Proposte Cobas Scuola Sardegna sulla definizione dell’Organico potenziato

All’Assessore alla Pubblica Istruzione cultura
E p.c. Al Presidente della Giunta Regionale

Proposte dei Cobas Scuola Sardegna sulla definizione del cosiddetto organico potenziato (Legge 107/2015).  

Gentile Dottoressa Firinu,
come annunciato durante il recente incontro tenutosi presso l’Assessorato Regionale, facciamo pervenire alcune osservazioni generali sui problemi aperti dalla Legge 107, che hanno creato molteplici problemi, alcuni dei quali tuttora aperti e che richiedono una pronta risposta delle istituzioni.
Senza ritornare sui problemi già trattati e sui quali non possiamo più agire (l’assegnazione d’uffico di una nomina in ruolo in altre regioni), ci limitiamo a segnalare alcuni problemi che devono essere affrontati con urgenza e sui quali le Regioni hanno voce in capitolo, ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione.

Non vi è ancora alcuna indicazione ministeriale per la definizione di un organico potenziato che dovrebbe permettere non solo l’immissione in ruolo di altri decine di migliaia di docenti. Si conosce in modo ufficioso il numero dei posti assegnati alla Sardegna: 1571 posti per 282 scuole autonome. In questo contingente auspichiamo che siano compresi i posti che permettano un immediato rientro in Sardegna dei docenti nominati in altre regioni nella fase b) del piano straordinario di assunzioni previsto dalla Legge 107/2015. Le norme di legge prevedono che tale organico potenziato sia determinato sulla base dei piani triennali approvati dalle scuole autonome che dovrebbero richiedere un potenziamento dell’organico a partire dalle esigenze rilevate. Ma, La legge 107/2015 prevede che siano le scuole autonome a valutare le loro esigenze e richiedere un organico potenziato, non solo del corpo docente, ma anche del personale A.T.A. Ma senza chiare e definite linee di indirizzo non v’è alcuna garanzia che gli insegnamenti richiesti dalle scuole corrispondano agli insegnamenti dei docenti presenti nelle graduatorie ad esaurimento, e quindi che possano soddisfare l’esigenza di stabilizzazione dei precari. Se tutte le scuole chiedessero l’implementazione di matematica e lingue straniere, molti docenti che insegnano altre discipline resterebbero precari ancora per molti anni. Prima che le scuole si pronuncino (e dovrebbero farlo entro il 31 ottobre, attraverso la definizione e l’approvazione di un “piano triennale dell’offerta formativa”) occorre che il Ministero e le Regioni diano delle linee guida di indirizzo.

Si devono ancora definire le nuove regole per i trasferimenti del personale della scuola per l’anno scolastico 2016/17: quello che appare allo stato attuale è che le regole attuali dovrebbero cambiare per conformarsi alle nuove norme introdotte dalla Legge 107/2015, in particolare per l’introduzione degli ambiti territoriali sub-provinciali e il nuovo potere dei dirigenti di assumere il personale sulla base di criteri per ora non definiti.

Non c’è alcuna linea ministeriale per risolvere il problema del precariato escluso da questo piano di assunzioni. In primo luogo le regole previste dal piano straordinario di assunzione previsto dalla legge 107/2015, e in particolare l’obbligo di accettare la nomina in qualunque provincia italiana, hanno indotto moltissime/i docenti a rinunciare alla presentazione della domanda di partecipazione. In secondo luogo si sono esclusi dal piano straordinario di assunzione i docenti di “seconda fascia di istituto”, anche per classi di concorso dove vi sono posti vacanti e disponibili per l’immissione in ruolo. E in molti casi si sono esclusi colleghi con anzianità di servizio decennale non inferiore a quella dei docenti che sono stati assunti. L’unica differenza è che i colleghi di seconda fascia, per motivi puramente burocratici, sono stati esclusi dalla graduatorie ad esaurimento. Anche a questi problemi va data una risposta in tempi ragionevoli.

