiva scuola, ma verrà tradita ed utilizzata per sbattere fuori dalla scuola la maggioranza dei precari che vi lavorano da anni.

Ora è tutto su carta: non solo le ipotetiche assunzioni sono scese a 100 mila e sono state affidate non ad un decreto (pienamente giustificabile, data l’urgenza del prossimo anno scolastico) ma ad un Disegno di legge, e dunque potrebbero essere ulteriormente ridotte a poco più del normale turn-over dei docenti; ma si accompagnano all’annuncio che per altri 200 mila precari ci sarebbe solo il terno al lotto di un nuovo concorso (dopo tanti già fatti) per 60 mila posti da qui al 2019.
Dunque, al più 160 mila precari verrebbero stabilizzati in 5 anni, più o meno pari alla sostituzione dei docenti pensionabili nel quinquennio, mentre per la maggioranza degli altri/e ci sarebbe l’espulsione, visto che almeno alla metà dei precari eventualmente assunti spetterebbe il ruolo di “organico funzionale” o, più prosaicamente, di tappabuchi per le supplenze.
Contemporaneamente, nel Ddl la cattiva scuola renziana si rivela in tutta la sua gravità di pessima “azienda” che scimmiotta le imprese private, mettendo insieme il peggio della politica scolastica di tutti i ministri dell’Istruzione da Berlinguer in poi.
Un potere estremo viene assegnato ai presidi-padrone, modello Marchionne: potranno assumere e licenziare, a loro insindacabile giudizio, per l’”organico funzionale”, e sia i neoassunti sia i lavoratori/trici “stabili” perdenti posto si troverebbero alla loro mercè; e saranno autorizzati anche ad attorniarsi dello “staff del 5%”, cioè di una tale percentuale di docenti in ogni scuola, premiati con migliaia di euro annui in più non in base ad un presunto merito didattico ma per controllare gli altri docenti e sottometterli alle regole della scuola-azienda e della scuola-quiz.
La scuola renziana regala poi altri soldi alle private, che oltre ai finanziamenti diretti godranno anche dello sgravio fiscale alle famiglie che le sceglieranno (fino a 400 euro annui). Infine, gli studenti dovranno stipulare contratti di apprendistato in azienda per un numero di ore ancora più spropositato che nei progetti iniziali: almeno 400 ore nel triennio finale dei tecnici e professionali e almeno 200 in quello dei licei; e all’esame di maturità sarà presente anche il “tutor aziendale”. In quanto agli ATA, nella cattiva scuola di Renzi neanche una riga è dedicata a loro: il che non significa lo status quo ma il probabilissimo peggioramento delle loro condizioni.
Insomma, di schifezze ce ne sono quanto basta per invitare i lavoratori/trici dell’istruzione a reagire con forza contro questo Disegno di legge, che va fatto saltare, salvo stralciarne un decreto che garantisca l’assunzione stabile da settembre 2015 dei 150 mila originariamente promessi da Renzi.
A tal fine, in coincidenza con l’annuale e nefasto rito dei quiz Invalsi, sulla cui base verranno valutati docenti, studenti e scuole, abbiamo convocato per il 5 e 6 maggio (infanzia ed elementari, ognuno/a scegliendo uno dei due giorni in cui meglio può boicottare i quiz) e per il 12 maggio (medie e superiori) lo sciopero generale della scuola per l’intera giornata. Si svolgeranno iniziative provinciali e il 12 a Roma effettueremo (ore 10) una manifestazione davanti al MIUR, insieme a studenti e genitori anti-quiz. Contrastare e boicottare i quiz Invalsi, strumento-principe per la misurazione del presunto “merito” di docenti e scuole, è nell’immediato il miglior modo per mettere a nudo l’opposizione alla cattiva scuola di Renzi e per intralciare la macchina burocratico del Sistema di (sedicente) Autovalutazione e della pessima scuola-quiz invalsiana.
Invitiamo a scioperare e a manifestare tutti quei docenti ed Ata a cui non piace la scuola-azienda, con presidi-padroni e capetti che premiano o puniscono docenti e Ata, scelgono il personale e cancellano gli organi collegiali; né la scuola-miseria con i contratti di docenti e Ata bloccati, il taglio dei finanziamenti alle scuole, gli sgravi fiscali per chi iscrive i figli a scuole private già foraggiate con i soldi pubblici; né, infine, la scuola-quiz in cui si valutano studenti, docenti e scuole sulla base dei risibili indovinelli Invalsi e la didattica diviene addestramento ai quiz.
In questo sciopero e nelle manifestazioni che lo accompagneranno i COBAS diranno SI’ alla gestione collegiale della scuola; NO ai presidi-padroni e allo “staff” di capetti premiati per dirigere il lavoro di docenti ed Ata; SI’ all’assunzione di tutti i precari/e che lavorano da anni nella scuola e all’immediato pensionamento dei Quota 96; NO al blocco dei contratti e all’ immiserimento delle scuole; SI’ a significativi aumenti per docenti ed Ata e a forti investimenti nella scuola pubblica; NO al Sistema di Valutazione, alla scuola in mano alle imprese, all’apprendistato in azienda per gli studenti, alle classi pollaio, alla mobilità obbligatoria per gli “inidonei”; SI’ alla centralità della scuola nelle carceri e ad un sistema di qualità per l’Istruzione Adulti.
Nelle ultime settimane abbiamo condotto una campagna elettorale per le RSU, faticosa, complessa e impari. Innanzitutto impari: perché “gareggiavamo” con i sindacati monopolisti, che hanno migliaia di mestieranti che per vivere fanno i sindacalisti di professione, che detengono il monopolio della contrattazione e dei diritti sindacali.
