Le classi pollaio !

classe-pollaioA Casale Monferrato  ha creato scalpore il caso di una classe di liceo  composta da 42 studenti  stipati in un aula . Eppure questa sembra che diverrà la “normalità” : studenti costretti in angusti spazi spesso fatiscenti, in barba alle norme sulla sicurezza. Questo, nonostante  la normativa parli chiaro e sostenga che  il numero massimo di alunni per classe possa prevedere solo tre restrizioni: quella indicata dalla circolare sugli organici predisposta anno per anno dal ministero dell’Istruzione e quella prevista dal decreto del ministero dell’Interno del 1992 sulle Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica oltre ad un decreto del ministero del Lavori pubblici del 1975 sulla progettazione degli edifici scolastici in Italia. Gli ultimi due stabiliscono che per agevolare l’evacuazione in caso di incendio l’affollamento massimo per aula non deve superare le 26 unità: 25 alunni più un docente. Corsi sulla sicurezza, obbligatori per gli operatori della scuola, si scontrano con Norme ignorate, senza che nessuno si preoccupi di stilare una denuncia sull’ irregolarità diffusa. Basterebbe vedere come si disattende quella  sulla progettazione degli edifici scolastici che prevederebbe per le aule di scuola superiore almeno 1,96 metri quadrati per alunno. Ma chi le ha mai viste rispettate queste prescrizioni? In tempi di risparmio, evidentemente,  le deroghe saranno applicate in spregio alla  sicurezza di cui tanto si blatera. È sufficiente analizzare i limiti fissati dal Ministero dell’Istruzione  che, con il chiaro intento di ridurre gli organici dei docenti  farà sì che si concentrino in un’aula anche 30 alunni e più.
Il Ministero dell’Istruzione  infatti, ha emanato il 29 marzo scorso la Circolare 25/12, concernente la formulazione degli organici di diritto per il prossimo anno scolastico 2012-2013. In essa viene immediatamente affermato il principio che l’organico di diritto non debba superare la somma dei posti in organico di diritto e di fatto dell’anno scolastico precedente, rinviando eventuali incrementi alla Circolare sull’organico di fatto, come ad esempio quelli relativi alle deroghe per i posti di sostegno, ciò che viene precisato nell’apposito paragrafo (pagina 19 della Circolare 25). È significativo il fatto  che, sin dall’inizio,  venga richiamato l’obbligo di attenersi alle disposizioni di cui al Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 81/09, che contiene i tetti massimi per la formazione delle prime classi delle scuole di ogni ordine e grado. È da sottolineare , inoltre, che all’articolo 5, comma 2, quello stesso DPR stabilisce che «di norma» tutte le prime classi frequentate da alunni con disabilità «non debbono avere più di 20 alunni».
Ciò significherebbe che al massimo le prime classi con alunni con disabilità non debbono superare i 22 alunni. Eppure in tanti possiamo testimoniare che questo criterio viene continuamente disatteso: nella mia prima, di un istituto superiore, quest’ anno , su venticinque frequentanti uno si avvaleva del sostegno, cinque erano dsa e uno era chiaramente Bes. Gli spazi erano del tutto fuori norma e  i banchi erano  da scuola elementare, in quelle sedie, per sei ore sedevano ragazzi/e alti/e uno e settanta, in piena crescita. Ma a chi potrebbero interessare simili quisqulie in tempi si Spendig Review? Forse a chi verrà a ricercare il merito dei docenti con strumenti da garrotta per polli? Visto che di pollai si parla.
A chi importerà se in questo modo si cancelleranno esperienze importanti quando lo scopo è uno solo: Risparmiare. Al liceo scientifico di Casale, è stato reso noto chesono state tolte tutte le sperimentazioni dalla Riforma Gelmini, tutti i potenziamenti e gli arricchimenti dell’offerta formativa. A Casale Monferrato , con i tagli, è stata negata la possibilità di una proposta didattica equilibrata ai liceali.  Se questo accade in un liceo proviamo ad immaginare  cosa  sta accadendo e accadrà ancora negli istituti professionali, dove la presenza di disabili per aula è anche di tre studenti ai quali si aggiungono tre docenti di sostegno, più quello curriculare. Quale  sicurezza dunque? Quale qualità garantisce un sistema che tende, come nella favola della rana bollita, ad abituare lentamente ad una concentrazione insostenibile di studenti dentro le aule? Poi verranno a chiederci conto del perché non siano stati raggiunti i risultati programmati o gli standard stabiliti da un sistema Invalsi che inventa criteri motu propriu  e motu propriu dividerà la lavagna in due: da una parte i docenti bravi e ossequenti, dall’altra quelli cattivi e  disobbedienti.

Daniela Pia

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