L’Organico potenziato: quali linee guida?
I docenti precari, durante l’estate, hanno rivendicato il sacrosanto diritto di lavorare qui in Sardegna, su posti che essi occupano stabilmente da anni, ma che non vengono resi disponibili per il passaggio in ruolo. Una parte dei 1751 docenti che hanno fatto domanda per partecipare a questo piano straordinario su graduatoria nazionale ha ottenuto il posto in altre regioni, ma quest’anno continuerà a lavorare in Sardegna su posti disponibili per l’intero anno scolastico, ma non individuati per le immissioni in ruolo. Ma dal prossimo anno?
Il Ministero non rende disponibili questi posti per le immissioni in ruolo perché distingue, spesso in modo artificioso, tra posti in organico di diritto e posti in organico di fatto, rendendo disponibili per il ruolo solo i posti in organico di diritto. Per esempio nelle classi bilingue il Ministero computa nell’organico di diritto soltanto l’insegnamento della lingua straniera con il maggior numero di allievi, mentre non calcola l’insegnamento della seconda lingua, che però necessita di un docente, che viene previsto regolarmente in organico di fatto.
Per i posti di sostegno il Ministero ogni anno prevede in organico di diritto un numero di posti molto inferiori al fabbisogno proprio per limitare il numero di immissioni in ruolo, salvo poi aumentare, a volte raddoppiare il numero dei posti in organico di fatto, e in terza istanza autorizzare posti in deroga dopo i ricorsi dei genitori degli alunni portatori di handicap che vengono sistematicamente accolti dai tribunali in tutta Italia.

A nostro giudizio l’operazione preliminare è trasformare gli posti di organico di fatto, che sono stati dati a supplenza ai docenti precari, in posti in organico di diritto.  In questa operazione occorre comprendere anche gli spezzoni di cattedra, ossia i posti inferiori alle 18 ore, che in Sardegna sono numerosi soprattutto nelle zone a bassa densità demografica.
Un intervento di questo genere è l’unico che può evitare il trasferimento forzato in altre regioni dei docenti precari e allo stesso tempo si rivela il più economicamente vantaggioso per la spesa pubblica, perché non fa altro che stabilizzare chi già lavora stabilmente con un contratto per dieci mesi, rinnovato di anno in anno.
Per i posti di sostegno occorre trasformare tutti i posti prevedibili, anche i cosiddetti “posti in deroga” in organico di diritto, prevedendo i posti di insegnamento sulla base delle analisi funzionali e delle effettive esigenze certificate dalle équipe psico-medico-pedagogiche delle Aziende sanitarie competenti, ossia in relazione all’esigenza effettiva degli studenti portatori di handicap.
L’organico deve prevedere un contingente di posti di insegnamento che vengono ricavati non solo dal numero delle classi autorizzate (combinato con il numero delle ore del quadro orario), ma anche dei posti che ogni anno si rendono necessari per rispondere ai fabbisogni variabili non precisamente prevedibili scuola per scuola, ma che nei grandi numeri sono stabili.

In secondo luogo, dopo un’analisi accurata del fenomeno della dispersione scolastica e delle cosiddette aree a rischio, si potrebbe prevedere l’attivazione del tempo pieno nelle scuole primarie, prevedendo l’attivazione di laboratori e lo sviluppo delle competenze linguistiche di base (anche nella lingua sarda o nelle lingue straniere). Questa prospettiva risponde a quanto previsto dai commi 7, 20, 21, della Legge 107/2015, che prevede l’implementazione degli insegnamenti di lingua straniera, musica ed educazione motoria nella scuola primaria, anche utilizzando insegnanti delle scuole secondarie. Si potrebbe introdurre già dagli ultimi anni della scuola primaria anche laboratori di educazione tecnica da affidare gli insegnanti della scuola media. Affidando insegnamenti specializzati a docenti delle scuole secondarie, come indicato dalla Legge 107/2015, si liberano posti per i docenti della scuola primaria.

Nella scuola media si può promuovere la scuola a tempo prolungato, nelle situazioni dove c’è l’esigenza e la richiesta da parte degli studenti e delle famiglie, anche in maniera flessibile e non predeterminata. In un primo tempo, in via sperimentale, il tempo prolungato, una volta attivato, non deve necessariamente durare l’intero triennio (come si prevedeva nella riforma della Scuola media degli Anni Ottanta), ma per il tempo che le scuole valuteranno necessario. Sul punto c’è una lunga esperienza, ma non sempre positiva, e perciò va fatta un’analisi seria per non ripetere le esperienze passate per non sprecare risorse preziose. Nel tempo prolungato potrebbero essere attivati laboratori di vario genere, ma certamente andrebbero incrementati gli insegnamenti di educazione tecnica, di educazione artistica, educazione musicale, seconda lingua straniera, storia e lingua sarda, educazione civica. Ricordiamo che l’insegnamento di educazione tecnica è stato ridotto a due ore settimanali dalla Riforma Moratti proprio nel momento in cui all’insegnamento era affidata una materia nuova (informatica). Si dovrebbe prevedere in ogni caso un ritorno alle tre settimanali, anche usando il tempo pomeridiano.