Mentre i COBAS sono formati da docenti ed Ata che difendono la scuola pubblica e i suoi protagonisti continuando a lavorare negli istituti scolastici, senza distacchi, sulla base della militanza e del più puro volontariato: e per questo sono stati “puniti” dai sindacati statalizzati e dai governi complici con la sottrazione dei diritti di contrattazione, di organizzazione nei posti di lavoro e persino di libera assemblea, diritto che era dei lavoratori/trici ma che negli ultimi anni è stato completamente requisito dai sindacati monopolisti.
Cosicché abbiamo dovuto fare campagna elettorale senza poter entrare nelle scuole a fare assemblee, per cercare nuovi candidati/e ad elezioni che dovrebbero servire soltanto ad individuare i rappresentanti RSU di istituto ma che vengono usate, in maniera antidemocratica e giuridicamente assurda, per decidere quali sindacati siano titolari di tutti i diritti sindacali e democratici nella scuola.
Confondendo i due livelli, quello del posto di lavoro e quello della rappresentanza nazionale, si è arrivati al paradosso che per poter esprimere il voto per un sindacato a livello nazionale bisogna avere nella propria scuola un candidato alle RSU di quel sindacato: come se, sul piano politico nazionale, si votasse nei caseggiati per i rappresentanti di condominio, e contemporaneamente per i seggi parlamentari di un partito, a patto che tal partito abbia un candidato nel caseggiato.
Per giunta, la ricerca nelle scuole di nostri possibili rappresentanti ci è stata impedita dal divieto assoluto di tenervi assemblee in orario di lavoro (e sovente pure fuori orario), divieto divenuto totale rispetto anche solo alle elezioni di tre anni fa.
A questa già strangolatoria imposizione si è aggiunta un’ulteriore difficoltà per la diffusa sfiducia e stanchezza di molti docenti ed Ata eletti/e nelle RSU degli anni passati, per essersi trovati molte volte soli a combattere contro l’immiserimento materiale e culturale della scuola pubblica, contro quella scuola-azienda e scuola-quiz che i COBAS hanno contestato con assoluta continuità e coerenza.
Molti colleghi/e ci hanno detto che erano stanchi di rappresentare i bisogni di una categoria che per lo più appariva loro passiva, esangue, subordinata ai poteri esorbitanti dei presidi-padroni, quando non addirittura complice e collusa con essi, per piccoli favori o vantaggi personali.
Malgrado tutto ciò, però, più di 3000 docenti ed Ata si sono presentati con noi (o ri-presentati, alcuni/e per la quinta volta), consentendoci di formare liste in un migliaio di scuole in 67 province.
E in tali scuole abbiamo raggiunto una media di voti del 21%, collocandoci al terzo posto nazionale dopo Cgil e Cisl ed eleggendo 630 RSU, con circa 19 mila voti.
Ma per i motivi antidemocratici suddetti, in tutte le altre scuole ove non abbiamo potuto presentare candidati/e, chi voleva votare per i COBAS non lo ha potuto fare, non permettendoci di raggiungere la soglia globale per avere la rappresentanza nazionale, e con essa il diritto a partecipare alle trattative e ad effettuare liberamente assemblee nelle scuole.
Ora, però, grazie ad un imprevisto intervento del Consiglio di Stato ci viene offerta una occasione molto importante di dimostrare il grado di effettivo consenso che i nostri temi e obiettivi riscuotono tra i lavoratori/trici dell’istruzione.
Infatti, il Consiglio di Stato ha imposto al MIUR di ripristinare l’elezione diretta del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione, un organo che (con il nome di Consiglio Nazionale della PI) ha avuto fino alla metà degli anni ’90 un ruolo rilevante nel definire gli orientamenti – pur come organo consultivo – della scuola pubblica, pronunciandosi sui provvedimenti più importanti, ministeriali e governativi, che la riguardavano. Esso era formato da rappresentanti di tutte le componenti della scuola e le elezioni avevano come obiettivo sia la scelta dei docenti, Ata e presidi che ne dovevano far parte, sia la misura della rappresentatività nazionale dei vari sindacati, con i relativi diritti assegnati a chi superava il 5% di voti.
Nelle imminenti elezioni, che si svolgeranno il 28 aprile (il 29 aprile in Sardegna), la connessione tra la percentuale raggiunta dai sindacati e la loro rappresentatività non ci sarà nell’immediato, perché ora essa è stata determinata dalle elezioni RSU.
Ma per noi superare il 5% significherà la dimostrazione inconfutabile del nostro peso e ruolo nella categoria e ci consentirà di aprire un contenzioso sindacale e giuridico per ottenere finalmente la restituzione dei diritti sindacali fondamentali.
Dunque, anche se l’impegno di una nuova campagna elettorale, dopo averne appena conclusa una, è certamente gravoso, chiediamo ai lavoratori/trici che condividono i nostri obiettivi e la nostra lotta, data la notevole importanza del risultato per recuperare i diritti democratici, di proseguire l’impegno anche nel mese di aprile, durante il quale svolgeremo in tutta Italia convegni Cesp, assemblee distrettuali e di paese ma anche assemblee di scuola, ove sarà fondamentale il ruolo sia delle RSU elette, sia di coloro che, pur candidati/e, non ce l’hanno fatta ad essere eletti, sia di quelli/e che hanno deciso di non presentarsi con noi alle RSU ma che ritengono utile la nostra presenza per la difesa della qualità della scuola e del lavoro dei suoi protagonisti.
COBAS

in allegato:

Volantino CSPI Sardegna – fronte

Volantino CSPI Sardegna – retro

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