Per quanto riguarda le scuole di istruzione secondaria di secondo grado, il primo intervento dovrebbe riguardare il ripristino delle ore delle discipline caratterizzanti i vari ordini di scuola nelle scuole superiori, comprese le ore di laboratorio, ridotte dal riordino “Gelmini”: questa operazione, che richiede un preciso lavoro di analisi da fare con l’Ufficio Scolastico Regionale, va condotta soprattutto per i corsi degli istituti tecnici e professionali che hanno visto ridotte drasticamente le ore dei laboratori, dopo l’operazione chirurgica operata nel 2010.
Dopo cinque anni dall’avvio del cosiddetto “riordino dei cicli”, ci sono in Sardegna 506 docenti in esubero, che vengono utilizzati nel modo meno utile e proficuo sulla base di contratti di lavoro che solo un Ministero indifferente a qualsiasi risultato pedagogico e sindacati degenerati possono firmare.
E’ stato però denunciato da tempo, dai docenti degli istituti professionali, che l’esigenza di risparmio che ha mosso il riordino dei cicli ha peggiorato la qualità dell’istruzione offerta, e i risultati, anche in termini di sbocchi nel mercato del lavoro. (Se si leggono i provvedimenti di utilizzazione che vengono adottati da anni nei confronti questi colleghi, si può notare  che molti docenti in esubero sono utilizzati in modo diverso a seconda degli anni, ora per l’insegnamento di una disciplina, ora per un’altra disciplina, anche se privi di abilitazione o esperienza, senza nessuna continuità didattica, anche in diversi ordini di scuola (spesso vengono utilizzati alla scuola media); oppure, e questo è magnifico vengono utilizzati a disposizione della scuola per fare supplenze con pochissime ore di insegnamento senza poter insegnare la disciplina che sanno. Sarebbe come se la Regione decidesse con grande razionalità di rinunciare ad alcuni impiegati o funzionari, o tecnici, ma non potendo licenziarli, togliesse loro l’ufficio, la sede e gli strumenti del lavoro, per tenerli in un andito per sostituire gli impiegati che si assentano, indipendentemente dal ruolo che questi svolgono. Bisognerebbe conferire il premio Nobel per l’utilizzo delle risorse umane a chi ha concepito questa mostruosa costruzione).

In quarto luogo si dovrebbe prevedere di diminuire il numero di alunni per classe nelle classi iniziali e permettere il mantenimento delle classi intermedie anche sotto i numeri indicati dal dpr 81/2009, sia nelle scuole dove più elevata è la dispersione scolastica, sia nelle scuole dove le famiglie vedono respinte le richieste di iscrizione per insufficienza dei locali e dove i dirigenti accolgono sino al limite massimo e spesso ben oltre i limiti di capienza consentiti.

L’altro grave problema che sta mettendo a rischio la vita scolastica quotidiana nasce dal divieto, introdotto dalla Legge di stabilità finanziaria 2015, di nominare supplenti per il primo giorno di assenza dei docenti della scuola primaria e dell’infanzia, e per i primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici. Si tratta di norme, che se applicate ad litteram, impediranno ai dirigenti di aprire la scuola la mattina o di tenerla aperta durante la giornata.
La maggior parte delle scuole sarde, soprattutto gli istituti comprensivi con scuole dell’infanzia, elementari e medie, sono articolate in molteplici plessi e sedi di piccola dimensione, cui vengono assegnati mediamente due soli collaboratori scolastici, su due turni di lavoro: l’assenza di un solo collaboratore blocca immediatamente l’attività della scuola, perché non può essere sostituito da nessuno. E anche quando venisse inviato un altro collaboratore scolastico di un’altra sede ad aprire o chiudere la scuola, questa resterà incustodita all’ingresso, negli anditi e nei bagni.
Occorre in questo caso che la Regione faccia sentire la sua voce in primo luogo perché alle scuole venga concesso un organico supplementare, ma questo non basta a garantire la sostituzione. Occorre perciò premere sul Governo affinché queste norme vengano abrogate quanto prima, perché hanno l’effetto di paralizzare l’attività scolastica.

Per i COBAS Scuola Sardegna
Andrea Degiorgi
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